Quando in questo periodo dalle nostre parti, longitudinalmente parlando, le future regine dei calabroni vanno a ibernarsi per fondare nuove colonie quando il calore della primavera le risveglierà, solo un calabrone compie il percorso inverso e si disiberna volando in direzione Charlotte, lo fa dal 1988 e da un paio d’anni è tornato a casa.
Superata la periferia e il vecchio “The Hive” (il Charlotte Coliseum fantasma, visto che è stato abbattuto a inizio secolo che distava circa 8 km in direzione sud-ovest dal centro città) viaggia in direzione Time Warner Cable Arena.
Un viaggio nello spazio tempo, sopra i cirrocumoli che ancora si addensano, sportivamente scrivendo, intorno allo skyline della città del North Carolina dove troverà la nuova squadra con prospettive immutate rispetto lo scorso anno. L’obiettivo dichiarato sono i playoffs.
Ovviamente, come per tutte le franchigie, l’inseguimento a un titolo sarebbe l’obiettivo da perseguire, anche se ovviamente a Charlotte, come in altre città, anche per quest’anno non ci sperano per niente.
Per vincere servirebbe una serie di eventi concatenati alla Steven Bradbury (qualcuno forse si ricorda del non quotatissimo pattinatore australiano che vince le Olimpiadi sfruttando squalifiche e cadute dei propri avversari) e l’ipotesi al momento è surreale con una franchigia in “lenta ricostruzione”, anzi, alla prima uscita stagionale Michael Kidd-Gilchrist è finito k.o. per tutta la stagione, il che non agevola sicuramente il lavoro di Coach Clifford e ottenebra le prospettive playoffs.
Il General Manager R. Cho ha lavorato in estate arrivando a mettere sotto contratto interessanti free agent, soprattutto per allungare le rotazioni dalla panchina, così è riuscito a ottenere Nicolas Batum (anche se il contratto di un solo anno è in scadenza) sacrificando Gerald Henderson e Noah Vonleh, inviati in Oregon.
Una delle domande principali che si pongono i tifosi di Charlotte sicuramente è: “Questa squadra è davvero migliorata?”
La risposta secondo me è si. Leggermente.
Diciamo che i playoffs rimangono incerti, ma… a mio parere questa squadra a Est può ancora tentare per un settimo/ottavo posto se Clifford saprà mixare il cocktail nella giusta misura, anche se attualmente molti analisti la danno al di fuori dal giro playoffs perché la perdita di MKG per infortunio sarà difficilmente colmabile.
Una lussazione alla spalla destra che potrebbe costringere Charlotte a modificare gioco e sicuramente SF titolare, con i Calabroni privati di un pezzo importante del proprio scacchiere, tuttavia sul parquet si potrebbe aprire una partita differente.
Quella che chiamiamo “sfortuna” comunque si è presentata in maniera brutale alla prima occasione, il che conferma che sarà ancor di più l’anno della verità per Clifford che dovrà dimostrare credibilità nella NBA, rompendo la pessima tradizione dei Bobcats e aprendo un’era nella quale gli Hornets diverranno protagonisti…
Vediamo l’attuale roster diviso per i ruoli che paiono essere stati assegnati da coach Clifford.
Roster Preseason 2015/16 – (19 giocatori)
PG: Kemba Walker, Jeremy Lin, Brian Roberts.
SG: Nicolas Batum, Jeremy Lamb, Troy Daniels, Elliot Williams, Aaron Harrison.
SF: Michael Kidd-Gilchrist, Marvin Williams, P.J. Hairston, Sam Thompson, Damien Wilkins.
PF: Cody Zeller, Frank Kaminsky, Tyler Hansbrough.
C: Al Jefferson, Spencer Hawes, Jason Washburn.
Arrivi/Partenze
All’aeroporto di Charlotte vediamo chi è andato via e chi l’ha sostituito.
Arrivi: Jeremy Lin (PG Los Angeles Lakers), Aaron Harrison (PG undrafted), Nicolas Batum (SG/SF Portland Trail Blazers), Jeremy Lamb (SG Tulsa 66ers), Elliot Williams (SG Santa Cruz Warriors) Sam Thompson (SF undrafted), Damien Wilkins (SF Indios de Mayagüez) Frank Kaminsky (PF Draft 2015), Tyler Hansbrough (PF Toronto Raptors), Spencer Hawes (C Los Angeles Clippers), Jason Washburn (C Excelsior Brussels).
Partenze: Mo Williams (Cleveland Cavaliers), Lance Stephenson (Los Angeles Clippers), Gerald Henderson (Portland Trail Blazers), Jeffery Taylor (Real Madrid), Noah Vonleh (Portland Trail Blazers), Bismack Biyombo (Toronto Raptors), Jason Maxiell (Tianjin Ronggang).
Giocatori rimasti: Kemba Walker, Brian Roberts, Troy Daniels, Michael Kidd-Gilchrist, P.J. Hairston, Cody Zeller, Al Jefferson.
Riguardo ai nuovi arrivi, confrontandoli anche con i “pari ruolo” andati a giocare altrove, cerchiamo di capire che cosa Charlotte può offrire in campo e cosa sta tentando di fare.
Sostanzialmente sapete che un roster NBA è composto da quindici giocatori, a Charlotte ne sono arrivati momentaneamente undici a fronte delle sette partenze, quindi quattro saranno tagliati per riportare il roster all’originario numero.
Quelli più a rischio sono gli ultimi arrivati ovviamente; Aaron Harrison, Elliot Williams, Sam Thompson, Damien Wilkins e Jason Washburn.
Point Guard
Kemba Walker sarà ancora la PG titolare, assistman discreto, realizzatore e uomo dell’ultimo tiro. I Calabroni gli hanno espresso fiducia facendolo firmare un contratto pluriennale a cifre quasi quadruplicate.
Quest’anno percepirà $ 12.000,000. Naturale che l’ambiente a Charlotte si aspetti molto da lui. Kemba è un giocatore al quinto anno NBA, in crescita, anche se l’anno scorso fu fermato da un’operazione che minò anche le possibilità degli Hornets in chiave playoffs.
Se possibile coach Clifford lo scorso anno sceglieva Kemba per l’ultimo tiro e per tre volte ripagò la fiducia riuscendo a essere un buon clutch shooter, così gli Hornets portarono a casa altrettante vittorie.
La sua esplosività, la sua agilità, il suo classico step-back con tiro in fade-away e le sue penetrazioni possono fare male agli avversari, quando è in serata diventa un problema serio per le difese. Le sue finte di crossover possono far rimediare brutte figure ai difensori avversari.
L’anno scorso depistò di netto CP3 con un ankle breaking e mandò piedi all’aria Mirotić, tanto che anche MJ in panchina, per l’occasione, si mise a sorridere su quest’ultima azione. L’operazione subita l’anno scorso non dovrebbe essere un grande problema, le sue capacità dovrebbero essere rimaste intatte.
Buon tiratore dalla lunetta, normale sul tiro da fuori, quest’anno Clifford vuole che riesca a migliorare anche oltre la linea da tre punti. Il piano dell’head coach è generale, avendo avuto lo scorso anno, la peggior % di tiro da 3 punti di squadra.
Deve cercare di selezionare un po’ meglio alcuni tiri in partita. La scorsa stagione ebbe un paio di brevi periodi fantastici (il 27 dicembre 2014 ottenne il suo career-high realizzando 42 punti contro i Magic nonostante la sconfitta) che trascinarono la squadra a due brevi strisce di vittorie, ma dal campo finì con il 38,5%, potrebbe fare meglio indubbiamente, anche se nel ruolo di playmaker non sempre “l’invenzione istintiva” va a buon fine, ma a volte ha ragione lui, questa è anche la sua forza.
Il pro e il contro di questo giocatore essenziale, la sua vena realizzativa potrebbe fare la differenza in diverse partite per Charlotte.
Clifford ha detto che lui e Lin potrebbero giocare insieme a tratti durante la stagione sostenendo che è sempre positivo avere in campo due giocatori da pick-and-roll. In questo modo si può mettere pressione al difensore schierato su un lato, per poi cambiare sull’altro.
Ovviamente come dice Clifford, questo permette di avere più spazio per giocare, se la difesa collassasse su di lui o su quel lato, si aprirebbe la possibilità per Lin (o per Kemba se è Lin a portar palla) di avere spazio e tempo per agire.
Mo Williams è approdato alla corte di Re LeBron e il suo posto è stato preso come playmaker di riserva da Jeremy Lin. Mo Williams viaggiava a 17,2 punti e 6 assist a partita l’anno scorso a Charlotte contro gli 11,2 pt. e i 4,6 assist a gara per l’ex Los Angeles Lakers. Mo Williams era arrivato a febbraio per spingere gli Hornets verso i playoffs dopo l’infortunio a Walker.
Partenza brillantissima oltre ogni aspettativa, punti e assist, in flessione con la squadra nel finale di campionato, non sempre per colpa sua. Tornato a Cleveland, gli Hornets hanno puntato su “Linsanity” come playmaker di riserva, capace di dare verve alla second unit, anche se probabilmente Clifford lo potrebbe utilizzare accuratamente in alcuni momenti della gara insieme a Walker seguendo la strategia con doppio playmaker sopra evidenziata.
La dirigenza degli Hornets ha voluto puntare sulle “scommesse” e quest’anno e Lin pare inquadrarsi perfettamente nel progetto.
Jeremy potrebbe portare imprevedibilità al gioco e assist, risultando più di un panchinaro. Lin, sicuramente, oltre che essere un buon giocatore, è un’icona.
Perché è orientale, è esploso quasi dal nulla ed è conosciutissimo nel mondo. Su Twitter probabilmente raggiungerà a breve un milione e mezzo di fan.
Probabilmente i teal & purple con lui saranno più conosciuti e amati a livello internazionale, anche da chi magari non conosceva o snobbava Charlotte sulla mappa del basket NBA. Jeremy Lin porta anche la sponsorizzazione del pneumatico MAXXIS Tire USA.
L’azienda segue Lin e ha collaborato con ogni squadra per la quale ha giocato la PG e con gli Hornets in oriente per i Global Games, la dirigenza di Charlotte sta avendo contatti con possibili futuri nuovi sponsor.
Personalmente non m’interessa il lato affaristico, tuttavia se nelle casse degli Hornets entrasse qualche extra, sarebbe funzionale per la prossima offseason.
Diciamo che i due si equivalgono, anche nella leggera tendenza al turnover di troppo ma dovuto principalmente al ruolo, direi che con Lin manteniamo pari livello rispetto alla parte finale dello scorso anno, inoltre i $ 2,139,000 spesi per il contratto di Lin, non sono molti rispetto al rapporto qualità prezzo del giocatore sulle basi delle quotazioni NBA.
A entrambi darei un 6,5 come voto base.
Brian Roberts sarà il terzo play. Un giocatore leggero che può penetrare nelle difese avversarie creando un po’ di scompiglio, affidabilissimo tiratore di liberi. L’anno scorso tirò dalla lunetta con il 91,9% a New Orleans ebbe un’annata ancora superiore con il 94,0%. Come si evince facilmente, potrebbe rivelarsi importante nei finali di gara punto a punto in caso di fallo sistematico, un altro tiratore quasi infallibile dalla lunetta.
Probabilmente con quei due davanti comunque avrà poco spazio, sempre non ci siano altri infortuni, facendo i dovuti scongiuri. Tuttavia se Clifford volesse provare un’alternativa per recuperare qualche partita velocemente con un quintetto basso, sarebbe un altro di quei giocatori a tratti difficili da fermare.
Può avere delle serate imprevedibili in senso positivo, ma è discontinuo. L’anno scorso prese il posto per una manciata di partite del titolare Walker dopo l’infortunio di quest’ultimo, ma la dirigenza non fidandosi completamente di lui, anche perché i Calabroni tentavano il recupero in chiave playoffs (l’ex New Orleans Pelicans aveva alti e bassi nelle prestazioni), decisero di puntare quindi per qualche mese su Mo Williams. Nella preseason è partito bene.
Shooting Guard
La nuova guardia tiratrice titolare nei progetti di Clifford dovrebbe essere Nicolas Batum. Uso il condizionale poiché dopo l’infortunio a MKG, cosa passi nella testa di Clifford non è dato a sapere, ma partita dopo partita l’ipotesi si sta confermando.
Parlerò nella parte dedicata alle strategie sul campo di un certo lavoro che l’head coach di Charlotte ha svolto con un altro famoso ex allenatore NBA, non credo tuttavia che l’attuale allenatore di Charlotte voglia stravolgere l’aspetto tattico che i due hanno pianificato.
The big mistake dell’anno scorso Lance Stephenson, che dopo due mesi finì in panchina senza giocare più gli ultimi quarti è stato ceduto il prima possibile e anche il suo sostituto Gerald Henderson si è trasferito sulla sponda pacifica, in Oregon, molti km più a nord.
Gli Hornets si sono sbarazzati di Lance e del suo contratto prima possibile, spedito in California sponda Velieri, per sostituirlo è arrivato come detto Batum, il quale può giocare volendo tranquillamente in due ruoli e porta sicuramente le sue buone doti di atleta e difensore a Charlotte.
Il francese è un giocatore versatile, che può giocare di squadra insieme ai compagni e potrebbe essere la pietra angolare per far funzionare il quintetto. Il suo appoggio a Walker e Jefferson potrebbe creare spazi vitali per andare a canestro. Le sue mani saranno uno snodo fondamentale per far transitare buoni palloni per i compagni.
Il transalpino ha numeri in decrescita se guardiamo allo scorso anno, nei punti realizzati e nel tiro da tre punti, ma è stato penalizzato dalla salute fisica. Charlotte avrà puntato sul giocatore giusto?
Batum farà 27 anni a dicembre, non è un giocatore “bollito”, è nazionale francese e gli serve solo un po’ di salute in più dello scorso anno per dimostrare a Portland che hanno fatto male a lasciarlo partire (anche se poi subentrano altri discorsi di contratti e strategie per il futuro).
E’ nella NBA dal 2008, ha esperienza per essere uno degli uomini chiave di Clifford e a Charlotte sarà una stella ombra. Rispetto a Henderson (il quale l’anno scorso dopo una partenza veramente orrenda riuscì comunque a occupare il posto di un Lance ancora peggiore rispetto a Gerald), che aveva trovato alcune serate di gloria impreziosite da azioni personali di pregio, Batum rappresenta comunque sicuramente qualcosa in più.
Clifford intervistato su Batum: “La sua versatilità, la sua intelligenza cestistica. Può difendere su diversi ruoli, offensivamente può giocare guardia, ala piccola o ala grande. Ha altezza e velocità e la sua capacità di prendere decisioni in campo è veramente eccellente”.
Direi che Lance era da 5,5 (anche meno la scorsa stagione) poiché Charlotte cercava uno swingman che segnasse e sotto quest’aspetto Stephenson era una forzatura, con Batum invece questa volta l’operazione dovrebbe essere più produttiva, anche perché non pesterà i piedi a Walker. Darei un 7 a Nicolas, sperando si ambienti in fretta.
Al posto di Henderson, ecco un azzardo più che una scommessa: Jeremy Lamb. Dalle ultime dichiarazioni di Clifford pare che Lamb uscirà dalla panchina, anche se MKG salterà tutta la stagione. Clifford pare preferisca utilizzarlo insieme alla second unit e questa potrebbe essere una mossa tattica interessante visto che potrebbe fare la differenza contro le riserve avversarie.
Non è escluso che Clifford magari ci ripensi e lo inserisca in quintetto potendo giocare anche da swingman. Se ne parlava un gran bene del talentuoso giocatore di Norcross (Georgia), tuttavia nei tre anni scarsi giocati con i Thunder raramente ha dimostrato il suo potenziale, coinvolto nelle rotazioni di una squadra tra le migliori della lega, anche se nel suo ruolo avrebbe potuto avere più minutaggio.
A Charlotte ritrova il suo compagno di Connecticut Walker, chissà che possa ritrovare un’alchimia che gli faccia compiere almeno un piccolo salto di qualità, anche perché non ha cattive medie né al tiro, né dal campo, tanto meno ai liberi o dalla grande distanza.
Contro Miami ha sparato male, per ora direi che Henderson, per la parte di stagione centrale che ha fatto, vale un 6,5 Lamb un 6, sperando che il valore aumenti. Abbastanza atletico, può migliorare nelle scelte di tiro, Charlotte potrebbe utilizzarlo da tiratore ma avrebbe i mezzi anche per penetrare. E’ un tentativo di Charlotte, potrebbe rivelarsi sostanza innocua o altamente infiammabile, ma deve trovare una difesa più costante, piccole amnesie potrebbero penalizzarlo.
Troy Daniels prende virtualmente il posto di Gary Neal, il quale fu la delusione dell’anno scorso. L’ex numero dodici passava da canestri realizzati con precisione e velocità a produrre dei tiri assurdi che davano cattivi risultati peggiorando le statistiche al tiro della squadra.
Gli si chiedeva di essere il tiratore della squadra in alcuni momenti ma era divenuto uno sparatutto impazzito. Con l’avvento di Troy Daniels, acquistato nel febbraio scorso durante la finestra di mercato che ha portato anche Mo Williams ai Calabroni, ha trovato poco spazio, giocando solo nel finale di stagione quando la squadra ormai aveva mollato gli ormeggi, facendo comunque vedere un’ottima tecnica di tiro seguita da risultati eccellenti anche da ben oltre la linea dei tre punti. 47,2% lo scorso anno per lui da tre punti con 24 di massimo stagionale nell’ultima sfida contro Toronto.
Altro potenziale specialista, tiratore micidiale uscendo dalla panchina purtroppo in preparazione è stato fermato da uno stiramento al bicipite femorale per il quale dovrà stare necessariamente a riposo.
Tra le ultime guardie tiratrici nell’attuale roster troviamo Aaron Harrison. L’ex Kentucky Wildcats è stato scelto dagli Hornets per giocare la Summer League. Dopo questa esperienza, la SG di 198 cm ha firmato un contratto con gli Hornets e attualmente è nel roster, tuttavia Aaron rischia di non far parte della rosa finale. Nel ruolo c’è molta concorrenza, la sensazione è che potrebbe essere escluso (anche per motivi contrattuali riguardanti altri player), tuttavia potrebbe avere le carte in regola per strappare un posto tra i quindici. Clifford gli sta concedendo qualche minuto in preseason.
Elliot Williams completa l’elenco delle guardie tiratrici. L’anno scorso fu acquistato dagli Hornets per dieci giorni ma fu rilasciato ancor prima di metter piede sul parquet. Rifirmato dagli Hornets in estate, rischia di far la stessa fine. In ogni caso al momento è un giocatore ai margini della NBA, ha anche una bassa percentuale nel tiro da 3 punti nella NBA (29,6%). Come per Harrison, con Batum, Lamb e probabilmente Daniels davanti, difficile possa trovare spazio.
Small Forward
Michael-Kidd-Gilchrist sarebbe stata l’ala titolare della squadra. Un giocatore dal doppio cognome frutto di due “padri” scomparsi prematuramente. Il padre, Michael Gilchrist Senior morì nel 1996 a 30 anni, lasciando al mondo sua moglie Cindy e suo figlio Michael Glichrist Jr.
Fortunatamente lo zio del nostro Michael prese in consegna il piccolo insieme alla mamma e li fece trasferire a casa sua. Darrin Kidd (lo zio, ecco perché l’aggiunta di tale cognome) iniziò a farlo giocare a basket, infatti anche Michael ricorda: “Mi ha messo lui il pallone tra le mani”… “Mi ha fatto innamorare del basket. Non ho mai avuto un vero padre, mio padre è stato lui.” Troppo piccolo per poter apprezzare il primo padre che comunque onora scegliendo il numero 14 (la data del suo genitore scomparso).
L’ultimo anno al liceo, Michael arriva a medie di 20,2 punti e 11 rimbalzi a partita… per ESPN è il terzo miglior giocatore liceale e va ai Wildcats ma anche lo zio esce incredibilmente di scena dalla vita di Michael in maniera drammaticamente cinematografica. Nei giorni dell’entrata in squadra al College la mamma di MKG prova a contattarlo telefonicamente ma dall’altra parte nessuno risponde stranamente.
MKG si reca allora subito a casa dello zio ma lo trova accasciato a terra. Tenterà per circa venti minuti di praticargli un massaggio cardiaco benché abbia solo diciassette anni. Il suo tentativo si rivelerà inutile ma MKG reggerà anche a questa tragedia, continuando a giocare il suo basket, lo migliorerà, e gli Hornets lo premieranno scegliendolo alla posizione N°2 nel Draft del 2012 a Newark, dietro ad Anthony Davis e davanti a gente come Bradley Beal e Damian Lillard.
Per me il miglior giocatore degli Hornets l’anno scorso, ottimo difensore, tanto che a Charlotte hanno creato un finto video di un’azienda chiamata “MKG Security”. Un giocatore che faceva un po’ di tutto, tranne che segnare da tre punti, un tiro rivedibile ma in miglioramento grazie al lavoro fatto la scorsa estate con uno degli assistenti allenatori degli Hornets; tale Mark Price…
Un ragazzo che prende rimbalzi, si appiccica come un francobollo alla minaccia letale della squadra avversaria, che può dare la scossa anche in transizione. La passata stagione riuscì a far partire alcune rimonte mettendo a segno qualche gioco con canestro più fallo. Non sempre il suo gioco di sacrificio è percepito in cifre, ma l’utilità è estrema.
Si è lacerato un muscolo della spalla alla prima uscita e lo scenario di Charlotte, ora che ha dovuto operarsi e sarà costretto a saltare tutta la stagione, forse cambierà totalmente. In preseason (ora che vi scrivo) gli Hornets sono 3-0, ma spesso le amichevoli prestagionali sono illusorie.
Per molti lo scenario che si prospetta nella città del North Carolina è post atomico perché i Calabroni vengono a perdere difesa, ma… ne parleremo nelle strategie, forse si aprirà uno spiraglio per provare a giocare in un’altra maniera. Se sarà redditizia dipenderà dalle capacità dei giocatori restanti.
Marvin Williams si è presentato in grande forma al camp dicono. Lui vuole mantenersi in forma lavorando di più anche in estate perché dice che oggi, rispetto a quando era più giovane, il suo fisico ci mette di più a tornare a pieno regime.
Anche se in realtà è una PF, lo inserisco nelle ali piccole per quest’anno (anche se probabilmente occuperà entrambe le posizioni secondo l’esigenza) perché l’idea di Clifford già dall’estate era di provare a farlo giocare in quel ruolo in alcune gare.
Teoricamente avrebbe dovuto essere la riserva di MKG, ma ora che il ragazzo appena rifirmato per quattro anni dagli Hornets è out, Marvin parte favorito per occupare il posto da titolare (che sarà molto combattuto comunque) in SF, visti anche due indizi; l’ottima forma fisica di cui abbiamo parlato e il primo quintetto base che Clifford ha schierato a Orlando anche se Marvin partiva da PF.
Una sua tripla ha dato i primi punti alla squadra in maglia viola in preseason. Di lui ne parleremo ancora nella parte strategica poiché potrebbe ritagliarsi un ruolo importante all’interno della squadra. L’anno scorso partì come ala grande titolare, ma finì fuori quintetto a favore di Zeller. Uno stipendio decisamente troppo alto per le sue prestazioni. Pochi i punti che riusciva a segnare e difesa che personalmente non mi convinceva.
Dopo la serata magica inaugurale nella quale aveva messo una tripla importantissima per avvicinarsi ai Bucks nel finale, aveva avuto un calo verticale nelle prestazioni. Il piano per il suo rilancio potrebbe passare da un cambio ruolo, i cm ci sarebbero, la velocità e la tenuta difensiva su alcuni pari ruolo avversari sono da verificare…
P.J. Hairston dovrebbe partire dalla panchina, anche se recenti news arrivate direttamente dalla bocca di coach Clifford lo vedrebbero in lizza per un posto da titolare. Lui Lamb e Marvin Williams in questo scorcio di preseason cercheranno di mettersi in mostra perché la concorrenza è molta per i ruoli di SG e SF, quest’ultimo, ruolo in cui potrebbe anche apparire.
La dirigenza pare averlo preso più sul serio in questo suo secondo anno nella NBA, lui è riuscito a perdere un po’ di peso in questa offseason, inoltre ha eliminato o quasi dalla sua dieta alimenti fritti e ridotto il suo consumo di zuccheri. A prescindere da una forma fisica migliore, per avere spazio Hairston dovrà far vedere di avere un tiro da tre punti più preciso dello scorso anno. Gli Hornets quest’anno, avranno particolarmente bisogno di tiratori affidabili sugli scarichi per portare a casa delle vittorie.
Sam Thompson è un giocatore ventiduenne nato l’11/11/1992. Andato “undrafted”, quest’anno ha giocato per i Timberwolves alla Las Vegas Summer League. Le sue chance di rimanere nel roster sono in ribasso, anche perché dopo l’infortunio a MKG, Clifford potrebbe tentare di giocare con Zeller in PF e con Marvin Williams in SF, spostando quest’ultimo nel ruolo di ala piccola anziché in quello di ala grande che occupava lo scorso anno. In questo ruolo prima di lui c’è P.J. o eventualmente all’occorrenza Lamb, inoltre (per me incomprensibilmente) è arrivata anche una vecchia volpe come Wilkins.
Damien Wilkins ha a 35 anni e ha girato diverse squadre in NBA, da Seattle a Philadelphia. E’ l’ultimo arrivato. Chiamato d’urgenza dopo l’infortuno di MKG. L’anno scorso ha giocato a Porto Rico negli Indios de Mayagüez. Difficile dire se la sua chiamata sia un’equazione esatta che possa corrispondere a una sua entrata nel roster. Nonostante l’esperienza sono dubbioso.
Power Forward
Cody Zeller è uno dei tre fratelli (Luke – Austin Toros – e Tyler -Boston Celtics) di una famiglia di cestisti. L’anno scorso fu fermato da due infortuni, il primo meno serio, il secondo lo tolse di mezzo definitivamente. Era stato ufficialmente inserito in una trattativa, poi tramontata, per un possibile scambio quest’estate.
La domanda a questo punto è se gli Hornets si fidino ancora di lui e se partirà nello starting five giacché dietro Kaminsky preme per avere un posto al sole, anche se è il suo primo anno in NBA. Presumibilmente si, le sue lunghe braccia catturano rimbalzi e la sua generosità, la sua disponibilità a lottare potrebbero essere determinanti per trovare spazio nello starting five.
A rassicurare Cody ci potrebbe essere il fattore per il quale Clifford tende a dare poco spazio ai rookie’s. Zeller è il classico lungo filiforme che deve metter su un po’ di muscoli e peso per giocare nella NBA per non pagare dazio.
La sua energia e i suoi 213 cm lo rendono un’ala grande interessante. Non male nemmeno quando può andare a colpire con tagli e pick and roll, ha buoni movimenti, un buon pick and roll, ma deve migliorare la mano sotto i tabelloni avversari. A volte dei canestri già fatti si sono rivelati appoggi approssimativi non andati a buon fine.
In quest’avvio stagionale però ha fatto un 6/6 contro i Clippers, mostrando un paio di reverse lay-up interessanti, uno passando su DeAndre Jordan e oltre il ferro… Dalla sua ci sono anche atletismo e una certa esplosività, specialmente quando può prendere quel paio di passi per andare a canestro è sorprendentemente potente per un ragazzo con un fisico più esile dei panzer delle plance.
Noah Vonleh è andato a Portland insieme a Hendo, al suo posto al Draft è arrivato Frank Kaminsky. Noah Vonleh è stato un giocatore che l’anno scorso ha pagato la scelta di Clifford di relegarlo in panchina. Coach Clifford ha fatto giocare poco i giovani ma nel finale di campionato, quando Zeller si è fatto male, anche Vonleh si è ritagliato i suoi spazi facendo vedere alcuni movimenti interessanti per andare a canestro e dimostrando il suo atletismo. Giocatore che ancora deve dimostrare l’ex lungo di Charlotte, ha solo 20 anni, paradossalmente il suo ideale sostituto ne ha 22 pur uscendo dal Draft di quest’anno.
Gli Hornets potrebbero aver pescato bene alla posizione numero nove, “Frank The Tank” sarebbe anche potuto essere scelto qualche posizione prima considerando anche che è appena stato eletto U.S. men’s college basketball national player of the year.
Per citare alcuni nomi di giocatori che precedentemente hanno vinto questo premio basti nominare Anthony Davis, Blake Griffin, Kevin Durant, Tim Duncan, Marcus Camby, Larry Johnson, ecc..
Certo, non sempre ciò equivale a una garanzia, tutto sommato le cose che il carro armato ha fatto vedere fino a oggi sembrerebbero decretare che al momento il paragone è a favore di Kaminsky (per il futuro sarà una bella lotta), il quale porta altezza, punti, compreso il tiro da fuori e un paio d’anni in più d’età, anche se sarà un esordiente nella NBA.
Clifford non ha escluso che possa un giorno partire titolare al posto di Zeller, ma le gerarchie nel ruolo di PF non sono ben definite ancora.
Se Marvin Williams dovesse essere dirottato realmente nel ruolo di ala piccola, Frank potrebbe avere più minuti per mettersi in luce in un ruolo dove c’è anche Hansbrough a spingere per ritagliarsi qualche spazio.
Kaminsky ha già un buon IQ offensivo per giocare a basket, non è egoista e può trovare il passaggio giusto ma i dubbi su di lui sono in difesa. Deve adattarsi al più presto alla NBA. Griffin, nella prima partita dei Global Games tra Hornets e Clippers lo ha messo parecchio in difficoltà in fase difensiva. Vonleh da 6 in attesa della sua crescita, Kaminsky da 6,5, avendo già dimostrato alla Summer League e in preseason personalità, doti di palleggio, passaggio, tiro da tre punti, eleganza e sicurezza nelle prime due uscite, grazie a lui i Calabroni nel finale hanno mantenuto saldo il punteggio sia a Orlando sia a Miami anche se non sempre al tiro è stato preciso. Aspettando che meravigli…
Tyler Hansbrough lo paragono virtualmente a Bismack Biyombo. Paragone solo sulla carta perché “Biz” era un puro centro, prettamente difensivo, già uscire sul tiratore era cosa pericolosa che lo esponeva a un’eventuale penetrazione, ma in area era un ragazzone che non aveva bisogno d’intimidire gli avversari per stopparli.
Hansbrough invece è un’ala grande che ha giocato dal 2005 al 2009 a North Carolina, praticamente un ritorno a casa per “Psycho T”, soprannome affibbiatogli per via del suo sguardo, dei suoi occhi sgranati.
Giocatore muscolare che porta grinta, combattività e atletismo, magari non avrà molti punti nelle mani, non sarà un fenomeno, ma a Charlotte interessa sia un lottatore affidabile nei momenti in cui entrerà in campo.
Perdere il centro congolese mi è dispiaciuto, anche lui portava molto atletismo e spesso aveva un tempismo perfetto per stoppare l’avversario (l’anno scorso 1,5 stoppate di media a gara) che vedeva Biyombo salire nella mesosfera a bloccare il pallone.
Ora che i percorsi dei due giocatori si sono invertiti, difficile dire se Charlotte abbia guadagnato o no. A Charlotte un centro difensivo servirebbe ancora, Clifford dovrà adattare la difesa a difendere bene anche il pitturato perché l’impressione è di essere fragili sotto le plance.
E’ arrivato anche Spencer Hawes, il quale ha caratteristiche differenti da Biyombo però. Bismack ha pagato la sua scarsa (per non dire quasi inesistente, anche se in miglioramento) vena offensiva. A Biz darei un 6,5 così come a “Psyco T”, giocatore tosto, anche se non è un intimidatore, potrebbe catturare un buon numero di rimbalzi grazie alla sua grinta e dedizione.
Center
Al Jefferson è un centro di trenta anni che ha giocato a Boston, Minneapolis e Salt Lake City prima di approdare a Charlotte, dove è al terzo anno consecutivo e al dodicesimo entrante (per ogni team nel quale ha giocato, ha speso 3 anni di carriera). Probabilmente avrà meno pressione sulle sue spalle quest’annata.
La scorsa stagione, con una squadra che aveva notevoli problemi a segnare, ha dovuto sobbarcarsi il peso e l’onere di essere uno dei terminali offensivi principali, anche oltre le proprie possibilità, il tutto condito da un paio d’infortuni sui quali ha provato a giocare per brevi periodi.
Ha buone medie realizzative, sotto le plance è un giocatore quasi all’antica, ottimi movimenti sul piede perno e buon movimento spalle a canestro da marcato. I suoi veloci movimenti completati da ganci o semiganci resi mobili da flessibili arti superiori e mani sensibili che rendono morbido e preciso il tiro sono da rispettare per le difese avversarie.
Per me come movimenti d’insieme in post basso è il miglior centro NBA, può sembrare anche old style a volte, ma è efficace. Purtroppo non è un gran tiratore di liberi. In calo negli ultimi due anni dalla lunetta, probabilmente anche per la stanchezza che si porta addosso accumulata durante la partita. L’impressione è che faccia più fatica del normale.
Dovessero i compagni togliergli un po’ di pressione c’è da giurare che dal 65,5% dell’anno scorso salirà sopra il 70% almeno. Anche per lui come per P.J. Hairston si parla di una buona offseason e la perdita di peso si potrebbe tradurre in un po’ di difesa in più nel pitturato, di questo Charlotte avrà un gran bisogno.
L’anno scorso fu un punto critico la sua difesa, poiché i compagni in aiuto finivano a volte fuori posizione lasciano spazi per il tiro all’avversario libero. Lui è meno appesantito quest’anno.
A Charlotte sperano di rivedere il Big Al del primo anno targato Bobcats. La scorsa stagione, gli Hornets hanno avuto una media di soli 94,2 punti (28° nella NBA), sono stati sempre 28° come valutazione offensiva, 29° in % al tiro, ultimi da tre punti e hanno faticato a trovare canestri regolarmente eccetto da Walker e Jefferson, chissà che i nuovi compagni non portino più qualità da passatori per alleggerire il compito del giocatore nato a Monticello.
Jason Maxiell è stato il mio incubo nella fase iniziale della stagione degli Hornets fino a che Clifford lo ha relegato in panchina per molte partite. Non ne azzeccava una, forse solo nella tragica (per il finale thriller a sfavore, un po’ “regalato”) prima serata a Indianapolis aveva trovato una buona performance. Mani quadrate e tiri che andavano a segno (non sempre) solo da poca distanza, già dalla media era un disastro.
Si è rifatto in qualche serata dando il suo contributo anche in fase difensiva, ad esempio con le stoppate, non sempre pulite ma efficaci. Il suo fisico non propriamente da atleta qualche volta però lo tagliava fuori dalla difesa del canestro, così Charlotte ha puntato su Spencer Hawes, il quale sarà più il sostituto di Biyombo, visto che nelle gerarchie entrerà per dar riposo a Jefferson ed eventualmente all’ala grande.
Il ventisettenne centro nato a Seattle, è un altro giocatore secondo le statistiche, in calo, anche perché l’anno scorso ai Clippers il suo minutaggio era sceso notevolmente, questo probabilmente dovuto alla chiusura dei lunghi che aveva davanti ma anche perché un fastidio al ginocchio rendeva il suo gioco dannoso per i Clippers.
Le percentuali dal campo non erano buone, Charlotte dovrà quindi ritrovare il miglior Hawes (scommessa) per avere un contributo che possa essere decisivo ai fini della vittoria sul campo. Spencer porta esperienza (in NBA dal 2007) ha abilità, un discreto tiro a livello di percentuale (tralasciando la stagione scorsa e lo stile ancora un po’ macchinoso) anche da lontano canestro, il che potrebbe dar più spazi liberi a Jefferson nei minuti in cui dovessero essere insieme sul parquet, ha fisico, discreta visione di gioco, potrebbe adattarsi bene al gioco che Clifford intende produrre, fatto di più passaggi rispetto allo scorso anno.
Nella prima uscita stagionale, nonostante non abbia numericamente statistiche alte da passatore, ha tirato fuori il coniglio dal cilindro fornendo un assist facendo rimbalzare la palla sotto le gambe di Jason Smith. Personalmente credo abbastanza in questo giocatore, spero di non sbagliarmi, anche se il contro potrebbe essere magari un minutaggio non elevatissimo, che nel suo caso potrebbe non aiutarlo tanto.
Jason Washburn, firmato il 15 settembre, è un centro venticinquenne che forse non rientrerà nel roster definitivo degli Hornets. In Belgio con gli Excelsior Brussels, l’anno scorso ha giocato ventisette partite segnando 8,9 punti di media, catturando 3,9 rimbalzi e mettendo a segno 0,8 stoppate in 18,7 minuti a partita.
Strategie
Parlare dei cambiamenti nella tattica e nella strategia di gioco con lo stesso allenatore, potrebbe sembrare una cosa marginale ma i pezzi del Tetris che compongono il puzzle quest’anno potrebbero essere più facilmente incastrabili dall’head coach di Charlotte. Mandando via subito Stephenson, il quale non si adattava più al gioco e ai piani della società, si sono aperti alla possibilità di rendere la squadra più equilibrata e pericolosa in attacco, aspetto fondamentale per portare a casa qualche vittoria in più dello scorso anno, quando gli Hornets ebbero notevoli difficoltà a segnare finendo tra le ultime posizioni in diverse classifiche al tiro e di punti.
Non ci sono stelle di prima grandezza ma buoni giocatori e forse mai come quest’anno l’importanza dell’allenatore rivestirà un ruolo fondamentale per ottenere risultati. Dipenderà soprattutto da che tipo di sistema Clifford vorrà utilizzare, quali saranno le sue rotazioni e quali saranno i suoi accorgimenti tattici. In questo Clifford dovrà saper dimostrare di far girare sapientemente la squadra (infortuni permettendo) e qualche idea in testa pare averla.
L’infortunio occorso a MKG, sarà l’occasione per Steve Clifford per testare il suo valore e le sue idee. Già detto di un gioco fatto di più passaggi per trovare spazio libero sul campo, in questo non solo i piccoli, ma anche lunghi come Hawes e Kaminsky potrebbero aiutarlo, in alcune sfide, a seconda de i matchups, Clifford potrebbe provare Marvin Williams (il quale pare essere in ottima forma fisica in questo inizio di preseason) come ala piccola, anche per avere insieme a Batum, più tiratori possibili sull’esterno nel caso in cui un pallone di Jefferson o qualche altro lungo tornasse oltre la linea dei tre punti.
Forse il piano pare rischioso, giacché gli Hornets finirono ultimi nella statistica dei tre punti l’anno scorso, ma gli arrivi di Batum e Lin sono propedeutici ad attuare questa strategia e l’inizio di preseason da questo punto di vista è abbastanza incoraggiante.
Lin fino a qualche giorno fa, come altri compagni, faceva lavoro extra provando e riprovando triple per migliorare le percentuali e nella penultima gara contro i Miami Heat, gli Hornets hanno ottenuto una percentuale del 41,4% nel tiro da tre punti anche giocando senza Batum e Daniels. Clifford vuole che anche Zeller, Hansbrough e Walker sappiano tirare da fuori, nel basket moderno avere più minacce possibili può aprire spazi fondamentali.
https://www.youtube.com/watch?v=9AvrTJMUCX4&feature=youtu.be
L’ipotetica arma tattica; anche se non è un giocatore molto atletico (anzi, è piuttosto prevedibile e un pochino lento), il “veterano” Marvin Williams potrebbe divenire più importante dopo l’inaspettato brutto colpo subito con l’infortunio di MKG, il quale però pecca nel tiro da tre punti che non ha.
Dall’angolo invece Marvin Williams è stato più preciso di altri compagni la scorsa stagione, concludendo certamente sopra la media di squadra e in un ipotetico gioco dentro fuori, un pallone di ritorno dato con i tempi giusti potrebbe garantire più spazio a Big Al sotto canestro.
L’arma difensiva sarebbe stata Michael Kidd-Gilchrist. Charlotte ha ottenuto un record di 62-55 con lui in campo e un 14-33 senza, da questi numeri si comprende che per l’equilibrio della squadra risulti fondamentale, anche perché si spende su ogni maggiore minaccia avversaria indipendentemente dal ruolo.
Senza “MKG security” Clifford dovrà giocare al meglio le sue carte come in questa prestagione, sperando non sia illusoria la possibilità di avere discreti risultati senza l’ex Kentucky, riuscendo a trovare un equilibrio tra la difesa nel pitturato (questa mi preoccupa di più) e quella sul perimetro, terreno sempre insidioso.
In questo Steve Stricker, Dennis Williams e Matt Friia dovranno dimostrare di aver fatto un buon lavoro di preparazione fisica sui giocatori. Batum sarà fondamentale per la difesa e l’attacco di Charlotte.
Le sue mani saranno snodo fondamentale per mettere in condizione i compagni di segnare poiché la versatilità del suo gioco va anche oltre a quello a del suo ruolo da swingman e può regalare soluzioni imprevedibili a Charlotte per andare a canestro.
In posizione di SF, se la vedranno P.J. Hairston, Marvin Williams e Lamb, penso che a Clifford primariamente interessi aggiungere in primis il tiratore più affidabile, specialmente da fuori, giocando con un uomo in più che possa colpire a lunga gittata.
In posizione di PF al momento Clifford è ancora in fase sperimentale, la bagarre è tanta, potrebbero partire sia Marvin Williams, Zeller (forse il favorito a oggi) e Kaminsky, mentre Al Jefferson senza dubbio sarà il titolare e un finalizzatore, sperando riesca a metterci più difesa rispetto allo scorso anno, anche perché Charlotte ha sì dei giocatori grintosi e/o fisicati come Hansbrough, Zeller o Hawes ma non sono realmente degli intimidatori.
In panchina le sorprese potrebbero essere Jeremy Lamb e Spencer Hawes, tralasciando Lin poiché secondo me potrebbe fare una discreta stagione, solo che con tutta la pubblicità (a volte fin troppa rendendolo magari antipatico) l’ex Knicks e Lakers non può considerarsi una sorpresa.
Lamb ha una media carriera di 11,6 punti e 3,5 rimbalzi nelle partite nelle quali ha giocato più di 20 minuti e potrebbe trovar spazio.
P.J. Hairston potrebbe essere uno swingman interessante per aggiungere pericolosità da oltre l’arco (dovrebbe avere lasciato l’anno da rookie alle spalle e acquisito un po’ più d’esperienza), così come la SG Troy Daniels, attualmente fuori per infortunio, ma dotato di un tiro micidiale dalla lunga distanza. Al momento Daniels ha poca considerazione secondo me, ma dovrebbe essere l’uomo ideale per colpire sugli scarichi.
La strategia della società fondamentalmente è stata quella di allungare le rotazioni migliorando la qualità della panchina, tuttavia, leggendo un po’ in giro, giornalisti, blogger e tifosi, sono concordi nel dire che nella migliore delle ipotesi i Calabroni a Est lotteranno per uno degli ultimi due posti playoffs, questo perché l’unico sensibile miglioramento in termini di mercato per quel che riguarda il sicuro starting five è stata l’acquisizione di Batum, il quale avrà responsabilità maggiori rispetto a quelle che aveva a Portland.
Qualcuno si domanda se possa reggere le aspettative della tifoseria di Charlotte. Se la gente si aspetta da lui 20 punti a serata direi di no, se invece si aspetta un giocatore che migliori la squadra nelle due fasi, direi che continuando a fare quello che ha fatto fino ad oggi nella NBA possa certamente migliorare la qualità del gioco di Charlotte.
Gli altri arrivi sono buoni giocatori per la panchina, che probabilmente non reggerebbero il confronto con le altre star NBA.
Charlotte però avrebbe le capacità di zittire le eccessive critiche, un certo cinismo da parte di alcuni tifosi locali e lo scetticismo generale dopo la perdita del ragazzo di Camden giocando d’insieme, un po’ come gli Atlanta Hawks la passata stagione, per sopperire a carenze individuali, inoltre alcune critiche non tengono conto della forma fisica di alcuni elementi che l’anno scorso era precaria.
Cho non ha messo sotto contratto stelle di prima grandezza (impresa non facile) e anche l’operazione Batum potrebbe essere a scadenza breve ma dovendomi preoccupare prevalentemente di questa stagione, direi che il mercato di Charlotte è stato da 6,5 nonostante io stesso, per soffrire meno, avrei voluto vedere giocare a Charlotte una star, ma l’appeal è ancora basso in North Carolina.
Jordan, ha detto che vuole fare grandi cose con questa franchigia, se le cose dovessero andare benino, chissà che l’anno prossimo la città del North Carolina non diventi più attrattiva anche per nomi ora impensabili, nonostante la possibilità di rinnovi a cifre più sostanziose per tutte le franchigie che abbiano intenzione di spendere, Charlotte però potrebbe avere margine per spendere se Batum in scadenza decidesse di andare via, si potrebbe trovare un sostituto più che all’altezza, magari la vera prima super star della nuova era Hornets.
Per quest’anno come detto l’obiettivo è raggiungere i playoffs, ora che MKG è fuori però, la strada si fa in salita, ripida.
Clifford comunque è sicuro che la sua squadra oggi sia più abile e versatile di quanto non fosse la scorsa stagione. Quello che non sapeva erano quali combinazioni di giocatori avrebbero potuto garantire la massimizzazione delle possibilità degli Hornets per il successo.
Per scoprirlo il coach di Charlotte è riuscito a portare al camp l’ex allenatore dei Chicago Bulls Tom Thibodeau (che è anche suo amico) per avere un’altra opinione in particolare riguardo agli accoppiamenti, ai possibili abbinamenti dei giocatori.
Ora, Clifford sta testando le sue e le idee di Thibodeau contro le avversarie.
Dopo aver lasciato andare il miglior lungo difensivo che avevamo (Biyombo), Clifford sta cercando di far quadrare il cerchio anche in difesa con soluzioni che partono dai piccoli.
Potenzialmente l’attacco, problema della scorsa stagione dovrebbe essere migliorato, ma avere un buon attacco senza scoprire la difesa, punto forte dei Calabroni la scorsa stagione sembra essere e deve essere un’altra priorità di Clifford.
Grazie alla difesa parecchie squadre sottovalutate in passato (vedi Detroit) sono riuscite anche a vincere degli anelli, qui ci si accontenterebbe di avere un record vincente per arrivare alla post season. Sicuramente Batum sul lato del campo può dire la sua in fase difensiva, ma dalle parti del ferro i teal & purple mancano di un vero protettore dell’anello, anche i giochi in pick and roll degli Heat in preseason (anche se si giocava senza i due centri principali) avversari hanno destato qualche preoccupazione.
In caso di difficoltà potrebbe avere più minutaggio un giocatore come Hansbrough, anche se non si aspettano miracoli.
Zeller là sotto per essere importante dovrà dimostrare l’energia che ha avuto nella prima parte dello scorso anno.
La squadra per me ha un valore discreto, la fortuna è già in credito, ora la parola passa al campo…