Nel grande calderone della Western Conference dove fino a qualche giornata fa ad un paio di vittorie di distanza erano racchiuse dieci squadre, non sfigurano i Denver Nuggets come una delle prime forze e sorpresa stagionale con fra l’altro il miglior start dal 1976!
Gli uomini allenati da Mike Malone sono tra i più tosti e concreti di questo primo quarto: molto fisici e veloci, capaci di contrastare gli avversari anche sul perimetro. La retroguardia nelle ultime e convincenti prestazioni è stata capace di concedere 94 punti di media ai rivali; ne sanno qualcosa i Lakers, lasciati a 85 con James a 14 e 5/15 al tiro.
La bontà della stagione dipenderà dal riuscire a mantenere l’odierna concentrazione ed intensità più a lungo possibile visto che a Ovest potrebbero verificarsi strisce vincenti da parte dei favoriti oggi ancora in sordina, che lascerebbero team meno prolifici a divincolarsi nelle posizioni limitrofe all’ottava, l’ultima per conseguire sogni di gloria.
Il rischio c’è, eccome! I Warriors attendono la quiete interna ed il ritorno di qualche big, in particolar modo Curry, la cui assenza mai come ora sta a dimostrare la grandezza tecnica e psicologica da leader senza la quale steccano persino Durant e Thompson. I Lakers fallendo molti match sono comunque a ridosso dei primi e i Thunder sembrano i più solidi ma ancora in rodaggio. Gli Spurs sono ancora in rehab mode mentre Houston in confusione totale può da un momento all’altro effettuare sprint impressionanti.
Rimane così la Northwest, raggruppamento nel quale lo scorso anno la prima classificata e terzo seeding ai playoff (Portland) distanziò di sole tre partite l’ultima (gli stessi Nuggets) che con un dignitoso 46/36 al 56% mancò l’ennesimo accesso ai playoff. Veniva pronosticata come la più equilibrata dell’intera NBA nella quale, apparentemente, nessuna delle altre contenders avrebbe potuto “spaccare” la contesa dominando in solitaria.
Tutto ciò potrebbe avverarsi a fine regular season. Oklahoma è finora ancora nel gruppone, gli ottimi Jazz dell’anno passato e Minny liberatasi del “fardello” Jimmy Butler possono rientrare in corsa, con gli ultimi in un ottimo periodo coinciso proprio con la grande trade di qualche settimana fa.
Il merito della buona partenza dei Nugget va dato all’allenatore che al quarto anno in Colorado sembra aver trovato l’identità giusta per il suo gruppo in una città in cui i sostenitori del Pepsi Center non assistono ad un incontro di postseason da ben 6 anni! E’ proprio in casa che Jokic e soci prediligono esibirsi, potendo contare su un ottimo record, secondo solo ai Milwaukee Bucks, dimostrando ad inizio di ogni incontro una ferocia nelle due fasi che costringe i rivali a dover scalare vere e proprie montagne, di cui il Colorado è pieno.
E’ una squadra originariamente pensata come una fucina di esterni rapidi e pronti a far circolare la palla con velocità supersonica, tirare da fuori e lasciare le redini del pitturato al “Joker”, un giocatore unico per la sua capacità di essere abile a far tutto! Eppure, oltre ai soliti guai fisici di Isaiah Thomas si è aggiunto quello di Barton che dopo essere uscito su una sedia a rotelle durante la partita vinta contro Phoenix alla seconda giornata per una lesione all’inguine non è più rientrato (aveva messo a referto 17 punti di media). Inoltre Michael Porter Jr, talento innegabile da Missouri, non si è ancora visto per i cronici problemi della sua schiena.
Si è ovviato a queste pesanti assenze come detto concentrandosi di più nella fase difensiva, da sempre il cruccio di Malone con quasi 110 punti subiti a partita nel recente passato. Diciamo che il miracolo finora sta avvenendo anche grazie all’abnegazione di un roster molto giovane e grezzo capace di migliorare perciò più di altri in una regular season particolare rispetto a prima dove difendere sembra un tabù.
Ci sono difatti ben 9 squadre con una media punti a partita superiore alle 113.5 di Golden State, leader di categoria nel 2017.
Il ruolo di Will viene preso a turno dai vari Hernangomez, Craig e saltuariamente da Monte Morris, preferito dalla panchina dove si esibisce insieme a Malik Beasley, decisivo col suo ventello al cospetto di LeBron, Trey Liles trovato quasi per caso nello scorso inverno e Mason Plumlee. I panchinari contribuiscono con poco meno di 50 punti a partita lasciando intatto il clima agonistico col quale i titolari aggrediscono i rivali.
Tra questi un Millsap finalmente sano e sempre arruolabile e le stelle Harris e Murray che come detto all’inizio si dividono la gloria con gli altri tentando non più di 14/15 tiri a partita.
Jokic a soli 23 anni si può già definire l’uomo franchigia di Denver sperando di averlo sano e sotto contratto per tutta la carriera. Si parla di un campione straordinario che del centro possiede solo la stazza e il ruolo nel roster ma che riesce ad essere un all round player nonostante i 2,13 metri, incredibilmente “smart” nello sfruttare il suo occhio da qualunque punto del parquet per fornire passaggi vincenti (7.2 il massimo in carriera), prendere rimbalzi e rimanere attorno il 50% di percentuale al tiro. I quattro tenori si spartiscono 65/70 punti divenendo così spesso illeggibili agli occhi dei difensori avversari.
Alla luce di quanto detto possiamo certo definirci sorpresi delle performance dei ragazzi di Malone anche rimarcando le perdite in pre season o ad inizio campionato ma dopo 22 partite l’identità che i Nuggets hanno raggiunto potrebbe essere una costante per il prosieguo attendendo di conoscere la situazione fisica di Thomas, Barton e Porter Jr che diverrebbero acquisizioni determinanti per allungare la panchina nella prossima e decisiva primavera.
La Western Conference è ricca di qualità ma gli scalpi portati a casa e le “prove del nove” sono state tante. Aver già sconfitto Warriors, Celtics, Lakers, i capoclassifica Clippers, Thunder e i Blazers al fotofinish (le ultime tre on the road) è un buon biglietto da visita per ottenere fiducia nei propri mezzi e continuare una stagione iniziata nel migliore dei modi che potrebbe riportare tra le montagne rocciose un viaggio ai playoff che manca da troppo tempo.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.