Solo qualche anno fa la Southeast Division sembrava destinata a rimanere a lungo nelle mani degli Hawks che, nel post Decision 2.0, si erano issati in cima alla Eastern Conference vincendo 60 partite di cui 19 consecutive: analogamente a quanto successo a Miami, una desolante diaspora di talento ha visto tutti e quattro gli All-Star, uno alla volta, cambiare casacca.
La division adesso è in mano ai Wizards, vincitori uscenti e squadra che con una stella in più potrebbe lottare per il titolo – per la finale di Conference probabilmente basta un Morris sano- e la cui riconferma divisionale sembra essere piuttosto scontata.
Vediamo un po’ come si presentano a poche settimane dal tip off le cinque squadre di questa division.
Washington Wizards
Quintetto: John Wall (G), Bradley Beal (G), Otto Porter Jr. (F), Markieff Morris (F), Marcin Gortat (C).
Panchina: Tim Frazier (G), Jodie Meeks (G), Kelly Oubre (F), Jason Smith (F), Ian Mahinmi (C).
Allenatore: Scott Brooks.
Punti di forza: in questo momento si trovano pochi quintetti completi e forti come quello titolare dei Wizards. Lo starting five è rimasto invariato e tanta esperienza insieme torna sempre comoda. Possono allargare il campo grazie a Porter e Morris, eccezionali tiratori dalla distanza -il 36.2% di Morris ed il 43.% di Porter rappresentano per entrambi il miglior dato in carriera-, e con Wall, una fra le migliori PG quando si tratta di attaccare il ferro, a gestire magistralmente l’attacco difendere contro questa squadra diventa virtualmente impossibile.
Se Beal continuerà a maturare -credetemi, può migliorare ancora tantissimo- facilmente l’attacco degli Wizard riuscirà a salire sul podio nella graduatoria dei punti fatti a partita.
Punti di debolezza: stiamo parlando di una squadra giovane ed ancora non del tutto matura, ma non approfittare di una conference così debole è un peccato mortale, soprattutto adesso che Boston sembra essere definitivamente nella stessa classe di Cleveland. Il motivo per cui non sono riusciti a fare strada nei playoff è piuttosto semplice ed è pure il loro tallone d’Achille: scelte sbagliate al draft ed infortuni non hanno permesso agli Wizards di avere quella profondità necessaria per fare strada ai playoff e minimizzare l’impatto di una eventuale perdita di un titolare, vedasi Morris.
La difesa deve sicuramente migliorare, il 46.6% con cui gli avversari tirano contro Washington è un dato inaccettabile per una squadra che vuole diventare vera e propria contender: se Morris limita i falli e Mahinmi riesce ad evitare gli infortuni una difesa più efficace aprirebbe a Wall l’opportunità di giocare in transizione e per le difese avversarie diventerebbe problematica la situazione. Peccato solo che i “se” siano un po’ troppi.
Analisi: il contrattone con cui il front office si è assicurato Porter è l’ennesima prova di quanto la società stia provando a mantenere intatto il nucleo di una squadra che alle Finals può arrivarci e paradossalmente questo potrebbe essere l’anno buono.
Azzardato? Lasciatemi spiegare: Cleveland dovrà abituarsi alla vita senza Kyrie e con Thomas rientrante solo a febbraio potrebbe presentarsi ai playoff con ancora gravi problemi di chimica mentre Boston, seppur evidentemente più forte rispetto allo scorso anno, è stata protagonista di una vera e propria metamorfosi che potrebbe richiedere tempo prima di portare i risultati desiderati.
Aspettarsi miglioramenti da Oubre è lecito e se dovessero arrivare Brooks potrebbe contare su un sesto uomo di tutto rispetto che beneficerà della dipartita di quel Bogdanovic che lo scorso anno gli rubò minuti preziosi in regular season rivelandosi poi totalmente inefficace ai playoff.
Detto ciò non voglio assolutamente proclamare loro come favoriti per l’approdo alle Finals, ma piuttosto a non limitare la Eastern Conference ad una corsa a due fra Cavs e Celtics.
Record 2016-17: 49-33.
Previsione 2017-18: 51-31.
Charlotte Hornets
Quintetto: Kemba Walker (G), Nicholas Batum (G), Michael Kidd-Gilchrist (F), Marvin Williams (F), Dwight Howard (C).
Panchina: Michael Carter-Williams (G), Malik Monk (G), Jeremy Lamb (F), Frank Kaminsky (F), Cody Zeller (C).
Allenatore: Steve Clifford.
Punti di forza: il quintetto non è certamente all’altezza di quello dei Wizards, ma la panchina appare veramente profonda e ben equipaggiata, dando così a coach Clifford l’opportunità di provare diverse rotazioni.
Kidd-Gilchrist, Williams e Batum hanno tutti esperienza nel ruolo di PF e con Kaminsky in campo si potrebbero creare parecchi quintetti diversi.
Nonostante preoccupazioni per la chimica di squadra e l’intesa, Howard sembra quel tipo di centro che con Walker può fare davvero grandi cose: nel caso contrario potrebbero puntare comunque su Zeller che di giocare ne è ben capace.
I rischi presi in offseason per confermare Batum ed aggiungere Howard potrebbero ritorcersi il GM Cho che comunque va elogiato per il fegato dimostrato in questi mesi.
Punti di debolezza: nonostante il nome “Dwight Howard” sprizzi -quasi- ancora lo stesso star power di un lustro fa, gli esperimenti falliti prima con i Lakers, poi con i Rockets ed infine con gli Hawks devono temperare immediatamente l’entusiasmo e le aspettative dei fan, dal momento che per garantirgli un posto dovranno far partire dalla panchina lo stesso Zeller con il quale, quando in campo, il team viaggiava ad una media vittorie ben sopra il 50%.
Clifford conosce Superman da moltissimi anni e sembra essere l’unico coach in grado di sistemarlo e farlo rendere a dovere. Gli infortuni rimangono comunque il vero limite di questa squadra che difficilmente potrà trovare l’accesso ai playoff con l’infermeria così piena.
Analisi: selezionare Monk e tradare per Howard sulla carta dovrebbe aver colmato le più gravi lacune di questo roster. La sola presenza di Howard dovrebbe risolvere immediatamente i problemi a rimbalzo di una squadra posizionatasi in ventiduesima posizione nella speciale classifica dei rimbalzi concessi agli avversari, oltre che abbassare il 45.6% con cui gli avversari hanno trovato il fondo della retina contro di loro.
Monk dal canto suo rappresenta un’altra pericolosa bocca da fuoco in alternativa a Walker ma occorrerà pazientare un po’, in quanto certamente aver perso gran parte della offseason per un infortunio alla caviglia non lo aiuterà a vedere il campo con costanza fin da ottobre.
Se Carter-Williams e Kidd-Gilchrist riusciranno finalmente a rimanere sani i motivi per auspicare un netto miglioramento rispetto all’undicesimo posto in EC dello scorso anno ci sono tutti: non si può parlare di all-in, ma di sicuro gli investimenti fatti in questi mesi sottolineano la decisa volontà di riportare da subito ai playoff questa franchigia.
Record 2016-17: 36-46.
Previsione 2017-18: 41-41.
Miami Heat
Quintetto: Goran Dragic (G), Josh Richardson (G), Justice Winslow (F), James Johnson (F), Hassan Whiteside (C).
Panchina: Tyler Johnson (G), Dion Waiters (G), Rodney McGruder (F), Kelly Olynyk (F), Bam Adebayo (C).
Allenatore: Erik Spoelstra.
Punti di forza: so che suona estremamente pigro e banale, ma la vera forza di questa squadra è il gruppo. Come altro spieghereste il 30-11 con cui Miami ha chiuso una stagione iniziata con uno speculare e deprimente 11-30?
Questo finale ha convinto la dirigenza a confermare quasi in toto il roster della scorsa stagione, la prima del dopo-Wade: Dragic ha saputo dimostrare che sa essere un ottimo leader -ribadendolo ad EuroBasket- e con il suo modo spericolato di intendere la pallacanestro può trascinare senza patemi i compagni ai playoff. La cavalcata finale della scorsa stagione è ancora troppo vivida per non sottolineare tutto ciò come punto di forza.
Punti di debolezza: Dragic è un ottimo leader e la produzione di Whiteside è incredibile, ma a questo punto è lecito chiedersi se la mancanza di una vera e propria superstar sia la più grossa debolezza di questa squadra. Raggiungere i playoff non dovrebbe essere un problema quest’anno ma una volta raggiunti, potranno andare oltre al primo turno?
Winslow a questo punto dovrà riuscire a staccarsi l’etichetta di “injury-prone player” che gli è stata appiccicata in fronte e probabilmente le sorti degli Heat dipenderanno da questo. Nonostante una difesa da top ten in qualsiasi categoria significativa ed un ottimo head coach la mancanza di una superstar sembra essere un limite insormontabile per una squadra che è senza dubbio buona, ma non ottima.
Analisi: squadra solida ed a volte brillante -ultimo riferimento alla seconda metà della scorsa stagione, lo giuro- è senza dubbio fra le vincitrici di questa offseason in quanto l’indebolimento di Indianapolis e Chicago permette loro di entrare in qualsiasi previsione playoff.
La mancata qualificazione alla postseason ha però permesso a Riley e colleghi di garantirsi Bam Adebayo, importante assicurazione nel caso Whiteside non riuscisse a risolvere il problema dei falli che lo sta perseguitando da anni: la qualità delle giocate della difesa può rimanere alta anche nel caso in cui il numero 21 debba passare diverso tempo in panchina.
I dubbi sui contratti di Johnson e Waiters sono parecchi ma come detto prima la priorità del front office era quella di confermare il gruppo responsabile del 31-10 -l’ho fatto ancora!-, cosa pienamente riuscita. La povertà di talento della Eastern Conference permetterà quindi a Miami di migliorare rispetto all’anno scorso e quindi di centrare la postseason.
Record 2016-17: 41-41.
Previsione 2017-18: 45-37.
Atlanta Hawks
Quintetto: Dennis Schroder (G), Kent Bazemore (G), Taurean Prince (F), Ersan Ilyasova (F), Dewayne Dedmon (C).
Panchina: Malcolm Delaney (G), Marco Belinelli (G), DeAndre Bembry (F), John Collins (F), Mike Muscala (C).
Allenatore: Mike Budenholzer.
Punti di forza: l’età media della squadra è indubbiamente molto bassa e perciò l’atletismo non manca, così come non mancherà la voglia di correre più degli avversari.
Collins, Prince e Bembry potranno giocare fin da subito con buona continuità e potrebbero essere le fondamenta su cui ricostruire una squadra competitiva. Tanti giocatori in questa squadra hanno la cosiddetta chip on the shoulder in quanto per esempio Schroder vuole dimostrare di essere un vero e proprio uomo franchigia, mentre Dedmon è determinato a ribadire che con un minutaggio maggiore può essere tranquillamente uno starter in questa lega. Fra i punti di forza non si può assolutamente lasciare fuori l’allenatore, in quanto Budenholzer solo due anni fa li condusse in cima alla Eastern Conference.
Punti di debolezza: il ruolo di 5 sembra essere particolarmente fragile in quanto Ilyasova, Muscala, Collins e Dedmon fino a questo punto della loro carriera non hanno mai visto il campo con la continuità necessaria per essere titolari in NBA. Tranne Ilyasova nessuno dei suddetti è mai riuscito a far registrare una media punti a due cifre e, dato più preoccupante, nessuno di loro nelle ultime tre stagioni ha catturato più di sette rimbalzi a partita: chiunque tenterà di attaccare Atlanta nel pitturato. Il talento di Schroder è cristallino, ma saprà elevare il suo gioco e soprattutto la sua testa e diventare leader di questa giovane squadra? L’arresto per aggressione sembra volerci dare una risposta ben precisa ma proviamo a guardare oltre.
Analisi: credeteci o no, ma la seconda streak più duratura di partecipazioni ai playoff consecutive appartiene proprio agli Hawks, che con 10 qualificazioni consecutive sono dietro solamente agli Spurs e, purtroppo, la cosa triste è che la striscia di Atlanta sembra inevitabilmente destinata a concludersi. Questa stagione girerà totalmente attorno a Schroder che dovrà riuscire a consacrarsi definitivamente e dimostrare di essere un vero leader: probabilmente avendo una lottery pick riusciranno ad affiancare alla point guard tedesca un altro talento su cui rifondare la squadra. Budenholzer non è abituato a perdere quindi nonostante tutti i problemi del roster mi viene difficile pensare ad una stagione da meno di 25 vittorie, però ovviamente dopo anni passati nella élite della EC il capitombolo che li attende al varco sarà particolarmente doloroso: se non altro vedremo tanta gioventù e tanta intensità, nonostante tutti i limiti tecnici.
Record 2016-17: 43-39.
Previsione 2017-18: 27-55.
Orlando Magic
Quintetto: Elfrid Payton (G), Terrence Ross (G), Evan Fournier (F), Aaron Gordon (F), Nikola Vucevic (C).
Panchina: D.J. Augustin (G), Arron Afflalo (G), Mario Hezonja (F), Jonathan Isaac (F), Bismack Biyombo (C).
Allenatore: Frank Vogel.
Punti di forza: è difficile elogiare una squadra che negli ultimi cinque campionati ha vinto più di 30 partite in una sola occasione e nonostante ciò non è mai riuscita a riscattarsi al draft, però proviamoci.
Payton è un giocatore veramente affascinante di cui molti romantici si sono innamorati da subito, che se saprà confermare quanto fatto dopo lo scorso All-Star break potrà finalmente giustificare la scelta nella top ten del draft di qualche anno fa. Ai molti giovani presenti sono stati affiancati veterani come Afflalo, Mack e Speights che potranno aiutarli a maturare: potete vedere anche voi che per il momento esaltarsi parlando dei Magic è veramente molto difficile.
Punti di debolezza: la mancanza di star power è veramente impressionante in quanto al momento il miglior giocatore sotto contratto è Aaron Gordon, elettrizzante durante la gara delle schiacciate ma lontano anni luce anche solo dal poter essere definito superstar. Le scelte sbagliate negli ultimi draft segnano irrimediabilmente il destino di questa franchigia: Gordon e Payton hanno mostrato sporadici sprazzi di brillantezza ma devono ancora riuscire a trovare continuità, mentre l’esperimento Hezonja si sta rivelando un clamoroso flop. Il vero problema di questa squadra è però la mancanza di appeal, senza la quale mettere sotto contratto una stella diventa francamente impossibile: il lavoro del nuovo GM Weltman si preannuncia estremamente complicato.
Analisi: ennesima stagione di transizione per gli Orlando Magic che a questo punto, con un front office completamente rinnovato, hanno motivo di sperare che i playoff siano lontani ancora per poche stagioni. La small-ball lineup ha permesso a Payton di porre rimedio ad una prima parte di stagione gravemente insufficiente, ma guardando il resto della formazione si percepisce un inebriante odore di fallimento: tutti sono stati in grado di mettere in mostra le loro abilità a volte ma tali sforzi sono sempre arrivati in modo non armonico e per periodi troppo brevi per pensare di aver finalmente trovato la quadratura del cerchio.
Ciò che è successo in questi mesi in Eastern Conference non sembra poter avvantaggiare Orlando che si presenta ai nastri di partenza con lo stesso identico quintetto base dello scorso anno: se l’unico miglioramento apportato ad un roster che ha chiuso la stagione con un deprimente 29-53 è il fragile Isaac, di motivi per pronosticare un salto di qualità ce ne sono veramente pochi. Playoff? Non credo proprio.
Record 2016-17: 29-53.
Previsione 2017-18: 31-51.
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
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