Dopo 11 partite la stagione di Kevin McHale è già finita. L’ormai ex allenatore dei Rockets viene messo alla porta meno di un anno dopo aver firmato l’estensione contrattuale da 13 milioni, a causa di un deprimente inizio di stagione da 4 vinte e 7 perse.

Lascia una squadra al 24° posto complessivo per punti segnati e al 29° per quanto riguarda i punti concessi agli avversari, valori non propriamente in linea con le ambizioni di una squadra che punta all’anello.

Ciononostante, la colpa principale di McHale sta nell’aver smarrito la bussola agli occhi della squadra, che ha smesso di seguirlo. “La squadra non risponde e ad Ovest non c’è tempo da perdere” ha dichiarato il gm Morey che tradotto suona più o meno come “ho dovuto licenziare l’allenatore perché non potevo mandare via tutti i 15 giocatori”.

Lo stesso coach ha sottolineato come la squadra non giocasse con la giusta voglia di vincere e determinazione e già in estate aveva sottolineato come fosse questo lo step da fare per poter ambire a traguardi importanti. 

In questi casi paga sempre l’allenatore. Certo gli infortuni non lo hanno aiutato, decimando i razzi fin dall’inizio: Howard entra ed esce dallo starting five a causa di acciacchi ormai cronici; Motiejunas deve ancora recuperare dall’operazione alla schiena, Terrence Jones è riuscito a giocare solo la metà delle partite e Beverley non è ancora pronto.

Sotto accusa sono finiti anche i movimenti estivi del general manager, ovvero le uniche due operazioni rilevanti portate a termine da Morey: dentro Lawson e fuori Josh Smith.

Josh Smith non è stato rifirmato e in qualche occasione la leggenda celtica aveva sottolineato come la sua partenza potesse essere un problema per il suo piano di gioco, dal momento che parliamo di un big man che può tirare da 3 e difendere in post sui lunghi avversari.

Ty Lawson sta scontando un prevedibile inizio difficile, in cui deve abituarsi a giocare con un mangia palloni come Harden e imparare a giocare senza palla. È un fatto che dai 9 assist abbondanti dello scorso anno si sia passati ai 5,5 conditi da un misero 33% al tiro. 

La difesa messa in mostra dai Rox è stata penosa: zero voglia, poca energia e scarso acume tecnico/tattico. Tante volte si è visto Harden lasciare un buco all’esterno per cercare di andare in aiuto dentro l’area: col Barba in campo i texani subiscono quasi 7 punti in più ogni 100 possessi. Ed è anche in ottima compagnia come testimonia il penultimo posto per rating difensivo.

In attacco le cose non sono andate meglio. La scarsa vena del Barba ha condizionato tutta la truppa: finora segna più punti dello scorso anno (28.8 contro 27.9) ma ha bisogno di quasi 3 tiri in più a partita.

Nelle prime 5 gare ha tirato con un deludente 29% aggiustando poi il tiro nelle successive 6, dove ha segnato il 44% delle volte: tra i giocatori che prendono almeno 15 tiri ad allacciata di scarpe solo Kobe sta tirando peggio. In generale Houston tira malissimo dal campo e si piazza al penultimo posto per percentuale e da tre punti, meglio rispettivamente solo dei Lakers e dei Nets.

Quello che manca nel Texas è la determinazione, la leadership, la motivazione: nel momento di difficoltà la squadra si è sfaldata, trascinata nella spirale negativa e nessuno è riuscito ad indicare la retta via, né Harden, né Howard, né McHale.

È vero che in campo ci vanno i giocatori, come è vero che McHale non stesse li a dire di attaccare male e difendere peggio. Ma le responsabilità dell’aspetto tecnico e dell’aspetto motivazionale sono tutte in capo all’allenatore: se non è lui a inculcare i giusti valori e la giusta voglia di vincere chi altri dovrebbe farlo?

Sarà John Blair Bickerstaff a prenderne il posto, ad interim fino al termine della stagione. JB Bickerstaff, figlio di Bernie ex allenatore di lungo corso, a 25 anni era già assistente allenatore NBA e conosce bene l’intera organizzazione dal momento che da 5 anni è defensive coordinator dei Rockets.

Gode di ottime credenziali e merita una possibilità, dal momento che è uno dei principali artefici della splendida stagione passata, in cui la sua giusta difesa aveva spinto Houston fino al 2° posto a Ovest.

Thibodeau ha un ingaggio elevato ed è molto esigente, sia con i giocatori che con il management, e per questo poco incline a subentrare; Jeff Van Gundy si trova bene in TV; Mike D’Antoni non viene ritenuto un allenatore credibile per la vittoria finale; Scott Brooks è un ottimo allenatore per far crescere giocatori e squadra, poco adatto ad una squadra che deve vincere ora.

Questa situazione ha spinto Morey a fare all-in su Bickerstaff. Ma la pressione sarà altissima e, qualora i razzi non dovessero rimettersi in carreggiata entro Natale, si tornerà a parlare di sostituzioni: subentrare a stagione in corso è molto difficile per tante ragioni e lo è ancora di più quando si è costretti a promuovere un assistente in fretta e furia per mancanza di alternative.

Ora tocca alla squadra. I Rockets vengono da un’ottima stagione ed hanno una squadra per vincere, eppure hanno iniziato la stagione prendendo batoste da tutte le parti e l’allenatore è stato esonerato.

La decisione è stata inaspettata e repentina segno che McHale aveva passato il punto di non ritorno nei rapporti con la squadra, prima ancora che nei risultati. Parlare di ammutinamento è difficile, perché vorrebbe dire che i giocatori avrebbero giocato col fuoco mettendo (quasi) a repentaglio la stagione.

Ma anche l’ipotesi che la squadra si sia ritrovata improvvisamente nelle sabbie mobili senza sapere né perché né come uscirne non è del tutto rassicurante: il non riuscire a reagire agli eventi negativi, il non saper rimettere le cose a posto o semplicemente il non curarsene dice molto sull’assenza di leadership nello spogliatoio.

Il nuovo allenatore, specie a stagione in corso, potrà fare poco dal punto di vista tecnico ma abbastanza dal punto di vista motivazionale e mentale da risultare decisivo, anche se molto dipenderà dalla risposta individuale e di squadra del gruppo.

Harden dovrà essere la guida tecnica e dare l’esempio spendendo energie e voglia anche in difesa e Howard dovrà (oltre che cercare di rimanere sano) coinvolgere i compagni con i comportamenti più che con le parole.

Siamo solo a novembre, ma una contender rischia già l’implosione.

 

One thought on “McHale paga per tutti: Rockets in crisi?

  1. “Harden dovrà essere la guida tecnica e dare l’esempio spendendo energie e voglia anche in difesa e Howard dovrà (oltre che cercare di rimanere sano) coinvolgere i compagni con i comportamenti più che con le parole”.

    La vedo dura.

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