Atlanta Hawks: B+

Gli Hawks hanno concretizzato in pieno i loro piani per il draft. Sono riusciti a fare trade-up per assicurarsi il giocatore che volevano, quel De’Andre Hunter che rappresenta il prospetto difensivo versatile che mancava a roster e che in quel contesto avrà la possibilità di affinarsi offensivamente senza eccessiva pressione. Poi alla 10, con un po’ di fortuna, hanno avuto l’opportunità di draftare Cam Reddish, giocatore semplicemente perfetto per il tipo di pallacanestro che intendono giocare in quel di Atlanta.

In sede di free agency hanno ritenuto opportuno lasciar andare Dewayne Dedmon e realizzato una serie di trade per ottimizzare la loro situazione salariale. Meno comprensibile invece lo scambio con cui si sono separati da Kent Bazemore ricevendo in cambio da Portland Evan Turner.

 

Boston Celtics: C

Non era semplice per Danny Ainge muoversi in offseason dopo il disastro dell’ultima stagione con relative conseguenze. L’addio a Kyrie Irving era scritto da mesi ma l’arrivo di Kemba Walker per occupare la slot lasciata libera da Uncle Drew è tra i principali motivi di interesse della prossima stagione. Staremo a vedere se Kemba riuscirà a fare il salto di qualità per poter essere il franchise player dei Celtics.
Interessanti anche le scelte al draft: Romeo Langford è un talento offensivo di rara finezza e Grant Williams, ala da Tennessse, per caratteristiche e maturità sembra un fit perfetto per le rotazioni di Brad Stevens, anche se rimane qualche dubbio sull’adattamento ai ritmi del basket NBA.

In tutto ciò non si può ignorare il divario tecnico rispetto alla squadra del 2019 per ciò che riguarda il reparto lunghi. Marcus Morris ha salutato la compagnia e come lui Al Horford, finito per giunta ai rivali diretti di Philadelphia, inoltre con una scelta perlomeno discutibile si è provveduto a spedire Aron Baynes ai Suns per poi firmare Enes Kanter, ad oggi, ed  è tutto dire, miglior centro a roster per Boston.

 

Brooklyn Nets: A

I Nets erano tra le squadre più attese in vista della free agency e non hanno affatto tradito le aspettative. Dopo aver fatto da spettatori al draft, hanno calamitato a Brooklyn due dei top free agents sul mercato ossia Kevin Durant (in seguito a un sign-and-trade che ha coinvolto D’Angelo Russell) e Kyrie Irving. Con una mossa onerosa hanno inoltre puntato decisi su DeAndre Jordan, anticipando i Los Angeles Lakers nella speranza che il suo rendimento, in particolare nella metà campo difensiva, li ripaghi dell’investimento.

Le mosse di Sean Marks hanno dunque messo a disposizione di coach Atkinson un roster con cui poter competere nella Eastern Conference. Anche se probabilmente, vista la situazione fisica di Durant, più per il 2021 che per la prossima stagione.

 

Charlotte Hornets: F

Da quando la squadra è di proprietà di Sua Maestà il Numero 23 non si può certo dire che siano mancate scelte dirigenziali e tecniche perlomeno discutibili. Beh, nel corso dell’estate a Charlotte sono riusciti a superarsi oltre ogni aspettativa negativa. Come prevedibile l’idea di maxare Kemba Walker non era nei piani della franchigia, il che ci porta a chiederci per quale ragione il front office non abbia esplorato convintamente le possibilità di trade che si erano aperte nell’estate scorsa, accettando così di andare scientemente incontro a quanto si è poi concretizzato.

Con Walker a Boston gli Hornets perdono il 50% del proprio attacco e il suo “erede”, Terry Rozier, a cui è stato garantito per altro un contratto notevole per un giocatore da 9 punti di media nell’ultima stagione, lascia molte perplessità. Se negli ultimi anni si è quantomeno accarezzato il sogno playoff, per il 2020 dalle parti di Charlotte dovranno rassegnarsi a languire nuovamente in fondo alla classifica dell’Est.

 

Chicago Bulls: B

Tra le franchigie più interessanti ad Est, i Bulls hanno messo a segno una serie di mosse molto interessanti per il loro progetto a medio termine. Sono infatti intervenuti con decisione sul loro ruolo più debole, quello di point guard, scegliendo di sfiduciare Kris Dunn (e non ci sentiamo di dargli torto) aggiungendo a roster due playmaker, per quanto atipici, come Coby White (intrigante prospetto di UNC draftato con la settima scelta assoluta) e l’ex Wizards Tomas Satoranski.

Buona presa anche il veterano Thaddeus Young che andrà ad aggiungere esperienza rinforzando il giovanissimo frontcourt della squadra. L’idea che i Bulls hanno di sé e del loro futuro è abbastanza chiara. Staremo a vedere se la strategia di puntare tutto sui giovani pagherà i dividendi sperati, di certo le scelte della loro offseason non potevano essere più funzionali rispetto a tale piano.

 

Cleveland Cavaliers: D

In riva al lago Erie ci sono abituati, senza LeBron sono tempi duri per davvero e la loro offseason non lascia presagire un turnaround in tempi brevi. Il GM Koby Altman è riuscito a scaricare J.R. Smith a costi contenuti ma si è dovuto rassegnare all’idea di disfarsi di Tristan Thompson soltanto una volta concluso il legame contrattuale che lo lega alla franchigia (cosa che per fortuna avverrà nell’estate del 2020). Rimane invece ancora viva la possibilità di tradare Kevin Love, la cui presenza ha poco senso nei Cavs odierni ma che può attrarre l’attenzione anche di qualche squadra di alto livello in cerca di un’aggiunta di qualità.

Sul fronte rookies, si fa fatica a comprendere la scelta di delegittimare dopo una sola stagione Collin Sexton scegliendo con la quinta chiamata la point guard di Vanderbilt Darius Garland. Entrambi amano avere la palla in mano e difficilmente coesisteranno nel backcourt. Unico vero punto a favore per il front office di Cleveland è essere riusciti a convincere uno dei migliori head coach della pallacanestro collegiale, John Beilein, a lasciare University of Michigan per accettare un progetto così fumoso e poco definito.

 

Detroit Pistons: C

In offseason Detroit è stata tra le più sottotono, i Pistons hanno perso poco ma non hanno neppure fatto grosse aggiunte al proprio roster. La mossa più di rilievo è l’aver firmato da svincolato Derrick Rose, ossia un giocatore oramai in grado tutt’al più di dare un po’ di spinta all’attacco in uscita dalla panchina.

Curiosa poi la scelta di draftare un prospetto atleticamente interessante ma tra i meno NBA-ready nell’immediato come il francese Sekou Doumbouya. Una chiamata che, per quanto possibile, confonde ancora di più le idee sui progetti presenti e futuri della franchigia.

 

Indiana Pacers: B

Il roster di Indiana è tra i più rivoluzionati dall’offseason. I Pacers hanno perso tre quinti del loro quintetto base – Bodganovic, Young e anche Darren Collison, ritiratosi ad appena 31 anni – oltre a Wes Matthews e Cory Joseph. Allo stesso tempo però si sono mossi bene sul mercato per colmare tale vuoto. Spicca su tutte la mossa con cui hanno portato nell’Hoosier State Malcolm Brogdon, a cui toccherà mostrare di valere i gradi cuciti addosso da un contratto certamente pesante.

Molto interessanti anche le firme di T.J. Warren, che sembra un elemento particolarmente adatto al gioco di McMillan, e di Jeremy Lamb. Se le loro prestazioni confermeranno le aspettative, i Pacers potranno ammortizzare nel migliore dei modi l’assenza di Oladipo rimanendo in linea di galleggiamento in attesa che la loro stella torni a calcare i parquet NBA.

 

Miami Heat: B+

Con un giro complesso che ha coinvolto Blazers, Clippers e 76ers, Pat Riley è riuscito a portare a South Beach il talento di Jimmy Butler. La mega-trade ha comportato l’addio di un giocatore brillante come Josh Richardson, anche se la perdita risulta ampiamente compensata dall’aver sbolognato il fardello che porta il nome di Hassan Whiteside ai Portland Trailblazers.

L’ultima stagione aveva segnato un passo indietro per la squadra la quale è riuscita dunque ad assicurarsi la superstar che mancava da qualche anno, senza però smantellare il gruppo con cui coach Spoelstra è riuscito a costruire un contesto di pallacanestro particolarmente interessante. Sarà interessante capire fino a dove potranno arrivare.

 

Milwaukee Bucks: B

Com’era prevedibile, i Bucks hanno dovuto accettare di rinunciare a Malcolm Brogdon, perchè l’offerta dei Pacers non era tecnicamente pareggiabile dalla franchigia del Wisconsin in una situazione in cui la priorità era rifirmare, com’è avvenuto, il secondo violino della squadra Khris Middleton. Come Middleton anche Brook Lopez, ritenuto particolarmente prezioso da Budenholzer, tornerà a vestirsi in maglia Bucks nella prossima stagione e con lui, a fare da suo backup, ci sarà il fratello minore Robin Lopez, uno dei due free agents firmati dal GM Jon Horst insieme a Wesley Matthews.

In buona sostanza a Milwaukee sono riusciti a portare a termine ciò che si erano prefissati, ossia mantenere quasi intatto il roster dell’ultima annata, riducendo al minimo indispensabile i sacrifici necessari.

 

New York Knicks: F

Il miglior free agent firmato dai Knicks? Non è Kevin Durant, non è Kyrie Irving, né Kemba Walker e neppure Jimmy Butler. Il meglio che la dirigenza di New York è riuscita a reperire sul mercato si chiama Julius Randle e la gag con cui in una puntata recente di First Take Max Kellerman ha consegnato con fare beffardo la maglia dell’ex Lakers al suo compagno d’onda (noto Knickerbocker) Stephen A. Smith è il riassunto più incisivo di quanto avvenuto nella offseason bluarancio.

Non essere riusciti ad attrarre un campione o qualcuno che gli potesse assomigliare in un big market come New York è una sconfitta clamorosa ed umiliante per la dirigenza, la quale perlomeno è riuscita a non sbagliare il draft, anche perché chiamare RJ Barrett alla numero 3 assoluta era a quel punto una pura formalità.

 

Orlando Magic: C

I Magic, dopo aver conquistato l’accesso alla postseason nell’ultima annata, hanno evidentemente scelto di portare avanti l’idea di mantenere intatto o quasi il roster. Con ciò si spiega il fatto di aver rifirmato Nikola Vucevic, che è indubbiamente un giocatore di livello ma che occupa un ruolo in cui a roster non mancano le alternative (più o meno futuribili che siano). Nonostante si potesse pensare ad un sacrificio per andare poi a lavorare sui ruoli meno coperti, alla fine la scelta è stata quella di tenere il montenegrino, così come sono stati confermati Terrence Ross, il lungo di rotazione Khem Birch e anche Michael Carter-Williams.

Le uniche due facce nuove a disposizione di coach Clifford saranno Al-Farouq Aminu, free agent in uscita da Portland e il rookie da Auburn Chuma Okeke. Due scelte curiose del front office dei Magic, in quanto entrambi per caratteristiche tecniche e fisiche fanno scopa con più di un giocatore in squadra (su tutti Jonathan Isaac).

 

Philadelphia 76ers: B

L’idea di confermare in blocco il quintetto che ha concluso l’ultima stagione è rimasta per l’appunto un’idea. Philadelphia ha confermato Tobias Harris ma non Jimmy Butler, che ha preso la via di Miami. Nell’ambito del megascambio i Sixers hanno però ottenuto Josh Richardson, il quale non avrà le doti balistiche di JJ Redick (finito ai New Orleans Pelicans da svincolato) ma aggiunge fisicità e talento difensivo. A proposito di difesa, sarà interessante vedere l’impatto del rookie Mathias Thybulle, 20esima scelta all’ultimo draft e autentico lockdown defender. Senza dimenticare inoltre l’arrivo di Al Horford: considerando le trentatre primavere le cifre del suo contratto lasciano perplessi, ma l’idea di vederlo di fianco a Joel Embiid è particolarmente stuzzicante.

Nel complesso le mosse in offseason dei 76ers rendono poco plausibili le voci di un cambiamento di “ruolo” e impostazione tattica per Ben Simmons, anzi si può dire che conducano decisamente ad un progetto tecnico in cui l’australiano sarà inevitabilmente il cervello pensante della squadra per i prossimi 4-5 anni.

 

Toronto Raptors: D

I Raptors rischiano seriamente di diventare il terzo team della storia della NBA a mancare i playoff da campione in carica. Kawhi Leonard ha tenuto in sospeso Toronto fino alla fine, lasciando in ultimo la sua ex squadra con un pugno di mosche in mano e senza il tempo e il margine per muoversi di conseguenza sul mercato.

Se coach Nick Nurse riuscisse anche soltanto a portare la squadra ai playoffs, visti gli sviluppi della loro estate, i Raptors potrebbero senz’altro dirsi soddisfatti, considerando che (nonostante la prevedibile crescita allo status di All Star per Pascal Siakam) per i canadesi il passo dall’anello alla lottery rischia di rivelarsi estremamente breve.

 

Washington Wizards: D

Quella degli Wizards non è una situazione confortevole. I problemi fisici di John Wall, Mister 170 milioni, comportano una serie di implicazioni non da poco e non necessariamente di tipo meramente tecnico. La superstar di Washington probabilmente salterà l’intera stagione 2019/2020, cosa che ha convinto la franchigia a dare una chance ad Isaiah Thomas nel ruolo di point guard. Oltre alla suggestione di un possibile rilancio ad alti livelli dell’ex-Celtics, per i tifosi della capitale c’è però davvero poco di cui rallegrarsi.

Il roster disegnato dall’offseason è infatti tecnicamente poverissimo e il loro frontcourt titolare è probabilmente il peggiore della lega. In una situazione simile, neppure essersi finalmente sbarazzati della salma di Dwight Howard può consolare poi così tanto.

One thought on “Eastern Conference: le pagelle dell’offseason

  1. Bellissima carrellata, peccato per il massacro della lingua italiana: maxare, tradare, draftare.

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