Houston pareggia i conti e vince una incredibile gara 4 ad Oakland superando i Goden State Warriors con il punteggio di 95-92.
Ottime le prestazioni di Paul e Harden. Fondamentale la stagnazione dell’attacco dei giallo-blù nell’ultimo quarto (solo 12 punti segnati) per le sorti finali dell’incontro.

Chris Paul: 27 punti, 10-20 dal campo, 5-9 da tre.
James Harden: 30 punti, 11-26, 3-12 da tre.

Steph Curry: 28 punti, 10-26 dal campo, 6-13 da tre.
Kevin Durant: 27 punti, 9-24(!) dal campo, 1-5 da tre.
Klay Thompson: 10 punti, 4-13(!) dal campo, 2-5 da tre.

Le premesse

Dei Rocket strani -e a tratti abulici- si ritrovano per la seconda volta in meno di 10 giorni con le spalle al muro. Secondo me lo sapevano dentro di loro -in quelle zone in cui si tengono quei segreti che non si riescono a confessare al mondo- che 60 e passa vittorie in stagione regolare non sarebbero poi contate tanto quando agli sgoccioli di Maggio ti ritrovi qui, alla Oracle Arena, a giocare contro i Golden State Warriors.

Il rischio per i texani è massimo: ritrovarsi come il pollo che al tavolo da gioco non aveva capito nulla delle vere carte celate dall’avversario, non è una parte che vuoi recitare durante una finale di conference, credetemi.

I Rockets sono a questo bivio.

La serie è stata onestamente strana: Golden State ha subito rubato il fattore campo ad una Houston apparsa poco concentrata, tesa, intimidita e intrappolata in un labirinto di isolamenti offensivi.

Serie finita dopo appena una gara quindi, abbiamo detto in tanti. La smentita, ovviamente, non ha tardato.

La reazione dei Rockets in gara 2 è stata fenomenale e, soprattutto, corale.
Così un po’ a tutti è venuta voglia di sperare… sperare di vedere finalmente una serie equilibrata e combattuta in questi playoff caratterizzati finora da troppi blowout e tutti davanti agli schermi, mentre il circo muoveva i suoi carrozzoni in California per gara 3 e 4, per seguire una battaglia che si preannunciava epica.

Il risultato? In poche parole?

“This is his fuc…..ng house.”

Con conseguenti 3 giorni di polemiche perché il bravo ragazzo Steph non dovrebbe dire queste parolacce. Siamo pur sempre in America.

Un blowout epico da 41 punti (85-126) che non traduce nemmeno in modo esaustivo le botte che hanno preso i Rockets, apparsi di nuovo soft e “passivi”.

Oggi, promettono Mike D’Antoni ed il suo go-to-guy -James Harden- la versione dei Rockets sarà diversa. L’intenzione è di far vedere, con i fatti, una squadra che non vuole uscire dalla competizione e che sa che per farlo deve lottare in gara 4 con il coltello fra i denti.

Le buone notizie per i Rockets sono che CP3 ancora non ha dimostrato il suo vero valore ma, ovviamente, le ultime due gare “sospette” di Chris Paul e James Harden non sono passate inosservate.

Il duo di Houston oggi è chiamato a “dimostrare” per tante ragioni. Perché altrimenti la stagione è finita, perché un titolo di MVP così, se ti spazzano via in finale di conference, ha un sapore amarognolo, perché la narrativa del “cagarsi sotto nei playoff” è probabilmente ingiusta e perché due talenti del genere non possono accontentarsi di finire gara 3 rispettivamente con 13 punti  e 20 punti.

La gara: 1° Quarto

Niente death lineup per coach Kerr che deve rinunciare all’energia di Iguodala per un problema al ginocchio. Promosso nel quintetto Kevon Looney (insieme ai soliti  Durant-Curry-Thompson-Green), prodotto “di casa” di Golden State che l’ha draftato nel 2015.

Houston rimane consistent nelle sue scelte: Ariza-Harden-Paul-Capela-Tucker per non permettere agli Warriors il 17esimo successo di fila fra le mura amiche.

La gara inizia a mille per i Warriors: Thompson, tripla di Curry e due palle perse. Sono passati nemmeno due minuti e le 20000 anime dentro questa arena sembrano respirare all’unisono, oltre a fare un casino bestiale.

Alla prima tripla di Steph non solo la panchina, ma tutto il pubblico salta in piedi.

Houston non segna nei primi tre minuti di gioco. Curry oggi è attivissimo, e l’assenza di Iguodala (per ora) non si sente troppo, grazie al buon lavoro difensivo di Kevon Looney.

Houston è a 0 (z-e-r-o) con 8.31 sul cornometro e stanno già finendo nella trappola degli isolamenti pronunciati. Il tabellone dice 12-0, quando Durant decide di mettere dentro il solito pessimo tiro, che lui rende ottimo.

5 minuti di gioco, 0 canestri di Houston, non proprio la versione dei Rockets che ci si aspettava. Time out D’Antoni.

Per il momento CP3 costeggia la gara, giusto per dirla in termini educati.

11% dal campo per i Rockets, tutti inclusi.

Gli Warriors però, in un eccesso di sicurezza e “basket champagne” non danno il colpo di grazia, non riuscendo a scavare un vero parziale e aiutando i Rockets a non perdere completamente il filo della gara (14-7 con 2.36 da giocare). Per Houston è un affare colossale.

Aspettavamo le prove di Harden e CP3. Giudicate voi:

Harden: 9 pts, 4-6fg, 1-1 3p
Chris Paul:  0 pts, 0-3 fg, 0-2 3p

28-19 il punteggio alla fine del quarto per gli Warriors.

2° Quarto

Il copione sembra più o meno quello del primo quarto anche se Houston sembra rientrata nel terreno di gioco con un piglio diverso. Qualche isolamento sbagliato di Harden frena la rimonta e fa riguadagnare inerzia ai “Dubs” che guidano per 32 a 25 con 8.13 sul cronometro del secondo periodo.

Lo ripeto, un AFFARONE per i Rockets.

Houston continua a non far girare tanto la palla, ad usare delle rotazioni ridotte all’osso, in puro stile D’Antoniano, e a tirare con poca efficienza ma, con pazienza e senza mai disunirsi, rientrano in gara (38-36) un punto alla volta, con un po’ di marasma, tanta difesa, un paio di fischi discutibili ed un po’ di sterilità offensiva degli Warriors.

Oltre alla prova solida di Harden è difficile trovare eccellenze per ora: Gordon è 3-6, Tucker 0-2, Ariza 1-3 e Paul 1-5. Eppure sono lì.

Sono lì grazie all’1-4 di Looney, al 3-7 di Curry, l’1-4 di Thompson ed al 5-13 di Durant, direbbe la matematica, con cui Golden State ha collezionato un misero 38% dal campo stasera. 7 palle perse a testa e percentuali identiche nel tiro dalla lunga distanza non ci danno altre informazioni utili per capire cosa sta succedendo. Molti meriti sono da attribuire allo sforzo difensivo dei texani ma, come sempre accade in queste situazioni, anche l’attacco di Golden State non ha proprio la coscienza pulita.

Nel finale di quarto si accende CP3: 44-44 pari. Tutto da rifare per i campioni in carica.

Nei successivi 4 minuti succede di tutto: Golden State alza completamente le mani dal manubrio e Chris Paul, ora in versione “Point God” ribalta tutto quello che avevamo visto, o pensato di aver capito, finora portando i Rockets a +10(!) e girando completamente l’inerzia della gara.

CP3 —> 5/9 con 14 punti, quasi tutti fatti adesso. He’s cooking, direbbero qui.

46 a 53 per quelli del Texas all’halftime. Incredibile.

3° Quarto

Io gli Warriors non li capirò mai, credo.

Sembrava avessero la partita in mano, poi lasciano il volante e pericolosamente finiscono ad inseguire una Houston che adesso gioca in modo non troppo efficiente, ma con tutta la sicurezza del mondo. Poi si accende Steph (6-12, 17 pts,4-7 da tre) e siamo di nuovo qui con Golden State sopra di uno 63-62.

Il time out di D’Antoni è obbligatorio

Altra tripla di Curry alla ripresa, ma arriva subito un canestro importantissimo di CP3 che salva Houston dal tracollo emotivo. Steph però continua a segnare (11 punti nel quarto) ed è il protagonista del mini-parziale. Warriors che allungano 73-65.

Altro Time out, Curry arringa tutta la folla. Brividi.

Personalmente, e conta poco, mi piace 10 volte di più in versione “this is my fu**ing house” di quando prova a fare il bimbo modello. Lo preferisco così, un po’ più ruvido, ma sono gusti.

Houston frena la marea montante giallo-blu con una percussione di Harden e una tripla di Green ma un’altra tripla di Curry (con balletti di sfottò annessi) apre un altro parziale per il +10 Warriors sul punteggio di 80-70 (17 punti solo per Curry nel terzo periodo).

La Oracle è una bolgia.

4° Quarto

I Rockets provano a raggrupparsi prima dell’inizio del periodo: il momento è importantissimo.

Now or never, si potrebbe dire.

Curry continua a sparare da subito, ma stavolta a salve. Houston ha lo spazio che cercava per rientrare in gara e puntualmente lo fa, ritornando ad un solo possesso di distanza (82-79).

La pressione difensiva di tutte e due le squadre è totale.

Con 7′ e 58” sul cronometro arriva una di quelle giocate che potrebbe cambiare la serie: Durant manda tutta la difesa a spasso e passa a Green per una schiacciata strabordante… più o meno. Cioè, doveva andare così, ma Draymond trova un rumorosissimo ferro che fa sperare ancora i Rockets che questa sia la serata buona.

Dopo i tanti blowout di questi playoff, da molti etichettati deludenti, arriva finalmente il close game che tutti ci aspettavamo

Una tripla di importanza colossale di Ariza in un possesso lunghissimo (condito da 2 rimbalzi offensivi) porta Houston a condurre 85-84. Le montagne russe, in pratica.

Golden State adesso è la brutta copia di se stessa, specialmente nella metà campo offensiva. L’attacco non produce praticamente nulla e tutti i tiri sembrano forzati e fuori ritmo.

Houston allunga (86-91) con 210 secondi da giocare: I Warriors hanno le spalle al muro.

Percussione di Steph, canestro e fallo per fermare l’emorragia. Da vero campione, ma oggi non basta.
Un solo possesso di distanza a separare le squadre e la Oracle Arena sembra perdere battiti e respiri con l’andare avanti dell’orologio.

Ultimi 80 secondi, da giocare con i due quintetti dell’avvio.

Due errori dalla distanza di Curry e Thompson (91-94) e poi una infrazione di 24 secondi dei Rockets lasciano il finale incredibilmente aperto.

42.5 secondi da giocare, time-out Kerr. Serve il miracolo o comunque un canestro.

La faccio breve, non arriverà. Finisce qua.

Houston ha fatto l’impresa.

Si torna in Texas sul 2-2; un risultato strano per la partita più strana di tutte.
Houston può vincere a Golden State, questa è la prima novità.

L’altra, la più importante forse, è che la serie è viva, anzi, vivissima.

3 thoughts on “Western Conference Finals – Game 4: HOU@GSW

  1. Se dio vuole c’è partita! Vediamo come va ma vedo ancora i Warriors avvantaggiati…

    • a me sembra che continuino a riaprirla e chiuderla un po’ “a cazzo di cane”.
      La verità è che fra qualche intoppo nel gioco ed eccessi di presunzione stanno rischiando davvero di perderla, questa è la vera novità dell’anno…

  2. Grande match di Houston… tiratissimo… fatto di continui distacchi e riagganci improvvisi a partita quasi andata… questa è una grande prova con la consapevolezza che comunque Golden State aveva la palla del pareggio e si è letteralmente “addormentata sul pisello”😂!…sarà dura ma aver rimesso a posto il fattore campo è una gran cosa!

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