20/10/17. A Brooklyn c’è l’home opener dei Nets, ospiti gli Orlando Magic. L’atmosfera è calda, almeno per la prima partita in casa, ma ovviamente le aspettative per una buona stagione sono molto basse.
Per di più manca Jeremy Lin, che probabilmente sarebbe stato l’attrazione principale, oltre che una buona point guard su cui fare affidamento. Problema enorme al ginocchio e tanti saluti alla compagnia.
La gara scorre via liscia, alla fine i Nets vincono 126-121 e il pubblico di casa apprezza lo sforzo. Ci sono tre giocatori a quota 17 punti ciascuno, D’Angelo Russell, Trevor Booker e DeMarre Carroll.
Quest’ultimo è l’anima degli spogliatoi, il veterano che cerca di tenere insieme i pezzi di una squadra non troppo ben amalgamata. Durante l’intera durata della gara è il più caloroso, magari non basterà nel lungo termine però vedere qualcuno che ci crede e che si dimena è almeno un segnale incoraggiante.
Brooklyn, come parte della città di New York, merita sicuramente una squadra migliore. Ci sono stati enormi investimenti in passato ma almeno finora il progetto non è mai decollato.
Per vedere dei Nets competitivi all’altezza di quelli guidati da Jason Kidd alle Finals quando ancora giocavano nel New Jersey passerà ancora tanto tempo. Nel frattempo D’Angelo Russell accende e spegne, anche contro i Magic non sono mancate delle giocate interessanti, anche spettacolari ma onestamente non è ancora pronto per il ruolo di titolare per una franchigia che possa giocarsi le sue chanche per i playoff.
Per i Magic un discorso simile. Il roster è sicuramente migliore e Payton vale di più di Russell nello stesso ruolo. Lampi di classe ma solo 4 punti in 15 minuti, non si giudica certo da questa partita. La sua stagione va avanti con buone soddisfazioni, 6,5 assist di media, si attende che esploda definitivamente da un momento all’altro.
L’home opener dei Nets è stato quasi rovinato da una grandiosa prestazione di Nikola Vucevic, 41 punti, 12 rimbalzi e 6-8 da tre. Gara ancora equilibrata nel finale ma i Nets trovano le forze nervose per portarla a casa, per l’orgoglio di vincere la prima tra le mura amiche.
25/10/17. C’è LeBron in città, tutti al Barclays Center. Per lui tripla doppia con 29 punti, 10 rimbalzi e 13 assist, la numero 56 della carriera.
La gara è bella e intensa, i Nets quasi bruciano un vantaggio di 14 punti per vincerla poi con un tiro vincente dell’eroe meno atteso. E’ Spencer Dinwiddie, per lui una tripla a 43 secondi dalla fine per riportare i suoi in vantaggio.
I Cavs giocano senza Wade e Rose e questa sconfitta è parte del brutto avvio di stagione per i campioni in carica della Eastern Conference. LeBron non può fare evidentemente tutto da solo ma a preoccupare è la tenuta mentale di questa squdra.
Gli altri (i Warriors, ovvio), giocano leggeri e senza tensione, a volte pure troppo potremmo dire, questi Cavs invece non hanno i volti rilassati, la chimica non è perfetta fra di loro, di nuovo, è molto di di più una questione di testa che di tecnica.
Per loro fortuna non hanno grandissimi rivali nella Eastern Conference e quindi tornare alle Finals non dovrebbe essere impossibile. In questa partita si salva solamente e pienamente Jeff Green dalla panchina.
Per lui 18 punti in 27 minuti, coach Lue dovrebbe sicuramente tenerlo più in considerazione. E’ un’ala atletica che nel frattempo ha saputo migliorare il suo bagaglio tecnico ma che non ha mai trovato un suo spazio ben definito. Potrebbe essere la migliore sorpresa nel lungo periodo, anche se non soprattutto in chiave difensiva, Kevin Durant o meno.
Piccola nota dalla sideline. Ci sono Aaron Judge e CC Sabathia, appena eliminati a gara 7 per vincere l’American League e quindi entrare nelle World Series. Nonostante non siamo nel Bronx e proprio qui giocavano una volta i Dodgers ci sono comunque solo applausi.
27/10/17. I Knicks ospitano i Nets nel derby cittadino. Vincono 107 a 86, facile per la prima W stagionale e i protagonisti assoluti di questa gara sono due.
Il primo è scontato. Kristaps Porzingis ne metto a segno 30 con assoluta scioltezza, ci aggiunge anche 9 rimbalzi. Guardare dal vivo i suoi movimenti fluidi è impressionante, dà chiaramente la sensazione di onnipotenza. Può crescere ancora e se ci aggiunge, come comunque sta già dimostrando, una solida mentalità può arrivare veramente lontano, anche ai livelli di MVP della lega.
Il problema, se vogliamo chiamarlo tale, è che gioca a New York, in una piazza troppo esigente che già tante carriere ha spezzato. I media non perdonano, il pubblico non è da meno.
Coach Hornacek può disporre di lui in più modi, di certo è fondamentalmente una guardia di 2 metri e 10 ma dovrebbe più spesso sfruttare gli accoppiamenti a lui favorevole anche vicino a canestro.
Il secondo personaggio della gara è invece inatteso. E’ Frank Ntilikina, rookie nato in Belgio. 9 punti e 5 assist in 23 minuti non colpiscono di per sè ma il ragazzo ha dimostrato di non avere timori.
Ha giocato come se fosse un veterano esperto, ottime scelte offensive, personalità, capacità di far girare la palla, New York ci vede un futuro e fa bene a crederci.
Per il momento questi Knicks sono partiti anche abbastanza bene e di certo ha giovato la dipartita di Melo. Con lui in squadra era tutto bloccato da logiche di gerarchia, ora c’è più libertà e soprattutto c’è più chiarezza.
La star è Porzingis, si gioca intorno a lui ma non necessariamente per lui, di fianco c’è una squadra che ha del talento, vedi Hardaway Jr., l’allenatore su tutte le altre cose è una persona seria e un professionista affidabile.
Con qualche aggiunta il progetto può maturare buoni risultati. Andatelo a raccontare al pubblico del Madison Square Garden. La pazienza non è propriamente la loro principale virtù.
29/10/17. A Brooklyn ci sono i Nuggets, una delle squadre più interessanti di tutta la NBA. Vincono 124 a 111, con due belle prestazioni di Jamal Murray e Nikola Jokic.
Il primo cancella con questa gara un momento difficile, dove in tanti hanno dubitato del suo reale potenziale. 26 punti per una gara finalmente normale, al livello di quello che il coach e l’ambiente si aspettano da lui.
Su Jokic invece che dire, 21 punti e 14 rimbalzi, ha una capacità di leggere i movimenti della difesa come nessuno del suo ruolo, davvero al pari delle migliori point guard di questa lega.
Se ci mettesse un pò di più di cattiveria come richiesto dagli standard NBA sarebbe probabilmente il miglior centro tra tutti. Già tecnicamente è lì molto in alto, il suo talento offensivo in particolare è merce rara per questi tempi dove i lunghi sono sempre dei grandi atleti ma difficilmente molto rifiniti a livello di fondamentali.
Spencer Dinwiddie va di career high a 22 punti per i Nets, che segnano 63 punti nel primo tempo, season high, ma che poi tornano normali nel secondo concedendo tantissimo a dei Nuggets onestamente molto più solidi e pronti.
30/10/17. I Denver Nuggets restano in città per incontrare l’altra metà della Grande Mela. Al Madison Square Garden è sfida tra star internazionali in ascesa tra Jokic e Porzingis.
Vincono i Knicks 116 a 110 ma soprattutto vince il lettone. 38 punti per il career high, una partita a suo modo mostruosa. Mostra tutto il suo immenso arsenale offensivo, semplicemente i Nuggets non hanno una risposta per limitarlo.
Jokic ne mette a referto 28, la partita va via in equilibrio fino alla fine, ci pensa anche Hardaway Jr. che segna tutti i suoi 13 punti nel quarto periodo, a ricordo, almeno si è avvicinato, del padre, un maestro nelle situazioni in clutch.
I Knicks fanno troppi errori, anche banali, 22 perse sono troppe. Se giocano di squadra come in realtà solo adesso possono fare con l’addio di Carmelo Anthony sono sicuramente da playoff ma devono limitare i tanti periodi di buio totale che troppo spesso ammazzano le loro possibilità di stare testa a testa anche con le migliori.
Denver invece è già da playoff, sicuro, per andare lontano in primavera però servirebbe di più. E’ una squadra di talento e ben equilibrata, non c’è un go-to guy prestabilito, difendono, corrono, forse manca quel pizzico di cattiveria o di pazzia in più.
Jokic è un fenomeno, ha mani troppo educate per essere vere ed è un piacere vederlo giocare, solo Sabonis alla sua epoca passava meglio la palla per un lungo. Il serbo ha 22 anni e può ancora migliorare, per adesso si trova nella situazione giusta per crescere, di sicuro sarà un protagonista importante anche a livello All Star.
“E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure…”