Una trade deadline come non se ne vedevano da anni: eccitante, con contendenti al titolo che si rispondono colpo su colpo. Scambi che sono destinati a cambiare i destini della lega per il prossimo futuro.
Ovviamente il palcoscenico se l’è preso lo scambio Harden-Simmons. Numerose altre mosse di mercato hanno permesso, però, di andare a riconfigurare una NBA che si appresta ad entrare nell’ultimo rettilineo verso la postseason. Andiamo ora ad evidenziarne le più importanti:
La prima trade che scuote il mercato è il 3 gennaio: Cleveland, avendo appena perso il veterano Rubio, si getta sul mercato portando in Ohio il veteranissimo Rondo, in uno scambio a tre squadre dove Lakers e Bulls ricevono giocatori e draft rights del valore di un pacchetto di noccioline.
A questa mossa, sicuramente poco appariscente ma fondamentale per gli equilibri della squadra di Bickerstaff, si aggiunge invece un’acquisto di portata decisamente elevata. Cedendo ad Indiana l’infortunato Rubio (per di più in scadenza di contratto), una prima scelta 2022 protetta e due seconde scelte future, i Cavalieri portano tra le loro file una seconda scelta e Caris LeVert, autore di una prima metà di stagione ottima.
Con la sua abilità di tiratore, di shot-creator e di difensore perimetrale, i Cavs hanno acquisito il necessario rinforzo per tentare di tornare nei playoff. E chi lo sa, magari con un piazzamento sorprendente… in fondo sono solo 2 partite dietro al primo posto ad Est occupato da Miami.
Il 13 gennaio un’altra trade è portata a termine, anche se non decisiva per le sorti del campionato. Atlanta si libera del veterano Solomon Hill e dello scontento Cam Reddish (accompagnati da una seconda scelta) e ricevono da New York il below-average Kevin Knox e una prima scelta 2022 protetta. Atlanta scommette sul futuro, liberandosi di mele marce, e New York scommette su un talento mai veramente esploso, accoppiandolo con il suo ex-compagno di college RJ Barrett.
Un’altra protagonista di questa sessione di mercato è stata la squadra losangelina non gialloviola: i Clippers. Lo scambio principale ha permesso a Ty Lue di liberarsi dell’orrendo contratto di Eric Bledsoe, del mai esploso Justise Winslow e del giovane Keon Johnson, più misero draft capital, ricevendo da Portland due giocatori già affermatissimi come Covington e Powell. Innesti di mentalità difensiva ma con la capacità di prendere fuoco offensivamente, come il secondo ha dimostrato l’anno scorso tra Toronto e gli stessi Trail Blazers.
In secondo luogo, sono stati parte di una trade a quattro squadre i cui dettagli sono i seguenti:
- a Detroit va Marvin Bagley (SAC)
- a Sacramento vanno DiVincenzo (MIL), Josh Jackson e Trey Lyles (DET) e due seconde scelte
- a Milwaukee vanno Ibaka (LAC) e due seconde scelte
- ai Clippers vanno Rodney Hood e Semi Ojeleye (MIL)
Trade dove, stranamente, credo che il guadagno maggiore sia stato di Sacramento, mentre Detroit, senza nessuna ambizione nel presente, prova a scommettere sul futuro di un giocatore dal potenziale enorme ma mai dimostrato.
Milwaukee guadagna un lungo di esperienza in vista della postseason mentre i Clippers guadagnano due giocatori mediocri per coprire le carenze ai ruoli 3 e 4 con gli infortuni di Kawhi e PG13.
Boston, attivissima sul mercato con il neo-GM Brad Stevens, ha portato a casa una delle più grandi steal di questo mercato. Inizialmente, però, la squadra del Massachusetts si è mossa come sempre ci eravamo abituati: senza senso.
Dopo solamente qualche mese, ecco che via scambio torna in biancoverde il tedesco Daniel Theis, mentre sono mandati a Houston Bruno Fernando, Enes Freedom (ex-Kanter) e Dennis Schröder. Guadagno assoluto di Houston, spreco di capitale cestistico assurdo da parte di Boston.
Poi, dopo aver acquisito Bol Bol e PJ Dozier da Denver in uno scambio a tre squadre (in cui a Denver era andato il tiratore Forbes e a San Antonio Juancho Hernangomez e una seconda scelta di Boston), ha subito girato i due giocatori a Orlando per ricevere una seconda scelta. Movimenti totalmente orizzontali che hanno solo permesso di creare posti liberi nel roster, riempibili poi nel buy-out market.
Tutto sembrava perfettamente in linea con il solito stile Celtics… fino all’ inaspettato annuncio: sfruttando la liquidazione in casa Spurs, Boston ottiene Derrick White cedendo solamente rotational players (Langford e Richardson), una prima scelta 2022 iper-protetta e il diritto di fist-round swap nel 2028. Sacrificando ben poco, i Celtics hanno portato a casa un ottimo giocatore completo, con qualità sia offensive che soprattutto difensive. Le 8 vittorie di fila attuali sono solo un antipasto del potenziale di questa franchigia.
Altre tre trade interessanti hanno caratterizzato l’ultimo giorno di mercato.
Charlotte è andata a pescare Montrezl Harrell da Washington, cedendo una seconda scelta e i poco usati Vernon Carey Jr e Ish Smith. Charlotte guadagna un lungo energico, ma non migliora l’area più lacunosa: l’abilità di tiro dei suoi lunghi. Plumlee e Harrell non sono certo garanzia di shot making fuori dal pitturato.
San Antonio, nel suo rebuild totale, è andata a pescare una prima scelta protetta e Dragic da Toronto (ma probabilmente lo rilascerà dopo un buy-out e lo sloveno firmerà con una contender). Ai Raptors, una delle squadre rivelazione della lega, vanno il veterano Thaddeus Young, il lungo Eubanks (immediatamente rilasciato) e una seconda scelta. Toronto guadagna un centro che può ancora aiutare i giovani canadesi, San Antonio continua nella sua ricostruzione.
Da ultimo, i Mavs si liberano finalmente di Porzingis, uno dei più grandi esempi di talento mai esploso in NBA, che sarà destinato a pestarsi i piedi con Kuzma nella capitale. Washington cede a Dallas il tiratore strapagato (senza merito) Bertans e Dinwiddie, che ha fatto fatica finora a ritrovare la forma dopo aver perso per infortunio l’intera scorsa stagione. Scommessa per entrambe le squadre, ma forse sintomo di una disperazione di fondo… .
Le due blockbuster trades, invece, hanno coinvolto squadre di medio-bassa classifica:
In primo luogo, Indiana ha mandato Domantas Sabonis, Justin Holiday, Jeremy Lamb e una seconda scelta 2023 a Sacramento in cambio di Tristan Thompson, Buddy Hield e Tyrese Haliburton.
Orrenda, orrenda, orrenda trade per il Gm McNair, che cede il miglior giocatore di gran lunga dei Kings (tirava con il 41% da tre, nelle ultime 10 viaggiava a 9 assist di media e solo 2 palle perse). Indiana cede un lungo che sembrava scontento della situazione e fa il colpaccio, aggiungendo, oltre ad Haliburton, un altro tiratore come Hield.
Dal giorno dello scambio, Sacramento è 2-0, Indiana è 0-2. Sabonis ha ritrovato in California la sua dimensione di lungo assistman, che va a nozze con il gioco di Fox, Barnes e del nuovo acquisto DiVincenzo. In Indiana però non c’è di che essere tristi: le prime due partite di Haliburton alla corte di Carlisle recitano in totale 50 punti e 22 assist… il futuro per questa giovane promessa è sempre più interessante.
In secondo luogo, Portland, dopo aver ceduto Covington e Powell, lascia andare anche CJ McCollum, Larry Nance Jr. e Tony Snell. In cambio guadagna da New Orleans Alexander Walker (poi girato a Utah in uno scambio a tre in cui i Trail Blazers hanno acquisito Joe Ingles), Josh Hart, Tomas Satoransky (girato a San Antonio nello scambio a tre squadre), una prima e due seconde scelte.
NOLA guadagna un giocatore di primissimo livello, che nella sua seconda partita con la nuova canotta ha già calato un trentello abbondante sugli Spurs, e due lunghi che garantiscono buoni minuti. Portland, invece, fa capire che la squadra è in smantellamento-mode, prodromo forse di uno scambio estivo che vedrà Lillard salutare la franchigia.
Ingles e Hart sono comunque due ottimi giocatori, anche se il primo è ai box per la stagione. Alexander-Walker, per Utah, è un innesto troppo sottovalutato… potrà fare comodo nella postseason, soprattutto visto l’infortunio di Ingles che avrebbe tolto di fatto un tiratore dal mazzo di Snyder.
Il mercato chiude dunque col botto. Allora allacciamoci le cinture, che inizia la volata finale.
23 anni, folgorato fin da bambino dal mondo americano dei giganti NBA e dei mostri NFL, tifoso scatenato dei Miami Heat e – vien male a dirlo – dei Cincinnati Bengals. Molto desideroso di assomigliare a un Giannis, basterebbe anche un Herro, ma condannato da madre natura ad essere un Muggsy Bogues, per di più scarso.
A mio parere lo scambio Nets-Phila potrebbe essere un colpo importante per tutta la stagione NBA, se Harden da una mano a Embid i 76 possono essere una gran brutta bestia per chiunque a Est.
Sacramento non si sa mai cosa voglia fare, forse solo perdere. Sabonis a me piace molto, ma c’è una strategia dietro al suo arrivo ai Kings?
A Dallas KP non ha mai dimostrato niente di particolare, a parte le molte partite perse per infortuni vari, era un corpo estraneo in attacco e in difesa, a parte qualche bella stoppata, non faceva molto. I Mavs non ricevono indietro poi così male, almeno sulla carta, bisognerà vedere se Bertans e SD sapranno fare bene.
I Blazers hanno scelto un rebuilding, comprensibile a questo punto.
I Lakers fermi fanno supporre che forse ci credono poco pure loro a questa stagione.