Con la regular season NBA 2020/21 che volge verso la volata finale per i playoff e per le partecipanti al play-in tournament (che vedrà impegnate le squadre dal settimo al decimo posto in ogni Conference per decidere le ultime quattro partecipanti alla postseason) sono entrate nel vivo anche le previsioni di appassionati e addetti ai lavori per il titolo di Most Valuable Player.
Tantissimi i candidati per quest’anno, tantissimi i giocatori candidati alla palma di miglior giocatore della stagione regolare; un nome che si legge poche volte in questa lista è quello di Bradley Beal.
Eppure la guardia dei Washington Wizards ha dimostrato di essere all’apice assoluto della sua carriera.
Iniziamo dalle cifre: Beal quest’anno sta garantendo ai suoi Wizards un massimo in carriera di 31.1 punti a gara con 4.8 rimbalzi (anche qui career high) e 4.7 assist. Inoltre il 90% tondo con cui tira i quasi 8 liberi a partita che guadagna rappresenta un altro picco nei suoi 9 anni di militanza NBA, tutti vissuti con la maglia di Washington.
Dulcis in fundo, Beal è il secondo marcatore in assoluto della NBA, appena 0.1 punti sotto Steph Curry.
I numeri che Beal sta mettendo su, però, mai come in questo caso non sono del tutto esplicativi della qualità delle sue prestazioni. Il numero 3 ha rappresentato l’anima di una squadra che in inverno sembrava inesorabilmente destinata ai piani bassi della classifica e alla conseguente caccia a una scelta alta al prossimo Draft, a maggior ragione dopo l’infortunio che ha messo KO il centro titolare Thomas Bryant e che ha lasciato un gigantesco vuoto tra i lunghi capitolini.
A gennaio Beal ha portato quasi da solo sulle spalle la responsabilità di dare un senso all’annata dei Wizards con una pazzesca media di 36.7 punti nelle 9 gare disputate da Washington e performance singole come i 60 punti realizzati contro i Philadelphia 76ers. Le vittorie, tuttavia, continuavano a scarseggiare (solo 3 partite vinte a fronte di 6 sconfitte nel mese) e contemporaneamente saliva la frustrazione della stella capitolina nel vedere i suoi giganteschi sforzi non compensati dai risultati di squadra.
Quando il 28 marzo Beal è uscito per infortunio da una gara contro i Detroit Pistons in cui aveva realizzato 17 punti con 6/11 dal campo in 20 minuti, la stagione di Washington sembrava definitivamente segnata. I Wizards hanno perso 4 gare consecutive e la prospettiva del tanking diventava sempre più realistica soprattutto in una Eastern Conference piena di squadre ambiziose.
Al rientro del fenomeno da St. Louis è però cambiato tutto.
Le ultime 10 partite hanno visto Washington trionfare ben 9 volte e l’unica sconfitta (peraltro un pesante -28 seppur da una squadra di valore ormai consolidato come i Phoenix Suns) è avvenuta in assenza di Beal.
Certamente le avversarie non erano tutte irresistibili (a parte i Jazz primi a Ovest e i Warriors di un infuocato Curry si sono susseguite Orlando, Sacramento, Detroit, New Orleans e per due volte Oklahoma City) ma questa striscia vincente ancora aperta è testimonianza lampante sia della grandissima voglia di vincere di Beal, sia del bisogno di lui che attualmente hanno i Wizards.
Tant’è che al fianco di Bradley è finalmente avvenuta l’esplosione di un Russell Westbrook sicuramente non più in una fase ascendente della sua ormai lunga carriera, ma che è tornato ad essere un giocatore determinante oltre che uno scorer di razza (ad aprile l’ex Thunder ha piazzato una tripla doppia di media con 22.2 punti, 13.7 rimbalzi e 11.8 assist)
Le giocate e la voglia di Beal e del ritrovato Westbrook hanno finalmente portato alla squadra qualche risultato concreto. Attualmente Washington, che a fine marzo era penultima a Est, si trova in decima posizione con una gara e mezza di vantaggio sui Chicago Bulls e occupano quindi l’ultimo posto utile per il play-in tournament.
Questo risultato è ancora più importante se si pensa che è stato ottenuto da una squadra che, come accennato, sembrava davvero avere tirato i remi in barca per quest’anno e a cui Beal ha cambiato volto trasferendo a tutti i suoi compagni la sua voglia di competere per i piani alti della NBA.
Andando però dietro l’entusiasmante aprile di Washington scopriamo che le prospettive future della franchigia, purtroppo per Beal, non sembrano essere davvero cambiate.
Ad oggi acciuffare il treno playoff passerebbe necessariamente per il play-in tournament poichè Washington è distante 5.5 vittorie dal sesto posto occupato dai Boston Celtics. Guardando quindi in faccia la realtà i Wizards potrebbero ottenere un primo turno contro i Brooklyn Nets, i Sixers o i Bucks, tutte squadre contro cui sulla carta Beal e compagni non hanno speranza per una serie playoff.
Inoltre, per quanto rispetto a un mese fa Washington sembri avere più possibilità di giocarsela al play-in tournament contro una Miami o una Charlotte, comunque non partirebbe favorita contro nessuna delle due soprattutto per il vuoto desolante sotto canestro, dove Bryant è fuori per la stagione e avendo perso per un brutto infortunio anche Deni Avdija.
Il raggiungimento dei playoff precluderebbe inoltre la possibilità di pescare in alto al prossimo Draft e quindi Washington dovrà affacciarsi al mercato estivo nella consapevolezza di non essere una destinazione troppo ambita dai top players in free agency e di avere comunque a carico i contratti di Westbrook (85 milioni e mezzo fino al 2023) e Davis Bertans (rinnovato quest’anno con un ricco quinquennale da ben 80 milioni) Per Bradley Beal, pertanto, la strada per vincere a Washington sarebbe lunga e tortuosa: non il massimo per un giocatore che incanta l’NBA aspettando la sua occasione da nove anni.
Vedere un top player dichiarare fedeltà e amore alla squadra con cui ha esordito è sempre una gran bella cosa per tutti gli appassionati. Tuttavia cercare altrove la possibilità di vincere resta la soluzione migliore sia per Beal che per i Wizards.
Questi ultimi potrebbero liberare 63 milioni abbondanti (fino al 2023) e sicuramente non avrebbero grossi problemi a trovare un acquirente per la loro stella rispetto a quelli che avrebbero per cercare una destinazione a Bertans o Westbrook. Contemporaneamente Beal potrebbe offrire a franchigie con progetti più definiti e ambiziosi la sua determinazione e le sue qualità di realizzatore a tutto tondo.
Il sogno di Beal resta quello di vincere a Washington. Le possibilità di farlo però sono ad oggi davvero poche; vedremo se Bradley crederà fino in fondo nelle possibilità della squadra che lo ha lanciato.
Sotto la copertura di un tranquillo (si fa per dire) insegnante di matematica si cela un pazzo fanatico di tutto ciò che gira intorno alla spicchia, NBA in testa. Supporter della nazionale di Taiwan prima di scoprire che il videogioco Street Hoop mentiva malamente, in seguito adepto della setta Mavericks Fan For Life.