Se il buongiorno si vede dal mattino, tenetevi forte cari lettori: la NBA è ricominciata e probabilmente lo ha fatto in un modo mai visto prima, in quanto ciò che è successo questa notte ha veramente dell’incredibile.
Dopo un’estate passata ad imbastire trade su trade per spodestare Golden State dal trono della lega e Cleveland da quello -meno prestigioso, molto meno prestigioso- della Eastern Conference, ecco arrivare dopo poco più di cinque miseri minuti di gioco il primo colpo di scena della stagione: Irving alza un lob per Hayward che, dopo uno scontro in volo con Crowder, atterra malissimo sulla propria caviglia sinistra ed il leggendario Kevin Harlan immediatamente ci fa capire che è successo qualcosa di gravissimo “Hayward broke his leg, Hayward has broken his leg, Hayward has broken his leg“.
L’infortunio è molto simile a quello occorso a Paul George qualche anno fa in allenamento con Team USA, ma questo caso è particolarmente beffardo perché dopo soli cinque minuti il giocattolo costruito con pazienza, scelte discutibili e trade dal GM Ainge si è guastato subito: non voglio dirvi che la stagione di Boston è finita, assolutamente no, c’è troppo talento lo stesso, ma i Celtics saranno costretti a fare meno da subito di quello che insieme ad Irving è di fatto il giocatore più importante e forte della squadra.
Sfortunatamente l’infortunio oltre che alla caviglia ha coinvolto pure la tibia, quindi facilmente la stagione di Hayward finisce qua.

Ci sono comunque due partite -discretamente belle tra l’altro- di cui parlare, perciò concentriamoci su quanto successo in campo.
Nonostante tutti i fischi durante l’introduzione dei giocatori, a mettere a referto i primi punti della stagione ci pensa proprio Kyrie Irving, ma poco dopo accade il terribile episodio di Hayward e Boston rimane visibilmente shockata da quanto successo: i tiri faticano ad entrare -34% dal campo nella prima metà di gioco- e dal 12 a 9 Celtics prima del fattaccio si arriva alla pausa lunga sul 54 a 38 Cavaliers, forti del parziale di 45 a 29 post-Hayward, permesso soprattutto dal 2 su 16 con i ragazzi di coach Stevens tirano dalla lunga distanza.
Boston rientra in campo con un piglio diverso, i tiri iniziano ad entrare mentre Cleveland inspiegabilmente arranca: Jayson Tatum e Marcus Smart fanno trovare la retina a 8 dei loro 10 tiri tentati, e con poco più di un minuto da giocare nel terzo periodo, Boston porta lo svantaggio ad un solo possesso.
Smart fa mettere la testa avanti a Boston portandoli sul 71 a 69, ma Derrick Rose trova la tripla del controsorpasso sulla sirena: 72 a 71 Cleveland, ma la partita è vivissima: i 18 punti messi a segno da Lebron e compagni sono arrivati a termine di un quarto in cui sono riusciti a tirare solamente con il 32% dal campo.

C’è stato comunque rispetto fra il Re ed Irving.

L’ultimo quarto si gioca punto a punto, il vantaggio passa da una squadra all’altra per ben quattro volte ed allo scoccare degli ultimi due minuti di gioco a condurre, seppur di un solo possesso, è Boston: ad un minuto dal termine James entra in area e sfruttando il perno fa saltare a vuoto l’inesperto Brown, appoggiando così indisturbato il pallone del 99 a 98 Cavs. Tatum perde il pallone e sul possesso successivo LeBron pesca Kevin Love libero sull’angolo: tripla del 102 a 98, due possessi di vantaggio per Cleveland con solo 46 secondi sul cronometro. Irving mette solamente un libero su due, LeBron sbaglia la tripla della definitiva tranquillità venendo poi imitato prima da Brown e poi da Irving, che non trovando nemmeno il ferro regala la vittoria ai suoi ex compagni di squadra: 102 a 99 Cavaliers.
Fenomenale prestazione di LBJ, in grado di sfiorare la tripla doppia con 29 punti, 16 rimbalzi e 9 assist, anche se a fine partita è apparso visibilmente frustrato a causa del suo “pessimo” stato di forma – mmmh… okay?-; esordi poco convincenti quelli di Wade e Rose a causa delle basse percentuali dal campo – 3 su 10 Wade, 5 su 14 Rose-, mentre a Boston non basta la doppia-doppia di Irving -22 punti e 10 assist- ed i 25 punti di un ottimo, ma impreciso, Brown che ha realizzato 25 punti con un deprimente 2 su 9 dalla lunga distanza.
Vediamo come sapranno reagire a questo terribile infortunio i Celtics.

Perdono, ed ogni volta che succede fa notizia, i campioni in carica Warriors, battuti in rimonta di una sola lunghezza dai nuovi Houston Rockets, vittoriosi per 122 a 121 sul parquet della Oracle Arena. Inizio fulminante come sempre quello di Golden State che dopo soli cinque minuti è già sul 22 a 9: attenzione però che Curry in quattro giri di orologio ha già speso due falli, e forti anche di questo i Rockets trascinati da Harden rimontano fino al 35 a 34 GSW con cui si conclude il primo quarto. Nonostante la calma degli Splash Brothers, i ragazzi di Kerr si portano alla pausa lunga sopra di 9 punti sul 71 a 62 trascinati da un pazzesco Nick Young in grado di realizzare 10 punti sbagliando solo uno dei cinque tiri tentati dal campo, come tutti ci aspettavamo. Nel terzo quarto sale in cattedra KD che come Young trova il fondo della retina in quattro dei cinque tiri tentati, mentre Houston rimane a galla ma lentamente continua a perdere terreno arrivando all’ultimo periodo sotto di 13 punti: Draymond Green prendendo una botta al ginocchio è costretto ad abbandonare la partita e se a ciò aggiungiamo pure l’assenza di Iguodala, l’ultimo quarto si prospetta particolarmente ostico per gli Warriors, ed infatti…

Ottimo esordio di James Harden, che ha mostrato da subito la stessa forma dell’anno scorso.

Infatti Houston inizia una furiosa rimonta che li porta sul -1 a meno di due minuti dal termine: McCaw trova dal long range altri due punti, portando il vantaggio sul +3, ma il lay-up di Harden ed i due liberi dell’ottimo P.J. Tucker permettono a Houston di mettersi finalmente al comando con 44 secondi rimanenti. Curry sbaglia il tiro del sorpasso, il rimbalzo finisce in mano a Durant che trova il fondo della retina, ma attenzione, gli arbitri annullano il tutto perché la palla era ancora in mano al numero 35 al momento del suono della sirena: beffa clamorosa per Golden State, che ha sofferto senza dubbio la mancanza di uno straripante Green – 9 punti, 13 assist ed 11 rimbalzi- nell’ultimo quarto, e nonostante un fantastico Nick Young da 23 punti con un solo tiro mancato sui 9 tentati, ha dovuto abbassare la testa al cospetto di un Harden in formato MVP da 27 punti e 10 assist. Esordio in chiaroscuro quello di Paul, in grado di mettere a segno solamente 4 punti, anche se i suoi 11 assist sono stati fondamentali in quanto hanno permesso a comprimari come Gordon e Tucker di realizzare 24 e 20 punti: la convivenza fra il Barba e CP3 sembra realizzabile, ed i 21 assist che i due hanno saputo distribuire ne sono un chiaro segnale anche se da Paul ci si attende uno sforzo offensivo ben diverso da quello messo in scena questa sera.

Nottata folle quella appena passata, in quanto sia Boston che Golden State -anche se Green ha dichiarato di star bene- sono state costrette a fare a meno di alcuni fra i giocatori più importanti della squadra: spiegare le conseguenze dell’infortunio di Hayward appare veramente difficile, poiché non abbiamo dati a sufficienza per fare un confronto fra il “prima” ed il “dopo”, ma senza dubbio Boston perde un realizzatore estremamente affidabile in grado di difendere con buoni risultati quando serve.
La lega deve seriamente spaventarsi se quanto detto da LeBron riguardo il suo stato di forma è effettivamente vero, ma ciò che appare evidente anche quest’anno è che possono cambiare i protagonisti attorno a lui ma alla fine a portarli alla vittoria ci deve pensare sempre e comunque lui.
Che inizio.

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