E’ stata una stagione estiva turbolenta ma tutto sommato il destino era abbastanza scritto. Nessuna delle star del primo cerchio NBA, Dante ci scusi, ha voluto partecipare a questi Mondiali di Cina 2019.
Gente del calibro di LeBron James, di James Harden e di Steph Curry per intenderci, o di Kevin Durant che non ci sarebbe stato anche fosse stato sano. A proposito, torna presto KD, come e più di prima !
In Cina ci sono andati giocatori che in quel primo cerchio NBA non hanno diritto di starci, semmai almeno al limite, alla porta d’ingresso, e vale solo per tre di loro.
Vale per Kemba Walker, per Jayson Tatum e per Donoval Mitchell. Non a caso sono loro i leader, per lo meno offensivi, di questa squadra, e si divideranno le responsabilità maggiori per portare Team USA fino in fondo.
Il paradosso è che dall’America verso la Cina non ci saranno i migliori giocatori ma di sicuro hanno affrontato il viaggio due tra i migliori allenatori. Il capo è Gregg Popovich e addirittura il vice è il direttore d’orchestra della squadra che ha vinto 3 titoli negli ultimi 5 anni, Steve Kerr.
Va quindi ogni onore ai due allenatori e un po’ di meno a chi si è smarcato dallo scendere in campo. Due grandi uomini che si sono messi in discussione e che hanno risposto si per il bene del movimento collettivo del basket americano.
Kerr poi, che dire, ha contribuito (e il suo ruolo è stato spesso sottovalutato) a ridefinire la storia NBA col dominio dei suoi Warriors, ora accetta di fare da vice al seppur grandissimo Popovich.
Di gente così umile non abbonda il mondo e state certi che non è roba che avrebbe fatto chiunque. A Popovich chi glielo fa fare ? La sua passione, la sua professionalità, il bisogno di sfide nuove, il senso del dovere.
E’ un po’ triste non vedere il massimo livello in campo, è un piccolo sgarbo alla nazione ed è irrispettoso verso il mondo del basket e per i tifosi.
Oggi Team USA ha battuto la Repubblica Ceca 88 a 67 nel primo test di questi Mondiali. Non si deve parlare tanto della fredda cronaca di partite come questa, almeno fino a quando gli americani non affronteranno avversari degni.
Mi soffermo più che altro sulle dinamiche interne e su quello che pare emergere. La star di oggi è stata Walker, 16 punti con 6-8 dal campo ma la sensazione è che ci sia già un buon equilibrio ed anche una buona attenzione difensiva.
E’ una nazionale col (nuovo) motore rombante dei Celtics, sembra l’Italia del calcio prima di Superga che era sostanzialmente il Grande Torino all’apice della gloria.
Walker quindi mi sembra doppiamente motivato non solo perchè c’è scritto “USA” sulla maglia ma soprattutto perchè questo torneo è una prova generale per la buona chimica coi suoi nuovi compagni, per inciso Jaylen Brown, Marcus Smart e Jayson Tatum.
Con la Repubblica Ceca tutto bene, i Boston Celtics mascherati da Team USA vincono senza patemi, corretti, non regalando troppi entusiasmi.
Mi sembra una squadra solida, con giocatori che ben si adattano al mondo FIBA, tutti i Celtics per esempio più Mitchell. E’ una squadra che non darà enorme spettacolo ma che probabilmente vincerà l’oro con qualche sofferenza ma non troppo.
E’ tutto un po’ nella media insomma, senza acuti particolari. Aspetto una vera esplosione di Mitchell e che prenda davvero in mano questa squadra, oggi è stato abbastanza quieto ma siamo solo all’inizio.
Sarà un attimo più difficile con la Turchia ma la vittoria sarà assicurata senza pensieri, poi ci sarà una passerella col Giappone. E’ un Mondiale che questa squadra può vincere come anche perdere ma di sicuro, ovviamente compresi gli USA, non ci sono squadroni imbattibili.
Kemba è quel tipo di guardia che in un contesto FIBA del genere si esalta, data la sua capacità di eccellere in spazi più stretti, Mitchell è perfetto sulla carta col suo tiro dalla media e col suo atletismo verso canestro, Tatum è addirittura immarcabile a tratti, specie se si apre la strada col suo fisico e con le braccia lunghe.
Non ci saranno i nomi primi ma di certo non ci sono gli ultimi, avrei visto con enorme curiosità per esempio Damian Lillard sparare dai 9 metri in questo contesto FIBA, sarebbe stato bellissimo ma sono desideri rinviati per Tokyo 2020.
In ogni caso è stata scelta la squadra sostanzialmente più giusta e più adatta a questa competizione. I tre di sopra e i loro compagni sono giocatori intelligenti e seri, giovani e maturi nello stesso tempo, dediti al sacrificio.
E’ stata già denigrata ampiamente, questa nazionale non farà i fuochi d’artificio ma è una squadra di Popovich sveglia e posata, pronta.
I cechi hanno incontrato tutto sommato degli avversari mai dominanti ma ugualmente e paradossalmente impossibili da fermare, nel verso opposto, nel verso della media forza di una squadra ottima e non eccezionale.
Tatum è stato subito pronto, molto preciso al tiro, Mitchell anche ma col freno a mano ancora tirato, si è andati non troppo in contropiede o in mezza transizione come le squadre americane ci hanno abituato nelle competizioni internazionali.
C’è stato un basket più ragionato, anche più lento. E’ una squadra americana molto europea, forse la più europea come modo di giocare di sempre. Non vanno a valanga sugli avversari schiacciando in testa ad ogni possesso, Popovich vuole che i suoi giochino e che difendano sul serio.
Vinceranno, forse, ma vinceranno molto meno all’americana che in passato e non solo per lo scarto di punti a fine gara ma soprattutto per lo stile di gioco e per la mentalità, forgiata da Popovich soprattutto alle sue tre star in campo.
In parte perchè non hanno il talento complessivo per poterselo permettere, in parte perchè i tempi sono cambiati ed è entrata un po’ d’Europa nel sangue delle nuove generazioni dei ragazzi americani.
“E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure…”