Potrebbe tranquillamente essere l’inizio di un thriller o di un giallo di Agatha Christie; la luce salta improvvisamente, si sente uno sparo, la luce ritorna dopo qualche urlo, la telecamera si sposta di soprassalto su un corpo esanime a terra.
Gli invitati alla cena -Kevin Durant, Russel Westbrook, Clayton Bennett, James Harden e Sam Presti- o potremmo meglio dire i sospettati, si guardano con sconcerto dopo aver capito quello era successo e tutto il resto della storia sarà legato a capire le colpe, svelare l’identità dell’assassino.
Vorreste sapere chi è morto?
Beh è facilmente deducibile dal titolo: la speranza di portare un titolo ad okc. Infarto. Seccata sul colpo. Stecchita per sempre.
Sulla scena, al posto di un corpo esanime, c’è un video di qualche secondo appena di quel Westbrook che si gira per prendere il tunnel del Toyota Center di Houston dopo il passaggio di Adams ad Abrines mentre mancano ancora 3.6 secondi sul cronometro del quarto quarto, con tutta la rabbia del mondo addosso, senza salutare praticamente nessuno e quella sovrimpressione della TNT che dice 4-1 Rockets. Stagione finita Rus.
https://www.youtube.com/watch?v=40FCqSPNydk
Go Fishing, come direbbe il buon Shaq.
Diciamocelo, almeno fra noi, ‘sta vittima, non era proprio un giovanotto vitale e di belle speranze, era un malato terminale, un vecchietto flebile sopravvissuto a qualche coccolone di troppo, con una diagnosi incontrovertibile ma che comunque sperava in una ribalta, un colpo di scena finale.
Ma come si è arrivati fin qua? Come è stato possibile raggranellare in nemmeno 6 anni solo una finale Nba -peraltro persa- con tutta quella immane quantità di talento ammassata negli anni precedenti? Mistero. Un giallo, appunto.
Bando alle ciance allora e proviamo a ripercorrere questa storia.
Per farlo però non si può parlare al presente, è necessario ritornare indietro ad un momento chiave di questa franchigia: siamo nel 2012, giugno, finali NBA, una squadra di poco più che ventenni per un paio di partite delle NBA finals, dopo una serie colossale contro i (miei amatissimi; faccio subito outing) San Antonio Spurs che sembrava quasi un passaggio di consegna, aveva seminato nel mondo il dubbio di poter mandare a monte di piani di gloria di Pat Riley Lebron, Wade e dei (odiatissimi; faccio subito outing, parte seconda) Miami Heat.
Diciamo che il dubbio non è durato poi troppo: nei tre giorni a Miami per le gare 3 e 4 della serie quella squadra si era un “attiminino” smarrita.
Finisce in 5 a Miami (c’era ancora la vecchia formula 2-3-2): primo anello per lbj ma con la quasi certezza che il futuro sarebbe stato dei Thunder, bastava un po’ più di esperienza e il gioco era fatto. Dopotutto ci sta che un gruppo giovane non riesca a chiudere the deal contro una squadra così forte, così esperta, così ferita.
Giusto per ricordarlo agli smemorati, la lega in quegli anni era un “pelino” diversa: Parker se la giocava per il titolo di playmaker più veloce, Rondo sembrava ancora una point guard decente con cui poter vincere qualcosa, i lunghi che tiravano da tre erano guardati con diffidenza, non avevamo ancora capito che Howard è basso per giocare da 5, si pensava che Rose potesse ridiventare un giocatore dignitoso, Tracy Mc Grady era pronto a vincere tutto (nella serie A cinese, ovviamente) e i cambi di velocità e direzione di Westbrook non erano una cosa così scontata. Ecco.
Dico questo per far capire che in quella NBA, quando guardi un playoff e vedi Durant, Westbrook, Harden, Ibaka e Reggie Jackson, venir fuori dalla western conference qualche aspettativa legittima di “rivoluzione in atto” te la crei.
21 Giugno 2012 quindi, lbj alza il trofeo, la profezia si è compiuta: The Chocken one delle finali precedenti contro i Mavericks ridiventa The Chosen One, il sipario si abbassa, il commissioner David Stern tira il sospiro di sollievo più grosso di sempre, a tre dirigenti della Nike viene tolto il cappio dal collo (sono anche un hater, quasi dimenticavo) e il nostro giallo può iniziare..
La telecamera inquadra i protagonisti della storia e, per come vedo io le cose, due hanno un alibi di ferro -inattaccabile- e sono James Harden e Kevin Durant.
Liquidiamo subito il primo perché è troppo semplice, mi spiego meglio: Era impossibile pensare che Harden diventasse questa cosa qui che stiamo ammirando noi, ovvero, un candidato (legittimissimo) per il titolo di MVP; Si vedeva che di talento ne aveva, e tanto, ma l’esplosione che ha avuto negli anni a seguire è stata francamente incredibile; chiunque affermi di aver già capito tutto nel 2011-2012, mente sapendo di mentire.
Prima di approdare a Houston il buon Presti aveva intavolato trattative rispettivamente con; Celtics (non ci è dato sapere bene i termini: ingiudicabile), Warriors (Klay e una scelta al draft; questa è tosta), Wizards (c’era Beal nell’affare: rejected), Raptors (che non hanno voluto sacrificare Valanciunas; eheheh), Utah e Charlotte. Tutto questo per dire che anche per gli addetti ai lavori è risultato complicato scorgere nitidamente i dettagli di un giocatore così promettente ma ancora acerbo.
Tutto poi è passato alla storia in modo un po’ frettoloso come una scelta guidata da ragioni puramente economiche fra Ibaka e Harden, ma che, come proverò a spiegare dopo, mi è sempre sembrata una descrizione un po’ semplicistica e inesatta.
Limitiamoci a dire che Harden era un giocatore che meritava i suoi soldi e che Okc quei meritati soldi poteva darglieli ma ha SCELTO di non darglieli.
Scelta legittima, ma non sempre tutto ciò che è legittimo risulta essere esatto…
C’erano nel piatto Salary cap, luxury tax, collective-bargain-agreement e salse a piacimento intavolate con tutti quei discorsi che prima della rivoluzione economica causata dalla rinegoziazione dei diritti tv avevano molto senso (e ora ovviamente molto meno) ma al netto di questo il nostro James poteva essere l’assassino?
È il più passivo di tutti in questa storia; un giocatore che ha dimostrato di essere troppo buono per le casse di casa, specialmente quando il padrone di casa ha già deciso che la struttura della squadra in futuro aveva bisogno di qualche lungo di riferimento (la telecamera si sposta per inquadrare un Sam Presti con una espressione diabolica e beffarda) piuttosto che un’altra persona con cui condividere pallone, possessi e giochi offensivi. Bastavano 6 milioni (praticamente spiccioli per la NBA moderna) e Harden sarebbe stato più che felice di restare.
Recentemente ha dichiarato:
“Oklahoma City offered me a contract that was $6 million less than the maximum, I needed time to think about it.
It was like an afternoon phone call, like four o’clock and I had an hour or so to make my decision, whether I wanted to take the offer or not. I’m thinking to myself, ‘This is the most money I’ve ever made in my life and you’re giving me a short amount of time to decide.’ And it wasn’t enough time for meA few hours later, I received a phone call from Thunder General Manager Sam Presti. That’s when I learned that I had been traded to the Houston Rockets.
That was a very, very sad night. I went home, laid down and just started tearing up.
We had big plans that we were going to win a championship for years”
Assolto. Houston ti aspetta con una carrettata di soldi e, ironicamente, nel capitolo finale di questa storia le conclusioni le scriverai proprio tu, sei anni dopo. Strano e crudele ‘sto sport a volte.
Passiamo all’altro allora.. eh l’altro. Qua le cose si fanno più difficili.
È colpa di KD se Okc non vincerà mai nulla? Ovviamente si, ma non credo che sia lui l’assassino, ecco diciamo che “qualche” colpa ce l’ha ma secondo me la mossa di Durant era inevitabile; se mi consentite di continuare con l’analogia dell’omicidio, se KD fosse l’assassino, sarebbe stata sicuramente legittima difesa.
Premetto che non dirò niente di nuovo e che tutto quello che snocciolerò ora sul 35 è già stato detto e ridetto, trito e ritrito. Molti hanno storto il naso non comprendendo le motivazioni di un giocatore, diciamo fra i primi dieci della lega (ironico), che non è arrivato in finale per una manciata di minuti giocati male, con un supporting cast pazzesco ed un secondo violino come il numero 0, nell’abbandonare il team che l’ha draftato e in cui ha giocato per 10 anni consecutivi.
E invece secondo me doveva: Kevin Durant ha capito prima di altri che con Russel Westbrook non si poteva vincere a prescindere da chi ci gioca intorno. Solo che quando certi lampi ti attraversano la testa (a ragione o torto è poco importante, credo) devi muoverti, devi lasciare Okc perché l’unica cosa che può cambiare il tuo lascito da giocatore ora è vincere qualcosa.
Sei Kevin Durant: quando ti allacci le scarpe e ne metti 40 la gente oramai guarda i tabellini sbadigliando, non è una notizia, lo sappiamo tutti che puoi farli quando vuoi, come vuoi.
35 di media per 82 partite?
Non mi stai dicendo nulla di nuovo, spostati dalla Tv che sto guardando “il segreto” su rete 4.
30.6 punti a partita di media nelle finali?
Me li hai già fatti nel 2012 (trenta-punto-sei, avete idea?) non annoiarmi su. Sto facendo altro.
Se vuoi dirmi qualcosa di nuovo devi vincere. Allora devi andare a vincere ma… Dove?
Guardi la struttura delle due conference e ti accorgi che non ci sono squadre pronte a fare quel passo a meno che in questa intricata equazione non si inserisca Stephen Curry o Lebron James.
Per quanto può essere forte -e forti come Durant io ne trovo uno, forse- per la riforma di tutto il sistema, siamo arrivati al punto che il movimento di un solo giocatore non può generare più un cambio di equilibri tale da portare il titolo altrove. Almeno non in tempi brevissimi (vedere Cleveland che per vincere ha dovuto spostare tante pedine di altissimo livello sulla scacchiera e sforare il salary cap in modo disumano).
Bisognerebbe pianificare, ma il tempo scarseggia. Immaginatevi Durant che ci pensa un po’ su:
Ai Cavs no.
Lbj dovrebbe essere la mia nemesi non il mio alleato. Passo.
Gli Spurs?
Mamma mia non scherziamo. Bel team, gran coach ma Texas?
Ci ho già perso 1 anno al college.San Antonio poi? al mio shoes deal ci terrei, grazie.
Gli Warriors?
Certo brutto andare alla corte di chi mi ha appena sconfitto però…
Gli Warriors sono perfetti per tante questioni: sono forti, hanno un sistema di gioco che a Okc è sempre mancato, “condividono” la palla, sono un gruppo, sono feriti e probabilmente incazzati neri.
Il resto già lo sapete.
https://www.youtube.com/watch?v=4BVFL3d9UOY
Diciamo che la città di Okc non ha proprio sposato il suo modo di vedere le cose e le t-shirt di Durant per un paio di mesi hanno fatto abbassare la vendita della diavolina per accendere i BBQ di tutto lo stato, ma questo è un altro discorso…
Mi prendo io la responsabilità. Lo scagiono con questo decreto di assoluzione: Una squadra con Westbrook e Durant è sempre una contender per il titolo ma qualche ragione ci sarà pure se negli ultimi 10 anni il titolo l’hanno vinto sempre gli altri, no?
KD magari ha dato il colpo finale alle speranze di molti o forse ha reso reale quello che altri avevano già capito da un po’ ovvero che il punto centrale della questione non era saltare su un bandwagon (ma visto che ci sono mi prendo quelli bravini da tre che giocano a Oakland) ma il fatto che giocare con il numero 0 è “complesso”.
Non ha sparato lui il colpo letale. Andiamo avanti.
Ne rimangono tre, o meglio due: Russel Westbrook e il duetto composto dall’owner Clay Bennett e dal general manager Sam Presti. Volutamente non ho tirato in ballo i due coach. Ripeto, volutamente.
Non che il lavoro di P.J. Carlesimo (si, c’è passato anche lui fra il 2007 e 2008) Scott Brooks (2008-2015) e infine Billy Donovan (2015-Trump era) sia stato eccellente, anzi. Più di una persona (me incluso) ha sempre espresso ampissimi dubbi sul fatto che il gioco (specialmente il lato offensivo) sia sempre stato un po’ povero e che la squadra non sia mai riuscita ad uscire dallo schema del possesso alternato fra Rus e Kevin, (che poi dopo la partenza di Durant è diventato tipo palla-a-Rus-e-voi-altri-muti).
Però oltre questo quando guardavi questi Thunder il sospetto che quella palla non se la volessero proprio passare era sempre lì sottotraccia; ti restava sempre quel retrogusto amaro dato dal non vederli coesi e dal fatto che specialmente quando la palla scottava parecchio, diciamo nei due minuti finali, tutto saltava regolarmente a gambe all’aria fra personalismi, isolamenti-sfinimento, palle perse, decision making abbastanza povero non facendoli mai uscire da quel tunnel dentro cui cercavano la luce da anni.
Della triade Carlesimo-Brooks-Donovan non ne assolvo uno, non ne incolpo uno, non ne riconfermerei uno, cosa che a ben vedere è già un giudizio abbastanza dettagliato di come la penso a riguardo.
Voglio solo dire che spesso lo sport insegna che quando molte persone di comprovata esperienza e capacità non riescono a plasmare una identità di gioco ad una squadra la colpa potrebbe anche essere del materiale umano che hanno fra le mani o di come quel materiale è stato allestito. Questo è il caso, probabilmente.
Ma allora come era stata allestita la squadra?
Sam Presti, il nostro sospettato numero uno, arriva ad Okc nel 2007 dopo una veloce scalata agli Spurs e portando sullo scudo il grosso merito di aver partecipato all’operazione di convincimento per la chiamata al draft del 2001 di Toni Parker. Una di quelle faccende che in quel di San Antonio fanno la differenza fra essere tenuto in considerazione ed esser dato in pasto ai maiali dopo essere stato fatto a pezzi.
Appena arrivato (al tempo la franchigia giocava a Seattle) sceglie Durant (scelta abbastanza pacifica per tutti meno che per Portland che ha ritenuto opportuno fare il nome di Greg Oden con la 1), assume Carlesimo, sceglie successivamente nel 2008 Ibaka (alla 24, bravo tu) e Westbrook (alla 4, questa era più facile), Harden nel 2009 come terza scelta assoluta, Reggie Jackson alla 24esima nel 2011 e Steven Adams alla 12 nel 2013.
Ho sentito di gente con la medaglia d’oro al valore in guerre mondiali ottenuta per molto meno. Ora non voglio annoiarvi con ricostruzioni dei vari Draft ma vi assicuro che molte scelte non erano assolutamente scontate.
Giusto per capirci: nel 2009 Steph Curry è arrivato alla 7 Harden alla 3 e Griffin alla 1. Diciamo che almeno fra questi tre sbagliare è lecito, ma quando alla 2 i Memphis Grizzlies hanno chiamato Hasheem Thabeet, i Kings alla 4 Tyreke Evans e i T-Wolves Jonny Flynn alla 6, che hanno avuto dei destini “vagamente” diversi (e difficilissimi anche da rintracciare con Google: ve lo giuro ci ho appena perso una mezz’ora abbondante) si capisce perché tutti pensavano che Sam Presti avesse portato con sé il proverbiale cu.. istinto degli Spurs che nel Draft ci hanno sempre sguazzato come pochi altri (Ginobili alla 57, Parker alla 28 e Leonard alla 15. Si alla 15, nello stesso anno i Bucks alla dieci hanno chiamato Jimmer Fredette, per farvi capire. Jimmer Fredett. Come chi è Jimmer Fredette? Se vi è rimasto un po’ di romanticismo aprite un altro tab del browser e andatevelo a cercare. Ultima chicca: in quello stesso draft Jimmy Butler è andato alla 30. Ok che il draft non è una scienza esatta ma qua stiamo parlando di sviste che farebbero impallidire pure le meme con Bocelli…)
Quindi il nostro Sam Presti ha messo moltissimo del suo in quel gruppo del 2012 che sembrava aver fatto click ma poi è inevitabilmente lui che sembra rovinare tutto in due momenti: il primo è quando decidono di scambiare Harden il secondo è quando nell’ultima estate hanno messo poco sul piatto per tenere KD, ovvero qualche trattativa seria con dei bipedi in grado di levare la palla dalle mani di Westbrook nei 5 minuti finali delle partite importanti.
Per il primo punto abbiamo dei dati fattuali per il secondo le ricostruzioni sono legate a rumors e dichiarazioni rilasciate a mezza bocca da KD e dal suo agente Rich Kleiman.
Torniamo al 2012: non vi voglio annoiare con tecnicismi ma i Thunder non dovevano sacrificare nessuno. Potevano dare quei 6 milioni ad Harden, iniziare l’anno al di sopra del salary cap e sistemare le cose in corso d’opera entro l’ultimo giorno della regular season (2014) in modo da non dover pagare la luxury tax una procedura che nello stesso anno hanno fatto anche gli Warriors e i Grizzlies. Tutto questo avrebbe dato ai Thunder 16 mesi aggiuntivi per capire la cagata pazzesca che stavano per fare e ravvedersi.
Se poi al tutto si aggiunge che nei successivi 20 mesi lo scenario economico è cambiato totalmente per la questione dei diritti tv il tutto appare davvero inspiegabile. Soprattutto perché mi rifiuto di credere che la situazione non sia stata un attimino prevista dal management dei Thunder, visto che nel Dicembre 2011 la NFL da un processo simile aveva incremento di oltre il 70% i “soldini” incassati dai diritti tv facendo presagire uno scenario simile anche nella NBA che come solido indizio,aveva visto crescere di circa il 30% il valore di mercato delle franchigie, cosa che aveva portato il salary cap a crescere marginalmente nel 2013-2014-2015 fino a 63.2 milioni di dollari.
Quindi i Thunder potevano tenere Harden CON Ibaka senza troppe complicazioni sia nell’immediato, sia in un orizzonte temporale più ampio, cosa che rende la scelta del GM veramente complicata da capire a meno di qualche retroscena che però non è mai stato svelato.
Impossibile scagionarlo quindi, siamo costretti a tenerlo li fino alla fine, ti fa convincere quasi che il vero colpevole sia lui, possa essere solo lui.
Poi però ripensi a meno di un anno fa alla serie con gli Warriors e alla finale mancata per quella manciata di minuti giocati male, ricontrolli il roster e Sam Presti ti viene quasi voglia di assolverlo.
Colpo di scena.
Voi riuscireste a mettere in prigione uno che è riuscito a dare a una franchigia una squadra con Durant-Westbrook-Ibaka-Roberson-Adams-Waiters-Kanter?
Io no.
Come diceva spesso uno dei miei più cari maestri: 10 lo do a Dio, 9 a me e 8, forse, a qualcuno di voi. Sam Presti in questi 10 anni qualche errore l’ha fatto, come tutti, ma ha anche molti meriti in tutto quello che è successo in quel di Okc e soprattutto per averli messi nella posizione di vincere per diversi anni di fila.
Li abbiamo passati quasi tutti in rassegna, ne manca solo uno: Con il numero 0, ladies and gentlemen, Russel Westbrook.
Eh cari miei. Arriva la parte difficile; il cerchio si chiude e Rus è uno di quelli che fino alla fine da l’idea di poter aver sparato il colpo finale. Uno di quei personaggi che nel nostro giallo dovrebbe finire in prigione solamente per gli outfit che ha il coraggio di sfoggiare. Il discorso su Rus sarebbe sterminato, richiederebbe minimo un articolo a parte e non riguarda solo il basket, dopo tutto uno che usa degli occhiali senza lenti ti lascia qualche indizio per capire che la faccenda vada un po’ oltre il solo lato sportivo.
Ma io qui Rus non sono riuscito ad incastrarlo: Lo faccio uscire dal commissariato e camminare via per strada come il Kaiser Sose interpretato da Kevin Spacey ne “I soliti sospetti”. Mi riserbo di dire solo una cosa in parziale controtendenza rispetto alla gran parte degli opinionisti che l’hanno osannato per tutta la stagione.
L’assunto fondamentale è: io che Westbrook sia un alieno e una macchina da tripla doppia 7 giorni su 7, 52 settimane l’anno io lo so già. Adesso lo so ancora meglio, certo, ha infranto ogni record a riguardo, ma è anche uscito al primo turno dei playoff in modo abbastanza anonimo e questo, in qualche modo, conta.
Certo non hai più Durant vicino ma per la prima volta avevi tu in mano e senza troppa pressioni le redini del carro e, ancora una volta, oltre ai tuoi numeri (stratosferici, per carità) si è visto pochino. Specialmente per quelli come me che ti volevano valutare principalmente per la capacità di coinvolgere i compagni e creare qualcosa che non riguardi il tuo tabellino.
Allo stesso modo ho guardato con interesse la stagione del reietto per vedere se potesse diventare un giocatore di sistema, ottenendo una risposta affermativa che mi ha portato ad apprezzare ancora di più Kevin Durant.
Ora che tutto è rovinato e quelle speranze che molti avevano nel 2012 sono definitivamente disattese; si dirà che KD ha mollato, che il GM ha agito male, che il supporting cast attuale ha fatto schifo (eppure gli anni scorsi non sembravano così brocchi, ma proprio per niente) e che era solo contro tutti (questa non l’ho mai capita) mentre io mi lascio indietro solo la speranza che quell’alieno che è Russel Westbrook capisca definitivamente che i suoi numeri sono una parte assolutamente parziale e incompleta del discorso e che faccia quel passo che hanno dovuto fare tutti i più grandi (ripenso a Jordan, Lbj, Kobe e potrei continuare) che sono diventati la storia di questo sport solo quando hanno capito il valore, l’importanza e soprattutto la necessità degli altri 4 che stanno con te nel campo e non possono essere ridotti a dei passacarte per limitare i danni mentre il capobanda si siede qualche minuto all’inizio dell’ultimo quarto per tirare un po’ il fiato.
Non lo dico per questioni filosofiche o altro, detesto solo vedere del talento buttato e adoro la competizione. Ovunque tu vada Rus, lascia un po’ da parte i tuoi numeri e guardati intorno che c’è molto altro, please, è troppo bello vederti fare quello che solo tu puoi fare e troppo brutto vederti buttare tutto nel cesso negli ultimi minuti.
Si dice che il valore vero delle stelle lo si possa dedurre da quanto migliorano quelli che gli stanno intorno. E su questo mi scommetterei la casa.
Sono sul divano e alla Tv danno gara 5 Thunder vs. Rockets, guardo Wes che esce dal campo per il solito riposo fra terzo e quarto quarto, lo sguardo poi mi cade sul suo plus/minus e sento qualcosa di strano allo stomaco, poi riguardo quello che la sua squadra fa quando lui non è coinvolto direttamente nel playbook e che provano a fare quando si riposa qualche minuto. Nausea.
Rientra Rus, passa qualche minuto ma non la nausea, mancano 3.6 secondi e la palla va ad Abrines… il resto lo sapete.
Passo e chiudo.
Come? Ah si, volete sapere chi è l’assassino?
Io mica l’ho capito. Ma chi se ne importa poi, stasera ci sono gli Spursetti contro il Barba:)
Buone semifinali di conference a tutti!
“ma è anche uscito al primo turno dei playoff in modo abbastanza anonimo e questo, in qualche modo, conta.”
Allora io parto da questa frase.
Cosa avrebbe dovuto fare in più con quella squadra? Tranne gara 1, le successive 4 partite hanno avuto uno scarto massimo di 6 punti (gara 5) contro una squadra superattrezzata che ha appena inflitto una sonora sconfitta agli spurs, ripeto agli SPURS.
Il fatto è che, se OKC è andata ai playoff, è solo grazie Westbrook, punto. Con un altro playmaker, un playmaker normale, avrebbe vinto a stento, forse, 30 partite.
Nei playoff Westbrook ha fatto quel che ha potuto, anzi ti dirò di più, Westbrook + altri 4 random, ha passato il turno.
Sono andato sul sito di Nba.com e mi sono letto un po’ le statistiche: Westbrook ha giocato 194 minuti sui 240 possibili della serie e pensa un po’ ha un +15 di plusminus mentre nei 46 minuti in cui è stato in panchina il plusminus è -58.
Harden, nella stessa situazione, ha giocato 188 minuti su 240 ed ha avuto un plusminus di +19 mentre nel periodo in panchina, cioè 52 minuti, il plusminus è stato +24: paradossalmente i rockets sono andati ancora più forte con lui seduto a guardare.
Conclusione:
E’ stata la panchina il motivo per cui Westbrook è stato “anonimo”. Come detto da Flavio Tranquillo in un basketroom durante la serie ricordando il 31esimo anniversario dei 63 punti di Jordan contro i Celtics di Bird, Jordan quella partita la perse nonostante i 63 punti e, nonostante fosse Jordan, perse anche la serie con uno sweep 3-0 eppure Jordan è stato tutto fuorché anonimo in quella serie visto che ce lo ricordiamo dopo 30 anni.
Quindi invece di cercare il pelo nell’uovo in quello che ha fatto Westbrook guardiamo un po’ più in là e cioè a quello che non ha fatto il resto della squadra.
Grazie per aver buttato qualche minuto sulle mie righe e per aver scritto le tue obiezioni (che sono sempre ben accette) in questo commento argomentandole così in dettaglio.
È ovvio che la pensiamo diversamente quindi non parto con l’idea di convincerti né di avere ragione; esistono tanti piani per vedere la faccenda e non per forza dobbiamo stare sullo stesso per poter parlare di un piacere comune, quindi mi limito a segnalare due cose che non trovo pienamente coerenti su come hai usato il mio ragionamento:
1) Ho detto io stesso nell’articoletto che i numeri e i tabellini di Rus fanno paura -ho usato l’aggettivo “stratosferici” proprio per indicare che è roba per pochi pochi pochi, anche nella NBA- quindi le cifre che hai intavolato, a mio avviso, si incastrano bene in quello che penso anche io su Westbrook.
Il senso della mia riflessione (se tale si può chiamare) è che non bastano quelli per vincere (dimostrato ampiamente fra il 2012-2017 con supporting cast diversi) tanto meno per costruirci sopra una squadra con ambizioni di titolo nel breve periodo.
Per portare a casa il “piatto grosso” serve un qualcosa di più completo di una tripla doppia costante (che per carità aiuta) ma che poi non paga i dividenti sperati se poi di fatto il monopolizzare così tanto gioco/possessi/pallone (opinione personale) limita lo sviluppo e la qualità del gioco di chi ti sta intorno (opinione personale).
Mi trovi meno in accordo invece sul confronto diretto (numerico) con Harden che a me in questa versione D’Antoniana (ahimé per i miei Spurs) dove guarda un po’ meno il canestro e un po’ di più i compagni piace davvero tanto.
Sarà forse che quando si siede per tirare un po’ il fiato, gli altri bipedi con la canotta uguale alla sua sono più coinvolti in quel sistema di gioco che lui contribuisce a rendere così fluido e hanno più facilità a produrre anche con lui fuori? Questa è una ipotesi/provocazione e la lascio lì sapendo che potresti avere benissimo ragione tu, nel dire che la differenza è solo che Harden ha una panchina forte e Russel è circondato da brocchi.
Riprendo però il punto dell’articolo e ripeto che per me i campioni veri, o per l meno quelli che mi fanno perdere la testa, sono quelli che migliorano chi gli sta intorno e questo lato di Rus io spero di vederlo presto.
Come detto prima, la pensiamo diversamente:)
2) Per il punto su Jordan invece mi tocca divagare un attimo di più. Cito una frase di un libro che ho letto da poco e mi è piaciuto tantissimo:
“Come diceva Borges: non ci sono anticipatori: ci sono dei grandi che creano, a ritroso, la grandezza dei loro predecessori. Detta nuda e cruda: se non ci fosse stato Beethoven, siamo sicuri che ameremmo il Don Giovanni?”
Riprendo il concetto trasformandolo un attimino visto che si parla di sport e quindi di un mondo in divenire costante: sei così sicuro che continuiamo a parlare di quei 63 punti solo perché erano qualcosa di incredibile a se stante?
Oppure lo facciamo perché quello lì nei 15 anni dopo è diventato Michael Jordan (la leggenda) mentre tendiamo (correttamente dal mio punto di vista) a pensare “leggermente più di rado” ad altri, prendiamo Tracy Mc Grady to’ ma la lista potrebbe essere lunga, che nonostante talento da buttare e record vari di punti/piroette/nodi della scarpa destra/etc etc poi sono rimasti uno show solo per se stessi (in termini di numeri e tabellini si intende, molti di quelli da guardare erano divertentissimi) senza aver mai vinto o fatto vincere la posta più alta a nessuna delle squadre in cui hanno giocato?
No one knows:)
Grazie ancora per il tuo tempo, alla prossima!
Ciao:)
Figurati, playitusa è uno dei pochi blog decenti di sport americani quindi quando posso cerco di stimolare/pungolare chi scrive. Riprendo dalle tue 2 cose:
1) E’ ovvio che i numeri ammassati lì non bastano, non sono bastati in passato per nessuno e non lo saranno in futuro. Quello che intendevo dire è che quest’anno l’unico modo che aveva OKC di andare ai playoff in primis e di avere una chance di andare oltre il primo turno in secundis era che Westbrook giocasse nel modo in cui ha giocato: OKC vinto circa il 70-75% delle partite in cui Westbrook ha fatto la tripla-doppia contro il 30-35% di quando non l’ha fatta (non sono i numeri esatti perchè non me li ricordo ma più o meno sono questi), anche se devo comunque ammettere che verso la fine la ricerca del record è stata davvero un po’ stucchevole. Tutto questo per dire che questa squadra poteva funzionare solo così ed ovvio che non portarà mai ad un titolo perchè è troppo disfunzionale e lui troppo solo ma SE lui rimane questo, integro e intatto per le prossime 5 stagioni, e OKC piazza lì 3 o 4 giocatori buoni/ottimi + la crescita di adams e qualche giovane potrebbe puntare ad essere come la Houston di quest’anno e se gli va proprio di culo puntare ad una stagione dei miracoli (leggi Mavs 10/11).
Per quanto riguarda Harden, ho fatto il confronto con lui solo per dire che quando va in panchina c’è qualcuno qualificato a dargli il cambio e che quindi riesca a mantenere quel gioco di cui hai parlato tu, infatti anche me piace di più quest’anno anche se potrebbe evitare quella porcata che fa per procurarsi il fallo.
2) Ho fatto l’esempio di Jordan perché era quello più pertinente e vicino al caso Westbrook, era per sottolineare il fatto che, pur giocando da Dio travestito da Michael Jordan, perdi lo stesso se non hai un supporting cast adeguato; Westbrook non fa eccezione anche perché puoi provare a migliorare quanto vuoi un giocatore come Roberson ma rimarrà sempre uno che tira mattonate verso il tabellone. Comunque rispondendo alla tua provocazione/risposta credo che sia normale ricordarsi di più delle prestazioni dei campionissimi piuttosto che dei grandi giocatori, meteore o mestieranti, se parliamo di prestazioni incredibili io ricordo ancora un 9/10 da 3 di Jason Terry nei playoff del 2011 oppure Nate Robinson con i Bulls nei playoff 2013 in cui segna tipo 15 punti negli ultimi 3 minuti per portare la gara ai supplementari quindi se quei 63 punti a distanza di più di 30 anni non sono stati ancora superati vuol dire che devono essere stati qualcosa di pazzesco ;-)
Complimenti per l’articolo, davvero bello, specie per me che amo l’analisi storica.
Parlare di Westbrook per me significa focalizzarci su un problema sbagliato. Russ è quello che è, ma con la squadra che aveva attorno quest’anno di più non poteva fare.
Il problema sta a monte: nel 2012 okc aveva 3 potenziali MVP e ne ha lasciati sfuggire 2.
L’inizio della fine è stata la frettolosa cessione di Harden: come scritto nell’articolo forse non si poteva prevedere che sarebbe diventato un papabile MVP, però sicuramente già nel 2012 si sapeva che la contropartita di Lamb e Martin non era all’altezza… anche se proprio in un articolo di questo sito all’epoca mi ricordo di aver letto quanto fosse stato bravo Presti a fare questo grande scambio! Eh già!!!
Il fatto è che l’assassino di OKC è stato Presti, molto bravo ad ammassare talento dal draft (onore a lui) ma molto meno bravo a gestirlo (compresa la scelta dell’allenatore).
Ciao Mattia, grazie mille per le parole di apprezzamento. Ho provato a ricostruire la parabola degli ultimi 5/6 anni di quella strana (e ammaliante) franchigia che è okc e mi fa piacere che qualcuno abbia trovato interessante qualcuno dei miei punti di vista (spesso volutamente parecchio provocatori).
Per quanto riguarda la soluzione del giallo credo che la soluzione arriverà (forse) fra qualche anno, quando potremo vedere con piu chiarezza lo sviluppo completo di tutti i giocatori che abbiamo tirato in ballo in questa pagina. Ci rimane solo da gustarci qualche altro playoff nba per trovare la risposta e ci potrebbe andare drasticamente peggio, e di questo ne sono parecchio certo:)
Provo a spiegarmi le performance dei Rockets con Harden in panchina e trovo un paio di ragioni..
Premetto che mi focalizzo più sui playoffs in quanto la memoria potrebbe giocarmi brutti scherzi sulla RS.
Il primo è stato esplorato ampiamente, ci metterei solo i nomi: Gordon e Williams. Hanno fatto playoffs veramente sopra le righe!
Il secondo è forse figlio di quel plus minus di Russ di cui si è parlato. Ho notato un senso di rilassatezza quando il barba usciva, fuori lo 0 dall’altra parte (spesso, anche se delle volte riposava meno, con palla in mano ai vari Oladipo e soci con relativa confusione).. E Rockets con quel plus citato anche senza il barba.
Sensazioni eh, non so se condivisibili..
Ciao Luca, grazie per aver condiviso qualche punto di vista extra. L’articolo era gia abbastanza lungo (tecnicamente si potrebbe parlare di una sbrodolata) e ammetto di aver trattato in modo un po’ frettoloso la questione del supporting cast di okc. Metto qua qualche altra riflessione postribolare: probabilmente hai ragione e sinceramente non sono cosi bravo con le parole per difendere in modo dignitoso gli altri 6 o 7 in maglia okc dopo aver visto prestazioni modeste (oggi sono generoso) come quelle che ci hanno offerto nelle ultime gare di questi playoff.
Allo stesso tempo, credo peró che una grossa porzione della differenza vista fra le due squadre sia figlia del il sistema che le due formazioni hanno provato a giocare. In questo Houston è stata molto “piu brava” di okc (e giuro che non sono mai stato un D’antoniano) nel convincere quel supporting cast (allestito splendidamente per lo scopo, per quanto mi riguarda) a sposare quella filosofia di gioco in cui anche il giocatore di riferimento ha trovato nuova linfa (il “nuovo james harden, come gia detto, a me piace parecchio) mentre okc da questo punto di vista ha portato alla nostra tavola un menu molto piu essenziale in cui praticamente ogni “piatto” (oggi parentesi e virgolette vanno via che è un piacere) aveva il numero 0 come ingrediente base.
Alla prossima:)
È sempre un piacere leggere su queste pagine commenti mirati e pacati, non scontato! Concordo pienamente con quanto dici, a questo punto resta un quesito.. Russell che giocatore è? Cioè, sostituiamolo a Irving, a Parker o a una guardia più propria.. Cosa cambierebbe? In che modello di gioco può rientrare?
Avevo parecchi dubbi su Durant, sopratutto in un ambiente affollato di talento come quello dei Warriors.. Invece mi ha sorpreso selezionando i tiri alla perfezione, trovando spazio tra altri super fenomeni.. E il buon Russ ( confesso di avere una simpatia x lui..) cosa potrà fare secondo te/voi?
Ciao Luca,
bel nome (questo lo definirei un inizio non troppo originale, eheh).
Sull’argomento “razza di Westbrook”, sebbene la risposta “Aliena” sia sempre valida, ho l’idea che per argomentare la cosa si debba vedere il tutto in un contesto più ampio.
Io credo che il giocatore Rus adesso sia davanti a un bivio; ha visto che non si vince con compagni fortissimi, ha visto che non si vince nemmeno impersonando superman (nomination per l’oscar) e quindi si trova in un momento di “crisi”, cestisticamente parlando. Per le persone intelligenti questi momenti di solito sono molto fertili, nel senso che se l’amarezza per le ultime stagioni si trasforma in maturazione del giocatore e riconsiderazione del suo gioco, credo che lo potremo vedere giocare fino a Giugno inoltrato per un bel numero di stagioni. Se invece tutto questo dovesse ridiventare una “scusa” per guardare nuovamente alle mancanze degli altri, o magari per cambiare franchigia sentendosi non compreso a pieno ad OKC, temo che saremo davanti ad una meravigliosa highlight factory da stagione regolare e poco più.
Ho le dita incrociate quanto le tue, te lo assicuro:)
Westbrook è probabilmente il NON-giocatore più forte della storia
Al momento faccio fatica a trovare delle motivazioni davvero convincenti per contraddirti ma ha ancora tanta carriera davanti e spero di potermi ricredere, magari già dalla prossima stagione, magari in gialloviola (sognare non costa poi tantissimo)
Gran bel pezzo, anche se non concordo in pieno con l’analisi (per usare un termine un po’ anni settanta), è scritto benissimo, e spero di leggerti spesso su queste pagine!
Due cose, però, devo proprio dirle:
All’epoca, mi sembrava pacifico che Harden a Houston avrebbe tenuto una linea statistica da 25-5-5 (mi ha smentito per eccesso in attacco, e per difetto in difesa).
L’altra cosa è che chiunque, alla uno, nel 2007, avrebbe preso Greg Oden. Chiunque! C’erano molti più dubbi su Durant, per quanto oggi possa apparire assurdo.
Continua così!
Ciao Francesco,
grazie mille. Detto da te poi vale doppio/triplo visto che ti leggo spesso qua su play.it e sempre molto volentieri:)
Per quanto riguarda Greg Oden, accetto la puntualizzazione ma ribatto con una battuta: io uno con quella faccia non l’avrei preso manco al secondo giro:)
Su harden invece non ho nulla nulla da eccepire.
A presto!
Bell’articolo e bella storia che doveva essere raccontata perchè appunto da avere 3 possibili MVP in squadra + Ibaka a ritrovarsi con il Re Delle Triple Doppie che esce da solo pochi anni dopo è molto affascinante. Detto ciò e rinnovando i complimenti per come è scritto articolo e l’approfondimento, personalmente penso che forse un colpevole definitivo non c’è ma solo una serie di congiunture che hanno prodotto questo risultato. Giova ricordare che la sfortuna(che si legge infortuni vari) ha ridotto le possibilità di OKC di vincere e almeno che ti chiami Spurs o tu non abbia in squadra fenomeni alla LBJ, Jordan e un duo Kobe-Scaq, la finestra di tempo aperta per vincere nella NBA è molto ridotta e se le cose non ti vanno a pallino non ce la fai. OKC non ce l’ha fatta. Presti, concordo con autore articolo, si è dimostrato bravo a costruire la squadra meno a gestirla. Durant è sicuramente fortissimo(e a GS sta facendo benissimo mostrandosi di una maturità eccezionale per scelte e ruolo che ricopre)ma ha dimostrato(anche andando via)di non essere quel leader alla Kobe, alla LBJ; Russell W.per me è un giocatore incredibile, ma concordo che giocare con lui non deve essere facile e non deve essere facile vincere con il suo tipo di gioco. Concordo anche sul fatto che il coach-staff non è mai stato di altissimo livello. Penso insomma che per OKC i pianeti non si siano allineati bene, gli anni e i giocatori sono passati e si sono ritrovati con il solo mister Tripla doppia e lontani dal titolo.
Thank you very much!
rinnovo anche io il dispiacere perché secondo me ci siamo persi l’occasione per vedere in campo uno dei quintetti più forti degli ultimi vent’anni.
Invece sulle non precisate dinamiche che hanno portato fino alla situazione odierna, ho come l’impressione che fra qualche altra stagione, valutando l’evoluzione dei giocatori, potremo capire in modo più chiaro quali erano i lembi che non combaciavano e che non hanno permesso a questa squadra di giocarsi tutte le proprie chips.
Ciao;)