Sui New York Knicks si è letto e scritto di tutto negli ultimi anni. Quasi sempre in negativo.

La franchigia presieduta dal discusso James Dolan è stata per anni sull’orlo del baratro. Dall’ultima partecipazione ai playoff nell’ormai lontano 2013, che ha visto New York vincere una serie per la prima e unica volta dalla finale di Conference dell’era Sprewell-Houston, i tifosi Knicks hanno avuto continue occasioni per soffrire, tra tentativi di ricostruzione che hanno fatto più danni della grandine (l’era Phil Jackson con i contrattoni a Tim Hardaway Jr. Courtney Lee) speranze di riscatto bloccate sul nascere (Kristaps Porzingis ceduto con i giocatori-contropartita già tutti accasati altrove in soli due anni) e ingaggi mancati di top players vari, ultimi dei quali Kevin Durant e Kyrie Irving che hanno entrambi scelto i cugini di Brooklyn.

James Dolan, chairman dei Knicks in uno dei peggiori periodi della loro storia

James Dolan, chairman dei Knicks in uno dei peggiori periodi della loro storia

La scorsa stagione non ha fatto eccezione con i Knicks che nei mesi pre-Covid hanno vinto solo 21 gare sulle 66 disputate mancando per l’ennesima volta la postseason e silurando l’allenatore David Fizdale, col vice Mike Miller a guidare la squadra prima della sospensione dell’annata NBA.

Eppure quest’anno, con i giocatori che sono praticamente gli stessi, qualcosa sta cambiando.

I New York Knicks versione 2020-21 sono attualmente settimi a Est con 20 vittorie e 19 sconfitte e dall’inizio dell’anno occupano stabilmente la prima metà della classifica della loro Conference. Ma soprattutto il nuovo allenatore Tom Thibodeau propone una squadra che gioca una gran bella pallacanestro.

Due notizie che per una franchigia dal passato recente così tremendo hanno davvero dell’incredibile. Proprio per questo i tifosi e gli appassionati si chiedono: è davvero arrivata la svolta sotto il Madison Square Garden o anche questi mesi sono destinati ad essere cancellati da improvvise umiliazioni, trade discutibili e catastrofi sportive varie?

Tom Thibodeau, principale artefice della positiva stagione Knicks

Tom Thibodeau, principale artefice della positiva stagione Knicks

Thibodeau ha sempre avuto la nomea di allenatore specializzato nella difesa e ciò si è confermato anche al suo primo anno ai Knicks. L’ex coach dei Bulls ha costruito un sistema difensivo che ha come caratteristica principale quello di chiudersi immediatamente quando gli avversari danno la palla in area utilizzando i raddoppi con tempi precisi e mettendo pressione ai tiratori delle squadre avversarie, che anche quando tirano smarcati hanno comunque la responsabilità di “aprire la scatola”.

Il risultato è che al 14 marzo le cifre premiano la difesa di New York come la migliore dell’intera NBA con 105.2 punti subiti a gara. Volendo fare confronti, a Est gli unici che concedono meno di 110 punti sono i Miami Heat (107.8) e a Ovest le uniche sotto questa soglia sono le prime quattro squadre in classifica.

Tuttavia i meriti di Thibo vanno oltre gli schemi che propone. Affinchè un sistema complesso e con tempi di esecuzione rapidi come quello descritto funzioni al meglio devono infatti essere i suoi interpreti a lavorare di squadra in maniera efficiente e il coach è finora riuscito a cambiare la mentalità dei suoi giocatori convincendoli a puntare a vincere le partite in difesa.

In questo modo un roster che lo scorso anno era contestato senza pietà dai tifosi del Garden ha visto vari suoi elementi disputare la loro stagione migliore; da questo punto di vista non si può non partire da Julius Randle.

Julius Randle, tra i top players dei Knicks

Julius Randle, tra i top players dei Knicks

Dopo i succitati mancati arrivi di Durant e Irving, Randle si è ritrovato nell’estate 2019 ad essere l’arrivo più importante della free agency dei Knicks firmando un triennale da circa 61 milioni di dollari. Il suo arrivo ha puntualmente deluso gli esigentissimi fan dei Knickerboxers che però quest’anno si godono un giocatore passato dai 19.5 punti e 9.7 rimbalzi dello scorso anno ai 22.9 e 11 di questo, le migliori cifre di una carriera che dura dal 2014.

Molti sono stati i paragoni con un ex Knicks come Zach Randolph e in effetti il repertorio offensivo dell’ex Lakers ricorda quello di Z-Bo con tante soluzioni in post basso e dalla media distanza a cui Randle aggiunge un’importante componente atletica soprattutto sotto il suo tabellone. Le vittorie di quest’anno hanno poi aiutato mentalmente Randle che anche grazie al lavoro di motivazione di Thibodeau è diventato il leader di una squadra con tantissimi giovani.

Tra questi l’altra stella è RJ Barrett che sta avendo una stagione da sophomore impreziosita da 17 punti e quasi 6 rimbalzi a gara. Il figlio di Rowan Barrett, ex giocatore visto anche in Italia a Cantù nel 2005/06, deve sicuramente disciplinarsi ancora un po’ nella scelta delle conclusioni e talvolta è protagonista di qualche errore di interpretazione dell’imponente sistema difensivo ma il suo fatturato rispetto allo scorso anno è cresciuto di quasi 3 punti a gara e la sua motivazione, grazie a un contesto positivo in cui mettersi in mostra, lo sta aiutando nel passaggio da ottimo prospetto a ottimo giocatore NBA soprattutto offensivamente.

Il presente dei Knicks vede quindi un roster che ha imparato a giocare di squadra, un’ottima gestione del coach e giocatori-incognita che si stanno trasformando in stelle. Tutto è bene ciò che finisce bene?
Ovviamente, presto per dirlo.

Abbiamo detto della difesa di New York statisticamente al top della lega ma di contro l’attacco è uno dei più poveri con 104.8 punti a gara (penultimo a pari merito con quello di Orlando e più efficiente solo di quello di Cleveland) Sicuramente pesa il fatto che i Knicks non giochino un gran numero di possessi a gara, tuttavia in contraddizione a questo approccio meditato ci sono, come accennato per Barrett, ancora un po’ troppe iniziative personali estemporanee da parte degli esterni.

Inoltre le rotazioni di Thibodeau non sono ampie e il coach non sta facendo moltissimo per allungarle; da questo punto di vista è paradossale che sia dovuto essere l’infortunio di Elfrid Payton a fare da occasione di emergere per Immanuel Quickley, mai andato prima di marzo sopra i 21 minuti di impiego nonostante 12.5 punti a gara.

Immanuel Quickley, tra i giovani di prospettiva dei Knicks

Immanuel Quickley, tra i giovani di prospettiva dei Knicks

Ciò che fa tremare di più i tifosi nella Grande Mela, però, è l’eredità del passato.

Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito troppe volte a decisioni quantomeno dubbie che hanno portato alla distruzione delle varie speranze di riscossa per i Knicks e i troppi anni di magra hanno creato una cattiva reputazione per la franchigia che incide sempre sulle decisioni dei free agent di livello (tra l’altro l’ascesa di Brooklyn ha intaccato molto l’immagine dei Knicks come big market) New York vuole vincere, è chiaro, ma proprio questa fretta di ricostruire l’ha portata troppo spesso a decisioni avventate, tant’è che già adesso si parla di trattative per Lonzo Ball (che non ha finora dimostrato di essere un top player e porterebbe il padre LaVar in un contesto esplosivo come quello di NY) o JJ Redick (che ai Pelicans ha mostrato una chiarissima parabola discendente, in più i Knicks hanno già ingaggiato Derrick Rose il mese scorso come veterano tra gli esterni)

La strada imboccata dai Knicks è senza dubbio quella giusta ma la parte difficile, appesantita da un calendario molto più ostico di quello degli ultimi mesi, inizia adesso. A Tom Thibodeau e ai suoi giocatori il compito di saperla affrontare al meglio.

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