La sintesi:
Golden State, da copione, vince gara 1 delle Western Conference Finals con il punteggio di 116-94, senza Kevin Durant, dominando una partita dal ritmo blando ed incostante in una Oracle Arena con moltissimi posti vuoti.
Per i padroni di casa decisiva la prestazione di Curry con 36 punti e 9 triple. Solide le prestazioni difensive di Green, Iguodala ed in generale di tutto il roster dei padroni di casa sfruttato “a fondo” da Steve Kerr (11 giocatori su 13 utilizzati oltre i dieci minuti di gioco).
Portland ha faticato in attacco chiudendo con meno del 30% da tre, con 21 palle perse (che hanno generato una trentina per gli avversari) e dalle prestazioni incolore degli attesissimi Lillard e McCollum.
E’ solo gara 1 e tutto può ancora succedere, ma, per ora, il palcoscenico sembra troppo grande e troppo luminoso per questi Trail Blazers.
Golden State Warriors:
Stephen Curry: 36 pts, 7 assist (fg: 12-23, 3pt: 9-15)
Klay Thompson: 26 pts (fg: 10-24, 3pt: 3-9)
Draymond Green: 12 pts, 10 r, 5 assist (fg: 5-11, 3pt: 1-3)
Portland Trail Balzers:
Damian Lillard: 19 pts, 4 assist (fg: 4-12, 3pt: 2-5)
CJ McCollum: 17 pts (fg: 7-19, 3pt: 1-5)
Enes Kanter: 10 pts, 16 r
Il pre-game
Ancora in post-sbornia dopo l’incredibile weekend di basket, che ci ha consegnato le 4 finaliste fra buzzer-beater e gare 7, bisogna già ricaricare le pile per le finali di conference. Una cosa difficile per noi spettatori, non oso immaginare per i giocatori.
Finale sorprendente di questa stagione NBA; quante persone tornando ad Ottobre avrebbero scommesso -escludendo i “soliti” Warriors- su Milwaukee, Toronto e Portland?
Credo nessuno (sano di mente), figuriamoci se ci mettiamo in mezzo l’infortunio di Nurkic e il fallimento di Boston: roba da fantascienza; eppure siam qui.
Manca un solo giro di giostra alle Finals e James Harden & Chris Paul già non ci sono più, così come Westbrook, George, Lebron James, Jokic, e altri insospettabili. Se poi volessimo mettere anche nell’equazione il fatto che -almeno per ora- siamo orfani anche di DeMarcus Cousins e Kevin Durant le cose si fanno davvero troppo complicate.
Fatemi provare a spiegare la cosa un po’ meglio almeno per le due contender di oggi:
Il momento degli Warriors:
Golden State dovrebbe arrivare a questo appuntamento con in testa unicamente l’idea di limitare i danni aspettando il rientro di Kevin Durant.
Beh, normale: quando il tuo miglior giocatore si rompe in gara 5 (contro Huston poi, che in teoria sarebbe la tua nemesi) dovresti già ritenerti miracolato ad esserci ancora, nei playoffs dico, e invece…
Invece, con i Warriors il condizionale è sempre d’obbligo: spalle al muro contro i Rockets di Harden e Paul, l’animale mitologico a tre teste (Curry-Green-Thompson) ha preso la situazione in mano chiudendo i conti sul 4-2 e stupendo nuovamente l’intero mondo cestistico.
Quindi nessun problema; tutto il gruppo ha risposto in maniera meravigliosa a Steve Kerr che ha elargito minuti praticamente a tutto il roster, ottenendo in cambio una prestazione monumentale, espugnando il Toyota Center e lasciando Chris Paul e Harden alla mercè della rete, sempre molto originale quando si tratta di linciare il barba per le discutibili prestazioni nella postseason:
James Harden is really the loss to the Warriors hard 😂 pic.twitter.com/5qr3qU0OBt
— NBA Memes (@NBAMemes) May 11, 2019
24.3 PPG | 5.7 RPG | 5.1 APG@StephenCurry30's BEST of the #NBAPlayoffs before Western Conference Finals Game 1 tips on Tuesday at 9pm/et on ESPN! #StrengthInNumbers pic.twitter.com/35izCfXUoI
— NBA (@NBA) May 13, 2019
Fra tutti, nella gara 5 di Houston, monumentale Curry: 33 punti in una partita inziata con 0 (si, Z-E-R-O) punti nel primo tempo su 12 tentativi, concludendo la gara con un paio di canestri da “testamento cestistico”.
I Warriors arrivano a questa sfida così, Durant o non Durant (sicuramente fuori per gara 1 e, probabilmente, 2), con il vento in poppa. Assurdo, già, ma parliamo di Golden State; la stessa squadra che da tre stagioni lotta con se stessa, più che con le altre squadre, per non annoiarsi, e non guardarsi troppo allo specchio.
Quale occasione migliore di questa per ricordare a tutti il valore di questo gruppo?
Il momento dei Trailblazers:
Sottotitolo: la classe operaia va in paradiso.
Ce ne sarebbero di storie da raccontare su quello che ha passato questo gruppo negli ultimi anni: da un ritratto del loro leader, Damian Lillard, passando per la trade di Aldridge, alle “schermaglie” fra McCollum e Durant, fino all’infortunio di Nurkic e alle trollate di Enes Kanter. Prometto mini-pillole qui e lì -come capperi nell’insalata russa- nei prossimi paragrafi.
Beh, iniziamo con il dire che si STRAMERITANO di essere qua, oggi, alla Oracle Arena: non mandi a casa Westbrook e Paul George e non espugni Denver in gara 7 se non te lo meriti, se non hai le palle di marmo, se non ci credi davvero.
L’ultima gara è stata ironicamente molto simile a quella dei Warriors: il loro leader, Damian Lillard, che inizia male, proprio come Curry (e quando dico male intendo 1-13: robe da visione vietata ai minori), ma che non molla. Portland che viene tenuta a galla dal secondo violino, CJ McCollum -che tira fuori dal cilindro una partita fantastica, come quella di Thompson a Houston- dando la possibilità a Dame di restare in gara, concentrandosi di più sul playmaking, e risultare fondamentale nel finale di partita, per concludere il tutto esplodendo in lacrime al rientro negli spogliatoi.
Damian Lillard emotional as the Blazers make the WCF 🙏🏽 How could you not be happy for this squad? Stuck together through tough times, built the squad up. Bounced back from a brutal first round last year, a lot of organizations would’ve fired their coach or traded CJ or Dame. pic.twitter.com/RRYxEmgA3v
— Ball Don't Stop (@balldontstop) May 12, 2019
Ottima la prestazione di tutti; peccato che “strength in number” se lo siano già presi i Warriors altrimenti verrebbe proprio voglia di usarlo con questi Trailblazer:
37 di McCollum, 13 di Lillard, ma tanto Kanter (6 su 13 dal campo e 12 punti totali) Harkless, Hood, Turner e tutti quegli altri meno famosi per cui ho dovuto ricontrollare come si scrive il nome nelle stats dell’ultima gara. Bravi loro.
https://t.co/I2KgF0AxUk i keep thinking about this
— hunter h (@HRETNUH) May 13, 2019
Portland in questa serie parte sfavorita, nemmeno spreco parole per dirlo, ma i pronostici della vigilia non sono troppo orientati, un po’ per l’incostanza del gioco dei californiani -che alternano, se mi passate l’analogia cinematografica, prestazioni da Oscar a cinepanettoni con Boldi e De Sica- ma anche per la resilienza di questi Trailblazers che hanno pienamente sposato il modo di vedere i basket dei suoi due leader, senza scorciatoie, senza trade, lavorando e costruendo, rispetto ad assemblare super team.
Dame & CJ, contro Steph & Klay, che la finale della Western Conference abbia inizio!
1° Quarto:
Mi piacerebbe dirvi che l’atmosfera è elettrizzante, che la tensione si taglia a fette e tutte quelle cose che fa figo dire durante una gara NBA live, e invece no: Oracle arena mezza vuota -non so se c’è un problema di traffico o che- e mezzo spenta. Non l’ho vista così “flebile” nemmeno per gare meno blasonate di regular season.
La partita inizia lenta, con molti errori e con le due squadre che si studiano usando da subito i loro quintetti “tipo”:
Curry-Thompson-Iguodala-Bogut-Green vs Aminu-Harkless-Kanter-McCollum-Lillard.
L’occasione è ghiotta per ricordare che la prima scelta del Draft (e quindi Zion Williamson) è andata ai Pelicans e che i genitori di Curry hanno deciso di dividersi le maglie dei figli e altre cose inutili così.
The coin flip has settled it 😄
Dell is representing Steph.
Sonya is representing Seth.(via @NBCSWarriors) pic.twitter.com/o6PZplZWFE
— ESPN (@espn) May 14, 2019
Portland: Lillard su Curry, McCollum su Thompson.
Niente di stravolgente per quanto riguarda le scelte difensive di quelli dell’Oregon: Green ed Iguodala sono sfidati al tiro dal primo istante di gioco, dando la possibilità alla difesa di concentrarsi sugli splash brothers.
Senza Durant i Warriors possono fare quel gioco sfavillante fatto di tagli, flow, extra pass e tutte quelle altre cose fantastiche che però, almeno oggi, non si vedono nemmeno per sbaglio.
I padroni di casa sembrano un po’ scarichi e, almeno per ora, non c’è traccia del furore profetico visto nelle gare 5 e 6 contro Houston.
Finisce con i Warriors sopra di 4 punti sulla tripla allo scadere di Hood sul 27-23.
Buona gara per Green e Lillard. Abbastanza incolore la prestazione di McCollum (1 su 4 dal campo). Un po’ freddi sia Thompson sia Curry che finiscono il primo quarto con 5 su 14 e una sola tripla.
2° Quarto
Come anticipato, coach Kerr utilizza a fondo la sua panchina: dopo poco più di 12 minuti solo Evans e Jones devono ancora sporcare il foglio delle statistiche.
Il quarto inizia con Livingston, Thompson (e fin qui ok) Cook, Bell e Jerebko (non proprio le primizie).
Lillard continua a macinare gioco, ma i punti continuano a non arrivare e CJ McCollum oggi non risponde: 1-6 dal campo per lui. Semplicemente troppo poco per il duo, anche includendo l’ottimo lavoro difensivo di Klay Thompson.
Portland resta comunque a contatto a metà quarto con 34-27 quando mancano 8′ alla pausa.
GS fa le prove tecniche della vittoria con il primo allungo firmato da Jerebko (!) che porta i californiani sul +10.
Difensivamente la partita la sta vincendo GS: Green regge da solo contro i lunghi di Portland ed ogni volta che Lillard e McCollum non sono in campo insieme le attenzioni che Iguodala e Green possono dedicare alle due superstar stanno distruggendo il ritmo offensivo di Portland.
Si va al riposo sul 54 a 45 per i padroni di casa.
3° Quarto.
Si rinizia con la pessima notizia (per Portland) che si è acceso Curry (Stephen) e, di conseguenza, la Oracle. Tre triple di Steph di fila ed è +16 Warriors.
Steph Curry's celebrations > pic.twitter.com/kjB35uLw2l
— SportsCenter (@SportsCenter) May 15, 2019
Curry, l’altro, quello di Portland, in dieci minuti ha fatto donuts o “uovo” come si direbbe in Italia: se speravate di raccontare questa finale come una sfida fratricida mi sa vi conviene trovare altri spunti…
I Warriors si portano saldamente al comando (+18) e dovrebbero chiuderla, ma… sono i Warriors: iniziano a guardarsi un po’ troppo allo specchio, prendere tiri discutibili e, nonostante l’odierna sterilità dell’attacco avversario, fanno riavvicinare Portland ad una decina di punti.
Ma oggi non è giornata per la squadra dell’Oregon: Ogni velleità di rimonta viene spenta da un’altra tripla insolente di Steph Curry (l’ottava, diamine).
Portland tira con il 25% da tre (34% dal campo in totale) e ha collezionato 19 palle perse (che hanno generato una 30ina di punti per i giallo-blu), ma stranamente non è sotto di 25-30 punti lasciandoci qualche speranza di vedere delle partite più incerte nei prossimi capitoli della serie.
Il quarto finisce con il punteggio di 77-71 per i Warriors.
Incredibile Steph Curry, già a 33 punti con ancora un quarto da giocare. Fondamentali Harkless (13 punti) e Rodney Hood (12 punti 3-5 dal campo) per quelli in trasferta che rimangono “nella scia” di Golden State.
4° Quarto
Si riparte con il quintetto “strength in number” per quelli della Bay: Thompson, Cook, Livingston, Jerebko, Bell. E’ subito +9 Golden State, con un paio di triple di Klay e Quinn (Cook).
Anche Portland inizia con Seth Curry e CJ McCollum in campo e Lillard in panca, ma la cosa dura poco. I secondi quintetti sembrano premiare i padroni di casa, così Dame Lillard è il primo a rialzarsi dalla panca: lo sconto di due minuti e dieci secondi sul quarto di gioco è sufficiente, ma nemmeno questo ferma i californiani.
Tripla di Klay, +11 Warriors e time out obbligatorio per Terry Sotts: Trail Blazers con le spalle al muro in questa gara uno.
Gli unici Warriors sotto il 50% sono Thompson e Cook autori comunque di un’ottima partita.
Rientra Curry per l’assalto finale: è subito +16.
Kerr va verso l’ultima frazione con il suo quintetto titolare e dopo un po’ di tira e molla GS piazza il parziale definitivo portandosi a casa gara uno con Draymond che sigla il 108-92 e chiama a raccolta tutti i restanti della Oracle.
Il resto del quarto è solo un riempimento dove trovano spazio e canestri (uno a testa) pure Evans e Jones, gli unici due non entrati ancora a referto. Finisce 116-94 per quelli in casa.
1-0 Warriors, e pace in terra agli uomini di buona volontà. A Giovedì!:)