L’arrivo di Jimmy Butler sta aiutando i 76ers e la città dell’amore fraterno ad avvicinasi alla vetta dell’Atlantic Division, il girone più duro e competitivo ad Est che potrebbe portare al cospetto del campione stagionale dell’Ovest un roster all’altezza per affrontare le Finals alla pari.

Dopo un normale rodaggio iniziale, le otto vittorie consecutive intervallate dalla sconfitta a Cleveland sono un ottimo biglietto da visita per il maturo ventinovenne e grande giocatore da Marquette abile a rimanere sui 20 punti di media in ogni stagione dal 2014 a Chicago fino alla burrascosa ed ultima esperienza nel Minnesota.

Anche oggi si sta dimostrando una voce di spicco nello spogliatoio visto l’approccio col quale sprona i compagni e come da nuovo arrivato cerca di mettersi al servizio degli altri diminuendo i tiri tentati ma non tirandosi indietro però nei momenti decisivi.

Certo che Wizards, Knicks, Nets, Suns e Hornets non rappresentano ostacoli duri per chi ambisce ad essere una contender, specialmente se battuti punto a punto; così come perdere contro Orlando e Cavs lascia parecchi interrogativi. Con Jazz e Pelicans, nobili un po’ decadute della Western, le W sono arrivate grazie alle sue magie e a quelle di Embiid. Convincente invece la partita coi Grizzlies, così pure anche la sconfitta di misura a Toronto nonostante i 38 di Jimmy.

Raptors e Celtics, sebbene ancora in rodaggio, rappresentano infatti due rivali molto difficili per i ragazzi di Brett Brown in una Conference nettamente migliorata e riavvicinata ai rivali del West nelle posizioni di contender.

Ci vuole tempo per creare una nuova intesa ed inserire un elemento anche se di così alto spessore in una rosa che punta al titolo; così come avere fin da subito un Big Three decisivo col formidabile centro ed un ex rookie-sensazione come Simmons è impossibile. Ci vuole molto lavoro ed il resto degli sparring partner (in primis l’ancora determinante Redick dalla panca) devono ingegnarsi per lasciare ai migliori gli spazi perimetrali ed il post per poter esprimere il loro immane talento. Sempre che questo basti!!

Ogni team che ha comandato gli ultimi decenni oltre ad una forza tecnica, caratteriale e fisica utile ad attaccare e difendere con uguale efficacia, ha sempre dimostrato di avere una grande profondità ed un gioco di squadra che permettesse ai comprimari di esprimersi con la stessa incisività dei più forti.

Per questo negli Spurs di Duncan-Ginobili-Parker trovava spazio Bruce Bowen, nei Lakers di Magic era decisivo Michael Cooper, nei Bad Boys di Motown Vinnie “Microonda” Johnson era uno dei 9 titolari e negli imbattibili Warriors dei giorni nostri senza Green non sarebbero mai arrivati 3 anelli!!

La trade di Novembre ha portato in Pennsylvania il miglior profilo possibile ma ha tolto al roster (oltre al second-round draft pick del 2022) la profondità che Bayless ma soprattutto Covington e Saric potevano dare. In particolare il croato è un giocatore di grandi prospettive e in attesa di effettuare il definitivo salto di qualità.

Lo scambio, dimostratosi assolutamente conveniente sia per Phila che per Minny, sta a dimostrare come i Sixers abbiano intravisto sin da ora l’opportunità di vincere il titolo preferendo così rifiutare la crescita di un elemento dalle eccelse prospettive nel suo ruolo (ala) e una prossima scelta per aggiungere oggi un potenziale MVP.

L’inizio di stagione non brillantissimo ha convinto Joshua Harris ed Elton Brand a prendere coraggio e staccare Houston nella corsa alla formidabile guardia proprio texana. La dirigenza, con uno scarno monte ingaggi iniziale, si è impegnata con $46 milioni per Jimmy ed Embiid in attesa di “ritoccare” Simmons ed attendere l’evoluzione dell’infortunio di Markelle Fultz – da molti considerato ormai sul piede di partenza.

Gli schemi attuali prevedono le transizioni di Simmons, l’uscita dai blocchi col solito infallibile jumper di Redick inserito spesso nel quintetto base per ovviare alla ristrettezza di scorer, JE#21 a gestire e dirigere le operazioni con la sua immensa classe e Butler a segnare dalla media e lunga distanza senza disdegnare qualche penetrazione.

Parlavamo di pazienza e attesa e ne rimaniamo convinti: il tempo c’è per assemblare il roster ma Brown dovrà assolutamente attingere ad altre soluzioni per allungare la rosa, negli ultimi anni già in difficoltà rispetto ad esempio al verde squadrone del Massachussets, e oggi vedendo Bucks e Raptors non può far altro che essere ancora più evidente!

Shamet e i nuovi Wilson Chandler e Muscala sono praticamente assenti in attacco con 20 punti di media totali e inoltre, a parte nei rimbalzi, non aiutano i partenti a difendere aggressivi come accadeva qui in passato (intorno al ventesimo posto rispetto all’unidiceimo del 2017); il resto (Amir Johnson, Korkmaz e McConnell) sono delle comparse.

Anche Simmons, come giusto che sia vista l’età, oltre a performare le solite statistiche offensive coi classici 15 punti di media e penetrare in maniera quasi immarcabile, dimostra ancora difficoltà al tiro e nei liberi compromettendo i miglioramenti nella ormai cronica apatia di tutto il team in quest’ultima specialità (13° posto rispetto comunque al vecchio 23°).

La solita certezza prende il nome di Joel Embiid, ancora ventiquattrenne, al terzo anno ma spaventosamente dominante! Rappresenta con Anthony Davis e Jokic l’eccellenza nel ruolo di centro moderno ed è il vero MVP a roster. E’ un fenomeno da ammirare in ogni suo cadenzato movimento, con una classe pazzesca nel torcersi sul piede perno abile ad assistere i compagni, regnare nel pitturato con 13 rimbalzi e mezzo a partita grazie ai quali aiuta la squadra al vertice di categoria da due anni (5°) ed essere un top scorer nell’intera NBA (26 punti a partita) non tirandosi indietro nelle soluzioni dall’arco.

I Sixers hanno nelle corde il grande salto proprio perché, nonostante tutti i dubbi, si trovano ai vertici e tra le prime otto per punti a partita con un Big 3 in fase di sperimentazione ma ricco di prospettive e margini di miglioramento. L’assestamento può procedere con calma visto il livello non elevato di tutte le franchigie della Eastern e del buon record che lascerebbe intatte le aspettative anche dopo qualche insuccesso dovuto a “lavori in corso”.

La sconfitta nell’Ontario sarà seguita dal back to back coi rigenerati Pistons che ci dirà di più sulla consistenza psicofisica di Butler & Co sperando in futuro di ampliare il gioco e trovare aiuto da chi adesso è assente ingiustificato.

Le scelte societarie dimostrano che il tempo stringe e il tentativo va fatto ora anche perché a differenza delle ultime Finals raggiunte e affidate ad un One Man Show (Allen Iverson) si può oggi contare su un tris di stelle ipoteticamente letale! Sembra finalmente arrivato il momento di tornare ai mitici fasti di Moses Malone e Doctor J!!

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