Quella che leggerete è una storia vera

I fatti esposti sono accaduti tra Minnesota T’Wolves-San Antonio Spurs del 21 Marzo e Utah Jazz-San Antonio Spurs del 12 Aprile

 

Francesco

Si è appena conclusa la prima regular season dell’era aD (after-Duncan) ma ancora una volta gli Spurs reclamano un posto al sole alla partenza dei playoff 2017. La complessa partita a scacchi tra lo staff tecnico e un roster più alterno del solito quanto a rendimento individuale, si è risolta a favore del canuto condottiero nero-argento. Il rendimento complessivo è ancora una volta ai vertici della lega.

All’ombra di un Leonard meritevole del premio di MVP (soprattutto ricordando l’impatto su entrambi i lati del campo), il resto della truppa non ha probabilmente scintillato ed ha offerto un effort lontano dal radar mediatico. L’unica vera sorpresa è stata l’affermazione definitiva di Dewayne Dedmon come rim protector di assoluto livello, un fattore che sarà fondamentale confermare in post-season. Buone risposte sono arrivate da Lee, che grazie alla sua efficacia realizzativa si è dimostrato molto più performante di West, incalcolabile poi il valore della sua presenza positiva in spogliatoio. Problemi fisici hanno frenato nel mese di Aprile il rookie Dejounte Murray (rientrato solo nell’ultima gara di RS) che sulla carta era il candidato ideale per una ricca porzione di minuti extra nella generosa rotazione di inizio primavera.

L’ultimo mese è ingiudicabile e rientra a pieno titolo nel classico mantra dello Spurs Fashion. Come uno sciatore di livello che rallenta di colpo all’ultimo metro di pista nelle prove pur non lasciare riferimenti cronometrici agli avversari, anche i texani sembrano aver mollato ad arte; la gestione della salute e delle energie ha prevalso su ogni altro aspetto competitivo. In parte l’obiettivo è stato raggiunto. Non ci sono particolari allarmi da parte dell’infermeria ed il minutaggio complessivo dei giocatori chiave è stato ancora una volta centellinato al grammo.

Il “mini” caso Parker esploso sottotraccia tra gli addetti ai lavori tra febbraio e marzo è prontamente rientrato, sostanzialmente concedendo spazio e fiducia al franco-belga senza alcuna pressione nefasta. Il veterano degli Spurs dopo una discreta parte centrale dell’annata ha conosciuto un momento di buio a causa degli effetti nefasti di un infortunio alla schiena.  Tony pur ai livelli minimi di sempre resta un pezzo fondamentale dello scacchiere popoviciano. La prossima off-season (a prescindere dall’esito di questa annata) sarà probabilmente quella della caccia ad un free agent di livello o a una trade per affiancare un interprete di spessore in cabina di regia. Con Mills in scadenza di contratto, possibili rivoluzioni sono all’orizzonte.

L’ancien régime va ancora di moda in Texas. L’uomo chiave della panchina ed il play alternativo di casa era e resta Manu Ginobili. L’argentino ha finito la stagione in modo incoraggiante ed il livello di fiducia sulle sue condizioni appare superiore rispetto all’ultimo biennio. Con i ritmi mefistofelici dei Playoff dovrà essere gestito nel migliore dei modi. San Antonio ha costruito l’ennesima campagna annuale vincente grazie a due fattori chiave: la difesa e l’apporto di qualità e quantità difensiva. Per il primo aspetto, va dato grande merito a Danny Green, uno stopper di attaccanti di tutti i tipi nella sua metà campo.  L’ondivago prodotto di UNC ha migliorato il suo apporto offensivo (pur restando lontano dai livelli monstre del 2015) ma ha dedicato la sua stagione al lavoro sporco, alle giocate di sacrificio e dedicandosi esclusivamente alle esigenze di squadra. In questo momento è uno dei giocatori più sottovalutati della lega di Silver.

Il classico e leggiadro movimento di palla in attacco ha conosciuto nuova linfa con Gasol che reso secondo le normali aspettative. Pochi guizzi, molte letture e il solito contrasto di rendimento tra attacco e difesa, sempre più marcate in positivo e in negativo. Se ad inizio stagione le sue skills andavano poco d’accordo con quelle di LaMarcus Aldridge, il suo impatto da sesto uomo è stato davvero significativo. LaMarcus da parte sua continua a calare come efficacia assoluta come rimbalzista puro (7 rimbalzi a partita sono un magro contributo) ma ormai al culmine del secondo anno in nero-argento le sue qualità si sono idealmente sublimate con Leonard. Nella post-season è atteso un contributo maggiore in termini di fisicità pura.

https://www.youtube.com/watch?v=f14jEMDEsvQ

Questo è il LaMarcus che ci vuole nei Playoff

L’esuberanza fisica certo non fa difetto al buon Simmons. La stagione che poteva essere quella della sua definitiva consacrazione si è trascinata senza soluzione di continuità in un contrasto sempre più marcato e sempre meno prevedibile di qualità e di difetti.  Crollato come percentuali di tiro, ha dimostrato di essere la vera carta a sorpresa della squadra. Purtroppo non sai mai che Simmons ti capita, e come influirà sulla serata della partita, incline ai palloni persi e a momenti di crisi di tiro. Resta pur sempre l’unico penetratore e atleta della squadra (a parte Leonard) in grado di mettere in crisi ogni tipo di avversario. Un suo apporto solido, consistente e continuo potrebbe far volgere al bello le previsioni dei playoff. Sullo sfondo restano Bertans (positivo il suo primo anno ma troppo alterno il suo utilizzo) e il principe degli atipici: Kyle Anderson. Il prodotto di UCLA non è ancora riuscito a trovare un posto al sole nella rotazione. In caso di seratacce di Simmons è il principale indiziato come elemento destabilizzante per gli avversari.

Nel primo turno dei playoff all’AT&T Center torneranno (ancora) i Memphis Grizzlies. 

Memphis ha espresso la sua pallacanestro più efficace nella prima parte della stagione ed è naturalmente declinata con l’accumulo di fatica di Marc Gasol reduce da una lunga sosta ai box. David Fizdale ha costruito un roster molto versatile e mediamente affidabile nella maggior parte delle situazioni; mancano guizzi veri e propri e scintille di puro talento (principalmente per le usurate articolazioni di Conley) che al momento la separano dai team migliori ad ovest.

Il giocatore manifesto dell’approccio della squadra è senza dubbio Andrew Harrison (classe operaia pura), per ironia della sorte nativo proprio di San Antonio. L’esterno rappresenta una versione in scala ridotta di quello che Marcus Smart produce per i Celtics. La sua fisicità è cavalcata a onde alterne da Fizdale che nel corso degli eventi stagionali ha sapientemente alternato quintetti small a strutturazioni con elevato tonnellaggio. I punti cardinali come accennato in precedenza sono senza alcun dubbio il Gasol più giovane e il sapiente Mike Conley Jr.

https://www.youtube.com/watch?v=X265E0pRq2k

Magari evitiamo di fare ste robe qua da tre overtime che siamo vecchi, 

sia chi gioca ma anche io e Francesco a fare le notti. Grazie.

Quest’ultimo ha sofferto particolarmente Tony Parker nel momento migliore della carriera del franco-belga, ma ovviamente il fattore “vecchiaia” ha ribaltato la bilancia che ora pende evidentemente sul versante Memphis. Gli Spurs possono affrontare la sfida in vernice con qualche soluzione in più grazie al clamoroso effetto rinvigorente donato da Dedmond. L’assenza per tutta la serie di Tony Allen pone idealmente Leonard su un gradino ancora più alto, la mancanza di un difensore sugli esterni di spessore assoluto fa scendere notevolmente le quote di possibile upset della serie. San Antonio si presenta al via della fase più importante della stagione con la difesa perimetrale più efficace del lotto e una buona quantità di soluzioni dalla panchina.  Una chiave interessante della serie è legata al rendimento di Mills e Ginobili. L’aborigeno spesso costretto a sacrificarsi in difesa avrà la responsabilità maggiore nel limitare l’efficacia di Conley ed al contempo garantire la consueta pericolosità nel tiro da fuori. L’argentino può idealmente sfidare il super veterano Carter in un confronto “amarcord” che potrebbe pesare sulla bilancia complessiva molto più del previsto. Un confronto difficile ma ampiamente alla portata del roster di Popovich. Come possibile Jolly non va trascurato il nome di Bertans: la sua pericolosità nel tiro pesante potrebbe rappresentare un aggiustamento intrigante in caso di “secca” offensiva.

Pronostico: 4-1 Spurs.

 

Niccolo’

61-21.

Sesta volta oltre le sessanta vittorie in regular season, e non è che le altre fossero tanto peggiori. Per il terzo anno consecutivo gli Spurs battono almeno una volta tutte le altre ventinove squadre. Potrei andare avanti ma dei record degli Spurs ormai sono stanchi tutti.

Momenti salienti di queste ultime 13 partite:

  • La NBA ha iniziato ad arrabbiarsi sulla situazione riposi dei giocatori. Popovich ha risposto così. (Ha anche aggiunto che sarebbe troppo complicato da capire, un po’ come l’health-care, il sistema sanitario americano. BENONE COME SEMPRE)
  • Timmy è andato ospite al podcast di Richard Jefferson e Channing Frye e per quaranta minuti ha fatto tutto quello che ti aspetteresti ― e soprattutto che non ti aspetteresti ― da Tim Duncan.
  • Pau ha finito la stagione col 53.8% da tre punti, con l’OVVIO risultato di essere stato il MIGLIORE TIRATORE DA TRE della regular season. Ancora più ovviamente accettando un ruolo in uscita dalla panchina che aveva rifiutato a Chicago.

Con la fine della regular season si sono aperti anche i fiumi d’inchiostro sui possibili vincitori dei premi individuali e considerati i 25.5 punti 5.8 rimbalzi 3.5 assist (38% da tre e 88% ai liberi col 61% di True Shooting) qualche argomentazione per sostenere la causa Kawhi-Leonard-MVP possiamo trovarla. Soprattutto considerando anche come sia uno dei giocatori più forti su due metà campo della Lega, e una delle forward più forti difensivamente di sempre. Non voglio dilungarmi troppo: io penso che non ci sia una risposta sbagliata all’MVP di quest’anno, e tutti e quattro i nomi, per diversi motivi, mi sembrano più che qualificati per vincerlo. Sinceramente sono anche dell’idea che questi premi individuali servano a poco, saranno tutti questi anni d’influenza dell’Alamo.

Inoltre ci sono persone (estremamente più qualificate di me) che hanno speso parole per parlarne. Tra i sostenitori di Leonard MVP, vorrei citare:

La stagione regolare è finita. È tempo per la nostra regular season di cominciare. It’s playoff time bitch!

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Della serie contro Memphis vi ha già parlato ampiamente Francesco. Aggiungo solo una cosa. Per quanto i Grizzlies siano sempre un avversario ostico da affrontare in post-season e per quanto il pick-and-roll tra Conley e Gasol sia tutt’oggi una delle mie situazioni di gioco preferite, le insidie di questa serie potrebbero esserci solo con gli accoppiamenti dei lunghi nelle second-unit.

Per questo mi chiedo se non sia meglio re-inserire Pau in quintetto lasciando a Dedmon il compito di battagliare sotto le plance con Zach Randolph, la vera arma in uscita dalla panchina di Memphis. Per quanto il mis-match tra i fratelli Gasol sarebbe totalmente a vantaggio del più giovane, almeno con Pau il campo sarebbe più grande da coprire in difesa per i Grizzlies, e considerando la mano incandescente da oltre la linea tanto vale tentare di tirar fuori dal pitturato Marc.

Detto questo gli Spurs sono più profondi, hanno più talento e più esperienza. Dopo la notizia della perdita di Tony Allen per la serie per Memphis (che poi sarebbe stato l’agente-X su Kawhi) l’esito dovrebbe garantirci altre due settimane di sonno, prima delle semifinali. Lì inizieranno i playoff degli Spurs e soprattutto lì si vedrà se questa squadra ― che in regular season è un orologio per pulizia tecnica ed esecuzione ― ha davvero le armi per farsi rispettare.

È un argomento che porto avanti dalla passata stagione, e che son curioso di vedere come andrà: ne avevo scritto nelle primissime puntate di questa rubrica. Gli Spurs mi sembrano una squadra da regular season e meno da post-season, cioè una squadra incapace di alzare i giri del proprio motore quando il livello si alzerà. Nei playoff il tuo avversario è molto più pronto ad aggiustarsi sui difetti e questo tende a limitare l’efficacia della Motion e serve una valvola di sfogo. Tradotto qualcuno che ti vinca le partite sporche. Sicuramente Kawhi in questa stagione ha dimostrato di essere quel giocatore, e la sua continua evoluzione-maturazione in go-to-guy mi rimette in pace col Mondo; però è anche vero che senza un supporto di qualità (LaMarcus parlo di te) la macchina ben oliata potrebbe incepparsi.

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L’attacco di San Antonio resta uno spettacolo da veder giocare.

Rispetto ai playoff della passata stagione gli Spurs potrebbero avere un Ginobili in più. Manu sembra stare in una condizione atletica eccezionale, ed è inutile dire quanto sia ancora importante per questo gruppo, soprattutto nel portare quel cambio di ritmo, quel respiro diverso, in un’uscita dalla panchina.

Poi ovviamente c’è bisogno che Patty Mills faccia Patty Mills, cioè che giochi da point-guard titolare di questa squadra. Nonostante Popovich abbia fondato questa nazione sul rispetto verso chi ti ha reso grande, e quindi Parker resta il titolare sarà lui quello designato di finire le partite quando conterà. Nonostante Tonino si stia prendendo bene questo nuovo ruolo di sniper dall’angolo, e considerando lo spazio che avrà confido nel solito plot twist à-la-Parker, probabilmente l’hall of famer più controverso anche per i propri tifosi ma che però quando conta vince.

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La nuova fase della carriera di Parker. Di questi tiri potrebbe averne tanti nelle prossime settimane, e deve continuare ad avere fiducia nel prenderli.

Inoltre ritornerà il problema del giocare ogni due giorni e qualsiasi avversario sarà più fresco di San Antonio. Oklahoma/Houston e Golden State sono tutte più atletiche degli Spurs. Ma San Antonio può decelerare il battito della partita e impacchettare gli attacchi avversi nella coppia Green-Kawhi, confidando di poter contare su minuti importanti di Dedmon in difesa. Interessante vedere chi prevarrà, se la dote difensiva dell’ex Orlando o la capacità facilitatoria offensiva del catalano.

Insomma i temi sono tanti, tante sono le curiosità da sciogliere e tanta è la voglia di giocare basket di alto livello. C’è voglia di essere i San Antonio Spurs. E non c’è miglior periodo dell’anno che aprile/maggio/giugno per sanguinare in nero-argento.

Buoni playoff a tutti.

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