L’inizio di campionato sta confermando le previsioni estive dalle parti di Phoenix.
L’ormai classico tanking per pizzicare poi un terno al lotto sul quale ricostruire tabula rasa, è oggi sostituito da un gioco brillante fatto per vincere e concludere una stagione onorevole vicino al 50%, nonostante il mucchio selvaggio di contendenti che abita la Western Conference renda questa prospettiva di difficile attuazione.
Le rancorose parole di qualche ex sulla cattiva gestione societaria o sul pessimo atteggiamento professionale di chi periodicamente si avvicina in Arizona, sono sembrate un cattivo presagio per quel che avvenuto dopo, ovvero sia la squalifica di Deandre Ayton, atteso alla consacrazione nel secondo anno NBA, partito coi 18 punti dell’opening game sui Kings.
Non sono tanto le 25 partite di sospensione del ferreo protocollo di Lega sui diuretici a destare dubbi e preoccupazioni, a parte il dover gestire un inatteso numero di gare senza un profilo così atteso e basilare per rendere più performanti gli schemi offensivi, ma le dichiarazioni successive di ragazzo e front office, che se da un lato portano il primo a proclamarsi innocente e inconsapevole, dall’altro vedono però la società prendere le distanze da condotta e comportamento, giudicati lontani dagli standard delle linee strutturali all’interno dell’azienda Suns, dandone perciò una visione di colpevolezza e sbadataggine!
L’altro dramma per l’ex Arizona College è quello di recuperare forma fisica ma anche psicologica, una volta finita la squalifica, lui che deve quotidianamente convivere col fantasma Doncic, draftato due posti dietro ma dall’alone generazionale, a dispetto del buon Deandre, invece comune mortale con oggi pure una precoce squalifica sul giovane curriculum.
Affaire Ayton a parte, Phoenix sta giocando un ottimo basket, e i movimenti estivi di James Jones sembrano tutti azzeccati, dando ai residenti della Talking Stick Resort un orgoglio nel presentarsi all’Arena perso durante gli anni recenti, grazie ad una fase offensiva ad alto potenziale tecnico e realizzativo (quinta) ed una dignitosa difesa, che hanno permesso finora a Booker e compagni di ottenere scalpi eccellenti come Clippers e 76ers e di perdere solamente in volata con Utah, Denver e Lakers, oltre ad una classifica sopra la media e un mix giovani/veterani che concede a molti elementi di prendersi più responsabilità dentro al parquet, un sogno rispetto al passato.
Oltre a ciò, non si assisteva da parecchio ad uno scatto iniziale così forte, pure per quanto riguarda il differenziale punti; infatti, durante il record 4-2, l’outscore di 55 verso i rivali (9.2 per game e secondo NBA) non si era mai visto in Arizona dai tempi di Steve Nash!
Sopperendo alla grande all’assenza della prima scelta assoluta 2018, si sta rivelando acquisto azzeccato quello di Aron Baynes dai Celtics: sui 16 di media per game, abile a lasciare il segno non solo da centro di movimento ma in ogni fase del gioco, realizzando punti e fornendo assist come avvenuto nei primi possessi delle vittoriose partite sugli allora imbattuti Sixers, pure se privi di Embiid, chiusa con 7 rimbalzi e 6 assist, e nel massacro casalingo contro Brooklyn, prima di riposarsi nel lungo garbage time.
E’ lui il leader per percentuali al tiro e secondo per quelle fuori dall’arco, mentre il ruolo di mentore per il giovane collega sospeso avrà pari importanza delle prestazioni sul parquet, come più volte dichiarato da Ayton.
L’altra acquisizione smart è stata quella di Ricky Rubio, veterano anch’egli (29 anni lui e 33 l’ex Boston) ed entrambi ad oggi solidi difensori e perfetti nel limitare ogni tipo di errore, inserito alla grande nella pianta organica di Phoenix, mantenendo finora una costanza nelle performance in regia e dando ai molteplici giovani certezze e leadership sin da subito, riuscendo perciò a complementarsi agli altri membri del back court Oubre e soprattutto Booker, forse quello che sta usufruendo più di tutti di un esperto lavoratore del pallone come lo spagnolo.
La stessa passata trade per Ariza si sta dimostrando un fiore all’occhiello dirigenziale visto che Kelly, ex Washington – giunto in Arizona dopo un clamoroso misunderstand che stava per portarlo a Memphis –, sta conducendo statistiche su punti, rimbalzi e shooting percentage ai massimi di carriera, oltre a migliorare quotidianamente la sua produttività difensiva, senza perciò far rimpiangere il vecchio Trevor, mago del settore.
Devin invece, al quinto anno, sembra praticamente immarcabile; se le sue magistrali soluzioni offensive si mantengono top al pari del passato, quel che pare aver migliorato nel suo gioco è la fase difensiva, merito probabilmente della cura Monty Williams.
Le percentuali al tiro, in particolare di Booker e Baynes, scenderanno dal 50%, ma se la loro difesa si manterrà d’elitè a lungo andare, potrebbe aumentare le speranze per una clamorosa qualificazione ai playoff.
La difesa recupera dalla mancanza di rim protector grazie all’asfissiante lavoro perimetrale che la assesta a metà classifica, per merito soprattutto dei soli 29.6 tiri da tre subiti (quinti), mentre l’attacco è fino ad oggi uno spettacolo per gli occhi che non risparmia nessuno, rimanendo sotto quota 100 soltanto contro i maestri di Utah!
L’esperto coach ha deciso di accasarsi nell’arido deserto dopo aver anche ascoltato le campane californiane, segno inequivocabile che il materiale sul quale costruire ottime fondamenta c’era eccome! La grana Ayton non ci voleva e la crescita esponenziale che sta avvolgendo Booker avrebbe probabilmente interessato anche lui. La closeness col gm Jones ha sicuramente fatto la sua parte, così come poter usufruire del suo intero staff e lavorare col nuovo Senior Vice President of Basketball Operations Jeff Bower.
E’ stato molto importante dare nuova fiducia a Dario Saric, spentosi a Minnesota via Philadelphia, dopo lo scambio che in pratica diminuì il fascino sulla sua carriera, regredendolo a merce da trade rispetto all’ottima stagione 2017/18. Lo stesso possiamo dire per Frank Kaminsky da Charlotte, limitrofo alla doppia cifra e ai 6 rimbalzi a match, partendo dalla panchina.
Da verificare pure la progressione annuale delle lottery tickets Cheick Diallo e Jevon Carter, col secondo preso in considerazione per 19 minuti a partita come point guard di riserva, mentre sarà difficile dare un minutaggio alto ai nuovi rookie Ty Jerome, Jalen Lecque e Cameron Johnson.
Continuare a giocarsela a testa alta con tutti sarà l’obiettivo primario dei nuovi Suns, arricchiti di un insolito appeal e finalmente distanti dal tanking selvaggio, pronti a stupire e a crescere nella giungla selvaggia della Western Conference, senza complessi e paure, ciò che in queste prime partite hanno fatto egregiamente.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.