La sfida, the clash of the titans, la finale anticipata e così via; tanti sono i modi che sono stati usati per descrivere questa attesissima serie.

90 partite circa e una quantità infinita di barbertalk per arrivare qui, nel parquet dei Rockets, per vedere la sfida fra le due corazzate della Western Conference.

Al lato destro del ring, lo sfidante: gli Houston Rockets.
Dall’acquisto di Chris Paul nella scorsa estate e dal modo in cui il gm di Houston ha allestito questa squadra -basata sul tiro da tre, ritmi offensivi elevatissimi, difensori perimetrali veloci, un centro dinamico per evidenziare l’unica carenza dei rivali e, last but not least, con il probabile MVP della lega, James Harden- hanno fatto capire il messaggio chiave: Houston è stata assemblata con un solo obiettivo: detronare Golden State.

L’hanno fatto capire alla Oracle Arena nella gara inaugurale della stagione e l’hanno ribadito per tutta la regular season a colpi di streak di vittorie accompagnati da un gioco stellare che li ha portati ad avere il miglior seed e, soprattutto, il fattore campo per questa sfida (cosa che per molti sarà lo spartiacque). Così come farebbe un buon cacciatore, portando fuori la preda dalla tana prima di iniziare l’assalto, una cosa che negli ultimi 4 anni nessuno aveva mai fatto: è infatti la prima serie che gli Warriors inizieranno fuori dalle mura della Oracle Arena di Oakland.

Dall’altro lato del ring, saltellanti e pronti al duello ci sono i campioni in carica. Una di quelle squadre per cui sono stati sprecati così tanti aggettivi positivi che essere originali in questa piccola preview è impossibile. Lascio parlare le parole (stranamente) equilibrate di Draymond Green che fanno capire bene (a mio avviso) l’attitudine mentale dei defenders:

” […] That stuff has been said for about a year now. It’s time to play.”
That’s all fine and dandy in January, but now they got us, and we got them. You got to go out there and play, and we’ll see who’s better.”

Per tradurla velocemente: basta parole, siamo qui che vi aspettiamo (e possibilmente per darvene 30 in gara 1 e rimettere subito le cose in chiaro).

Finalmente ci siamo, la finale della Western Conference (e forse di tutto il campionato) può iniziare. Impossibile chiedere di meglio a questa NBA.

Rumors and Keywords

Il pre-game 1 ha fatto sbizzarrire anche i cronisti più pacati.

Mancano poche ore al tip-off e ancora non si ha piena certezza delle due lineup. Pochi dubbi suoi Rockets che dovrebbero presentarsi nel parquet casalingo con il quintetto standard. Qualche dubbio extra per coach Kerr, invece: la lineup ribattezzata Gli Hamptons 5, Curry-Thompson-Iguodala-Green-Durant, di gran lunga la più efficace mai avuta da questa franchigia è stata messa in discussione per colpa/merito di Capela, che probabilmente costringerà Kerr a far partire dalla panchina Iguodala per opporgli Pachulia o McGee che hanno una struttura fisica più adatta per l’occasione.

Quintetti di partenza a parte sembra che le pedine, almeno inizialmente, proveranno a rispettare i copioni previsti: Houston molto probabilmente forzerà il ritmo ed il tiro da tre provando ad attaccare Curry il più possibile, con il doppio intento di caricarlo di falli e non lasciargli la testa completamente libera sul lato offensivo. Golden State, invece, proverà a contenere le scorribande di Harden e Chris Paul per far ricadere Houston nella trappola dell’eccesso di tiro da tre che in questi playoff ha spesso portato il gioco offensivo della franchigia texana a rallentare pericolosamente.

A fare il conto netto dei giocatori in campo, le uniche due cose per cui sembra che non esista risposta sono Kevin Durant (la rotazione dei Rockets non gli consente di avere atleti con la velocità o l’altezza giusta per stargli dietro) e gli spettri degli insuccessi precedenti di Harden e D’Antoni quando la palla pesa per davvero.

Basta chiacchiere, ci siamo. La gara 1 della finali della western conference può iniziare!

Primo quarto

Golden State a sorpresa schiera la death lineup (gli Hamptons 5) e si parte senza nessun timore di non aver abbastanza peso e cm per contenere Capela. Le mani importanti le vuoi giocare sempre con le carte vincenti o, per lo meno, con le migliori.

Ve lo dico subito, se eravate fra quelli che non credevano che se le sarebbero date di santa ragione, beh, vi siete sbagliati: Tecnico di green dopo 67 secondi di gioco. Dovebbe bastare questo.

Ma se proprio non è sufficiente date uno sguardo alla stoppata di Capela con commento vocale sulla prima percussione a canestro di Durant che provava a rispondere alla prima tripla della serie di Harden.

Houston inizia in “attack mode”: aggressione totale ed energia alle stelle. Golden State però contiene i danni e si riavvicina sul 13-10 ma poi i Texani riallungano con un 8-0 di parziale che costringe Kerr al primo time-out sul 12-21.

Harden per ora è il leader emotivo, guida con 4-6 dal campo (di cui tre sono triple in step back, il piatto forte della casa) e Capela sembra indemoniato.

Per ora molto iso ball, molti step-back per i Texani, molto Durant per i californiani che rimangono a contatto arginando le mareggiate e tenendo sotto controllo la temperatura del Toyota Center con il 35 ogni volta che i loro giochi offensivi si rompono. Al momento Steph and Klay sembrano costeggiare la partita. In particolare, Steph più che in versione scorer oggi è sceso in campo in versione playmaker e Klay sta investendo molto sulla metà campo difensiva.

Secondo quarto

Arriva il primo vantaggio di GS: 33-35 con grande partecipazione delle seconde file, più circolazione di palla, meno isolamenti, grazie anche all’assenza di KD che è fuori a tirare un po’ il fiato.

Mentre con i quintetti titolari le prime impressioni sono stati quelli di un sostanziale equilibrio, con le seconde file quelli della bay area sembrano avere un margine. West-Livingstone-Young oggi sono sicuramente un fattore.

La sosta di KD ai box dura poco e quando rientra riprende a segnare su tutto e tutti: non c’è risposta. Troppi inches di differenza con tutti quelli che provano a marcarlo. In particolare CP, Gordon e Tucker lo guardano proprio tirare dal basso.

Risultato? 7/10 con 15 punti in 13 minuti giocati: giudicate voi.

GS allunga un po’ e sembra che piano piano stiano “affettando” l’attacco di Houston. I tiri dei Rockets sono sempre più prevedibili e gli esiti delle isolation sempre meno certi.

Sembra che i Texani facciano sempre più fatica, non solo a metterla dentro, ma anche a far tirare chi vogliono far tirare, a far girare la palla nel modo in cui la vogliono far girare.

Se nel massimo sforzo possibile in una partita in cui la tensione è al pelo della guerra civile sei sotto in casa (anche se di poco) prima dell’half time, qualcosa vorrà pur dirla.

Houston però non molla ed ecco quello che non avevano l’anno scorso: uno che si può permettere di dire a Durant: “basta stronzate man, e gioca a basket” dopo un tentativo vano di lucrare dei liberi su un contatto dubbio, e poi continuare con una gomitata per liberarsi e condurre il contropiede che rimette Houston avanti. Che bella aggiunta Chris Paul.

E’ appena iniziata ma già adoro questa serie: chiude la tripla di Nick Young per il 56-56.
Gli sceneggiatori oggi ci stanno proprio andando pesanti.

Per gli amanti delle stats:

Durant 17 pts in 20 minuti con 8/13.
Curry 4/8.
Thompson 4/8.
Golden State tira con il 7/17 da tre ed il 56% da due.

Harden 24 punti (!) con 8/12 dal campo e 4/6 da tre, discreta notte per ora.
Paul 4/9 con 2 triple.
Gordon 2/5. Me la gioco subito: Houston, abbiamo un problema..

Houston tira leggermente meglio da tre, ma sempre sotto i suoi standard (9/21) mentre ha un insolito 7/11 dalla linea del tiro libero. Si vede che proprio rilassati i giocatori texani non devono essere…

Andiamo avanti.

Terzo Quarto

Arriva il primo fallo di Curry con poco meno di 11 da giocare nel terzo. Giusto per dire che il piano di Houston di caricarlo di falli non ha funzionato perfettamente…

Houston dribbla la palla moltissimo: il talento eccezionale per ora li tiene a galla ma sembra improbabile che possano reggere così per 48 minuti contro i Warriors che non hanno la loro solita fluidità offensiva ma che rispetto a Houston fanno girare la palla a 5000 e hanno KD in stato di grazia.

Appena Durant frena un po’, GS si ricorda che ha anche Klay, Curry e Iguodala: 78-70 per quelli in trasferta.

D’Antoni richiama i suoi a raccolta per evitare che Golden State scappi ma il tentativo non funziona. Houston finisce a -11 (83-72) con 3 minuti da giocare nel quarto ma Golden State sembra aver messo in evidenza tutti i limiti della squadra di D’Antoni ed in particolar modo del suo attacco.

Anche difensivamente, i Golden State Warriors sembrano aver trovato la chiave giusta per coprire un po’ Curry e rallentare le isolation di Harden e Paul senza lasciare eccessivo spazio ai tiri da tre che l’attacco di Houston flirta costantemente.

Esce Durant, controvoglia, due errori di Curry e houston è subito a -8 e poi meno 5 con la tripla di Green. Non vi dico nemmeno il nome di quello che rientra subito per sistemare le cose.

Il quarto finisce 87-80 per quelli in trasferta. Per scoprire il risultato del giallo bisognerà “sorbirsi” altri 12 minuti di basket stellare.

Quarto quarto

La parte iniziale del quarto è il regno indiscusso di CP3, regno non troppo esteso temporalmente perché ovviamente non ha troppo tempo da protagonista prima che Harden si rialzi dalla panchina contestualmente a Durant per GS.

Rinizia il colpo su colpo fra Harden e KD; il barba sembra aver beneficiato della lunga sosta in panchina e gioca un buon inizio di quarto segando tanto e mettendo in ritmo i compagni ma non basta. Siamo a +11 per GS con 6 minuti da giocare prima del fischio finale.

Siamo a 36 per il barba che abusa (come previsto) di Steph Curry e dei vari cambi sui pick and roll, ma rimango della mia idea: se vuoi battere questi qui, 4 volte su 7, giocando principalmente isolamenti, auguri.

Arrivano le prime palle perse di Harden, il divario fra le due squadre si allarga ed i texani sembrano perdere energia vitale.

Un po’ li capisco, non deve essere bello: passi un anno intero a farti un mazzo tanto per sentirti più forte di loro e avere il vantaggio del fattore campo e dopo appena 40 minuti vedi tutto che ti sta scivolando dalle mani. No buono.

Golden State mantiene il vantaggio sopra la doppia cifra. il cronometro è agli sgoccioli ed il linguaggio del corpo di Houston inizia a farsi sospetto.
Un po’ scorati e con il gameplan ancora più ridotto all’osso, i Rockets perdono questa gara 1. Mancano ancora 2 minuti ma, anche se nella NBA ci sono state rimonte ben più eclatanti, Houston ha già abbandonato il campo. Non proprio i migliori segnali che vorresti dalla tua squadra all’inizio di una serie di questa importanza.

Inizia la lotteria dei liberi e delle triple disperate per cui non ha troppo senso spendere altre parole.
I prossimi 36 minuti di questa serie potrebbero essere i più importanti di tutta la stagione per Houston che dovrà fronteggiare, oltre ad una delle squadre più forti di sempre, tutti i fantasmi che pensava di aver esorcizzato durante la stagione regolare.

Passo e chiudo.

2 thoughts on “Western Conference Finals – Game 1: GSW@HOU

  1. Warriors-Celtics sarebbe la migliore finale possibile: due squadre meravigliose.

    • Concordo, anche se l’appeal dell’ennesimo scontro Cavs-GS ha ancora il suo fascino;)

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