Non vorremmo iniziare l’articolo con una battuta sgradevole sui terremoti, vista la loro drammaticità e soprattutto attualità, ma l’infortunio occorso a Kevin Durant nelle Finals, e di cui abbiamo abbondantemente trattato, ha generato una scossa terribile nell’intero sistema cestistico a stelle e strisce, provocando una reazione a catena verso una decina di franchigie, in primis la squadra del mitico Spike Lee.
I Knicks, dopo decenni di scelte dirigenziali orribili, erano infatti finalmente pronti a sferrare attacchi multipli verso il futuro hall of famer, a cui poi eventualmente affiancare altri free agent di spessore, visto uno spazio salariale molto ampio, col quale promettere top contract e benefit a parecchie stelle in cerca di una nuova casa.
Durant invece, liberatosi in modo quantomeno sospetto dei Warriors, lasciando ai maliziosi intendere qualche responsabilità su una non oculata gestione dei suoi problemi al polpaccio, ha raggiunto Irving (altro obiettivo qui a New York) a Brooklyn, per puntare entro tre anni ad assaltare la Eastern Conference.
Allo stesso modo Anthony Davis ha ceduto alle avance del miglior “general manager giocatore” di tutti i tempi, seguendolo in California sponda Lakers, mentre Leonard e George ai Clippers promettono un derby spettacolare.
Concludendo: il crack di KD – unito a quello di Thompson – ha reso nel futuro prossimo più democratici i Dubs, ha spinto stelle in voga ad andare a Ovest per tentare l’approdo alle Finals e tolto la Grande Mela come meta principale per tentare di costruire da zero un nuovo regno preferendo, nel caso di Irving ripartire dai Nets, franchigia già ricca di talento, colma di individualità e con un passato recente fatto di un più che dignitoso campionato concluso ai playoff, e in quello di Butler tentare la fortuna in Florida nel post D-Wade, forte di una garanzia di successo chiamata Pat Riley, a differenza dei Knicks, le cui fondamenta sono oggi tutto fuorché stabili.
Alla sfortuna di un così complesso concatenamento di situazioni sfavorevoli, si era precedentemente aggiunta quella di aver solo sfiorato il tag per Williamson al draft, ripiegando così sul suo collega di college Barrett.
Non è la stessa cosa ovvio, Zion deve dimostrare il suo talento, mettendosi innanzitutto a regime a livello fisico – come visto nel debutto in Summer League con relativo infortunio – e disciplinarsi in particolare nella fase difensiva ma anche negli jump shoot; dunque non averlo a roster non indica un’occasione persa per risorgere dalle ceneri, come invece sarebbe avvenuto con certezze del calibro di Durant, Leonard o Anthony Davis per esempio; non è nemmeno da escludere che per caratteristiche fisiche sia proprio RJ ciò di cui c’era bisogno per ripartire da capo. Il rookie poi, non ha assolutamente fatto mistero di avere tra i suoi obiettivi quello di riformare la magica coppia che ha incantato i tifosi Blue Devils.
Quando non si sa e soprattutto ad oggi né NY né NOLA hanno l’appeal per poter proporre trade e quindi i suoi proclami potrebbero riferirsi alla scadenza contrattuale, quando il duo si incontrerebbe altrove. Hanno performato entrambi quasi 23 punti di media a Duke e statistiche simili su assist e rimbalzi con la stellina canadese a dare però maggiori sensazioni di “normalità” rispetto al portentoso compagno di squadra. Anch’egli non sta del tutto convincendo nella preparazione estiva, dove sembra sovente in apnea.
Questa lunga premessa è stata da noi pensata per giustificare tutte le mosse presenti e future dei Knicks, i quali rispetto al passato ci appaiono come un team che ha sfiorato la luna ma che si ritrova, più per un fato avverso che per demeriti propri, ad avere ancora una volta pochi obiettivi e ad essere stati sedotti e abbandonati da un destino crudele.
Aver rinunciato ad aspettare Porzingis per liberare spazio salariale da investire nell’attuale sessione di mercato si è dunque rivelato un boomerang, che lascia James Dolan, Steve Mills e Scott Perry con il colpo in canna e la 24enne superstar lettone pronta a sbocciare definitivamente altrove.
Leonard, ultimo pezzo da novanta da incontrare, è stato accantonato forse con una scusa – il voler fare prima colloqui in California – dato che sarebbe eventualmente stato l’unico top splash ormai rimasto disponibile, mentre da queste parti, con gli adjustment fatti in passato, si contava di istituire un Big Three bello e buono col quale competere da subito. Inoltre le stanze di comando hanno sicuramente preventivato che Kawhi avrebbe messo New York non in cima alla sua scala gerarchica e giocando quasi d’anticipo hanno assaltato la free agency su profili secondari.
Si è ripiegato sulle firme istantanee di Bobby Portis (31M per 2), Taj Gibson (20M per 2), Reggie Bullock (21 per 2), Wayne Ellington, Elfrid Payton (16M l’uno biennale) e Julius Randle (63M per 3 anni), forse unico uomo di spessore in base all’ultimo torneo.
Ci asteniamo sui giudizi, visto che 70.4M di salary cap “bruciati” al primo giorno per trasformare un penoso roster in uno al massimo discreto sono molti, anche se con la team option sull’ultima stagione a fare da paracadute, si rinvierebbero i sogni di gloria al 2021, anno in cui Giannis diverrà free agent; soprattutto il tesoretto – ribadiamo – era frutto di un lavoro certosino per divenire immediatamente contender a est!
Le giustificazioni alle quali abbiamo attinto ci permettono perciò di legittimare le strategie odierne rispetto ai fallimenti del passato, quando gli assalti alle superstar risultarono goffi e privi di “tattica”. Siamo sicuri difatti che i Knicks avrebbero rappresentato per gente matura e vincente come Durant e Leonard un affascinante viatico dal quale ripartire, portandosi dietro a domino altri illustri colleghi.
Virare sulle “seconde scelte” in questo caso non ci sembra uno smacco o un insuccesso, ma una logica conseguenza di questa pazza estate NBA, iniziata la notte del 10 Giugno a Toronto, quando il tifoso Knickerbocker ha di colpo capito per l’ennesima volta che i lunghi 46 anni di digiuno per i blu arancio sarebbero stati prossimi ad aumentare.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.
Ricordate i Knicks di D’Antoni e Gallinari? a mio parere N.Y.doveva ripartire da essi, fornendo un gioco piacevole, giovani interessanti, ecc., invece vollero prendere Melo pensando che poteva portarli al titolo, da lì hanno iniziato a scemare e a vivacchiare senza strategia. Qualche anno fa ulteriore svolta: riprendere la linea verde, scelte, giovani e liberarsi di vecchi giocatori bolliti. Nel mezzo la sfiga: mai una prima scelta di quelle che non lasciano dubbi, il lettone che si infortuna e si sono ritrovati al punto di partenza. Questa estate è l’emblema del fallimento: nessun f.a.forte, 6 giocatori presi che hanno solo un po’ di nome, esperienza ma tanti anni sulle spalle e il solo Randle che pare affidabile, una catastrofe. Tuttavia per me dovrebbero convincersi di una cosa: ricostruire con le scelte un sistema che negli sport USA dà cmq dei buoni risultati. Che se ne fanno di giocatori di esperienza se tanto non punterai ai p.o. prossimo anno?, accumulare scelte su scelte stile Celtics e Phila, fare 3 anni brutti e poi essere pronti a ripartire e, in 3 anni di molte scelte, qualcosa avrai pure tirato fuori, no? Tanto così nel limbo fra vecchie glorie e giovani mediocri non attiri neppure i f.a.che contano, essi vogliono qualche garanzia in più. Capisco che a N.Y.perdere sia peggio che a OKC e Sacramento, ma tanto a cosa serve questo modo di amministrare la franchigia fatto di un progetto che appena nasce viene abbozzato e questi strappi inutili? Capisco che la stampa newyorkese sia terribile, ma se spieghi cosa stai facendo, perdere oggi per vincere domani, forse ti capiscono, che senso ha perdere la tua stella per avere più spazio da offrire ai f.a. quando hai appeal pari a zero. Cosa veniva a fare Irving? la coppia con Knox?
Vero Tarpley, ricordati sempre xò che i Knicks come valore assoluto sono sempre ai vertici (almeno secondo Forbes) e qualunque mossa viene amplificata da fans e media..la sfiga ti ha tolto di mezzo x la prox stagione e le 72 milioni di di fiches da spendere sono rimaste sul tavolo..che fare?? Squadre senza pressione avrebbero atteso come dici tu, qui invece 6 obbligato ad agire e rilanciare..