Qualche mese fa ho visto il film “The Big Short”, tradotto, bene o male che sia, “La grande scommessa”, titolo che più di altro mi ha ricordato quello che è successo tra New York e Chicago negli ultimi giorni.
Certo, a parte la città in questione, la storia parla di finanza e noi di basket NBA, ma l’idea di individuare la base di una crisi per trarne del profitto, può essere collegata all’idea che possono aver avuto i Knicks e Phil Jackson, vero burattinaio, nel prendere Derrick Rose, il figlio di Chicago, in piena crisi esistenziale.
Era il 26 giugno 2008, Madison Square Garden di New York City. David Stern annunciava: With the first pick in 2008 draft, the Chicago Bulls select: Derrick Rose from University of Memphis.
Il nativo di Eglewood, uno dei distretti di Chicago, torna a casa, dopo solo un anno di college con i Memphis Tigers. Predestinato.
Il primo quadriennio di Rose è qualcosa di incredibile, il pubblico dello United Center è in visibilio, non vedeva e/o ammirava un giocatore così dai tempi Michael Jordan.
Negli anni da rookie e da sophomore a livello individuale vince il titolo di Rookie of the Year e partecipa alla “rookie challenge” durante l’ All-Star Game dove vince la suddetta Skill Challenge.
L’anno successivo non si fa attendere la partecipazione alla partita delle Stelle, diventa così il primo giocatore dei Bulls dopo Jordan ad essere selezionato dalla squadra della Eastern Conference per un All-Star Game.
A livello di collettivo i risultati con Vinny Del Negro non sono altrettanto vincenti, due stagioni consecutive da 41 vittorie e 41 sconfitte con entrambe sconfitte al primo turno dei playoff, dai Boston Celtics prima e dai Cleveland Cavaliers dopo.
Il biennio successivo è di totale consacrazione per Rose, grazie anche all’innesto in panchina come capo allenatore del “guru” della difesa, Tom Thibodeau. Il Bulls entrano di nuovo nella storia con una stagione da 62 vittorie e 20 sconfitte, primo posto nella Eastern Conference. Arrivano in finale di conference contro i Big Three di Miami, dove però perdono la serie.
Rose, invece continua a stupire, diventa il terzo giocatore dalla stagione ’72-’73, dopo LeBron James and Michael Jordan, a segnare 2000 punti e servire 600 assist in una singola stagione. Con questi numeri, da capogiro, diventa il più giovane giocatore della storia a vincere il titolo di Most Valuable Player della Lega.
L’anno successivo i Bulls confermano il primato nella Eastern Conference, ma succede l’inaspettato, Rose alla prima partita del primo turno dei playoff, si infortuna al ginocchio, i Bulls perderanno quella serie ma le attenzioni sono tutte sulla risonanza magnetica che non rivela dubbi, rotto il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, nel Maggio 2012 si opera e i medici stimano un ritorno tra gli otto e i dodici mesi.
Inizia così il secondo quadriennio, un vero e proprio calvario.
Stando alle valutazioni mediche, gli otto mesi passano e a Gennaio 2013 ritorna ad allenarsi completamente, la città lo aspetta per il debutto qualche mese dopo, debutto che però non ci fu.
Le aspettative si prolungano per l’inizio della stazione 2013-2014, l’impatto è molto leggero, gioca a minutaggi limitati fino alla fine di Ottobre, dove gioca la prima partita di circa 35 minuti. Solo un mese dopo deve uscire dal campo per infortunio, questa volta il ginocchio è quello destro, non si tratta di legamenti ma di menisco ed è di nuovo fuori per tutto il resto della stagione.
L’infermeria per Rose non chiude mai, nella stagione 2014-2015, il menisco infortunato l’anno prima ha bisogno di un’ulteriore operazione che lo tiene fuori più di venti partite, ma non fuori dai playoff, che riesce a giocare a 3 anni di distanza ed in cui segna con una media di 20 punti a partita: tuttavia i Bulls vengono eliminati al secondo turno contro, al solito, LeBron e soci.
Nuova stagione, nuovo allenatore e nuovo infortunio, questa volta le ginocchia non ne risentono: durante il precampionato si frattura l’osso dell’orbita sinistra che lo costringe ad indossare una maschera protettiva per tutta la stagione. Gioca tutte e 66 partite in cui parte titolare, segna poco più di 1000 punti e consegna circa 300 assist, ben al di sotto di come l’avevamo conosciuto. Nonostante le 42 vittorie e 40 sconfitte, non raggiungono i playoff e la stagione finisce malamente, come anche il rapporto di Rose e i Bulls.
Sapete certe storie sono destinate a finire, altre necessitano solo di un momentaneo allontanamento e nella maggior parte dei casi bisogna ripartire dal principio.
Otto anni fa è cominciato tutto al Madison Square Garden ed è proprio lì che i Knicks hanno fatto la loro grande scommessa, dove Rose potrà giocare una pallacanestro più veloce senza stare troppo sulla triangle offense, duettando con Carmelo Anthony, che finalmente avrà il suo go-to-guy ad alto livello tanto atteso da quanto è approdato a New York, in aggiunta un centro come Kristaps Porziņģis, secondo in classifica come Rookie of the Year, che ha emozionato con i suoi 14 punti e 7 rimbalzi di media.
Nella “Grande Mela”, Rose, dovrà guadagnarsi il tifo della sua gente, in una città piena di pressioni, che ti può ergere sul piedistallo ma ti può far cadere con la stessa facilità.
Sarà una sfida interessante ed importante per lui e per gli stessi Knicks, perché il mercato non è ancora finito, anzi, e qualche innesto importante da qualche giocatore libero potrebbe far entrare di prepotenza la squadra nelle prime cinque della Eastern Conference.
Altra scelta in stile Knicks…. poche certezze e molti dubbi. Ma meglio che nessun playmaker. Anche da rivedere il modo di giocare con Anthony, visto che entrambi vogliono la palla in mano molto a lungo. Che ne pensi Fez? ce la faranno a migliorare? secondo me no.
Ti devo chiedere scusa perché ho letto adesso che hai commentato.
Come pensavo la trade ha portato altri giocatori importanti Noah, Courtney Lee, Justin Holiday, che sicuramente migliorano la squadra, ci vuole poco rispetto ai disastri degli altri anni. Il discorso Melo, credo che sia relativo, perché lui è il padrone di casa, quindi Rose dovrà essere abbastanza umile per evitare di tirare su polveroni di polemiche.
Detto questo, l’Est, in quanto a qualità e competitività è migliorato, i Knicks li vedo combattere tra il quinto e ottavo posto e non vedo come non possano vincere 45-50 partite, infortuni permettendo ovviamente. Vedremo ci vuole un po’ di fiducia.
Scusa ancora per l’attesa della risposta