Dallas Mavericks: C –

Nonostante lo spazio salariale, il contesto tecnico e l’allenatore, a Dallas non sono riusciti ad attrarre uno dei free agent di alto livello disponibili sul mercato.

Ovviamente hanno optato per rifirmare Maxi Kleber, difensore tanto sottovalutato quanto efficace, e soprattutto Kristaps Porzingis. Il lettone rimarrà nel Texas a cifre che, oltre alla suggestione del “nuovo Nowitzki”, metteranno tanta pressione sulle sue spalle costringendolo a dimostrare e anche in tempi brevi di poter essere il loro giocatore franchigia e il perno attorno a cui costruire una squadra che possa ambire a tornare ad essere competitiva ad Ovest.

 

Denver Nuggets: B

Come previsto i Nuggets hanno mantenuto un profilo basso limitandosi all’essenziale: hanno aggiunto un giocatore di rotazione versatile come Jerami Grant e al draft hanno beneficiato del crollo delle quotazioni di Bol Bol, sceso fino alla 44°.

Ovviamente non potevano esimersi dal rifirmare la stella Jamal Murray garantendogli il massimo contrattuale, il che, come insegna il caso Wall, comporta una componente di rischio da non trascurare ma allo stesso tempo era un passaggio sostanzialmente obbligato per la franchigia del Colorado.

 

Golden State Warriors: D

Per Golden State è un’estate diversa dalle altre. Dopo l’ultima stagione nella baia sono entrati nell’ordine di idee di dover accettare un piano di rinnovamento attorno agli Splash Brothers.

Era d’obbligo rifirmare Klay Thompson e così è stato, a differenza di Kevin Durant. La dirigenza degli Warriors ha cercato di ottenere il massimo dal sign-and-trade con Brooklyn – e questo è comprensibile – ma in tutta franchezza si fa fatica a trovare una base tecnica per giustificare l’acquisizione di Russell. Per il resto non è stato fatto poi molto per rinforzare il cast di supporto, eccetto la firma di Cauley-Stein contenderà il ruolo di pivot titolare a Kevon Looney.

 

Houston Rockets: B –

I Rockets erano privi di scelte all’ultimo draft e hanno sonnecchiato in offseason fino a quando non hanno esploso il colpo mettendo a segno la trade dell’anno. Lo scambio che ha portato Westbrook a Houston, risolvendo allo stesso tempo la grana Chris Paul, ha portato clamore e hype attorno alla franchigia texana. Ecco, da qui a dire che la combinazione Harden-Westbrook possa portare a risultati che giustifichino una mossa in grado di pregiudicare il futuro della squadra – e non solo per il salasso a livello di scelte cedute – ce ne passa. Si starà dunque a vedere.

Certamente è apprezzabile il fatto che Morey sia riuscito ad evitare la cessione di Gordon e a rifirmare Rivers e Green omettendo così di impoverire il supporting cast della squadra.

 

Los Angeles Clippers: A

Non possiamo esimerci dal dare atto alla dirigenza dei Clippers di aver messo a punto una mossa che vale doppio. Accaparrarsi Paul George via trade ha comportato come diretta conseguenza l’acquisto di Kawhi Leonard. Così in un sol colpo i Clippers sono passati dall’essere una squadra priva di stelle a poter disporre di due tra i primi dieci giocatori della lega.

Anche se l’hype attorno alla squadra di Rivers sembra leggermente eccessivo e permangono alcuni dubbi sul resto del roster, il fatto di aver trasformato la squadra in una contender rende Jerry West – lasciate perdere il fatto che nominalmente sia solo un “consulente” e che abbia minimizzato i suoi meriti per il mercato dei Clips – un protagonista assoluto dell’estate NBA.

 

Los Angeles Lakers: A

I Lakers per default sono sempre stati e saranno sempre una franchigia anomala, tanto più nella caotica e complessa situazione dirigenziale degli ultimi anni. Senza dimenticare, a proposito di anomalia, il ruolo che Lebron James (insieme alla Klutch Sports) ha assunto anche in quel di Los Angeles.

Sta di fatto che in tutto ciò la franchigia gialloviola ha avuto senza alcun dubbio un impatto notevole nel mercato estivo. Aver portato Davis ad L.A. senza sacrificare Kuzma è una vittoria strepitosa. Come del resto risultano tutte logiche e sensate le altre mosse di rilievo realizzate da Pelinka (o Lebron o chi per lui): Danny Green, Avery Bradley e il ring-hunter seriale DeMarcus Cousins.

Dunque, possiamo certamente affermare che il lavoro in offseason ha creato i presupposti per rivedere i Los Angeles Lakers al vertice della lega.

 

Memphis Grizzlies: A –

I Grizzlies non sono certo rimasti alla finestra in questa offseason. Anche se nell’immediato difficilmente vedremo un grosso salto di qualità, le manovre della dirigenza di Memphis danno la sensazione di poter impattare positivamente sulla traiettoria futura della franchigia nel medio-lungo termine.

Liberarsi del contratto mastodontico di Mike Conley e puntare sull’elettrizzante Ja Morant è un passo avanti notevole per il rebuilding della franchigia. E a proposito di talenti giovani, è stato acquisito per pochi spiccioli Josh Jackson, che a Phoenix ha avuto poche chance di mettersi in luce ma in un contesto come Memphis potrà avere un ruolo di primo piano e una maggior quantità di tiri a disposizione.

Molto interessante anche il rookie da Gonzaga Brandon Clarke, atleta formidabile che sebbene abbia davanti la rising star Jaren Jackson ha tutto ciò che serve per poter diventare un buon giocatore NBA.

 

Minnesota Timberwolves: D

Nulla da dichiarare per ciò che riguarda la free agency dei Minnesota Timberwolves. I rumors attorno a D’Angelo Russell si sono conclusi con un nulla di fatto e per il resto la dirigenza dei T-Wolves non ha realizzato alcunché di notevole.

L’unico punto rilevante della loro estate è la scelta di fare trade-up per arrivare ad uno dei prospetti più interessanti tra quelli a disposizione, ossia lo swingman da Texas Tech Jarrett Culver. Una mossa che per altro indebolisce ulteriormente la posizione già traballante di Andrew Wiggins perennemente in odore di trade.

 

New Orleans Pelicans: A

Rinunciare al proprio franchise player senza indebolire la squadra è una vera e propria impresa, a maggior ragione se l’uomo in questione si chiama Anthony Davis. Eppure, grazie al lavoro del GM David Griffin, malgrado l’addio del loro miglior giocatore i Pelicans perlomeno sulla carta rimangono ampiamente competitivi nella corsa ai playoff della Western Conference.

Alvin Gentry avrà a disposizione un roster con un reparto esterni finalmente profondo con i nuovi arrivati Ingram, Hart, J.J. Redick e il rookie da Virginia Tech Nickeil Alexander-Walker. Inoltre a giocarsi il posto a fianco della prima scelta assoluta Zion Williamson ci saranno altre due facce nuove, ossia Derrick Favors e l’ottava scelta dell’ultimo draft Jaxson Hayes.

Insomma, con un po’ di fortuna in sede di lottery e grazie all’abilità del loro general manager, anche senza Davis i Pelicans rimangono una squadra assolutamente rispettabile.

 

Oklahoma City Thunder: B

La sculacciata rifilata da parte di Lillard e soci oltre ad aver “risvegliato le coscienze” degli addetti ai lavori a convinto Sam Presti a fare il grande passo verso il rebuilding. Ad OKC hanno letteralmente buttato giù tutto in attesa di ricostruire su altre basi in tempi difficilmente quantificabili. L’epoca del numero 0 al comando della franchigia è archiviata, mentre Paul George è finito ad L.A. sponda Clippers a far coppia con Kawhi Leonard.

E potrebbe non essere finita qui, in quanto Chris Paul, arrivato da Houston nell’ambito dell’affare Westbrook, ha già manifestato l’intenzione di rendere il soggiorno in Oklahoma il più breve possibile, desiderio ampiamente corrisposto per altro dalla franchigia, anche se risulta difficile credere che Presti possa trovare qualcuno disposto a farsi carico degli oltre 120 milioni che la point guard dovrebbe percepire nei prossimi tre anni.

 

Phoenix Suns: D

Disporre di tanto talento giovane non porta di per sé a risultati importanti senza una chiara progettualità a riguardo. In quel di Phoenix il talento abbonda ma allo stesso tempo è alquanto complesso interpretare la linea – ammesso che ve ne sia una – che la franchigia intende perseguire. Tanto per cominciare il nuovo head coach Monty Williams sarà il quarto in altrettanti anni a sedere sulla panchina dei Suns.

Oltre a ciò, si fa fatica a trovare un filo logico dietro le scelte del front office in offseason. Dar via T.J. Warren, ossia un giocatore in ascesa reduce per altro dalla sua miglior stagione e scambiare Josh Jackson senza aver mai provato a farne un protagonista nelle ultime due stazioni ricominciando da capo con altro rookie, Cam Johnson di UNC, sono mosse contraddittorie che confermano la sensazione che dalle parti di Phoenix le idee siano più confuse di quanto si possa credere.

 

Portland Trailblazers: B –

I Blazers solitamente ingessati dalla situazione salariale a questo giro hanno dato parecchi segnali di vita durante l’offseason.
Con Nurkic in procinto di saltare perlomeno la prima metà di stagione, la franchigia dell’Oregon ha scelto di lasciar partire Kanter ed è arrivata a concludere uno scambio col quale ha ottenuto da Miami Hassan Whiteside.

Per gentile concessione degli Atlanta Hawks è arrivato a Portland Kent Bazemore in cambio di Evan Turner, che immaginiamo abbia lasciato ben poche vedove a Rip City. Infine va segnalata la firma del croato Hezonja che migliora senz’altro la qualità offensiva della panchina.

Non si può ignorare però il fatto di aver sacrificato due giocatori versatili come Aminu e Harkless, cosa che potrebbe abbassare ulteriormente la qualità delle performance, già non proprio elevatissima, della difesa di Terry Stotts.

 

Sacramento Kings: C

Dopo la scossa tellurica di fine stagione, ossia il discutibile licenziamento di coach Joerger e l’ancor più discutibile scelta di sostituirlo con Luke Walton, i Sacramento Kings si sono mossi con cautela in offseason. Ovviamente hanno rifirmato Harrison Barnes – garantendogli un ingaggio importante ma in linea con le tendenze del mercato NBA – e messo poi in atto una serie di mosse volte a puntellare il roster.

Il free agent Dedmon sarà chiamato a sostituire Cauley-Stein nel ruolo di centro titolare, inoltre a Sacramento hanno trovato in Trevor Ariza il difensore di livello che cercavano e hanno coperto la posizione di backup per De’Aaron Fox firmando un giocatore affidabile come Cory Joseph.

 

San Antonio Spurs: C

Come da tradizione, in sede di draft gli Spurs non hanno mancato di scegliere (per la precisione alla 19) il solito international, nello specifico il croato Samanic, classica power forward slava dalle mani ben educate mentre alla 29, un po’ a sorpresa, si sono trovati per le mani la guardia da Kentucky Keldon Johnson.

Poca roba invece in free agency. Uno scambio con gli Wizards ha portato nel Texas Demarre Carroll con il lettone Bertans ha intrapreso il percorso opposto ed è stato inoltre firmato Trey Lyles in uscita da Denver. Per il resto rimane da evidenziare la conferma di Rudy Gay.
In buona sostanza la squadra non si è indebolita né rinforzata in modo consistente, il che nell’Ovest ipercompetitivo della prossima stagione rischia di tagliar fuori “gli speroni” dalla corsa alla postseason.

 

Utah Jazz: B –

I Jazz si sono mossi per fare un passo in avanti in un Ovest in cui l’asticella andrà sempre più in alto.

Conley è un upgrade rispetto a Rubio ma il suo contratto è decisamente tra i peggiori dell’intera NBA. Molto interessante l’aggiunta di Bogdanovic. Il croato migliora la qualità offensiva della squadra ed è un terminale affidabile per il sistema offensivo di Quin Snyder il quale non sempre ha potuto disporre di interpreti particolarmente performanti in attacco. Allo stesso tempo va segnalata la perdita di Derrick Favors che coach Snyder spera possa essere colmata da Jeff Green e Ed Davis.

Per alcuni i Jazz disegnati dall’offseason sono addirittura una contender. Affermazione che si potrebbe definire, per così dire, quantomeno creativa.

2 thoughts on “Western Conference: le pagelle dell’offseason

  1. Contender magari no, ma i Jazz mi sembrano buoni, profondi, attrezzati, potrebbero togliersi delle soddisfazioni, ma potrebbero anche avere difficoltà in una conference così tosta.
    I Rockets erano rimasti al palo e hanno fatto una scommessa grossa con Westbrook: potrebbe andare bene, ma potrebbe essere un team sul punto di esplodere.
    GS ha perso Durant e quindi non ripartirà da favorita; certo un team con KT, Curry, Green ai p.o.voglio vedere quanto sarà spazzato via facilmente….Russell potrebbe fare bene in un sistema così rodato come quello degli Warriors.
    Blazzers fermi come pali della luce sui viali.
    Manphis, mercato che sarà giudicato fra un paio di anni non oggi.
    Clippers hanno firmato KL e questo fa di loro i vincitori, vengono da ottima stagione, coach preparato e amato dai giocatori, George è affamato di vittorie e sono di certo candidati per il titolo.
    Lakers, prendere Davis e non perdere Kuzma mi sembra un ottimo risultato, loro puntavano ad altro ancora, non ci sono riusciti e per me non sono fortissimi, ma hanno un Re che vuole ritrovare copertine esclusive, pubblico e riaffermarsi, altra stagione che può andare benissimo o con isterie e sconfitte improvvise.
    Pellicans grazie all’enorme culo che si ritrovano hanno beccato Zion che potrebbe essere un giocatore dominante per anni, hanno firmato gente di qualità e pur perdendo il loro pezzo più pregiato possono pensare anche ai p.o.
    San Antonio: temo che per qualche anno non penseranno ad altro se non al fatto che avevano un campionissimo in casa e non sono riusciti a tenerselo.
    Kings: di talento ne hanno molto e sembrerebbero in crescita, ma non hanno aggiunto nulla al loro roster per farli esplodere e potrebbero pagare un prezzo salato a questo immobilismo.
    OKC: alla fine hanno optato per ricostruire, anche qui un mercato che va valutato fra qualche anno, non oggi.
    T-Wolves: non pervenuti.
    Suns: accumulano talento, ma come ha dimostrato Phila, bisogna saper scegliere bene al draft(Phila a parte 2 colpi ha scelto malissimo pur accumulando talento)altrimenti è inutile.
    Dallas: certo sperava in meglio e ha solo rifirmato quello che c’era già, ma i Mavs sono franchigia attiva e sempre propositiva, a Est già con questo roster puntavano ai p.o. con scioltezza, a Ovest tutto più complicato.
    Denver: poteva essere più aggressiva, alla fine è rimasta ferma e ciò non è detto che garantisca gli stessi splendidi risultati della stagione precedente.

  2. Anche la perdita di igoudala e Livingstone per Golden state vuol dire tanto.. Giocatori molto importanti per l’epoca dei warriors..

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