Miami da scacco alla Regina Charlotte. Non è ancora no scacco matto, questo no, ma ora la Regina ha le spalle al muro ora e per uscire dalla presa dovrà superarsi in casa.
All’Alveare i Calabroni (sesto miglior record in stagione con un 30-11 significativo) dovranno tornare a pungere se vogliono riavere una serie che Miami per ora sembra comodamente controllare dopo aver mostrato i muscoli nelle prime due partite casalinghe.
Charlotte in stagione regolare aveva dominato spesso con il suo gioco corale; con gli alfieri (i tiratori da tre punti) e con le penetrazioni degli imprendibili cavalli (Lin e Walker) avevano dato molto fastidio a tante squadre, le torri non sempre hanno funzionato in fase difensiva a protezione del Re canestro che è il punto più nevralgico del gioco.
La Regina rappresenta il pezzo più forte del gioco (può muoversi su tutta la scacchiera in ogni direzione di quante caselle vuole ma non può saltare a L come il cavallo) e Charlotte la incarna appunto nella coralità di squadra che stasera è mancata.
Se si pensa ai soli 9 assist sfornati in tutta la gara dagli Hornets è facile capire che non sempre la soluzione personale potrà avere fortuna.
Gli alfieri di Charlotte ieri anno sparato un terribile 1/16 da 3 punti con una percentuale oscena pari al 6,3%.
Miami invece ha tirato dalla lunga distanza con un 9/16 per il 56,3%.
Di contro gli Heat, che hanno meritato la vittoria entrando in ritmo playoffs, si sono ripetuti e superati chiudendo a 72 punti (contro i 60 degli imenotteri) il primo tempo con 43 punti nel secondo quarto (migliorando ancora il record in una frazione) e il 74,4% al tiro.
Comunque, andando per ordine… Charlotte e Miami si ripresentavano con i medesimi starting five utilizzati in gara 1; Cha: Walker (29 pt.), Lee, Batum, M. Williams (0 pt. 0/10), Zeller, Mia: G. Dragic (18 pt.), Wade (28 pt. e 8 assist), J. Johnson, Deng (16 pt.) e Whiteside (17 pt. e 13 rimb.).
Hornets che dopo 28 secondi trovavano il primo vantaggio della serie con un piazzato lungo di Zeller, un primo quarto che rimaneva equilibrato con le squadre a pareggiarsi o a superarsi, Walker faceva davvero bene mostrando una dinamicità imprendibile per la difesa dei bianchi e anche quando gli Heat a 3:25 si portavano sul +7 grazie a un’entrata (gioco da tre punti per un debole tocco di Lin sulla SG degli Heat) dell’intramontabile Wade, eroe di serata con 28 punti, Charlotte rispondeva con Lin e le sue penetrazioni che talvolta avevano bisogno della lunetta per essere concretizzate.
Il 29 pari a fine primo quarto raccontava di una partita da giocare.
Nel secondo quarto Charlotte per andare sul sicuro si affidava a Jefferson (25 punti) che si portava a spasso un disorientato Whiteside.
La benzina però finiva anche per Big Al che si risedeva in panca con un 8/10 dal campo e 16 punti.
Nel finale di primo tempo si assisteva a un doppio botta e risposta tra le triple di Dragic e le penetrazioni verticali di Walker.
Nel cambio Miami gaudagnava due punti, poi era solo marea bianca con Whiteside (7/7 dal campo nel primo tempo) che sbattendo su Zeller otteneva il canestro e un FT poi realizzato, Wade cadendo a terra segnava un difficile canestro… Deng a :40.3 infilava a destra l’open da tre punti per il 58-70 e sempre Dwyane fissava il parziale punti nel quarto per Miami a 43 (nuovo record per gli Heat).
Walker sulla sirena portava due punti a Charlotte che chiudeva sul 60-72 il primo tempo mostrando le sue doti in contrasto con una totale incapacità difensiva della squadra.
Il terzo quarto era indicativo della partita; Charlotte da sotto sbagliava veramente un’interminabile serie di tap-in e di tiri, tra Zeller, Williams & Company, dall’altra parte Miami segnava facilmente e immediatamente.
Un floater da breve distanza di Williams non raggiungeva nemmeno il ferro, Whiteside da sotto aggiungeva altri due punti al suo bottino, Lee provava dall’angolo destro a segnare due punti in jumper e ci riusciva, Walker a 8:47 ne aggiungeva due in appoggio e riavvicinava a -10 i teal.
Gli ultimi bagliori in una serata da buio totale per Charlotte li faceva intravedere la cometa Lee; tiro frontale dopo essere passato dietro il blocco di Zeller, Wade non gradiva e incagliatosi su Cody, faceva leva su una sua gamba lanciandolo per terra.
Canestro di Courtney e FT per Cody realizzato, Charlotte tornava a -7 (69-76) a 7:24.
Wade a 6:06 faceva spaccare la gara a Richardson (15 punti per lui implacabile dalla panchina), il quale da sinistra scagliava una bomba in faccia a un orrendo Williams per il 69-82.
Batum si spegneva sbagliando un tiro da due e un tiro da tre punti sulla stessa azione, Miami tra l’altro faceva buona guardia sul perimetro per tutto il tempo, gli Hornets venivano colpiti sempre da Wade a 4:51 con due punti e anche se Jefferson era terrificante con le sue finte e i suoi movimenti che lo portavano a 4:25 a far pascolare ancora Whiteside per le terre realizzando il 73-86 in turnaround hook, i padroni di casa facevano il bis con la tripla di Richardson che sfruttava qualche raddoppio nel mezzo per segnare il 73-91 (-18).
Nell’ultimo Miami rimaneva sempre avanti, inoltre l squadra di Jordan perdeva Batum mentre spalle a canestro in tentativo di spin per liberarsi di Winslow (9 pt.), saliva sul collo del piede del rookie distorcendosi la caviglia.
Il francese rientrava negli spogliatoi da solo ma non rientrava più sul parquet.
95-103 a 3:56, e ulteriore riavvicinamento quando il doppio zero si girava dal palleggio pompato in area e realizzava in bello stile con un fade-away in uno contro uno, canestro che con il libero successivo (1/2) per fallo di Whiteside sulla palla vagante, avvicinava Charlotte sul -7 (98-105) a 3:06.
Gli Heat però avevano probabilmente solo un po’ respirato e un mezzo giro ritornato di Wade sul piede perno più tiro vincente e i palloni persi da Walker e Lin davano il via libera alle transizioni rispettive di Wade e Deng. Charlotte usciva sconfitta 103-115.
Charlotte, con Batum forse out, si arrenderà ancora alla forza di Miami (la soluzione della ragione in questo momento)?
Perché se Sploestra non è Kasparov, di certo pare avere in mano pezzi potenziati che si muovono come e dove vogliono sulla scacchiera, oppure Charlotte riuscirà a ritrovare il cuore (empatia tra il pubblico dell’Alveare e giocatori) per lo scenario più crazy, in fondo a volte il basket è anche un mind game.
Ritrovando consapevolezza nei propri mezzi e fiducia, l’aspetto psicologico potrebbe diventare determinante per riaprire una serie che a oggi pare non avere molta storia.