Quella che leggerete è una storia vera.

I fatti esposti sono accaduti tra Phoenix Suns-San Antonio Spurs del 15 Dicembre e San Antonio Spurs-Denver del 19 Gennaio. 

 

Francesco

Tra novembre e dicembre più di qualche esperto NBA aveva pochi dubbi sul valore degli Spurs in edizione 2016/2017: ottima squadra, ma decisamente peggiore di quanto non dica il record. Un giudizio largamente condiviso anche da più di un tifoso, soprattutto analizzando gli scorsi playoff ed il letargico inizio stagione di Tony Parker (poi clamorosamente cresciuto).

Qualcosa è cambiato.

I nero-argento dopo la vittoria trasferta a Cleveland hanno inserito nella cambusa una diversa consapevolezza del proprio valore, soprattutto di quello percepito all’esterno. Una Statement Win può fare miracoli a livello di pubbliche relazioni, oltre a cementare un gruppo. In un contesto dove il testosterone la fa da padrone, ogni gocciolina di sicurezza ed autostima può aiutare tantissimo.

La truppa di Popovich ha un impronta di gioco molto singolare, uno stile poco ortodosso per i canoni attualmente in voga nella lega ed è per questo dannatamente difficile da valutare correttamente. Ad ottime regular season non sempre coincide un rendimento playoff degno di nota.

L’impianto offensivo del prima quintetto è modellato sulle qualità balistiche degli starter. Gasol e Aldridge (una macchina da mid-range) sono in grado di operare con successo anche in vernice ma danno il meglio del proprio repertorio lontano dal canestro. Leonard è stato completamente rimodellato dalla sapiente mano di Chip Engelland ed oltre a rimanere un eccellente penetratore è ormai una discreta sicurezza nel tiro dalla media (spesso con movenze simili allo stesso Tony Parker) e nel tiro da tre. Il franco-belga resta micidiale nella sua atipicità, operando nella zona grigia tra vernice e linea del tiro da tre, mentre il solo Danny Green resta quanto di più “modaiolo” offra la lega a livello di tendenza tecnica (ovvero il prototipo ideale del a 3-and-D).

Il risultato è un “finesse team” che punta tutto sulle spaziature, la diabolica abilità di Green di far salire di colpi la difesa e la capacità dei lunghi di agevolare il gioco dal post alto, disinnescando molti dei punti fermi delle difese avversarie. Spesso siamo allo stato dell’arte del penetra-scarica e dell’extra-pass. In un certo senso è forse la sublimazione del patrimonio di movimenti e di conoscenze accumulato dall’esordio delle Twin Tower Duncan-Robinson.

L’esecuzione letale degli Spurs dal mid-range raggiunge picchi di perfezione dal post alto centrale e dall’angolo sinistro, o se preferite Mattonella Tony Parker.

 

In questa chart (per cui ringrazio il noto Fazz) è possibile notare quello che il fiuto lascia facilmente supporre durante le partite di questa stagione. Il mid-range è sfruttato con grande sapienza sia per quanto riguarda il numero dei tiri a partita, sia ovviamente per realizzazioni. Sostanzialmente gli Spurs oscillano costantemente tra prima e seconda posizione di entrambe le graduatorie. Per avere un idea del diverso stile di gioco con i grandi rivali della baia basti pensare che gli Warriors gravitano intorno alla ventesima posizione.

Siamo lontano dagli anni 80′ e dalla radicata convinzione che eccellere in questa specialità sia garanzia di qualità cinque stelle, ma certamente oggi siamo di fronte ad un modello atipico che restituisce un senso alla firma di Gasol, forse troppo criticata in estate, almeno per quanto espresso fin qui. Per delle normali difese di regular season oggigiorno può risultare impossibile adattarsi a quello che accade tra la vernice e il perimetro, ormai è più normale presidiare l’uno e l’altro. Discorso del tutto opposto a quanto ad esempio può accadere in una serie di playoff dove gli aggiustamenti sono la parte saliente della competizione.

Grazie alle spaziature poi gli Spurs sono la quadra più efficace nel tiro da tre nella lega, pur avendo solo un super-specialista come Mills e un eccellente “adattato” come Leonard.

La chart degli Warriors, completamente diversa per mole di tiri dagli spot più ricercati da San Antonio.

Come eccellente diversivo arriva il secondo quintetto (il cui pezzo forte è ormai da considerare Patty Mills appunto) che sfrutta a piene mani l’abilità perimetrale e la maggior creatività in fase di costruzioni delle azioni garantita da Manu Ginobili. Se al mix viene aggiunto il primordiale atletismo ed entusiasmo di Simmons e la fisicità di Dedmon, ecco emergere una delle migliori combo possibili considerando le possibili variazioni tra titolari e riserve.

L’abilità di Popovich finora ha mantenuto in perfetto equilibrio le differenti anime della squadra ed ha in qualche modo rinvigorito le doti di Gasol e di Lee, giocatori di qualità offensiva notevole ma troppo esposti in sistemi di gioco meno complessi e poco attenti alle caratteristiche individuali.

A questo va aggiunto l’X-Factor.

L’estremo coinvolgimento emotivo e mentale che da anni il Pop riesce ad ottenere dalle sue compagini è ormai ad un livello sublime. Solo in rarissimi (e fisiologici) casi arriva un brutto approccio alle partite, quasi sempre l’esecuzione è sopra la media anche nelle serate più infelici. Difficile dire quanto e come tutto questo possa riuscire a funzionare nella post-season. Senza dubbio San Antonio ha un ventaglio di possibilità di adattamento offensivo assolutamente sopra media, pur peccando in fisicità in molti contesti.

In questa chart ― gentilmente offerta dagli amici di Chartside ― si possono vedere ancora meglio le ripartizioni dell’attacco Spurs. Nonostante tirino meno di tante altre squadre da tre gli Spurs sono on fire, specialmente dagli angoli.

Una delle novità più interessanti è stata la mini-esplosione di Murray che probabilmente conoscerà molto spazio nel post-Ginobili. Si tratta di un prospetto atipico (quindi perfettamente tipico viste le ultime tendenze al draft) ancora da rifinire ma titolare di un potenziale tecnico e fisico da lottery. Probabile però che il suo futuro primaverile sia sul pino ad imparare da coach e compagni.

Impossibile stabilire dove stiano navigando gli Spurs. Prima di capire il reale potenziale bisogna esplorare il rendimento senza Gasol (out per oltre un mese) e possibili varianti in corso d’opera della rotazione post-ASG. L’unica certezza è che fin qua è davvero un gran bel viaggiare.

 

Niccolo’

Seconda parte di stagione regolare. Viaggiamo col vento in poppa. Non siamo sicuri dove questo fiume ci porti ma per adesso questo non ha importanza. Sono successe troppe cose nell’ultimo mese, dentro e fuori dal campo; cose che fanno riflettere, altre che mi hanno sconvolto (sì, sto parlando della cessione di Laprovittola al Baskonia). Sono successe cose che potrebbero cambiare il corso della stagione e altre che mi hanno ricordato una volta di più che gli Spurs sono un mondo tanto complesso quanto genuinamente semplice.

Come ho già scritto nello speciale di Natale ero a Phoenix, a pochi centimetri da Popovich, quando si è saputa la notizia di Craig Sager ed ho potuto toccare con mano quell’impercettibile sensibilità che rende l’organizzazione così speciale. Ne abbiamo avuto una dimostrazione tutti quanti, nel giorno della festa del Santo Padre Delle Isole Vergini e del ritiro della maglia.

La potenza degli Spurs sta tutta lì, in quel angolo di sedie, in quelle personalità così potenti, così silenti. La sensibilità e l’intelligenza di un gruppo di persone speciali che rende omaggio a vent’anni (di vita) speciali. La sensazione di intimità che avvolge la serata è la più potente rappresentazione di cosa sia la Spurs Culture. Sebbene comunque sia io che Francesco avessimo affrontato l’argomento Duncan in estate, il nostro cuore ha avuto un battito diverso nel corso dell’intera cerimonia. Ancora una volta, grazie di tutto Timmy.

https://www.youtube.com/watch?v=WaZSfGTeqhQ

La sconfitta coi Clippers non toccato minimamente nessuno. Siamo in quella parte dell’anno in cui si sperimenta e si capisce cosa fare: è il sistema a vincere le partite, ma non c’è la notizia. Si è finalmente presentato Aldridge e questo sì che ci fa piacere. Ma mai quanto guardare Harden in televisione, sia chiaro. Festeggiamo l’anno nuovo regalando l’overtime al camerata Budenholzer, e dopo diciotto anni e Thiago Splitter ci mancherebbe. (Sto scherzando mi manchi Thiagone). Ma anche qui niente che non si possa risolvere col Coyote: il Coyote è la mia coperta di Linus personale.

Poi mentre ti stai godendo le piccole gioie della vita tipo una giornata di sole, una buona pizza, il +15.7 di Net Rating di Patty Mills ti arriva la notizia del ritiro di Matt Bonner e non puoi far altro che piangere lacrime rosse. In un video che definirei a metà tra il genio e l’essenziale finisce qui un altro pezzo di storia nero-argento, con un annuncio con tanto di testa fluttuante in stile Jor-El e la simpatia di chi ha saputo far parte di un gruppo come di una famiglia. Meno male che non poco tempo dopo ha deciso di unirsi al gruppo di SpursTV, ma non prima di veder la sua camicia di flanella ritirata con tanto di celebrazione.

Ma il colpo al cuore più grande è l’addio di Laprovittola. Perdere un giocatore così essenziale per i garbage time del mercoledì sera è una cosa tristissima, per non parlare della riduzione drastica di illuminismo argentino sul parquet. Capisco tutto ma non me ne farò mai una ragione, perdonatemi, es un sentimiento no puedo parar. Fortunatamente mi rianimo presto, con la notizia che la NBA sta pensando di invitare Simmons alla gara delle schiacciate dell’All-Star Weekend. Nonostante resti fedele all’interpretazione del Nume Tutelare e continuo a preferire un cinema con gli amici, sarei entusiasta di vedere Jonathon (che è entrato di diritto nella mia classifica dei nomi più belli all-time) attentare alla propria incolumità, e a quella di Popovich ― visto che nonostante l’amore-odio sa benissimo anche lui quanto serve una guardia atletica in più da Aprile in poi.

Parlando di precarietà fisiche: si è rotto Gasol. Sebbene molti ne siamo contenti (e neanche io mi strappo i capelli) non è una perdita così leggera come possa sembrare. Certo difendere non difende, zero: in ottica Aprile non un grande segnale. Però dall’altra parte si fa sentire, è duttile e sa giocare bene il sistema. Più che altro ha un piazzato da rispettare e se il nostro goal è il mid-range per comodo faceva comodo. Poi guardo i NetRtg da On/Off, mi rendo conto che con Gasol a sedere sul pino è un bel +13.5 e mi tranquillizzo. Ma spero lo stesso rientri presto: senza quel paio di situazioni imbarazzanti in difesa mi sento perso, in queste notti di gelo.

Nel frattempo possiamo consolarci con gli alley-oop per Dedmon.

Tanti alley-oop per Dedmon.

Ma che bello che è Dedmon??

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