La Northwest è ufficialmente la division più hipster dell’NBA. Punta decisa al titolo di più forte, con tre squadre mandate ai playoff la scorsa stagione e una nuova contender in Oklahoma.
Ci sono un paio di squadre-feticcio da tenere d’occhio nel proprio League Pass, di quelle da conoscere per atteggiarsi a intenditori con gli amici: lo stile ruvido degli Utah Jazz arricchiti quest’anno da un Ricky Rubio d’annata, o l’eterno potenziale inespresso di Nuggets e Timberwolves – con la poetica lotta tra l’estro delle nuove leve e le manie del sergente di ferro Thibodeau.
E poi Russell Westbrook, reduce da una stagione da record che è diventato più hipster apprezzare anziché criticare: ora ha due nuovi compagni di giochi, Paul George e Carmelo Anthony, per far ingelosire Durant. La prima puntata della nuova stagione, per la Northwest Division, promette un bel po’ di carne al fuoco.
UTAH JAZZ
Starting five: Ricky Rubio, Joe Ingles, Rodney Hood, Derrick Favors, Rudy Gobert
Rotazioni: Dante Exum, Joe Johnson, Alec Burks, Tabo Sefolosha, Jonas Jerebko
Coach: Quin Snyder
Punti di forza: Snyder è un coach di solida formazione popovichiana, e quest’affermazione ha tutti i contorni di una garanzia di qualità. I risultati finora sono stati eccellenti, mai inferiori alle aspettative, culminati nell’ultima stagione quando ha prodotto la migliore difesa della lega (96.8 OPPG). Tra i cavalli di ritorno per la nuova campagna ci sono giocatori che coach Snyder ha costruito da zero, Joe Ingles e Rodney Hood – quest’ultimo in odore di career year, insieme a un comprimario di lusso riportato alla luce dopo alcune stagioni in ombra: Joe Johnson. Rudy Gobert è l’uomo di riferimento, forse ha già raggiunto il suo potenziale, ma è un bell’accontentarsi: stiamo parlando di un perenne candidato a difensore dell’anno, il lungo perfetto da schierare nella propria metà campo.
Punti di debolezza: Inutile nascondersi dietro un dito. L’addio di Gordon Hayward, seppure accompagnato da parole dolci, fa male a una franchigia che fatica a richiamare free agent di livello. Se nel caso del prodotto di Butler i Jazz hanno poco da rimproverarsi, potevano gestire meglio la situazione contrattuale di George Hill, assai positivo lo scorso anno e partito pure lui per altri lidi. Ricky Rubio è un buon fit, più completo dai primi anni a Minnesota, ma non ha il power level necessario per puntare in alto. Le altre aggiunte estive, Sefolosha e Jerebko, odorano di minestra riscaldata e continua a mancare il desiderato upgrade di Favors.
Previsione: A meno di un’esplosione dell’oggetto misterioso Exum – o di una stagione da All Star di Hood – difficile che i Jazz ripetano i fasti del 2017. Senza Hayward perdono il principale finalizzatore (21.9 PPP) e una figura chiave nell’organizzazione del gioco. Resteranno però attaccati al treno dei playoff grazie alla difesa.
Record: 42-40
DENVER NUGGETS
Starting five: Jamal Murray, Gary Harris, Wilson Chandler, Paul Millsap, Nikola Jokic
Rotazioni: Emmanuel Mudiay, Jameer Nelson, Will Barton, Kenneth Faried, Mason Plumlee
Coach: Michael Malone
Punti di forza: Jokic non ha disputato gli europei, per la delusione di noi appassionati del vecchio continente – eccezion fatta per gli sloveni. Il serbo tuttavia sarà pronto per la seconda stagione da protagonista dove, paradossalmente, può migliorare ancora dall’impatto dello scorso anno, che già valeva 16 punti, 10 rimbalzi e 5 assist di media. Non si tratta solo di triple doppie ma anche di controllo sulla squadra, sempre più dipendente dal suo playmaking, e magari di una una presenza difensiva da irrobustire. Il nuovo arrivato Paul Millsap è un ottimo compagno di reparto, perfetto interprete dei ruoli “fluidi” che schiera coach Malone, mentre Mason Plumlee è un centro più classico ma di grande affidabilità. Jamal Murray è pronto finalizzare gli schemi di un attacco spumeggiante, candidato a riproporsi tra i più prolifici della Conference.
Punti di debolezza: Va bene il discorso dei ruoli fluidi, ma nel roster dei Nuggets c’è un po’ di confusione e alcune gerarchie non sono chiare. Si considera già accantonato il progetto Mudiay come point guard titolare, o gli si concede una terza chance? Chi preferirgli, allora, tra il soldatino Nelson e un Murray che ha il profilo della guardia pura? Con l’innesto di Millsap non sembra esserci più spazio per l’energia di Faried, e nemmeno per Plumlee se Malone investirà nei quintetti piccoli. Tra le ali Gary Harris viene da un’annata da 15 PPG ma Wilson Chandler, seppure in calo, è più fisico e versatile.
Previsione: Millsap è un’aggiunta di qualità ma non risolve i problemi difensivi della squadra di coach Malone, che per il resto si mantiene simile alla versione 2017 – ma perde l’assistente Chris Finch. Si punterà fortissimo su Jokic e Murray: finora hanno assicurato canestri e spettacolo, ma saranno in grado di mettere nel forziere qualche vittoria in più? L’impressione è che serva ancora qualcos’altro.
Record: 41-41
MINNESOTA TIMBERWOLVES
Starting five: Jeff Teague, Andrew Wiggins, Jimmy Butler, Gorgui Dieng, Karl-Anthony Towns
Rotazioni: Tyus Jones, Jamal Crawford, Shabazz Muhammad, Taj Gibson, Niemanja Bielica
Coach: Tom Thibodeau
Punti di forza: La notte del draft dalle case di tutti gli appassionati si alzò un grido. “Furto con scasso” era il commento più gettonato per la trade che ha coinvolto Jimmy Butler, a favore dei Wolves chiaramente, anche se qualcuno si sta ricredendo dopo aver assistito alle prestazioni di Lauri Markkanen, rookie ceduto ai Bulls, con la maglia della Finlandia. Il prodotto di Marquette è la definizione di un giocatore che sposta gli equilibri, uno dei two way player che dettano il trend dell’NBA nel 2017. Le sue doti difensive, se messe al servizio di un roster quadrato e ricco di talento, possono spiccare fino a livelli di eccellenza e coach Thibodeau, che l’ha già allenato a Chicago, sa come sfruttarlo al meglio. Per il resto, il palcoscenico è tutto di KAT.
Punti di debolezza: Jeff Teague, specie dopo la stagione in ombra ai Pacers, non si lascia preferire così nettamente a Ricky Rubio, anche se assomiglia di più all’identikit che Thibodeau desidera come sua point guard. C’è tanta esperienza in panchina, tra Crawford e Gibson, ma anche un paio di buchi nelle rotazioni. Wiggins rischia di soffrire la vicinanza di Butler, giocatore simile per caratteristiche, scendendo dal career high di oltre 23 PPG. Non è facile immaginare l’idea di gioco che il coach vorrà imbastire. La pericolosità dall’arco non è elevata (34% nel 2017), servirà ottima chimica di squadra per aprire il campo.
Previsione: Now or never per i T’Wolves. Coach Thibodeau ha passato una stagione col prurito alle mani, poco avvezzo all’idea di una squadra giovane da crescere con pazienza. Il suo stile è pragmatico, volto al risultato immediato, senza scrupoli di sorta nello spremere i propri giocatori. La dirigenza lo ha accontentato con la superstar che voleva più un paio di veterani per la panchina. I playoff sono l’obiettivo minimo, e la difesa è chiamata a un miglioramento tangibile.
Record: 45-37
OKLAHOMA CITY THUNDER
Starting five: Russell Westbrook, Andre Roberson, Paul George, Carmelo Anthony, Steven Adams
Rotazioni: Raymond Felton, Alex Abrines, Jerami Grant, Patrick Patterson
Coach: Billy Donovan
Punti di forza: Quella che ha portato Paul George in Oklahoma è stata una delle trade a più alta magnitudo dell’estate, soprattutto perché i Thunder hanno perso poco o nulla nel processo, e la recentissima aggiunta di Carmelo Anthony è un altro colpaccio. PG13 assomiglia, per caratteristiche, a un’ala come Kevin Durant accanto alla quale Westbrook ha vissuto i suoi momenti migliori – in termini di vittorie di squadra, non di statistiche personali. Melo non ha mai condiviso il parquet con un quintetto così competitivo; una volta adattatosi al nuovo ruolo, sarà una minaccia atomica per le difese avversarie. Quando si riposerà in panchina, c’è Patrick Patterson per sostituirlo nello spot di 4: un innesto di lusso per allargare il raggio d’azione del front-court.
Punti di debolezza: L’intesa tra Westbrook, Anthony e George è tutta da costruire, col secondo all’ultimo anno di contratto e un pensiero rivolto a Los Angeles. Non sempre i super team studiati a tavolino superano la prova del campo, anche se i presupposti sembrano buoni. La panchina non offre grandi spunti e il gioco allestito da Donovan, legato a doppio filo con l’estro del numero 0, non ha finora brillato per originalità. Senza Enes Kanter il front-court è leggerino, difficile imitare l’impatto a rimbalzo offensivo degli Stache Brothers.
Previsione: Se l’anno scorso l’MVP Westbrook ha trascinato un roster modesto oltre le aspettative per tutta la regular season, il meccanismo si è inceppato nel più esigente contesto dei playoff. Con due All Star in più nel quintetto la sfida a Golden State è lanciata: Oklahoma punta a una piazza tra le prime quattro nella Conference, per poi non guardarsi indietro fino alla finale di Conference.
Record: 53-27
PORTLAND TRAIL BLAZERS
Starting five: Damian Lillard, CJ McCollum, Mo Harkless, Al-Farouq Aminu, Jusuf Nurkic
Rotazioni: Evan Turner, Anthony Morrow, Ed Davis, Meyers Leonard, Zach Collins
Coach: Terry Stotts
Punti di forza: Lillard + McCollum è la solita combo letale, Nurkic un intrigante valore aggiunto ora che potrà essere produttivo fin da inizio stagione. Nei pochi mesi passati in Oregon (15 punti, 10 rimbalzi e oltre 3 assist di media) l’ex-Nuggets ha mostrato capacità di leggere la difesa sul pick ‘n roll, lavorando negli spazi liberati dai succitati fenomeni per armare i tiratori o avvicinarsi al ferro, dove sposta gli avversari di peso. La macchina di Terry Stotts è collaudata, e di successo.
Punti di debolezza: Allen Crabbe, per quanto modesto, aveva un ruolo importante per questioni di spacing: le ali restanti non tirano con alte percentuali da tre, ragion per cui è stato assoldato Anthony Morrow – ma si può veramente schierare Anthony Morrow nel 2017? Tra i lunghi, Nurkic mette in fila gli altri ma dietro di lui c’è poca qualità.
Previsione: C’è qualche novità a Rip City, ma non abbastanza da entusiasmare o far passare il mal di pancia a Lillard. La scelta di Zach Collins al draft è una gemma, ma ci vorrà un po’ di tempo prima di veder splendere il prodotto di Gonzaga. I Blazers si ritrovano con un paio di marce in meno rispetto alle rivali di Conference ma possono strappare comunque un posto ai playoff, perché Lillard e McCollum sanno giocare anche fuori giri.
Record: 39-43
Scrittore e giornalista in erba – nel senso che la mia carriera è fumosa -, seguo la NBA dall’ultimo All Star Game di Michael Jordan. Ci ho messo lo stesso tempo a imparare metà delle regole del football.