“Ci risiamo”, devono aver pensato i tifosi dei Los Angeles Clippers, ormai adusi ai problemi fisici di Blake Griffin, la loro superstar più discussa e chiacchierata, anche in questi giorni, al centro di innumerevoli gossip di mercato (fondati? Lo scopriremo solo vivendo, avrebbe detto il Bardo italiano).
L’ala forte dei Clips ha saltato per infortunio l’intera prima stagione della propria carriera, di fatto presentandosi come rookie nel 2010 (e diventando Rookie of the Year), continuando poi ad avere problemi ricorrenti alla gamba sinistra.
Il suo arto mancino ha subito la rottura della rotula, un menisco saltato, una lacerazione al quadricipite (e durante la riabilitazione, pensò bene di rompersi la mano, prendendo a cazzotti il magazziniere di L.A.), senza dimenticare anche una caviglia slogata e l’immancabile strappo al bicipite femorale (uno degli infortuni più fastidiosi nel quale uno sportivo possa incorrere).
Secondo quanto riporta l’Orange Register, Blake si è sottoposto, nella giornata di martedì, ad un intervento di pulizia al ginocchio destro, per rimuovere frammenti di cartilagine e di ossa.
I tempi di recupero per il ventisettenne Griffin vanno dalle tre alle sei settimane, e cioè 20 partite, delle quali solo sei saranno contro avversarie con record pari o superiore a .500. A questo punto, diventa doppiamente interessante seguire le mosse di coach Doc Rivers, che della squadra è plenipotenziario.
L’anno scorso, quando Blake si infortunò al quadricipite, i Clippers vararono il quintetto a quattro esterni che gli consentì di ritrovare abbrivio in un momento di appannamento, scoprendo anche fino in fondo l’utilità di un preziosissimo atleta e difensore, rispondente al nome di Luc Mbah a Moute, che nel frattempo ha definitivamente rimpiazzato il ritirando Paul Pierce nello spot di ala piccola titolare.
Difficilmente Rivers si potrà permettere di scalare Mo Speights in quintetto, perché così facendo sguarnirebbe completamente la scarnissima front-line di riserva. Più facile immaginare la promozione di Austin Rivers, che non farebbe ovviamente lo stretch-four, ma consentirebbe a Mbah a Moute di scalare idealmente in PF (ma aumenterebbero i minuti di Wesley Johnson, che purtroppo non è diventato il giocatore intravisto al college). Insomma, non esiste una ricetta senza controindicazioni.
Prendendo in considerazione il bilancio delle ultime due stagioni, i ragazzi di Steve Ballmer sono 41-23 in contumacia-Griffin, ma un conto è mantenersi in (abbondante) linea di galleggiamento in Regular Season, un altro è pensare di “migliorare per sottrazione”, e quindi di ritenersi tout-court migliori senza Blake, il che equivale a un’eresia, comunque la pensiate in tema di ritmo offensivo, di tiro da tre o di gioco in post basso.
È chiaro però che i Clippers sono in una posizione invidiabile (sono comunque una “borderline contender”) e al contempo complessa, a causa dell’estate infuocata che li attende. JJ Redick sarà free agent, e sia Chris Paul che Blake Griffin potranno diventarlo attivando l’opzione che consente loro di uscire in anticipo dall’attuale contratto (e certamente lo faranno, perché ciò significa partecipare alla bonanza contrattuale attualmente in corso!).
Posto che gli interventi della off-season 2016 sembrano aver lasciato di fatto immutata la situazione (Paul, Griffin, Crawford, Jordan, Redick, e fin qui va bene, ma restano deboli in SF e la panca non è all’altezza, specialmente per quanto concerne il reparto-lunghi) esiste, dalle parti dello Staples Center, la tentazione di giocare in anticipo e prevenire l’eventuale fuga di una o più stelle in estate, eventualità che farebbe ripiombare i Clips nella depressione più nera. Ecco quindi che la parola “scambio” è divenuta di stretta attualità.
Per giunta, anche immaginando che Chris, Blake e JJ avanzino compatti in direzione del rinnovo, il monte salariale della squadra schizzerebbe ancora più in alto, senza che ad una maggior spesa, corrispondano miglioramenti nel roster, che resterebbe immutato, come le sue (relative) chance da titolo NBA, o almeno da Finale, visto che solo per arrivarci bisognerà battagliare con Spurs e Warriors, e se i Clips nel 2015 hanno eliminato i primi, continuano a non sembrare attrezzati per battere G-State in una serie al meglio di sette.
Ecco quindi che l’ala dell’Oklahoma, titolare quest’anno di una linea statistica che recita (in 26 partite) 21.2 punti, 8.8 rimbalzi, e 4.7 assist (e questo è un aspetto del suo gioco colpevolmente sottovalutato, e che invece, in combinato disposto con l’abilità in palleggio, lo rende un facilitatore modernissimo) è diventata la logica indiziata di trasloco anticipato, per quanto in realtà, imbastire una trade interessante non sarà affatto facile.
D’altro canto non avrebbe molto senso scambiare Paul, che è l’anima dello spogliatoio e vale tanto oro quanto pesa, e scambiando qualcuno dei “pezzi” che compongono la squadra, si rischierebbe solo di ingrippare un meccanismo oliatissimo, senza fare significativi passi in avanti. Griffin è un giocatore sottovalutato e prezioso, e proprio per questo Los Angeles non potrà certo privarsene a cuor leggero, ma è anche vero che la pressione mediatica (quella che ha fregato James Dolan a piiù riprese, in quel di New York) è fortissima, e resistere non è sempre facile.
Il cinque volte All Star, dunque, si è trovato suo malgrado al centro di radio-mercato. Qualcuno ha addirittura parlato di un giocatore in declino atletico; è sicuramente un’esagerazione, ma è certamente vero che, da due stagioni a questa parte, non salta più con la tonitruante potenza dei primi anni.
L’aspetto positivo (e ignorato) è la sua crescita tecnica, che ha consentito a Blake, a dispetto di una minore verticalità e vigoria, di mantenere invariato il suo apporto in campo dal punto di vista meramente statistico, e di migliorarlo sotto qualitativamente.
Se nel 2013 le schiacciate costituivano ben il 35% del suo fatturato, oggi non arrivano a coprire il 15% dei suoi canestri, che arrivano dal post medio (dove ha costruito un arsenale assai completo) e i tiri frontali, che rimangono meccanici e brutti da vedere, ma sono decentemente efficaci.
I Clippers hanno parlato di un intervento chirurgico “minore”, ma è ovvio che sia nel loro interesse cercare di sminuire il più possibile i problemi occorsi al loro lungo, soprattutto se volessero davvero scambiarlo. In sé, questo intervento di pulizia non è preoccupante, ma è chiaro a tutti i General Manager dell’ambiente, che occorrerà procedere coi piedi di piombo, prima di prendersi in casa un giocatore che con ogni probabilità comanderà tra meno di un anno un prolungamento importante, e che potrebbe subire altri gravi infortuni.
Questo non fa che rendere più probabile la permanenza di Griffin a Los Angeles, specialmente se dovesse anche saltare l’All Star Game, che invece gli servirebbe per rientrare nella categoria Designated Player Veteran Extension (non vale solo la soddisfazione morale di essere ritenuto “giocatore designato”, ma è altresì convertibile in parecchi dollaroni), ma solo il tempo ci dirà la verità sulle scelte di Doc Rivers e dei Los Angeles Clippers.
Seguo la NBA dal lontano 1997, quando rimasi stregato dalla narrazione di Tranquillo & Buffa, e poi dall’ASB di Limardi e Gotta.
Una volta mi chiesero: “Ma come fai a saperne così tante?” Un amico rispose per me: “Se le inventa”.
BG sembra rappresentare bene i Clippers di questi ultimi 3 anni, un giocatore sul punto di…,ma non in grado. Griffin è forte, all’inizio carriera esplosivo poi ha affinato le armi aggiungendo un tiro sempre più affidabile dalla corta distanza e migliorandosi come passatore. Ma, a mio parere, non è entrato nel novero delle vere stelle, di quelle che da sole condizionano nettamente una partita o una serie e ti fanno vincere. I Clippers uguale, hanno tutto per puntare al titolo, ma non ce la fanno a fare il passo decisivo. Forse ad Ovest ci sono, semplicemente, squadre più forti e più complete come gli Warriors ma anche loro, i Clips, ci hanno messo del loro autodistruggendosi. Quest’anno credo sia l’ultima carta, nei p.o. possono anche imbroccare il momento giusto e battere GS o gli Spurs e presentarsi in finale, ma non è detto che ciò accada e allora, penso, che si dovrebbe pensare a dare altro volto alla squadra e alla panchina. Non si tratta di smantellare, ma solo cedere/comprare qualcuno, perchè, pare evidente, che con Griffin-CP3-Jordan come asse portante del quintetto e Doc in panchina non basta per arrivare fino in fondo.
Una situazione davvero non facile, concordo, e forse… senza uscita?