– Ciao Sergio, innanzitutto presentati e raccontaci come è nata l’idea per questo libro
– Mi sono trasferito a San Francisco per lavoro nel 2013, ma la mia passione per il basket mi ha spinto a voler vedere e raccontare l’NBA da vicino. Cosi da giornalista freelance, nel dopo lavoro, ho seguito i Golden State Warriors. Il fatto che i Warriors abbiano vinto il campionato NBA e considerate tutte le storie che avevo raccolto da “dentro gli spogliatoi”, mi hanno fatto decidere per un libro dedicato a questa mia avventura al seguito dei neo-campioni.
– Una delle cose che ho trovato più interessanti, e credo sarà lo stesso anche per i tuoi lettori, è il racconto di come sei riuscito ad avere accesso a quel mondo così distante e professionale che è la NBA. Quando sei partito per gli States, avresti mai pensato che avresti vissuto questo genere di avventura? Era uno degli obiettivi che ti eri prefissato?
– Quando ho lasciato l’Italia per gli Stati Uniti, ho pensato: che bello, ora non dovro’ piu’ fare le ore piccole per vedere le partite NBA. Poi una volta che ho visto una partita dal vivo alla Oracle Arena non ho capito piu’ niente e ho voluto cominciare questo dopo lavoro da giornalista.
– Parlaci un po’ anche dei tifosi dei Warriors e in generale della comunità di San Francisco – Oakland: quanto è importante la squadra per loro e come ha impattato la vittoria del titolo sulla cittadinanza? Di certo non erano tifosi molto abituati a vincere.
– I tifosi sono molto attaccati alla squadra e sono tra i piu’ rumorosi di tutta l’NBA. E’ bellissimo vedere, soprattutto durante i playoff la gente camminare per strada con t-shirt o capppellini dei Warriors.
Ora pero’ sta accadendo qualcosa di particolare, la societa’ infatti ha deciso di spostare l’Arena a San Francisco. Ovviamente la comunita’ di Oakland non ha preso bene questa scelta, “Ora che abbiamo vinto, ci abbandonate dopo tutti gli anni in cui vi abbiamo supportato e aiutato?”.
Questo il loro legittimo pensiero, ma ci sono anche le logiche economiche da tenere presenti e che vedono la citta’ di San Francisco piu’ ricca e attraente di quella di Oakland e quindi piu’ appetibile ad esempio, per il mercato dei biglietti e del merchandising.
– Se ti va, raccontaci qui qualcosa riguardante i giocatori dei Warriors che non hai scritto nel libro: caratterialmente come sono questi ragazzi?
– I giocatori dei Warriors sono tutti dei bravi ragazzi. Nello spogliatoio non ci sono teste calde, sono tutti umili e non gelosi l’uno dell’altro. Questo e’ un grosso vantaggio per chi li allena e in campo questo aspetto si vede benissimo. Il sacrificio e’ alla base del loro lavoro quotidiano. Per coesione del gruppo non ci sono eguali al momento nell’NBA. Anche con la stampa sono sempre tutti molto gentili e ricevono il rispetto dei media.
– E’ un libro che parla della cavalcata vincente dei Warriors, ma che parla anche molto di te, che fa un primo bilancio della tua vita: come mai hai sentito il bisogno di partire così da lontano per raccontare in fondo i tuoi ultimi 18 mesi negli States? Quali obiettivi hai nel tuo prossimo futuro?
Nel libro parlo di come mi sono innamorato del basket, del passaggio dal calcio (sport nazionale in Italia) alla pallacanestra. E’ stata tutta una successione di scelte ed eventi che mi hanno portato a trasferirmi negli Stati Uniti e a finire a raccontare dei campioni NBA.
Nel mio futuro ho il desiderio di affermarmi sempre di piu’ professionalmente e di fare quante piu’ esperienze possibili negli Usa che offre molte opportunita’, soprattutto di lavoro. Spero pero’, tra qualche anno, di tornare in Italia e di trovarla un po’ meglio di come l’ho lasciata.
– Stai continuando a seguire da insider i Warriors anche quest’anno? Hai qualche chicca riguardo la streak appena terminata?
Certo, come si fa a perdersi un tale spettacolo? I Warriors mi hanno stupito, non credevo fossero cosi’ affamati di vittorie, dopo l’anno scorso. E poi senza Steve Kerr stanno dimostrando di essere un gruppo davvero meraviglioso. Penso pero’ che la striscia di vittorie, ora che e’ interrotta, possa far gestire loro meglio le forze in vista dei playoff. Sara’ dura e dipendera’ molto dagli infortuni, ma al momento non vedo come possano non vincere anche quest’anno.
– Infine, una domanda obbligata: che consigli ti senti di dare ai ragazzi che hanno come sogno quello di trasferirsi a lavorare in America, magari una volta terminati gli studi?
Assolutamente! Gli Stati Uniti offrono un sacco di opportunita’ lavorative, consiglio di fare questa esperienza appena laureati e di venire qua e imparare quanto piu’ possibile. Poi se uno ama la pallacanestro, be’ questo allora e’ il posto giusto…
Grazie a Sergio per la bella chiacchierata!
Per chi fosse interessato ad acquistare il suo libro, è attualmente in vendita su Ibs, MondadoriStore e Amazon.
Max Giordan
segue l’NBA dal 1989, naviga in Internet dal 1996.
Play.it USA nasce dalla voglia di unire le 2 passioni e riunire in un’unico luogo “virtuale” i tanti appassionati di Sport Americani in Italia.
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