Un pugno in pancia.

Questa è la migliore sintesi che ho trovato per ricapitolare gara 1. Gli Houston Rockets -dopo una preparazione mentale di 90 e più gare per sentirsi più forti degli Warriors e rubargli il fattore campo- perdono la gara inaugurale della finale della Western Conference a causa di una prestazione “media” e di un Durant stellare, mentre tutti i fantasmi del passato sono risorti senza pietà bisbigliandogli nelle orecchie che:

che… D’Antoni magari è un gran bel coach per la regular season ma forse non un championship coach..

che… Chris Paul è un rookie nelle finali di conference nonostante aver visto oltre 30 primavere…

che… James Harden, alla fine, queste serie non te le fa mai vincere…

che… altre mille paure, sospetti, timori, pulci nell’orecchio che Houston ha dovuto fronteggiare in queste 48 ore per presentarsi pronta per questa gara 2, che per i texani sembra già una final call.

Mi spiego meglio:

Ovvio che le serie sono lunghe e ovvio che con James Harden e CP3 bisogna aspettare la fine di “gara 8” per darli per vinti, ma, mai come oggi, si ha la sensazione che se Houston perde gara 2 potrebbe partire un effetto domino catastrofico per il presente/futuro della franchigia texana.

Chi ci tiene allo spettacolo, invece, spera che oggi Golden State -che gioca con l’house money, avendo già rubato il fattore campo- questa partita la perda, in modo da rivitalizzare Houston (e almeno altre 3 nostre serate) allungando la serie.

E diciamolo pure subito: Golden State, in un misto di boria e noia, spesso con l’house money non fa proprio delle grandi puntate. Rispetto alla regular season però oggi la posta in gioco è alta, quindi è lecito aspettarsi un rispetto più elevato del vantaggio guadagnato in gara 1.

Ma queste sono solo valutazioni per chi guarda il “contorno”. Una analisi più attenta e dettagliata costringerebbe ad affrontare anche delle tematiche più “cestistiche” e non focalizzarci solo sul momento delle due franchigie.

Costringerebbe a ricordarci che, per Durant, Houston non ha soluzione e che i Rockets non possono cadere prigionieri dell’iso-ball come è successo in gara 2 -dove i texani sono andati in isolamento da Harden, per ben 28 volte (molto oltre la media stagionale e soprattutto molto oltre quelli fatti da KD che sono stati solo 6 volte).

Oppure se vi sentite einsteniani e per voi la variabile tempo è relativa, possiamo vederla così:

Un po’ troppino, oserei dire. A prescindere dalle diverse filosofie cestistiche, bloccare la motion offensiva in questo modo ha il triplo svantaggio di mettere fuori ritmo gran parte del quintetto, far spompare il tuo go-to-guy e soprattutto non mettere con le spalle al muro la difesa avversaria che può serenamente vincere guardando James Harden fare 40 punti tutte le sere: un vero affare per i gialloblù.

Tutto questo ed altro entrerà nel calderone di gara 2 e verrà servito sotto forma di adjustments con un bel contorno di disperazione e grinta, perché Houston DEVE vincere questa gara per rientrare nella serie.

È palla a due adesso: si inizia.

Primo Quarto

“We’are not making any change tonight”

Ecco le parole di D’Antoni. Conseguentemente la lineup non cambia: Ariza-Capela-Paul-Tucker-Paul

Per gli altri si va ancora con la death-lineup: Thompson-Green-Curry-Durant-Iguodala.

I 3-4 minuti iniziali sono fondamentali per la tenuta mentale dei padroni di casa: pressione assurda sulle spalle dei Rockets, che genera subito ad una palla persa e un airball di James Harden nei primi due possessi.

Ariza inizia subito su KD; alla fine qualche aggiustamento D’Antoni l’ha fatto…

Come la gara si distende un attimo si capisce che Houston è venuta per calcare il piede sull’acceleratore e far girare la palla. Siamo 4 a 4 con molti errori e palle perse (5 totali) dopo 3 minuti di gioco ma le sensazioni generali sono buone per i Rockets che alzando il ritmo -e soprattuto senza fermarsi troppo sugli isolamenti di Harden- riescono a trovare tiri ad alta percentuale.

Golden State invece, come capita un po’ troppo spesso, sembra “scazzata” e continua ad alternare palle perse e tiri discutibili che portano dritti al primo allungo Rockets: 13-10 con metà del primo quarto ancora da giocare.

I Warriors ritornano su con una “giocatina” di Durant, che vi ricordo sarebbe un 7 piedi.

Si chiude il quarto con Houston avanti 26-21. Fra tutti sono da segnalare Eric Gordon (8 punti e 2/2 da tre) e James Harden, che attacca costantemente il ferro anche se con minore efficienza rispetto a gara 1 (oggi è 4/8 con 9 punti e 1/3 da lontano).
Gli fa eco Stephen Curry e, più o meno, tutti i suoi compagni che oggi non trovano mai il bersaglio da dietro l’arco: Golden State è, stranamente, 0 su 6 da tre.

Il 30 di Golden State, nonostante la percentuale insolita da 3 punti, sta attaccando bene il ferro e sembra specialmente gradire il mismatch con Capela. Proprio con una di queste percussioni Steph frena la prima ondata di Houston (10-0 di parziale).

Secondo Quarto

Houston continua a martellare subito e questa è una gran bella news: in gara 1 infatti comprimari di Golden State erano stati un ingrediente fondamentale del successo dei californiani. Oggi sembrano molto più sotto controllo e Houston allunga a +12 (26-38 con 8.34 sul cronometro) con il suo sestetto “B”.

La pressione difensiva di Houston oggi è costante, stanno giocando in modo duro, e hanno sicuramente meriti nelle 8 palle perse di GS in un quarto e mezzo di gioco.

La parte centrale del secondo quarto procede un po’ ad elastico: Golden State sembra avvicinarsi, ma poi le giocate dei vari Paul, Tucker, Harden, Ariza rimettono la doppia cifra di vantaggio per i padroni di casa. 35-46 con 6′ da giocare prima del riposo

Houston sta scavando piano piano il fossato con una serie di adjustemnts mirati negli assegnamenti difensivi, molto movimento palla in attacco e soprattutto con 30 punti dalla lunga distanza (contro i 9 di GS).

Alla fine del quarto Houston è saldamente in controllo ed il linguaggio del corpo degli Warriors -fatto di occhi al cielo, dismissione difensiva e mani sbattute sulle gambe- è particolarmente sospetto.

Al netto di tutto e dopo aver visto gli ultimi 12 minuti di basket, essere sotto “solo” di 14 sembra un affarone per Golden State.

Se volete un po’ di dati per capire quanto Houston abbia cambiato registro:

  • Harden ha “fermato” la palla oltre i 10 secondi solo 3 volte contro le +infinito volte dell’episodio precedente.
  • Golden state ha perso la palla 11 volte in 24 minuti contro le 9 totali della gara 1.
  • Houston al momento tira meglio sia da due (51%) e soprattutto da tre (44% con 10 su 23).
  • Per GS guida KD con 18 e 6/11 dal campo. Il suo inverso è Curry con 7 punti (3 su 8 da due e “ben” 0/5 da tre)
  • Draymond Green da solo ha 5 turnover.
  • Harden è il terzo marcatore della serata con 14 punti e 5 su 14 dal campo e 4 Rockets hanno a referto più di 12 punti con efficienze incredibili: Tucker (5 su 6), Ariza (6 su 7), Harden e Gordon (4 su 6)).

A quanti di questi punti avreste creduto tre ore prima della palla a due?

Terzo Quarto

Dovrebbe essere il momento in cui gli Warriors ti fanno capire che sono i campioni in carica.

Il quarto inizia con i Rockets un po’ pigri ed i Warriors che o si affidano a Durant o perdono palla e ogni tanto le due cose si accavallano pure, che non è una cosa buona per i californiani.

Houston domina la gara dal primo possesso ma l’essere solo a +12 con un Tucker da 4/5 da tre, un Ariza da 6/7 dal campo ed un Gordon da 4/6 di field goal e 3/4 da tre, un qualche campanello d’allarme dovrebbe farlo suonare e tenerli vispi fino alla fine.

KD prova a riniziare il clinic di tiro di gara 1 ma oggi è davvero troppo solo. È a 28 punti con 10 su 16 dal campo e 3/5 da tre. È l’unico motivo del perché GS è ancora in qualche modo in partita.

La sua nemesi gialloblù è D. Green che oggi non sembra essere particolarmente ispirato. La bocca non la tiene chiusa lo stesso (ovvietà) ma il suo fatturato complessivo è discutibilissimo: 2 punti, 1/4 dal campo, 0 su 2 da tre e 5 palle perse con 4′ da giocare nel terzo.

Houston invece è in una giornata diametralmente opposta: ha addirittura 5 giocatori in doppia cifra (sorprendentemente con Harden e Paul leggermente meno efficienti del solito).
Il vantaggio Rockets sale a +16 alla fine del periodo di gioco: Il pericolo “terzo quarto degli Warriors” è definitivamente scongiurato e la partita sembra completamente nelle loro mani.

Quarto quarto

Inizia con due tiri osceni di Curry da sotto canestro che poi mette una tripla “accidentale”.
Io non capisco come sia possibile che Golden state sia “solo” a -12.

L’unica storia interessante che riguarda i californiani, che non sembrano credere particolarmente nella rimonta, è il bisticcio fra KD ed il fratello di Chris Paul, che continua a dirgli di tutto ogni volta che tocca la palla accendendo ulteriormente il giocatore di Golden State (unica cosa di cui Houston non ha bisogno).
I Rockets questa non la perdono, fidatevi, ma se la perdono la colpa sapete a chi darla.

L’altro Paul, quello che gioca, invece sta facendo finalmente la partita da “Point God“, nonostante sia limitato da un infortunio alla gamba. La volontà di vincere un titolo lo rende più forte di tutto; anche se tifate Warriors non potete non apprezzare l’effort nel numero 3 in maglia Rockets

Gli Warriors adesso ci starebbero anche provando, ma il cast di supporto di Houston li respinge indietro con una prestazione monumentalte.
Due su tutti? Eric Gordon e PJ Tucker: il primo è a 24 punti (leading scorer) con 5 su 8 da tre ed il secondo è “solo” a 19 con 7 su 8 dal campo e 4/5 da tre.

Numeri proibitivi anche per MJ

Houston allunga il vantaggio oltre le venti lunghezze e CP3 esce facendo capire che per oggi è abbastanza: 1 a 1 e palla al centro.

Finisce con un po’ di garbage time, con giocatori di cui non avevo mai sentito il nome e con Houston che mette grossomodo 30 punti in più di Golden State.

La reazione decisa dei Rockets è arrivata. È arrivata nel risultato, nel gioco, nell’intensità espressa.

Bravi, non era facile.

A guardare il box-score i numeri sono strani un po’ per tutti e non so quante altre gare Houston riuscirà a vincere con Harden e Paul ben sotto il 50% al tiro, o quante altre notti Tucker, Gordon e Ariza potranno travestirsi da MJ, ma la serie è viva.

Ci sarà da divertirsi parecchio in quel di Oakland domenica sera.

One thought on “Western Conference Finals – Game 2: GSW@HOU

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