Nella stagione NBA che ci apprestiamo a vivere, la Atlantic sarà di certo una delle division più divertenti e incerte. Il livello medio è altissimo, con quattro squadre su cinque che partono con l’ambizione di arrivare fino in fondo e una nutrita schiera di stelle a cui potrebbe aggiungersi a stagione in corso anche James Harden.

Per ora, si aspetta di vedere il debutto ad Est di Kevin Durant che dopo un anno ai box andrà a far coppia con Kyrie Irving nei nuovi Nets di Steve Nash, i quali non vincono la divisione dai tempi di Jason Kidd e Vince Carter e rappresentano la più grossa novità della Atlantic per il 2020/2021.

Anche New York e Philadelphia hanno inaugurato un nuovo corso, anche se con prospettive molto differenti soprattutto nell’immediato, al contrario di Celtics e Raptors, le quali rappresentano invece una costante e in linea di massima continueranno ad essere molto competitive anche per l’anno NBA a venire.

BROOKLYN NETS

Starting five: Kyrie Irving (G), Caris LeVert (G), Joe Harris (F), Kevin Durant (F), Jarrett Allen (C)

Panchina: Spencer Dinwiddie (G), Landry Shamet (G), Taurean Prince (F), Jeff Green (F), DeAndre Jordan (C)

Coach: Steve Nash

In: Landry Shamet, Bruce Brown, Reggie Perry

Out: Garrett Temple, Justin Anderson, Dzanan Musa

Punti di forza: Pensando ai Nets la prima cosa che viene in mente è, come è ovvio che sia, la coppia Kevin Durant-Kyrie Irving. Con due superstar assolute di questo calibro Brooklyn si presenta come una delle primissime contender per la Eastern Conference, a maggior ragione se il cast di supporto attorno alle due stelle è di indubbia qualità. Caris LeVert è cresciuto moltissimo nella seconda parte della scorsa stagione e averlo come terzo violino è un bel lusso considerando la completezza del giocatore in difesa come in attacco. E a proposito di gente con un buon feeling per il canestro, come prima opzione in uscita dalla panchina ci sarà Spencer Dinwiddie, candidato per default al premio di Sixth Man of the Year.

Punti deboli: Anche se il nome di Steve Nash chiama rispetto di per sé, l’idea di un “rookie” alla guida di una squadra che punta ad arrivare fino in fondo lascia comunque un po’ perplessi. Gli Steve Kerr sono le eccezioni alla regola in una lega in cui l’esperienza in panchina ha ancora una qual certa rilevanza quando si ambisce a battersi per il titolo e sotto tale profilo Nash è totalmente all’asciutto.
Oltre a ciò le modalità del licenziamento di Kenny Atkinson e i rumors attorno al ruolo di Durant e Irving relativamente allo stesso creano ulteriore sospetto riguardo al tipo di ambiente che si potrà creare nello spogliatoio dei Nets e alle possibili conseguenze sulla loro stagione. Oltre a stabilire un sistema di pallacanestro competitivo la grande sfida con cui si misurerà il nuovo coach sarà dunque quella di gestire l’ego straripante delle sue punte di diamante.

Analisi: Nonostante i Nets abbiano comunque conquistato un posto per i playoffs, il 2020 ha rappresentato sostanzialmente un periodo di transizione in attesa di poter vedere in campo i due campioni firmati nell’esplosiva free agency del 2019. Il tempo è finalmente arrivato e a Brooklyn si parte con l’obiettivo per nulla celato di portare a casa il primo titolo della storia della franchigia.

Nella breve offseason si è parlato molto del nuovo coach Steve Nash ed in generale dello staff tecnico il cui nome più pesante è quello di Mike D’Antoni, già allenatore del canadese in quel di Phoenix, il quale sarà in qualche modo “l’offensive coordinator” della squadre mentre Jacque Vaughn, tornato ai ranghi di assistant coach dopo il breve periodo da capo allenatore ad interim, avrà un ruolo molto importante relativamente all’aspetto difensivo. Non va inoltre sottovalutata la presenza in panchina di Ime Udoka, molto quotato nella Lega e già candidato a panchine importanti.

A Brooklyn confidano nel fatto che Durant e Irving combineranno per il meglio ma non va trascurato il ruolo che avranno LeVert e Joe Harris, chiamato a giustificare l’oneroso contratto firmato in Novembre, nonché Jarrett Allen che alternandosi con il più esperto DeAndre Jordan costituirà il perno di una difesa che pur essendo in buona parte da costruire parte da basi tutt’altro che disprezzabili.

Ciò detto, non si può fingere di ignorare “l’elefante nella stanza”, ossia quel James Harden che sta tenendo in sospeso il destino di diverse franchigie NBA Nets inclusi. Qualora Harden dovesse realmente lasciare Houston per Brooklyn, con un’ipotetica trade che andrebbe inevitabilmente a ridisegnare il roster della squadra, il panorama cambierebbe in maniera radicale e non necessariamente per il meglio.

Record 2019-2020: 35-37

Previsione 2020-2021: 48-24

BOSTON CELTICS

Starting five: Kemba Walker (G), Marcus Smart (G), Jaylen Brown (F), Jayson Tatum (F), Daniel Theis (C)

Panchina: Jeff Teague (G), Payton Pritchard (G), Aaron Nesmith (G), Semi Ojeleye (F), Grant Williams (F), Robert Williams (F/C), Tristan Thompson (C)

Coach: Brad Stevens

In: Jeff Teague, Tristan Thompson, Aaron Nesmith, Payton Pritchard

Out: Gordon Hayward, Enes Kanter, Brad Wanamaker

Punti di forza: Sebbene nella serie con Miami abbia perso il confronto diretto con Spoelstra anche al di là del risultato in sé, coach Brad Stevens è il vero perno attorno a cui gira tutto il resto per la franchigia del Massachusetts. La qualità della guida tecnica è un plus notevole per Boston come del resto il fatto che il nucleo della squadra sia costituito da uomini che giocano insieme da anni e che si muovono all’interno di meccanismi consolidati.

Si riparte da Jayson Tatum, il quale al di là del contratto firmato in offeseason, somiglia sempre di più ad un franchise player e da cui ci si attende un ulteriore passo in avanti nel 2021. A proposito di miglioramenti, è ormai chiaro a tutti, dopo l’ultima stagione, che Jaylen Brown sia oramai a pieno titolo una delle stelle non solo di Boston ma della NBA tutta e l’impressione è che dopo quattro anni tra i pro avrà modo di progredire ulteriormente avvicinandosi al proprio ceiling.

Esperienza, talento, continuità e qualità in panchina rendono dunque Boston un’ovvia pretendente al titolo anche per l’anno a venire.

Punti deboli: I Celtics si presentano al via senza uno dei loro elementi chiave, ossia Kemba Walker il quale per via dei problemi al ginocchio che hanno richiesto una cura a base di cellule staminali dovrà star fuori almeno per le prime tre settimane di regular season e oltre alle partite che sarà costretto a saltare viene da chiedersi che tipo di giocatore vedremo nel momento in cui tornerà on the hardwood. Considerando il peso che ha nell’attacco di Boston, anche in virtù del fatto di essere in grado più di altri di uscire dallo spartito del sistema di Stevens quando necessario, un Walker ridimensionato o meno brillante sarebbe un’evenienza non semplice da gestire.

Rimane inoltre l’elemento di dissonanza relativamente al centro titolare. A contendersi il posto da titolare saranno un rispettabile mestierante come Daniel Theis e Tristan Thompson, mentre Robert Williams al netto del talento atletico e degli spunti interessanti forniti nel 2020 ha ancora un po’ di strada da fare prima di provare ad ambire ad un posto da starter. In generale il ruolo è chiaramente l’anello debole dello starting five di Boston.

Analisi: Nonostante anche in questa offseason siano state caldeggiate possibili trade in grado di modificare anche in modo consistente il roster della squadra, sappiamo bene che il connubio tra Stevens e il nucleo costituito da Tatum, Brown, Smart e Walker rappresenti le fondamenta della squadra e la base su cui poggiano le ambizioni di Boston. Pur avendo a disposizione un blocco consolidato di questa qualità, l’ex coach di Butler sarà comunque a lavorare sin da subito per ricavare qualcosa di buono dai tanti giovani a roster.

La panchina corta non ha certo aiutato i Celtics negli ultimi playoffs e in offseason inoltre Boston ha perso Gordon Hayward mentre l’arrivo di Teague in sostituzione di Wanamaker, che aggiunge qualità in attacco sottraendola allo stesso tempo alla difesa, cambia poco negli equilibri e nel valore del roster. Dunque sarà fondamentale trovare almeno un paio di uomini realmente affidabili e meritevoli di minuti importanti nel mix che comprende i vari Pritchard, Edwards, Nesmith come del resto Romeo Langford. E a proposito di giovani potrebbero avere un ruolo non da poco nelle rotazioni i due Williams, in particolare Grant, per cui la perdita di Hayward comporterà un minutaggio maggiore.

Coach Stevens sarà all’ottava stagione sulla panchina dei Celtics, tempo dunque di bilanci al di là del fatto che il suo contratto è stato esteso nello scorso ottobre. A Boston ci si attende che possa limare gli spigoli del roster e portare la squadra, dopo tre finali di conference perse in quattro anni, di nuovo alle Finals e magari a staccare nuovamente i Lakers come franchigia più vincente della NBA.

Record 2019-2020: 48-24

Previsione 2020-2021: 44-28

TORONTO RAPTORS

Starting five: Kyle Lowry (G), Fred Van Vleet (G), O.G. Anunoby (F), Pascal Siakam (F), Aaron Baynes (C)

Panchina: Malachi Flynn (G), Norman Powell (G), Terence Davis (G), Chris Boucher (C), Alex Len (C)

Coach: Nick Nurse

In: Aaron Baynes, De’Andre Bembry, Alex Len, Henry Ellenson, Malachi Flynn

Out: Serge Ibaka, Marc Gasol, Rondae Hollis-Jefferson

Punti di forza: Lo scorso anno la squadra di Nick Nurse, sostanzialmente con lo stesso roster della precedente al netto però di un certo Kawhi Leonard, ha dimostrato di poter continuare ad essere certamente molto competitiva ad est. Il che testimonia, oltre all’alto livello del lavoro dell’allenatore, la qualità di un gruppo che costituisce il vero punto di forza della franchigia canadese in assenza di un vero franchise player a roster.

Il lavoro di Nurse ha plasmato un attacco armonico ed equilibrato come del resto una delle migliori difese della lega, un sistema che migliora i propri giocatori e che rende i Raptors una squadra da rispettare e permette loro di ambire a giocarsela con i top team della propria conference nonostante il minor talento a disposizione rispetto a contender quali Milwaukee, Brooklyn e la stessa Boston.

Punti deboli: L’aria di Toronto ha ringiovanito Serge Ibaka, fondamentale per il titolo del 2019 e in generale uomo chiave, non solo in difesa, per la squadra di Nick Nurse negli ultimi due anni. I Raptors però dovranno fare a meno del contributo del congolese, che ha firmato per i Clippers in free agency. In qualche modo Boucher e il nuovo arrivato Baynes andranno ad occupare quello slot ma l’assenza a roster di un uomo con quel tipo di caratteristiche tecniche e atletiche potrebbe rivelarsi un problema non indifferente per coach Nurse.

Permane inoltre il problema di una panchina che, eccezion fatta per Powell, manca di uomini in grado di contribuire in modo consistente a livello realizzativo e in tal senso qualora il sophomore Terence Davis e la 29esima scelta dell’ultimo draft Malachi Flynn non dovessero rivelarsi affidabili sotto questo punto di vista, l’ipotesi di una deep run rischia di essere molto complessa da realizzare.

Analisi: L’ultima annata di Toronto, conclusasi al secondo turno di playoffs, ha comunque lasciato un’impressione più che positiva. I canadesi hanno dimostrato di essere competitivi anche in mancanza di una stella come Kawhi Leonard e i presupposti per portare avanti il percorso virtuoso della franchigia anche per il 2021 ci sono tutti. Anche in quel di Tampa, casa dei Raptors almeno per la prima parte della prossima annata NBA.

Nei playoffs di Orlando abbiamo visto il miglior Kyle Lowry di sempre in postseason. Di certo un classe ’86 necessiterà di essere gestito con cura durante la regular season ma Toronto sa di poter fare affidamento su di lui come del resto su Fred Van Vleet, gratificato da un rinnovo contrattuale particolarmente sostanzioso.

Nella bolla però c’è un uomo che ha indubbiamente deluso, ovverosia Pascal Siakam. Il camerunense è stato decisamente sottotono in particolare nella serie contro i Celtics in cui ci si attendeva di vederlo giocare all’altezza del suo contratto e dello status riconosciutogli all’interno della squadra. Sarà certamente il giocatore di Toronto con più occhi addosso sin dalla prima palla a due della regular season e chiamato dunque a mostrare di poter essere un All-Star in tutto e per tutto nonché un vero go-to-guy.

I maggiori cambiamenti a roster riguardano il reparto lunghi. Senza Gasol e soprattutto Ibaka, il nuovo centro titolare sarà Aaron Baynes. Occhio però a Len che punta a rilanciare le sue quotazioni e soprattutto a Chris Boucher, l’elemento più interessante tra i giovani a disposizione di Nurse.

I Raptors hanno vinto la division per sei volte negli ultimi sette anni e per quanto nella prossima stagione dovranno far fronte all’irruzione sulla scena dei nuovi Nets di Irving e Durant, vederli nuovamente al primo posto della Atlantic è un’evenienza tutt’altro che impossibile. Di certo non partono come i favoriti, ma per loro è mai stato un problema?

Record 2019-2020: 53-19

Previsione 2020-2021: 43-29

PHILADELPHIA 76ERS

Starting five: Simmons (G), Green (G), Thybulle (F), Harris (F), Embiid (C)

Panchina: Milton (G), Curry (G), Korkmaz (F), Scott (F), Howard (C)

Coach: Doc Rivers

In: Dwight Howard, Tony Bradley, Danny Green, Justin Anderson, Terrance Ferguson, Seth Curry, Tyrese Maxey, Isaiah Joe

Out: Al Horford, Alec Burks, Josh Richardson, Raul Neto, Glenn Robinson, Kyle O’Quinn, Norvel Pelle

Punti di forza: Nonostante le turbolenze vissute nell’ultima stagione, i nuovi 76ers ripartono comunque da un roster di indubbia qualità costruito attorno alle tre stelle Simmons, Embiid ed Harris.

Matisse Thybulle ci ha messo davvero poco a imporsi come uno dei migliori difensori della lega e in generale il roster di Philadelphia ha tutti i requisiti di fisicità, tecnica e versatilità per costruire una difesa di alto livello.

Le mosse attuate in offseason innalzano inoltre il tasso di esperienza della squadra. Il nuovo coach Doc Rivers sa cosa vuol dire allenare una squadra che punta alla vittoria e cosa sia necessario per arrivare fino in fondo. Inoltre direttamente da Los Angeles sono arrivati due freschi campioni NBA come Dwight Howard e soprattutto Danny Green, il quale si è presentato a Phila parlando chiaramente senza troppi infingimenti di due cose che sono chiaramente mancate ai 76ers dell’era Brett Brown, ossia “Finals” e “mentalità vincente”.

Probabilmente il fatto di non partire in prima fila nella corsa della Eastern Conference, al netto delle inevitabili pressioni del contesto di Philadelphia, permetterà a Rivers di lavorare con più tranquillità e in generale ad una franchigia che è al centro dell’attenzione sin dall’inizio del famoso (o famigerato) The Process forse abbassare la tensione mediatica potrà essere d’aiuto.

Punti deboli: Che Ben Simmons sia un talento assoluto è fuori discussione, com’è del resto indubbio che a Philadelphia finora hanno faticato ad abbracciare lo stile di gioco dell’australiano. L’instabilità è stato uno dei principali problemi dei 76ers di Brown e Simmons in questi anni è stato al centro di questo clima di incertezza che nel suo caso lo ha portato a cambi di ruolo e modalità di utilizzo perlomeno discutibili.

Per quanto le dichiarazioni rituali di pre-stagione dicano altro il matrimonio tra la point guard e la filosofia del nuovo Presidente Daryl Morey, il profeta delle analytics prestato alla pallacanestro, sembra alquanto instabile e non lascia presagire scenari propriamente idilliaci.
Staremo inoltre a vedere se Joel Embiid riuscirà finalmente a spazzar via le critiche, non certo campate per aria, relativamente alle sue doti di leadership e alla capacità di giocare all’altezza del suo fisico e del suo contratto al 100%. Condizione non sufficiente ma necessaria per uno sviluppo positivo del campionato di Philadelphia.

Analisi: Per quanto il nuovo corso Rivers-Morey abbia dichiarato l’obiettivo di costruire un grande team attorno alla coppia Simmons-Embiid, ad oggi Philadelphia è considerata la destinazione più probabile per James Harden con il rischio che il tormentone relativo ad una trade che potrebbe coinvolgere Simmons arrivi a trascinarsi per settimane e mesi minando in qualche modo l’equilibrio della squadra già complesso di suo.

Ad ogni modo il front office dei 76ers è stato tra i più attivi durante l’offseason, mettendo a segno il colpo di scaricare il pesantissimo contratto di Al Horford e assicurarsi al contempo i servizi di un utile veterano come Danny Green che andrà a prendere il posto di Josh Richardson finito a sua volta a Dallas in cambio di Seth Curry, il tiratore che Rivers e Morey volevano fortemente. Per il 2021 occhio a Shake Milton, che sebbene entrato nella lega non proprio dall’ingresso principale ha destato una buonissima impressione nella scorsa annata NBA e potrebbe addirittura arrivare a contendere un posto in quintetto a Green.

Dal ruolo di Simmons allo status di Embiid, da una possibile trade che rivoluzionerebbe la squadra ai dubbi sulla capacità di Rivers di imporre rapidamente una cultura vincente nello spogliatoio, i punti di domanda attorno alla squadra sono tanti e rendono alquanto complicato fare previsioni sull’annata incombente.

All’interno della Atlantic sono di certo la squadra con lo spread più alto tra lo scenario migliore e il peggiore potenzialmente possibile. Rimane difficile comunque pensare ai 76ers come reale contender per vincere la Eastern, più realistico ipotizzare che, qualora Rivers riesca a trovare la quadra, possano comunque compiere un primo passo importante per inaugurare positivamente una nuova era.

Record 2019-2020: 43-30

Previsione 2020-2021: 41-31

NEW YORK KNICKS

Starting five: Payton (G), Barrett (G), Knox (F), Toppin (F), Robinson (C)

Panchina: Ntilikina (G), Rivers (G), Bullock (G/F), Randle (F), Noel (C)

Coach: Tom Thibodeau

In: Obi Toppin, Immanuel Quickley, Austin Rivers, Omari Spellman, Alec Burks, Nerlens Noel, Skal Labissiere, Michael Kidd-Gilchrist

Out: Damyean Dotson, Taj Gibson, Wayne Ellington, Maurice Harkless, Bobby Portis

Punti di forza: L’ultimo ventennio dei Knickerbockers è stato un disastro all’insegna della più totale disfunzionalità e a New York ripartono consci del fatto che in fondo, far peggio non sarà possibile. In ciò l’arrivo di Tom Thibodeau fa ben sperare, almeno in teoria, riguardo al fatto che finalmente si stabiliranno confini certi e dinamiche virtuose tra proprietà, front office e gestione tecnica della squadra.

Il processo di rebuilding non è certo semplice ma la base di talento giovane non è certo disprezzabile a partire dal rookie Obi Toppin e da R.J. Barrett che rappresenta ad oggi il principale asset della squadra e senz’altro cercherà di vendicare sul campo l’esclusione dai quintetti All-Rookie di fine anno.

Punti deboli: Nel mondo NBA, Thibodeau non è certo noto per essere particolarmente votato alla gestione della crescita dei giocatori più giovani e i Knicks sono in assoluto tra le squadre più verdi dell’intera lega. Un match del genere può dare comprensibilmente adito a qualche dubbio relativamente al processo intrapreso dalla franchigia e sarà compito del coach dare sin da subito, attraverso i fatti, garanzie a riguardo.

Spostandoci sul lato strettamente tecnico il ruolo di point guard, su cui non sono intervenuti come ci si poteva attendere in sede di draft, è quello che desta le maggiori perplessità. La 25esima scelta Immanuel Quickley è più vicino ad un knockdown shooter che ad una PG pure come del resto Austin Rivers dà il meglio giocando off-the-ball. Con le quotazioni di Ntikilina e Dennis Smith in chiaro ribasso è pressoché certo che nello spot di 1 vedremo ancora Elfrid Payton, il quale una volta preso in mano il timone a stagione in corso ha fatto tutto sommato bene ma che al tempo stesso porta con sé dei limiti abbastanza manifesti.

Analisi: Nella Big Apple dopo aver inanellato un fallimento dopo l’altro (non a caso dal 2000 ad oggi sono primi per luxury tax versata e al contempo ultimi per vittorie) ci si appresta dunque ad iniziare un nuovo capitolo. Sarebbe ovviamente un errore prescindere dalla realtà immaginando che il lavoro di Thibodeau e del nuovo GM Leon Rose possa dare risultati importanti sin da subito. Il campionato dei Knicks non verrà misurato tanto in base alle W quanto piuttosto sotto il profilo dei segnali che arriveranno da un roster giovane attraverso il quale il coach dovrà costruire le basi per una potenziale rinascita della franchigia.

Dalle prime settimane capiremo quale sarà il ruolo di Julius Randle. Se riuscirà a coesistere con Toppin o viceversa sarà destinato ad essere ridimensionato se non addirittura merce di scambio per una trade.
In teoria lo spot di ala piccola nello starting five dovrebbe spettare a Kevin Knox, criticato in modo spropositato durante la scorsa annata e chiamato a guadagnarsi la fiducia del nuovo allenatore dalla prima palla a due.

Ci si aspetta indicazioni importanti anche da parte di Mitchell Robinson, il cui potenziale atletico e non è certamente molto elevato ma che allo stesso tempo è frenato da aspetti del gioco in cui mostra delle lacune enormi su cui sarà costretto a lavorare duro se ambisce realmente ad essere il centro del futuro per New York.

Record 2019-2020: 21-45

Previsione 2020-2021: 28-44

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.