Per la prima volta in queste Finals giocate in pieno luglio vince la squadra che gioca fuori casa. I Milwaukee Bucks si aggiudicano 123-119 gara 5 e si portano sul 3-2 nella serie.
Il primo match ball della serie è loro dunque, al termine di un’altra bellissima competizione, di un altro piccolo instant classic. Gara memorabile, fatta di flussi continui.
Phoenix parte fortissimo, va avanti di 16. E’ già finita, si pensa, questi Suns tirano con percentuali troppe alte per perdere di nuovo.
Ma questa gara 5 va avanti e indietro in un tira e molla di emozioni. Il parziale lo fanno anche i Bucks, poi di nuovo la squadra dell’Arizona poi ancora gli altri. Nel finale punto a punto le giocate difensive di Holiday e compagni fanno la differenza.
Si, ho detto bene, di Holiday e compagni. Finalmente Jrue accoppia alla solita mostruosa performance difensiva, ha di nuovo di fatto quasi annullato Chris Paul, una prova in attacco degna del palcoscenico e della fiducia che in lui ripongono i compagni.
27 punti, 13 assist, 12-20 dal campo, 3-6 da tre e rubate, la copertina per la prima volta in maniera indiscutibile va a lui. Non a Giannis, va bene, per il greco in realtà ogni copertina sarebbe degna seppur automatica, non a Middleton ancorché grandioso anch’egli ma a questa point guard che spesso appare timida ma che invece merita oggi tutti gli onori.
Big Three da sogno. Nessuno può dare nemmeno un grammo di più di quello che ha speso e che ha mostrato ieri notte. Giannis a quota 32 con rimbalzi e 6 assist, 14-23 dal campo, Khris a quota 29 con 7 rimbalzi e 5 assist. Meglio di così non si può giocare e non deve essere proprio un caso se Milwaukee vince con la spremuta essenziale del potenziale di questi tre magnifici giocatori.
Tre uomini che sembrano stampati in copia e incolla in serie. Sono tutti partiti dal basso, senza enormi aspettative, con tanta gavetta, con tanto margine di miglioramento, probabilmente anche derisi ad un certo punto delle loro carriere. Avendo avuto tanto da dimostrare sono oggi quindi ad un passo dal trionfo. Mi ripeto, sono tre superstar umili che ci mettono voglia e carattere, che ci mettono il cuore.
Finora la differenza la sta facendo la loro faccia. Quella giusta. Nessuno ha mai viaggiato sul 30/10/5 di media nella storia delle Finals. The Greek Freak sta riscrivendo i confini del gioco e nemmeno conta tantissimo la statistica.
L’alzata al ferro con la sua schiacciata originata dal lob di Holiday è un’altra immagina iconica delle Finals, insieme alla stoppata di gara 4 già in cassaforte. Sono immagini che restano e le stanno producendo solo i Bucks. Sarà forse un segnale o forse rimarrà una deviazione di percorso.
Gara 5 è stata la partita simbolo di questa serie. Due squadre sostanzialmente alla pari che se la giocano fino alla fine. Poi vincono i dettagli. O la maggiore intensità agonistica. O la lucidità nei momenti critici.
La faccia di Giannis come già detto, di Holiday, di Middleton. Mi sono espresso in sede di preview per un vantaggio tecnico di Phoenix, seppur minimo, ma la verità è che non c’è mai stata una squadra favorita nettamente né indubbiamente superiore.
Cosa può fare in più Phoenix? Non molto, ieri notte la sentenza è arrivata sul puro gioco, sul puro “entra ed esce”, sulla pura singola giocata. E’ il bello ed è il giusto di queste Finals.
Devin Booker è stato di nuovo l’eroe perdente. 40 punti che si perdono nella notte. Giocate importanti nel finale, “in the clutch”. Stiamo assistendo alla consacrazione di un fenomeno ma per adesso dal verso sbagliato.
Capitolo Chris Paul. Doloroso. 21 punti, 11 assist, 3-3 da tre, ha giocato una partita migliore, con una sola persa, ma non si è riscattato del tutto. Avrà sicuramente dei problemi fisici che non vuole dichiarare per non regalare scuse, sicuramente non è il solito generale che compie le scelte giuste in battaglia.
Se non fosse per i dubbi sulla mano o sul polso o sulla spalla che sia, se non fosse CP3, non esiterei a definirlo finora deludente. Dopo gara 1 è sparito, al netto di un piccolo recupero ieri notte dove comunque è sembrato più aggressivo fin dall’inizio.
Sarebbe un peccato di immani proporzioni buttare via per lui questa occasione di fatto irripetibile. Lo sa LeBron in prima fila che tifa per lui, lo sanno tutti.
Tra la sua prima volta ad onor di carriera e la prima del greco contro una malcelata ostilità dei suoi colleghi sta vincendo per adesso la seconda storia. Non è ancora detta l’ultima parola.
Per ora ci godiamo una serie bellissima, senza strombazzamenti ma giocata play by play, con due tifoserie calorose che non abbiamo mai visto nella storia del gioco, soprattutto dalle parti del Wisconsin, con migliaia di persone stipate davanti ad un maxi-schermo.
E’ appena uscito Space Jam, edizione 2.0 con LeBron protagonista. Poco male, lo spettacolo è qui, lo spettacolo vero si sposta a Milwaukee per gara 6.
Nel primo capitolo a Michael Jordan fu necessario allungare il braccio per tutta la lunghezza del campo per vincere la sua sfida. Non servirà tanto poco di meno ai Phoenix Suns per fermare la voglia di Giannis.
“E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure…”