VOTI OTTENUTI: 426.325
PARTECIPAZIONI: 3 All Star Game
STATISTICHE: 23 punti, 6 rimbalzi, 45.6% dal campo in 35.7 minuti
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L’annata di Paul George sta passando in sordina, ma i numeri non mentono. Nonostante il lieve calo in rimbalzi e assist sta producendo la sua migliore espressione al tiro, e l’ala da Fresno State continua ad essere un fan favorite. Si apprezzano le doti tecniche e atletiche, certo – stiamo parlando di uno dei prototipici two-way player su cui oggi amano fondarsi le franchigie – ma anche la sua dedizione alla causa dei Pacers e la determinazione con cui ha superato il tremendo infortunio alla gamba.
È venuto spesso da chiedersi se Indiana fosse il posto giusto per esprimere il suo talento, con un’identità di squadra in via di smarrimento. Sotto la guida di coach McMillan è tornato stabilmente nello spot di 3; galvanizzato, si è presentato in pre-season con proclami ambiziosi ma finora la campagna dei Pacers è stata zoppicante. In attesa che Myles Turner aggiunga la parola costanza al proprio vocabolario, con un buon rientro nell’ultimo mese Paul George e i suoi sono tornati ad affacciarsi in zona playoff.
Un anno fa, in un All-Star Game fuori controllo e plasmato sul senso estetico di Westbrook, Paul si unì alla festa e attentò al record di punti, 42, inviolato dai tempi di Chamberlain. Si fermò a quota 41, o forse lo arrestarono gli dei del basket prima che si compisse l’oltraggio. Ci riproverà il 19 febbraio a New Orleans?
Scrittore e giornalista in erba – nel senso che la mia carriera è fumosa -, seguo la NBA dall’ultimo All Star Game di Michael Jordan. Ci ho messo lo stesso tempo a imparare metà delle regole del football.