Sin dalle prime battute della regular season la Western Conference della NBA ha avuto un solo padrone: i Denver Nuggets di Nikola Jokic, MVP della lega per i due anni precedenti e candidato fortissimo per il three-peat (come sapete il riconoscimento è andato quest’anno a Joel Embiid)

Nei libri di storia NBA si parlerà a lungo di come questa 41esima scelta abbia dominato la lega

Nei libri di storia NBA si parlerà a lungo di come questa 41esima scelta abbia dominato la lega

La franchigia del Colorado è sempre stata ai vertici della lega negli ultimi anni trascinata dal fenomenale centro serbo, tanto discreto e umile fuori dal campo quanto devastante nei 48 minuti successivi alla palla a due. Quest’anno, complice il ritorno ai livelli a cui ci ha abituato della guardia Jamal Murray dopo il terribile calvario vissuto sotto l’ancor più terribile sigla torn ACL, Denver si è mantenuta stabilmente al comando del girone tutta la stagione.

Eppure c’era sempre qualcosa che non convinceva analisti e appassionati, vuoi la passabile attitudine difensiva di Jokic, vuoi l’inesperienza della squadra per una vera deep run, tanto che molti (tra cui il sottoscritto) hanno sottolineato il basso livello della Western Conference piuttosto che riconoscere i meriti dei Nuggets.

Iniziano i playoff e il percorso della squadra allenata da Mike Malone non lascia spazio a dubbi. Imbattuta in casa, dominatrice assoluta del primo turno in cui hanno lasciato ai Minnesota Timberwolves solo il punto della bandiera in gara-4, poi in grado di superare anche i Phoenix Suns forti dell’innesto di Kevin Durant e col miglior Devin Booker dei playoff.
Infine i Los Angeles Lakers nella finale di Conference che ci accingiamo a commentare, i leggendari Lakers con milioni di tifosi in tutto il mondo guidati dal leggendario LeBron James, il Re della NBA soprattutto negli anni Dieci.

Tre anni fa era finita così

Tre anni fa era finita così

Il responso del campo è il più netto che si possa fornire: 4-0 e biglietto staccato per le Finals da parte di Denver che potrà godere anche dei favori del pronostico e di un maggiore periodo di riposo rispetto alla vincente della serie tra i Boston Celtics e i Miami Heat che comunque vada uscirà da una gara-7 (e da una rimonta dal 3-0 al 3-3 da parte di Boston)

Parola comunque al parquet, partendo da quello del Pepsi Center aka Ball Arena di Denver, Colorado, per gara-1.

I Nuggets mettono subito in campo tutto il loro potenziale dominando i primi tre quarti, andando subito in vantaggio 37-25 al primo intervallo corto e toccando il +21 a metà terzo quarto trascinati dalle sfuriate offensive di Murray (31 con 4/8 da tre per il canadese) e di Michael Porter Jr. (15 con 6/12 dal campo) che ricacciano indietro tutti i tentativi di rientro degli ospiti.
La reazione d’orgoglio dei Lakers una volta toccato il massimo svantaggio è firmata invece da Rui Hachimura (17 con 8/11 ma 0 rimbalzi per il giapponese) e soprattutto da un Anthony Davis che chiuderà con 40 punti, 11/11 ai liberi, 14/23 dal campo e 10 rimbalzi.

https://www.youtube.com/watch?v=ytqe4e2UkYg&ab_channel=NBA

Malgrado l’ultimo intervallo veda il buzzer beater di Jokic in faccia proprio a Davis la quarta frazione di gioco vede LA approfittare dell’iniezione di energia data dal rientro dei minuti precedenti e riuscire a giocarsi in equilibrio il finale di gara con la leadership di LeBron (doppia doppia da 29 più 12 rimbalzi ma con 0/4 da tre) che imbecca le triple di Austin Reaves, ancora una volta devastante dall’arco con 5/9 da tre e 23 punti.

Si tratta dell’ennesimo test sulla tenuta ad alti livelli dei Nuggets che pure di test ne avevano superati a frotte durante i playoff. E infatti manco a dirlo la prova è superata, Denver riesce a non far sorpassare i Lakers e soprattutto Nikola Jokic riesce ad essere decisivo non solo con il tabellino (che pure recita 34 punti, 21 diconsi ventuno rimbalzi e 14 assist) ma anche riuscendo a metterci energia in difesa coinvolgendo anche i compagni.

Non è un caso che la partita si chiuda con una palla recuperata dai Nuggets sul +4 a 30” dal termine e la difesa che stringe la sua morsa su LeBron James proprio nel momento giusto, impedendogli sia di tirare sia di trovare Reaves sul perimetro.

Il copione di gara-2 è però diverso. Mentre nell’episodio precedente era stata Denver a comandare la maggioranza della partita stavolta sono i Lakers ad essere in vantaggio tutto il primo tempo e a chiudere sul +5 la prima metà dopo aver toccato il vantaggio in doppia cifra.

A guidare i californiani di Darvin Ham sono ancora una volta Austin Reaves con le sue triple (altro 5/9) e la guida sapiente di LeBron James (a un rimbalzo dalla tripla doppia con 22 punti, 10 assist e 9 rimbalzi) che ha anche avuto un piccolo momento Shaqtin’a Fool a testimonianza che l’età è inesorabile anche per un campione assoluto come lui.

Denver però riesce a raddrizzare la gara con Jokic ancora in tripla doppia e soprattutto con la sparatoria dell’ultimo quarto di Jamal Murray. Il tabellino del canadese recita 23 punti, 4/5 da tre, 6/7 dal campo; piccolo dettaglio, è il tabellino della sola quarta frazione di gioco.

I Nuggets vanno a loro volta in doppia cifra di vantaggio ma Los Angeles non vuole alzare bandiera bianca e rientra sul -2 con Davis che a sua volta si gioca le cartucce migliori nell’ultimo quarto (alla fine 18 punti e 14 rimbalzi ma con 4/15 dal campo) e la tripla del solito commovente Austin Reaves. Ancora una volta però è la difesa Nuggets a fare la differenza nell’ultimo minuto con i recuperi decisivi; LeBron e Reaves ce la mettono tutta, ma alla fine è 2-0 Denver.

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L’approdo della serie alla Crypto.com Arena AKA Staples Center della Città degli Angeli vede il pivotal game della serie. I Lakers sono chiamati a non mollare dopo aver dato comunque tutto nelle prime due gare ma invece arriva la vittoria di Denver più netta e più pesante, quella che porta la serie sul 3-0.

La gara è controllata dai Nuggets sin dal +12 della fine del primo quarto e ancora una volta il mattatore offensivo degli uomini di Malone è Jamal Murray che ha mostrato quanto sia stata sottovalutata l’incidenza del pesantissimo infortunio subito tornando la scheggia impazzita che avevamo ammirato nella bolla di Disneyworld dell’ignobile 2020.

Murray dice 37 (di nuovo) con 5/11 da tre consentendo a Jokic una partita “sottotono” (il sottotono del Joker porta 24 punti, più o meno quanto realizzato dal sottoscritto nell’intera stagione della sua squadra UISP)

Dalla parte dei Lakers abbiamo di nuovo i 28 punti e 18 rimbalzi di Davis, i 23 con 7/10 di Reaves e i 23 con 12 assist di James ma è arrivato il momento di parlare del grande assente della serie: D’Angelo Russell. Solo 3 punti con 1/8 dal campo per l’ex Timberwolves che seguono gli 8 con 4/11 di gara-1 e i 10 con 3/8 (ma segnati per la maggior parte all’inizio) di gara-2: si può dire che se c’è qualcuno che non ha retto la pressione della deep run sia stato proprio il buon D-Lo.

Gara-3 termina sul +11 Nuggets e i Lakers sono già spalle al muro e chiamati perlomeno a non arrendersi già nel quarto episodio davanti al proprio pubblico. In una gara del genere non poteva che emergere il LeBron migliore, che smette i panni del giocatore di squadra per tornare a vestire quelli del trascinatore. Il primo tempo del Re è commovente: 31 punti con 11/13 dal campo e 4/4 da tre dopo aver tirato 0/10 dall’arco nelle prime due gare.

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I Lakers vanno in doppia cifra di vantaggio sul 73-58 al riposo lungo ma nel terzo quarto subiscono un tracollo totale: 36-16 in favore dei Nuggets con Nikola Jokic che risponde alla prestazione mostruosa del quattro volte campione NBA con una mini doppia-doppia da 13+10 rimbalzi nella sola terza frazione di gioco.

Il conseguente punto a punto finale porta all’azione sulla bocca di tutti, quella più esplicativa possibile sull’andamento della serie. Con i Nuggets sul +3 a tre minuti dal termine il Joker riceve da Murray con 4 secondi sul cronometro dell’azione, Anthony Davis lo bracca subito, Jokic mette palla a terra, prova ad attaccare ma Davis tiene e allora gli si allontana e tira su un piede solo dal limite dell’arco: canestro senza sfiorare il ferro.

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I Lakers ce la mettono tutta nei restanti minuti arrivando a pareggiare con due liberi di Davis sul 111-111 a 1’10” dal termine ma ancora una volta le carte vincenti dei Nuggets sono gli ultimi due punti di Jokic fuori equilibrio per il nuovo vantaggio e la difesa, quella che si diceva non avrebbe retto l’intensità della postseason, che si chiude ancora su LeBron impedendogli di agire personalmente o per i compagni. Il finale dice 113-111 Nuggets e soprattutto uno sweep anche poco generoso nei confronti degli avversari.

Avversari a cui spetta di diritto l’onore delle armi nonostante la nettezza del risultato finale. I Lakers arrivavano ai playoff per il rotto della cuffia dopo una stagione iniziata come peggio non si potesse e hanno avuto il merito non solo di liberarsi delle mele marce Westbrook e Beverley ma anche di diventare immediatamente una squadra funzionale dopo i nuovi innesti.

Davis una volta stabilmente in salute ha dominato l’area pitturata e James ha funzionato alla grande come uomo-squadra tanto che il suo annuncio sull’ipotesi di ritiro non è stato preso bene dai suoi fans che vorrebbero vederlo ancora a imbeccare i compagni, in primis Hachimura e Reaves che sarebbero tra i primi obiettivi per le conferme nel roster gialloviola.

Complimenti a Darvin Ham e ai suoi uomini protagonisti di una grandissima postseason con gli scalpi dei Memphis Grizzlies ora sicuramente disorientati data anche la vicenda che coinvolge Ja Morant e dei campioni in carica Golden State Warriors con l’ennesima sfida Steph-LeBron conclusa con la vittoria del secondo. Ma è l’ora di assistere alle prime NBA Finals dei Denver Nuggets, conquistate con pieno merito e che Nikola Jokic vuole concludere col primo anello sia per lui che per la franchigia del Colorado.

2 thoughts on “NBA Playoff: i Denver Nuggets alle Finals per la prima volta

  1. Che strano articolo. Doveva parlare dei Nuggets alle finals per la prima volta nella loro storia e finisce per incensare i Lakers. Mi sembra che chi scrive si sia dimenticato che il basket è uno sport di squadra. E che il solista Davis non ha prevalso su Jokic: caso mai è Jokic che l’ha messo sotto viste tutte quelle triple doppie che gli ha concesso di fare. In sintesi i Lakers questo sono: una squadra partita come un’accozzaglia di sbruffoni e che a metà strada ha dovuto cambiare mezzo roster per raddrizzare la stagione. Sono finiti ai play-off per il rotto della cuffia ma appena si sono trovati davanti una squadra vera hanno imbarcato un 4-0.

    • Condivido. PeZZo pessimo proprio come Lebbros from Akron, il quale una volta di più ha dimostrato di aver bisogno di tutti gli astri allineati (Rondo, “bolla”, Davis dominante, avversari menomati, etc. etc.) per vincere qualcosa.
      Jokic dall’altra parte, privato senZa motivo del meritato premio di MVP, si trova finalmente con una squadra al completo e naturalmente la porta in fondo distruggendo qualunque difesa. Pretendere che eccella persino nella sua, di difesa, sarebbe richiedere la reincarnaZione di Wilt Chamberlain. Per ora basta così.

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