Finalmente è arrivato il periodo che stavamo tutti aspettando, quello del basket che conta. Quello dove non ci sarà un posto libero in nessuno dei 16 palazzetti aperti, dove le tribune saranno monocolori, dove ogni singolo secondo conta. Dove ogni tiro fa trattenere il respiro a migliaia di persone. It’s playoff time, baby!
Quale miglior modo per approcciare i mesi più belli dell’anno con una bella preview della Western Conference? E siccome dobbiamo farci del male, perché non tentare ridicole previsioni?
La Conference che contiene le squadre della metà “pacifica” (dell’Oceano Pacifico, non fraintendetemi) è sicuramente meno tesa e agguerrita rispetto alla gemella speculare. O almeno, sulla carta.
Rimane il fatto che se sei nelle prime 16 squadre della NBA, e tra le prime 8 della tua conference, un motivo ci dovrà pur essere. In questo credo che il play-in, checché se ne dica, oltre che aggiungere forti dosi di intrattenimento con questo suo formato win or go home, ha rimarcato che anche gli ultimi biglietti per la postseason bisogna meritarseli. E quest’anno i TWolves e i Pelicans lo hanno fatto.
Phoenix Suns (No. 1) vs New Orleans Pelicans (No. 8)
La prima della classe contro i neo-arrivati, i campioni di Conference in carica contro forse l’unica squadra che non ha avuto tempo di rendersi ancora conto di essere arrivata fino in fondo. Scontro scontato? Probabile. Ma nessuno può togliere a coach Willie Green e al GM Trajan Langdon i meriti di una stagione che sembrava disperata (1-12 dopo 13 partite).
Una squadra senza la stella indiscussa (Zion WIlliamson), che trova gemme nei fondali più terrosi della NBA, si pensi a Herbert Jones, rookie che meriterebbe di essere in discussione per il miglior quintetto difensivo della lega, e il terribile Jose Alvarado, undrafted e mini-Pat Beverley, però più simpatico.
Bastava in fondo dare fiducia a chi già c’era, Ingram su tutti, e azzeccare clamorosamente lo scambio che ha portato in Louisiana CJ McCollum. Il resto è storia, così come lo sono le speranze di playoff di San Antonio e dei Clippers.
“You’ve got to fight!”
Head Coach Willie Green’s message to the Pelicans heading into the 4th QTR 😤 pic.twitter.com/vSFjwXbJni
— NBA on TNT (@NBAonTNT) April 16, 2022
Detto questo, Suns in 4. Chris Paul, Devin Booker, DeAndre Ayton, Mikal Bridges, e chi più ne ha più ne metta. Miglior record nell’intera lega (64-16), e non di poco. Alla squadra del deserto manca solo una cosa: l’anello. Che sia l’anno giusto?
Prediction: Suns 4-0
Gara 1: 3 italiane, nella notte tra domenica 17 e lunedì 18.
Memphis Grizzlies (No. 2) vs Minnesota Timberwolves (No. 7)
Questo, dopo Brooklyn-Boston, credo sia la serie più spettacolare.
Da una parte si hanno gli underdogs, illuminati dalle stelle di Anthony Edwards, DeAngelo Russell e di un certo Karl Anthony Towns. Intorno a loro, cani da caccia, capitanati dall’odioso ma efficacissimo Pat Beverley. Dall’altra, una franchigia che è rinata dalle sue ceneri in una maniera sorprendente ed eccitante.
Ja Morant, nella discussione MVP e non solo perché in partita lievita invece che saltare, Desmond Bane, uno dei favoriti per il Most Improved Player of the Year, Jaren Jackson Jr., nella discussione per il Defensive Player of the Year. Giovani, da una parte e dall’altra. Giovani che hanno voglia di calcare il palco più prestigioso della loro vita e far vedere che si meritano quel posto.
Prediction: Memphis in 6
Gara 1: 21.30, sabato 16
Golden State Warriors (No. 3) vs Denver Nuggets (No.6)
Che ficata che sono i playoff! The Joker contro Steph, due dei giocatori più dominanti degli ultimi tempi, e la NBA ce ne offre gentilmente almeno 4 portate.
Golden State è per me una squadra abbastanza indecifrabile. Dopo un inizio di stagione clamoroso ha avuto una forte inflessione verso il basso, coincidente per lo più con l’infortunio di Draymond Green che, per chi ancora lo dubitasse, ha fatto capire come Steve Kerr senza Draymond non è il Kerr che tutti conosciamo.
Thompson sembra piano piano ritrovare una parvenza di forma (non illudiamoci, non tonrnerà mai quello di una volta), Jordan Pool è un terzo violino devastante, Wiggins è sempre affidabile in gialloblu. L’incognita rimane Curry, rientrante dall’infortunio e, a quanto sembra, con minutaggio limitato.
Denver è Jokic, e Jokic per me è il più grande spettacolo dopo il Big Bang. È al livello dei vari KD, LBJ, Curry, eccetera? No. Però che bello è vederlo giocare: un gigante che non salta ma prende 13 rimbalzi a partita, che non corre rapido come gli altri ma ha un polso morbido come un budino e vede il campo in un modo che dovrebbe essere illegale per un energumeno di 211 cm.
The Joker vincerà con tutta probabilità back-to-back MVPs, e se lo merita tutto perché portare ai playoff una squadra senza la tua seconda e terza stella (Michael Porter Jr e Jamal Murray) è roba da MVP. E mettere Looney su di lui, centro contro centro, ho l’impressione non sia la migliore delle idee. Per quanto riguarda le altre pepite d’oro, tenete bene a mente Barton e Hyland, che dovranno essere semplicemente decisivi se vogliono vincere questa serie.
Prediction: Warriors in 7 (a malincuore)
Gara 1: 2.30, notte tra sabato 16 e domenica 17.
Dallas Mavericks (No. 4) vs Utah Jazz (No. 5)
Serie affascinante, molto. Dallas viene da un finale di stagione a dir poco eccellente Il mago Luka, anche lui nel vivo dei candidati per il miglior giocatore stagionale, ha trovato sempre più supporto da Brunson e da un sorprendente Powell, mentre altri gregari come Finney-Smith e Dinwiddie possono dare il loro contributo.
Utah, al contrario, ha vissuto delle ultime settimane turbolente, con rumors di forti dissidi interni tra le due stelle indiscusse (Gobert e Mitchell). Mitchell rimane, però, un giocatore da 30 punti a partita nella postseason, Gobert uno dei migliori difensori della lega. E se a loro si aggiunge l’esperienza di Bogdanovic, la scintilla spericolata di Clarkson e la classe di Conley, ecco che possiamo capire perché la squadra di Salt Lake City si aggiri sempre nella parte alta della sua conference.
Non dimentichiamo, per gioia dei tifosi texani, che Doncic sarà fuori per gara 1 e probabilmente anche per gara 2 per un infortunio rimediato nell’ultima gara di stagione. Avete presente? Quella dove coach normali, ma evidentemente non Jason Kidd, fanno riposare le loro stelle?
Prediction: Dallas in 7
Gara 1: 19.00, sabato 16.
23 anni, folgorato fin da bambino dal mondo americano dei giganti NBA e dei mostri NFL, tifoso scatenato dei Miami Heat e – vien male a dirlo – dei Cincinnati Bengals. Molto desideroso di assomigliare a un Giannis, basterebbe anche un Herro, ma condannato da madre natura ad essere un Muggsy Bogues, per di più scarso.