I Memphis Grizzlies vengono da una delle stagioni più sfortunate della storia della franchigia, e della lega più in generale. Nel corso soltanto della regular season i Grizzlies hanno fatto registrare VENTI (!) infortuni, compresi quelli che hanno chiuso con largo anticipo la stagione di Marc Gasol (piede rotto) e Mike Conley (tendine d’Achille), le due stelle della squadra. Oltre ad una situazione al limite del credibile ― i Grizzlies hanno finito la stagione con VENTISETTE (!!) giocatori a roster ― la franchigia del Tennessee si è ritrovata a fare delle scelte anche in chiave futura: queste sono coincise con l’addio di Courtney Lee (Charlotte) e Jeff Green (Clippers) in cambio di una prima scelta futura dei Clippers (Doc Rivers being Doc Rivers) e poco altro: inevitabilmente la squadra di Joerger è crollata fino alle settima posizione ad ovest finendo la stagione comunque al primo turno di playoff, mostrando un orgoglio commovente.
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Le scelte da fare per il front-office dei Grizzlies una volta iniziata la off-season erano ancor più delicate di quelle ambientali vissute da Dave Joerger, che nel mentre è diventato il nuovo allenatore dei Kings. Conley sarebbe divenuto un free agent (unrestricted) e considerando l’età media dei vari Barnes, Allen, Randolph e Carter (il core della squadra) e i loro contratti oramai prossimi alla scadenza, o scaduti, l’ombra di un massiccio rebuilding aleggiava sulla franchigia.
I Grizzlies si sono mossi bene nella notte del Draft, prendendosi Wade Baldwin IV con la loro prima scelta e scambiando la prima scelta (2019) presa dai Clippers coi Celtics in cambio di Rade Zagorac (che resterà ancora in Europa) e Dejonta Davis, sceso di molto rispetto ai mock draft e possibile steal del secondo giro.
I Grizzlies hanno puntato forte sia su Baldwin IV ― che sta già facendo vedere il perché in Summer League ― sia su Davis, visto il contratto appena firmato, che oltre ad essere un buon cambio uscendo dalla panchina rappresenta il futuro della franchigia nel front-court. Ma Chris Wallace (GM di Memphis) ha avuto le idee molto chiare anche in ambito free agency e i dubbi sull’implosione del progetto-Grizzlies sono stati fugati in meno di tre giorni con la firma di Chandler Parsons ed il rinnovo di Mike Conley.
Parsons aveva esplorato la sua free agency dopo due anni trascorsi a Dallas. Nonostante un ginocchio ballerino tante franchigie avevano sondato il terreno, soprattutto Portland che per lui aveva pronto un gran contratto e la possibilità di giocare assieme a Lillard e McCollum in una delle squadre più frizzanti della passata stagione.
Ma Parsons ha scelto di restare nella Southwest Division e firmare un quadriennale al massimo salariale (oltre 94 milioni) con Memphis. Prima di qualsiasi valutazione tecnico-tattica bisogna prendere atto che per la prima volta nella storia della NBA un free agent di questo calibro ― nonché uno dei migliori dieci di quest’annata ― ha scelto di unirsi ad una franchigia non di prima fascia per quanto riguarda l’appeal mediatico e popolare rispetto ad altri mercati ben più grandi. Un segno chiaro ed inequivocabile di come la lega stia cambiando, si stia evolvendo.
Idem dicasi per la firma di Conley, che fa seguito a quella di dodici mesi fa di Marc Gasol. Nonostante le sirene di mercato (Dallas, Spurs) la point-guard ha deciso di restare fedele alla franchigia che lo aveva draftato nel 2007 firmando un quinquennale che lo renderà il giocatore (per adesso) più pagato di sempre, generando (come sempre) grandi discussioni.
Anche Conley, come Gasol e Parsons, convive con problemi fisici non trascurabili. Indubbiamente Memphis, e Wallace, hanno deciso di accettare di correre un rischio enorme e nessuno può sapere (ad oggi) quali saranno le condizioni fisiche dei tre nella prossima stagione, e soprattutto nelle prossime vista la grande fetta di salary cap usata per formare i nuovi Big Three del Tennessee. Il non-totale recupero dagli infortuni rischia di compromettere la situazione dei Grizzlies in maniera ben peggiore rispetto alle stagioni passate.
Ma se il Rischia-Tutto di Chris Wallace risultasse vincente Memphis potrebbe aver costruito il roster più forte della storia della franchigia e di aver gettato le basi per un futuro molto interessante.
Nonostante le critiche piovute per il pesante contratto Conley è una delle migliori point-guard della lega su entrambi i lati del campo. Può difendere su diverse tipologie di giocatore, è un buonissimo tiratore e giocatore di pick-and-roll ed ha già dimostrato grande temperamento e capacità di giocare sul dolore. Inoltre è vero che i Grizzlies gli verseranno ben 34.5 milioni nel suo ultimo anno di contratto (34 anni) ma è giusto far notare che Memphis avrà a disposizione il giocatore per tutta la durata del suo prime.
Stesso discorso vale per Gasol (31 anni già compiuti) e Parsons (compirà 28 anni poco prima dell’inizio della prossima stagione). Il centro spagnolo è un giocatore solido offensivamente e sublime nella metà campo difensiva: non è un caso che le disgrazie dei Grizzlies dell’anno precedente siano iniziate dopo il suo infortunio al piede.
Parsons invece ― se sano, ripeto ― è un clamoroso upgrade per Memphis: difensore versatile, buon passatore, capace sia di tirare da tre che di attaccare il canestro e soprattutto permetterà alla squadra una diversa duttilità data la sua capacità di giocare entrambi gli spot di ala: può integrarsi perfettamente sia nel quintetto pesante con Gasol e Randolph, sia in uno leggero giocando da Power Forward con Gasol centro, sfruttando l’infinità classe cestistica del catalano.
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Considerando anche l’ultimo anno di contratto di Zach Randolph, Parsons può divenire anche l’erede di tecnico Z-Bo, vista soprattutto l’evoluzione che sta colpendo il Gioco negli ultimi anni.
Parlare di titolo o anche di Contender è (molto) prematuro, ma una solida Pretender quello sì. Se leviamo le corazzate Warriors, Spurs e Clippers nessuno ha un roster migliore (ad oggi) dei Grizzlies ad Ovest e ci sono tutte le possibilità per ottenere una quarta piazza che, oltre a garantire il fattore campo per almeno un turno nei playoff, metterebbe Memphis nella posizione che più gli piace, quella di outsider, con la quale ha già fatto male ad altre precedenti corazzate (citofonare Thunder).
Toni Allen e Vince Carter daranno battaglia ancora per almeno un altro anno e la loro esperienza sarà preziosa anche per fare da chioccia ai giovani tipo JaMychal Green e Andrew Harrison, oltre ai già citati Baldwin e Davis.
Anche la scelta per la panchina rappresenta un possibile rischio mascherato da grande opportunità. Dopo l’addio di Joerger infatti i Grizzlies hanno deciso di puntare (dopo più di un colloquio anche con Ettore Messina) su David Fizdale, quarantaduenne ex-assistente allenatore degli Heat. Il rischio riguarda l’esperienza ― questa sarà la sua prima stagione come Head Coach in assoluto ― ma anche qui, le possibilità per fare bene ci sono tutte ed il suo è un profilo che piaceva molto anche ad altre franchigie.
L’obbligo di vincere non sarà di certo sugli uomini di Fizdale l’anno prossimo e giocare senza pressione può portarti ad ottenere risultati al di sopra anche delle tue potenzialità. E giocare davanti ad un pubblico entusiasta come quello del FedEx Forum può fare il resto, e nessuno (ma proprio nessuno) vorrebbe trovarsi di fronte i Grizzlies sani in un turno di playoff.
Ovviamente tutto questo potrebbe non verificarsi e c’è il rischio di ritrovarsi legati a contratti (molto) pesanti e con poche opzioni alternative nell’immediato futuro. Ma se la sfortuna smetterà di abbattersi sullo stato del Rock-and-Roll l’impressione è che Memphis abbia tutte le carte in regolare per continuare ad essere un concentrato di furore Grit&Grind ed una squadra molto pericolosa della Western Conference.
Niccolo’ Scarpelli nasce a Firenze (1990) ma appartiene al Deserto del Sonora. Da piccolo soffrivo di insonnia, tipo Al Pacino. Poi ho scoperto gli sport americani e sono peggiorato, proprio come Al Pacino.
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