Se volete vi dico che questa sarà solo una partita di basket, e per giunta dal risultato probabilmente scontato, ma non ci crederei tanto nemmeno io.

Mancano pochi minuti all’inizio di molti discorsi, riflessioni, strategie e cambiamenti della struttura di quella lega che se state leggendo questo articolo probabilmente adorate seguire.

I 20000 e rotti della Quicken Loans Arena di Cleveland ci sono tutti; a loro vantaggio c’è il fatto che la città non offra poi tante alte alternative facendo parte di uno stato, l’Ohio, spesso definito a “flyover country” (utile solo per passarci sopra con l’aereo), e stiamo parlando degli estimatori…

La solita prassi dell’inno americano è stata rispettata senza colpi di scena, è il momento dell’intro dei Cavaliers (la stessa della volta scorsa con le note di Freedom) per portarci a quelli che potrebbero essere gli ultimi 48 minuti del paradiso cestistico che sono le NBA Finals. La nostra Beatrice qui è Beyoncé, “leggermente” diversa dal prototipo di donna angelo Dantesca ma, vi giuro a me non disturba affatto.

Dalle facce dei Cavs non si capisce a cosa stiamo per assistere -potrebbe essere allo stesso modo tensione e sconforto- sarà una partita strana e il clima lo è ancora di più già dal pregame:

Da un lato del campo il re, Lebron James, e tutti i suoi cortigiani che scendono in campo con il quintetto immutato rispetto a gara 1-2 e 3: James, Irving, Thompson, Smith e Kevin Love.

Dall’altra parte ci sono quelli che vorrebbero essere la nuova guardia, ed esserlo a lungo. Se da una parte c’è il re qua ci sono i barbari, i Golden State Warriors -di Durant, Curry, Green, Thompson, Pachulia – appena fuori dalle mura e pronti a sferrare l’attacco decisivo.

Per adesso il loro linguaggio del corpo, non è ambiguo: vogliono questa gara.

Questi “barbari” ci stanno provando da un po’ a togliere lo scettro al 23 di Akron. Non è la prima volta che si trovano qua; due anni fa e soprattutto l’anno scorso, sembrava che il nuovo basket professato da questi signori fosse già “il presente” e invece stiamo ancora qui a dover aspettare 48 minuti per testimoniare l’effettivo passaggio del testimone.
Qualcosa, a prescindere da come vada oggi, a Irving, James e ai Cavaliers gliela dobbiamo riconoscere.

Come hanno fatto a resistere all’invasione? Con l’unico modo per salversi in questi casi: ibridizzandosi un po’ e rimandando di qualche anno l’osbolescenza, capendo parte delle nuove “tendenze” e adottando un po’ quel tiro da tre e quella filosofia del “let it fly”, mantra costante della dub nation, insieme al tanto citato flow.

Oggi però, potrebbe mancare solo una partita alle “solite” vacanze di Lebron James ad Ibiza in compagnia di gente come CP, Carmelo e Wade.

Potrebbe mancare solo una partita al primo anello di Durant che concluderebbe quella rincorsa di 10 anni costellata di statistiche assurde e highlights che non gli aveva mai messo anelli al dito però.

Potrebbe mancare una sola gara per lo sweep, che metterebbe i titoli di coda alla stagione 2016/2017 ma farebbe partire il trailer di un numero interminabile di discorsi sul presente passato e futuro delle due franchigie e dei protagonisti principali.

È chiaro che non sia solo una faccenda di basket.
Definirla una partita di basket sarebbe riduttivo come dire che il grande Lebowsky è un film sul bowling; facile vedere che la cosa è più complicata.

Il clima della Quicken Loans Arena è strano per davvero: sembra che il respiro ed i battiti collettivi siano rimasti a questi secondi dopo la tripla di Durant.

Il silenzio, lo scoramento di pubblico e giocatori, Lebron che si rifiuta di giocare l’ultimo possesso e prende la via degli spogliatoi praticamente dopo la rimessa, è ancora tutto qui, vivo e vegeto.

La sensazione complessiva è che Durant, con quella giocata abbia (l’inglese a volte è intraducibile) “snatch their hearts out of their chests”.

Però sebbene Cleveland ha fallito nel “Defend the Land” sono certo che oggi la questione sarà diversa; se hanno qualcosa dentro, stasera lo tireranno fuori per tanti motivi: perché è bruttissimo farsi spazzare via fra le mura amiche, perché i 19000 seduti at the Q a questa squadra ci tengono davvero, perché Lebron dopo il donuts (uovo, zero punti, vate voi) delle ultime fasi della scorsa gara vorrà mandare un messaggio e perché dovessero riandare ad Oakland sul 3.1 qualche fantasma (specialmente se dovesse uscire fuori una gara agli ultimi possessi) potrebbe ripresentarsi non proprio pronto per la prova costume, dopo aver pasteggiato per 360 giorni con le insicurezze degli Warriors.

Ovviamente è impossibile, servirebbe uno sceneggiatore troppo bravo, però…

Basta con i convenevoli: Si inizia.

Primo quarto

Gara 4 delle NBA Finals parte diversamente dalle altre 3: il primo possesso è dei Cavs, tripla immediata di Smith e tripla di Irving. Cleveland è scesa in campo  per giocarla fino alla fine.

Il primo break dice 14-5 per i Cavs, gli Warriors al momento sembrano poco concentrati mentre Cleveland ha energia e cattiveria da vendere. Il pubblico inizia da subito a seguire i giocatori: per GS si mette male.

Non capisco gli Warriors: dopo 4 minuti sono già sotto di 13 e non sembrano nemmeno curarsene troppo. Molti meriti sono della difesa di Cleveland ma i Dubs sembrano scesi in campo per giochicchiare, una di quelle cose che porta parecchio sfiga nelle Finals.

Cleveland, energia a parte, la sta intrepretando molto bene: T. Thompson sembra ritrovato e Love è caldissimo (2/3 da tre), la scelta di rischiare qualcosina su Green sta pagando e Irving (3/4 dal campo) e JR (2/3 da tre) oggi non scherzano. Siamo sul 13-29 per la squadra di casa e Thompson sembra il fratello forte di quello che ha giocato le prime 3 gare.

Lebron inizia in sordina, sembra stia mettendo più energie in difesa che in attacco probabilmente per gestire meglio i quarti finali della gara. Dall’altra parte il gioco si concentra (come tutte le volte che il flow si interrompe) nelle mani di KD, che risponde da vero campione ma GS, quando mancano 4:20 alla fine del primo quarto, è ancora sotto di 10.

Sul lato Cavs ricompaiono (attenzione attenzione) nel playbook le chiamate in post per James (era ora).
Curry (0/4 nei primi 12 minuti) è completamente fuori dalla gara per adesso su tutti e due i lati del campo.
Nella parte finale del quarto la tensione sale tantissimo (solito sospetto: Draymond Green) e gli arbitri hanno il loro ben da fare; Golden State prima ricuce e poi si riperde a meno 17.

Cleveland ha segnato 49 punti in un quarto, lo ripeto: 49 punti in un quarto. L’energia della squadra di casa è difficilmente descrivibile a parole, sono in media per segnarne 200: PAZZESCHI.

I 49 derivano da 7/12 dalla lunga distanza, 9/15 dal campo e da 22 liberi (!) ed LBJ con solo 8 punti (2/5 dal campo).
L’unico con le statistiche “a posto” per quelli di Oakland è il solito KD (2/4 da due, 1/2 da tre e 5/5 ai tiri liberi) ma non parlerei di giornata stellare, almeno per ora.

Secondo Quarto

Golden State rientra in campo forse peggio di come l’aveva lasciato: palle perse, tiri scontatissimi e contestatissimi. C’è il sospetto che i 49 punti dei Cavs siano come sabbia a grana grossa negli ingranaggi offensivi dei Californiani.

Il divario arriva a 17 punti quando prima K. Thompson e poi Durant mettono a referto 6 punti importanti che riportano i californiani a meno 11 ma il loro linguaggio del corpo è incomprensibile. Forse stanno aspettando che passi un po’ la mareggiata iniziale ma più passa il tempo più la loro posizione peggiora.

Rientra LBJ ed è subito tripla; Curry è ancora tranquillo in panchina e sembra quasi una buona notizia per la sua squadra, anche se suona strano scriverlo.

Cleveland è “bella tutta” ma Kyrie Irving (8/10 da due, 4/5 da tre per un totale di 16 punti con 5:38 sul cronometro) oggi è ingiocabile: mette dentro praticamente qualsiasi cosa da qualunque parte del campo ed in qualsiasi modo. Lebron fa il resto e Cleveland ritorna sopra di 20 quando mancano 5 minuti al riposo lungo.

Golden State invece sembra capirci proprio poco in generale ma la cosa che risalta di più è la mancanza di risposte per Irving: 25 punti in 18 minuti giocati con più dell’80% dal campo. Dall’altro lato continua a tenere degli standard accettabili KD, mentre Curry e Green stupiscono per la negatività della loro prestazione su praticamente qualsiasi voce dello scouting report.

Il primo tempo finisce con.. ok, facciamo un gioco:
Io ora vi dico un po’ di statistiche e voi fate finta di credere che non siano riferite ad una partita intera:

68-86 per i Cavs con:
Irving: 28 punti, 11/14 dal campo e 4/3 dalla lunga distanza.
James: 21 punti, 7/11 dal campo e 2/4 dalla lunga distanza.
Love: : 17 punti, 5/10 dal campo e 4/5 dalla lunga distanza.

Io non capendo come sia possibile non li riesco nemmeno a commentare. I Cleveland Cavaliers oggi sono semplicemente stellari. Golden State non è sotto di 40 solo perché ha fra le sue fila un alieno chiamato Durant (22 punti con il 70% circa di field goal) mentre Curry (1/7) e Green (3/9) sono dietro i cartoni del latte.

Terzo Quarto

Inizia con i due “cattivi” di GS, Curry e Green che provano a rimettersi in gara, iniziando dal lato offensivo.

Cleveland risponde immediatamente: Sembra strano dopo le prime tre gare ma gli Warriors non sanno che pesci pigliare in difesa. Cleveland entra a piacimento con le penetrazioni perché la difesa Warriors è in allerta rossa per le triple: oggi letteralmente grandina sui Golden State Warriors.

Lebron sta mettendo su un clinic ma non solo di pallacanestro: con tutto quello che sta facendo un solo sport non basta. Incredibile prestazione ed incredibile energia. Salgono di nuovo i momenti di tensione, questa volta si “parlano” da molto vicino Lebron e KD dopo un fallo molto duro subito dal secondo. Non so se GS intenzionalmente la vuole mettere in bagarre ma non mi sembra una grande idea contro i rough riders dell’Ohio.

Un fallo marginale viene fischiato su Green che “protestucchia”: è tecnico. Tutti credono che debba essere espulso ma il primo tecnico era su Steve Kerr ma il tutto sembra sinistramente simile alla gara 4 dell’anno scorso.
85 -100 dice il punteggio e qui mi viene quasi voglia di fare un complimento agli Warriors nonostante tutto: quale squadra sarebbe sotto di “soli” 15 punti in una gara come questa?

Risale il ritmo, la fisicità ed il numero di possessi: è una tonnara ma da questa tonnara Golden State oggi non è mai riuscita ad uscirne nemmeno per un attimo. 89-104 con 3.30 da giocare nel terzo quarto.

Cleveland dalla metà del terzo quarto ha ripreso a giocare l’iso-ball delle prime tre gare con possessi alternati fra LBJ e Kyrie e la cosa non sembra pagare dividendi alti, così coach Lou è costretto al time out per colpa di un mini parziale Warriors che però è ancora lontanissima, visto che il punteggio dice 104-91 per la franchigia dell’Ohio.

Con 1:10 c’è un alterco più importante degli altri: Pachulia finisce in terra con un numero non ben identificato di giocatori dei Cavaliers, per allontanare Shumpert lancia una manata sulla gamba del giocatore dei Cavaliers e il gioco si ferma parecchio. I replay della scena ricordano esageratamente quelli della sospensione di Green dell’anno scorso: come sporcare una finale, di nuovo.

Alla fine del terzo quarto il punteggio dice 115-96 per i Cavs. Sarebbe una gara a punteggio alto anche se fosse già finita ma mancano ancora 12 minuti di basket.

Prestazione mostruosa di tutta la squadra di Cleveland: 20 su 33 da tre punti e 38 su 64 in totale dal campo.
Con numeri come questo non esiste antidoto su questo universo.

Quarto Quarto

Golden state non vuole mollare: ci riprova con transizione e tiro da tre ma il distacco è ancora in doppia doppia. Le statistiche di Cleveland sono ridicole da quanto sono impressionanti: perdeteci due minuti, guardatele e fatevi una risata.

Gli Warriors arrivano addirittura a -11 ma oggi contro Lebron e Kyrie non si può proprio discutere/giocare/trattare: scegliete voi quella che preferite ma Kyrie è a 35 con 13/21 dal campo e 6/9 dalla lunga distanza. Semplicemente un fenomeno.

Quelli dell’Ohio riallungano e mettono ancora una volta 20 punti fra loro e gli avversari quando mancano 7 minuti alla fine della gara. Thompson continua a rimbalzo a dare problemi a tutti i Dubs, prestazione veramente incredibile, tanta energia e la Kardashian è seduta nel pubblico; quelle cose che per qualcuno sono importanti.

Il resto è molto nervosismo, esecuzione dei Cavs, frustrazione estrema degli Warriors che appaiono un po’ smarriti e alla fine anche un po’ di solito garbage time.

Finisce con il punteggio record di 137-116 si ritorna ad Oakland per gara 5 sul 3.1 per i Cavs. Ho come l’impressione di averlo già letto e pensato. Credo che l’abbiano pensato anche gli Warriors e lo penseranno parecchio da qui a Lunedì.

L’unica cosa che mi dispiace della vittoria di Cleveland è non poter twittare “Cavs in 9” e poi cancellarlo per dire che mi hanno hackerato il cellulare. Cose da JR:)

A lunedì!

 

 

3 thoughts on “Cleveland bombarda i Warriors: 3-1 e niente sweep

  1. Ho appena finito di guardare la replica.. Sinceramente a parte i soliti passi e/o doppi (da ambo le parti) ho visto: un flagrant non dato a Green che prende la mira sul buon Imam e giù di gomito, il buon Zaza che cerca di evirare il suddetto numero 4, un giusto flagrant a Love e… e una bellissima partita!

    Spero finisca in 7 gare perché mi sta piacendo veramente molto!

    • peccato ti sia perso il “miglior rimbalzista” che ha potuto finalmente usare le sue armi cioè la spinta sistematica e tutte le trattenute non fischiate sui tagli di Curry e compagni…facile difendere così

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.