I riflettori si spengono, il carrozzone si ferma, i coriandoli sono a terra, e lentamente possiamo riprendere fiato.
Inconsciamente hanno anche provato a perdere qualche gara (faticando a riuscirci, citofonare OKC ), e vincendo partite che la logica li avrebbe dovuti vedere sconfitti.
Ma, ad un certo punto, il folletto e il suo fratellino dalla meccanica di tiro disegnata con Photoshop, attaccavano a rullare con tiri che ci han costretto a ridefinire le cartine geografiche del campo. Il tutto accoppiato ad una difesa che, quando serviva, ti si appitonava addosso togliendoti anche l’aria, figuriamoci la possibilita’ di vedere il canestro.
Ma, come tutti gli stati di grazia, questi hanno una durata e finiscono. Una parte e’ scivolata sulla chiazza di sudore di Motejunas; un altra, bella grossa, e’ stata buttata per uscire dalla buca nella quale i redivivi Thunders li avevano cacciati a fine maggio.
Usciti da quella, ed asfaltati i Cavs nelle prime due gare, sembrava davvero che il grosso fosse dietro le spalle. E Gara3 era sembrato il solito tributo al narcisismo di questa squadra, soprattutto alla luce del fatto che Gara4 li aveva visti chiudere quasi completamente la pratica.
Facile oggi dire che il crocevia e’ stato Gara 5. E qui la Dea Bendata (o la Sfiga, a seconda del lato da cui si guarda la vicenda) si e’ ricordata di quanto accaduto lo scorso anno, con Irving e Love a guardare il Gozzillone far tutto quasi da solo.
Questa volta l’attrazione fatale per le altrui parti molli di Green e’ costata una sospensione proprio per Gara 5, e durante la stessa Kerr ha perso Bogut ovvero l’unico che si frapponeva con risultati decenti fra Cleveland ed il canestro.
Da li’ in poi, nelle aree pitturate non c’e’ stata gara e Golden State ha dovuto massicciamente ricorrere alle acrobazie balistiche per restare in gara.
Nessuno ci avrebbe creduto, io per primo. Lebron ha trovato il suo partner in un Kyre Irving che ha giocato a chi fa la carambola piu’ strana al tabellone, segnando canestri assurdi e prendendosi anche l’onore di mettere the shot nell’ultimo minuto.
Irving grandioso e Love che si e’ travestito da Bosh a Miami, tirando mai ma prendendo vagonate di rimbalzi, per far quadrare i conti. Il Plus/Minus di gara7 gli assegna un perentorio +19 e allora adesso sappiamo che Love puo’ anche servire a vincere un titolo, a patto che faccia le cose che servono, e non necessariamente la superstar.
La storia del “non vincente” poi fa acqua da tutte le parti, almeno se i paragoni sono i soliti. MJ (che, a scanso di equivoci, per me resta ancora in cima alla montagna) ha dovuto mangiare letame per 7 lunghi anni prima di trovare l’anello,
Quindi, chapeaux a Mr. James, che dopo 2 titoli “normali” a Miami, costruisce il suo personale capolavoro, quello che davvero definisce la sua grandezza, togliendo la scimmia ad un intera citta’ e cancellando in un sol colpo le scorie di The Decision.
Dunque, i free agent di quest’anno, quando han messo il naso sullo spioncino, al posto dei soliti 3-4 GM con soldi da spendere, han trovato TUTTI sul loro pianerottolo. E son partiti contratti paurosi.
Non so da dove venga tutto questo sdegno. Primo: sono soldi che ci sono e che si inseriscono in un sistema economicamente sostenibile. Per esempio, nel nostro calcio, che viaggia a cifre ridicole rispetto a queste, se alla fine della stagione non arriva il Patron a coprire il buco con soldi suoi, si chiude. E vorrei sapere cosa e’ piu’ giusto.
E per un pepitone del genere, tutti quanti si sono fatti i conti in tasca ed han provato a salire sul calcinculo, per vedere di prendere il peluche.
Ho letto in giro che non c’e’ mai stato un giocatore cosi’ forte che sia andato in una squadra cosi forte.
Entrambi sembravano il pezzo mancante per fare l’ultimo passo. I Lakers persero in casa una gara7 passata alla storia per i palloncini mai scesi e per la “candela” di Don Nelson, mentre Phila fece effettivamente un bel parcheggio dei rivali, dominando la postseason come raramente visto prima.
Interessante cambio di percezione: in realta’ i caratteri sono sempre gli stessi. La voglia di vincere, sopra ogni cosa, li accomuna. Ma finisce li. Lebron e’ una vetrina ambulante, KD uno che se puo’ parlare il meno possibile, lo fa.
E poi ci sono le solite domande: dove va la NBA, Lebron e’ il piu’ forte ogni epoca, oggi e’ meglio di ieri e tutta la letteratura sul sesso della Barbie e di Ken che, pur eccellente sotto l’ombrellone e prima dell’aperitivo, non e’ che tratti
E quella era un’epoca nella quale le squadre da titolo erano 2-3 e sempre le stesse, per cui se “nascevi” gialloviola o biancoverde, non avevi nessuna necessita’ di cambiare aria a meta’ carriera, perche’ i titoli arrivavano ad anni alterni.
Questa e’ al momento la NBA.
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Per me la cosa è abbastanza semplice: KD è fortissimo ma non ha ancora vinto l’anello, invece di provare a vincerlo in una squadra dove lui è la Stella assoluta, ha pensato bene di andare dai più forti, dall’MVP della Lega e vincere il titolo come il 3 o 4 della squadra. Nulla di nuovo, nulla di male, solo che non saranno gli Warriors di KD a mettersi l’anello al dito, ma gli Warriors di Curry, Thompson, Green e Durant.
Poi che vincano è ancora tutto da vedere. Certo sono favoritissimi, ma negli sport con la palla niente è incerto come le certezze.