Il tempo dei proclami e delle paillettes è finito a New York sponda Knicks. Motivi di riflessione ce ne sono tanti, forse troppi: proviamo a fare il punto della situazione.
La base di partenza è che New York come accade da una ventina d’anni a questa parte è in fase di ricostruzione, ma stavolta in maniera diversa rispetto al recente passato?
La grande mela e i Knicks non sono una piazza facile, di quelle che sanno aspettare pazientemente e tollerano gestioni scellerate prima e ricostruzioni serie poi (vedi Golden State Warriors). I tifosi e la carta stampata da questa parte dell’Atlantico sono un tantino irruenti, ci mettono tanto phatos, ma cambiano umore altrettanto velocemente.
Giusto un anno fa dopo la mancata qualificazione ai play off venne assunto l’ennesimo salvatore, l’uomo che avrebbe potuto dare una scossa alla franchigia più amata di Nueva York. Come al solito Mr James Dolan non badò a spese pur di estrarre il coniglio dal cilindro che servisse a chetare l’ennesima stagione mediocre dei suoi Knicks.
Il prescelto fu tale Phil Jackson, l’allenatore più titolato della National Basket Association, che però stavolta firmò un contratto da general manager e portò con se il suo pupillo Derek Fisher, fresco di ritiro e pronto a divulgare i teoremi triangoleschi del suo mentore.
Un anno dopo il risultato è la peggior stagione di sempre dei Knicks, solo una quarta scelta al draft ed un punto di domanda enorme sul futuro prossimo. Ma è davvero tutto da buttare o l’aura dello zen master deve ancora espandersi nei pressi del Madison Square Garden?
I più scettici potranno trovare di loro gusto la rubrica di Charlie Rosen su ESPN The Phil File; troppo allettante il binomio Jackson- Knicks per non farne uno show.
Partiamo dai fatti cioè da quanto sono i Knicks oggi. Due stagioni senza playoff, una stella di primordine che divide le folle, ed un gruppo di giocatori rinnovato dopo le rivoluzioni della scorsa stagione.
Roster attuale
Confermati: Lou Amundson, Carmelo Anthony, Jose Calderon, Cleanthony Early, Langston Galloway, Lance Thomas, Travis Wear
Nuovi arrivi: Thanasis Antetokoumpo, Arron Afflalo, Jerian Grant (draft), Robin Lopez, Kyle O’Quinn, Kristaps Porzingis (draft), Kevin Seraphin, Derrick Williams, Sasha Vujacic
Diciamocelo: un mese fa le aspettative erano ben diverse. Come già in passato impazzava la moda [NDR O le speranza?] del free agent di spicco deciso ad accasarsi ai Knicks per poter fare di essi una contender.
A conti infatti invece i pezzi pregiati di questa free agency non hanno nemmeno preso in considerazione New York. Aldridge ha cancellato il meeting previsto, probabilmente più per cortesia; Jordan non ha nemmeno valutato l’ipotesi Knicks, e Marc Gasol proprio se n’è guardato bene da tutto il carrozzone mediatico ed ha pensato solo a Memphis.
Capito l’andazzo si è subito pensato che Monroe sarebbe giunto a braccia aperte, al massimo contrattuale ed allettato dall’ipotesi di giocare con Melo, salvo poi sposare un progetto giovane ed in rampa di lancio come quello dei Bucks. Del resto chi potendo scegliere tra soldi ed un team in crescita o solo soldi e mediocrità avrebbe schiacciato il secondo pulsante?
Così ad inizio luglio con miliardate di dollari promessi New York ed altre prestigiose franchigie si sono trovate con un pugno di mosche e la loro attuale mediocrità.
A dire il vero i Knicks ci hanno messo del loro buttando benzina sul fuoco e selezionando con la quarta scelta assoluta il lituano Porzingis. La scelta ha fatto e farà discutere ma secondo me potrebbe essere un vero bust, come non se ne vedevano da tempo.
Ma andiamo in ordine cronologico: al draft i Knicks hanno la quarta, persi Towns, Russel e Okafor, si pensava ripiegassero su Mudiay, e invece Jackson stupisce tutti e pesca il lungagnone lituano. Un grissino 7-1 tutto mani di velluto che può giocare pick and pop supersonici facendo la parte del JJ Reddick di turno.
Il trattamento di palla è regale, ma il ragazzo è gracilino e giocando dentro i dubbi sono più che fondati, tanto più che in un’altra piazza avrebbe il tempo di maturare, mentre qui pretendono che già al primo anno un rookie faccia la differenza.
Il talento c’è, i lampi visti in summer league a Las Vegas lo dimostrano, ma la strada è ancora lunga, sia fisicamente che tecnicamente. I maligni vedono il solito binomio di paragone Nowitzki – Bargnani, con il lituano nel mezzo. Io non sono convinto che sia così, siamo di fronte a qualcosa di nuovo, con un grande etica lavorativa e potenziale enorme.
Di sicuro è un rischio, perché New York potrebbe aver preso un futuro campione (potenziale star) o un bidone pazzesco anziché un buon giocatore. Il campo dirà la sua, basta non aspettarsi un salvatore, cosa che il ragazzone 1995 ex Siviglia non è e potrebbe non diventare, ma il nativo del mar Baltico intriga parecchio.
Sempre al draft, grazie alla trade di Hardaway con Atlanta, è arrivata un’altra prima scelta, la numero 19 (via Washington). New York ha preso in sordina Jerian Grant, play tosto che già da questa stagione potrà dire la sua ed avere un minutaggio decente.
Il passaggio ai pro non è mai facile ma i mezzi ci sono e se Calderon si conferma sui [bassi] livelli dell’anno scorso, l’ex Notre Dame potrebbe anche partire titolare in più di qualche occasione. È il tipo di giocatore che serviva ai Knicks, passatore ed ottimo finalizzatore. New York tanto ha rischiato con Porzingis, tanto ha cercato di andare sul sicuro con Grant.
Il post draft è stato un elenco di no o di telefonate rifiutate dai free agent di punta, il che ha determinato le firme degli ex Blazers Afflalo e Lopez, la scommessa Williams ed l’ingaggio a prezzi modici di Kyle O’Quinn e Kevin Seraphin. Buoni giocatori, ma sicuramente dei comprimari che non elevano i Knicks al ruolo di contender semmai si possa utilizzare questo termine.
I Knicks avevano disperato bisogno di size, da qui gli arrivi del meno glamour dei gemelli Lopez, di O’Quinn e Seraphin oltre che del già citato Porzingis. I giocatori arrivati sono giovani e migliorano New York in vari aspetti del gioco che sono stati carenti la scorsa stagione ma… è da verificare quale possa essere il loro adattamento al credo triangolare.
Il più caro, Lopez, è apparso a tutti un ripiego a cifre di lusso. Porta difesa, rimbalzi (9.6 di media a Portland con LaMarcus di fianco non è malvagio) e buone letture sul pick and roll, mentre è da vedere la sua capacità di passatore (0.9 a partita lo scorso anno e 0.5 in carriera) tanto importante nella triangle offense. Col senno di poi ci può stare visto che di meglio c’era bene poco sul mercato, e chi giocava in team vincenti non aveva certo il patema d’animo di andare ai Knicks.
O’Quinn è un newyorkese del Queens che non ha rispettato le attese ad Orlando, ma che da cambio in power forward potrebbe riservare sorprese, mentre Seraphin è il primo cambio a Lopez per garantire rimbalzi ed atletismo, senza contare che l’ex Washington è una scommessa a breve e non troppo costosa (contratto annuale per lui).
Altra scommessona è Derrick Williams, seconda scelta al draft del 2011 che non ha mai mantenuto le attese. A Minnesota era un tre fuori ruolo con Love da quattro, a Sacramento era soffocato dal duo Cousins – Gay. A New York saprà risollevare le redini della sua carriera o a soli 24 anni si confermerà un giocatore mediocre?
Chi invece colma una lacuna nel roster dei Knicks è Afflalo, ottimo difensore con licenza di colpire da 3, un giocatore che New York aveva già cercato in precedenza e ce potrebbe far comodo a coach Fisher. Non ci sia aspettano da lui le cifre di Orlando , ma di sicuro un miglioramento nello spot di guardia, uno dei meno coperti negli ultimi anni a New York.
Vujacic è un usato sicuro per la triangle o un giocatore bollito per fare roster? Difficile dirlo considerando che ha 31 anni e non gioca nella lega da parecchio tempo a parte la breve apparizione ai Clippers.
I nuovi arrivi sono una base di partenza, le parole di Jackson sono state chiare, se vogliamo che la gente venga da noi dobbiamo iniziare a vincere, ed in tal senso i nuovi arrivi vanno proprio in questa direzione.
Basterà questo team per fare i play off ed ambire ad un primo turno?
Molto dipenderà anche da Melo, dalle sue condizioni e della voglia che avrà di far parte di questo progetto. A 31 anni, reduce da un infortunio e da due stagioni a secco di post season, se potesse avere e chiavi della macchina del tempo credo che di questi tempi indosserebbe una maglia rossa con un toro sul petto.
Lo stesso Jackson ha criticato nella già citata rubrica di ESPN i giocatori che badano solo agli obiettivi personali, alle proprie statistiche e non migliorano la squadra. Chiara la stoccata ad Anthony che di NY è l’uomo franchigia.
Potremmo aprire un capitolo con il Melo realizzatore, il mangia palloni, il perdente, la star senza aiuto che nulla può da solo etc etc. I fatti dicono che con Melo NY ha giocato un primo turno, un secondo turno e che non va ai playoff da due stagioni.
I confronti con Lebron sono impietosi, ma a suo discapito posso dire che Melo è un realizzatore sopraffino, uno che se va alle Olimpiadi contro il resto del mondo oscura anche LBJ, ma in NBA non sarà mai un trascinatore qual è James. Se NY si aspetta questo da lui dopo 12 stagioni, allora abbiamo un grosso problema.
Se invece Fisher saprà inserirlo in un contesto ideale e Melo avrà la voglia necessaria allora i playoff sono un obiettivo possibile vista la pochezza ad est. Gli arrivi nel reparto lunghi lasciano inoltre trasparire il suo ritorno in pianta stabile nel ruolo di ala piccola.
Oggi i Knicks giocherebbero con Calderon play, Afflalo guardia, Melo small forward, Porzingis o Williams power forward e Lopez centro, con Grant, O’Quinn e Seraphin primi cambi. Quintetto che a me non dispiace, anche se lo spagnolo in regia gioca solo da una parte e se lo fa come lo scorso anno tanto vale che parta Grant, e credetemi presto o tardi accadrà vista l’inconsistenza dello spagnolo nella sua metà campo, probabilmente il peggior play in difesa dell’intera lega.
La ricostruzione a New York è e sarà lenta e passa per il materiale che oggi New York ha a disposizione, sperando in buone performance che squadre gregarie hanno dimostrato nella passata stagione ad est, vedi Atlanta o Toronto, team di buon livello con ottimi giocatori, delle aspiranti star, ma soprattutto franchigie che hanno fatto del collettivo il loro credo.
I Knicks si affideranno alla triangle con due grosse incognite, l’amalgama da creare per un gruppo praticamente nuovo e l’attitudine della loro stella, le cui caratteristiche vanno in direzione opposta rispetto alla coralità che il gioco di Fisher vorrebbe creare. Anthony avrà di consueto a disposizione le quantità industriali di palloni che richiede, ma stavolta dovrà dimostrare IQ cestistico, più che in passato, altrimenti si tratterà dell’ennesima stagione con cifre da star e partite che contano viste in tv dalle Barbados.
Provando a spolverare la sfera di cristallo, le possibili alternative potrebbero essere:
- Tutto va bene, Melo segna e fa segnare e si scopre uomo squadra a trentun anni, Lopez mette a segno 10 + 10 di media e difende come un leone, Calderon viene tradato, Grant entra in regia e spacca, Afflalo difende e segna come ai bei tempi di Orlando, Derrick Williams si ricorda dei tempi di Duke e si trasforma, Porzingis mette 20 kg di muscoli senza perdere velocità e fluidità. Allora i Knicks possono sperare in un primo turno di play off, fare o sgambetto ad una big ed approdare al secondo dove vengono spazzati via in 4 gare.
- Tutto va come deve andare, Melo fa 25 + 7.5 di media e tira più di tutti in NBA, Lopez è un fattore in difesa ma fatica ad inserirsi negli schemi offensivi, Calderon resta sano ed onora il contratto, Grant gioca 15 min si media, Afflalo difende e segna come ai tempi di Portland, Derrick Williams è quello di Minnesota, Porzingis viene regolarmente spazzato via dagli omaccioni NBA nonostante le mani di velluto ed inizia a stazionare lontano dal ferro. Allora i Knicks possono sperare in un ottavo posto raffazzonato tipo Celtics 2015, per poi subire uno sweep dalla Cleveland di turno.
- Tutto va di male in peggio, Melo fa 27 + 7 di media litiga e si lamenta coi compagni, si fa male e chiede di essere ceduto per giocarsi l’anello, Lopez fa 5 + 5 di media e non incide se non nelle partite a scopa col fratello, Calderon prolunga, Grant non gioca, Afflalo è venuto a svernare a NY e non vede il ferro dalla media distanza, Derrick Williams è quello di Sacramento, Porzingis si dimostra un misto tra Milicic, Bargnani e Weiss, Spike Lee va a vedere i Nets. Allora i Knicks possono sperare nel draft e valanghe di vaffa da parte della tifoseria.
New York svegliati, non commettere più gli stessi errori, sii umile e cerca di capire che fatica e sudore li devono mettere tutti e che la gente non si danna l’anima per venire nella grande mela e nello specifico al Madison Square Garden. Se proprio ci tengono i paperoni NBA lo possono fare in offseason.
Se i Knicks sapranno far tesoro del sonoro ed ennesimo ceffone che si sono beccati a ridosso di giugno/luglio allora forse ci sono speranze di rivederli in altro nelle prossime tre stagioni, anche se questo prima o poi significherà salutarsi con Melo Anthony, nel bene e nel male la faccia della franchigia nelle ultime stagioni.
Siamo solo ad agosto ma il clima nella Grande Mela è già incandescente.
ennesima stagione alle Barbados… 12 stagioni di melo in nba 10 ai playoff…
e la prox scelta di ny è di Toronto (non protetta tra l’altro)
Vedremo se i Raps hanno fatto l’ennesimo affare con NY
Ciao Stefano, Come stai?
Ottimo articolo e ben tornato!