Come premessa a questo articolo, desidero subito chiarire a scanso di equivoci che i Denver Nuggets sono una delle 3 squadre che seguo con particolare interesse in quanto vi gioca uno dei tre italiani attualmente in NBA, Gallinari, e che ritengo che, se fosse nella Eastern Conference, essa lotterebbe ogni anno per un posto nei playoff.
Nella prossima stagione tuttavia, stante il roster attuale, ciò non sarà possibile: la franchigia del Colorado non ha la profondità di uomini e, forse, nemmeno il talento necessario a sostenere l’elevato livello di competizione con i migliori team dell’Ovest. Tuttavia, credo che questa squadra abbia imboccato una strada di ricostruzione che la potrà riportare molto presto nell’èlite della NBA.
La mission dei Nuggets nella prossima stagione è chiara: giocare al meglio, far crescere un gruppo rinnovato in molti elementi e puntare ad un buon pick al Draft del 2016 (che, tra gli altri, propone un interessantissimo Skal Labissiere in posizione di ala-centro che farebbe comodissimo ai Nuggets).
In questo senso, lascia un po’ perplessi anche la scelta del coach, Mike Malone: egli ha mostrato ottime cose ai Kings lo scorso anno prima di essere allontanato, ma forse non ha l’esperienza necessaria alla costruzione di un gruppo vincente partendo dalle fondamenta.
E’ vero che l’esperimento di Kerr lo scorso anno con i Warriors dimostra che si possa anche vincere un titolo NBA da coach “rookie”, tuttavia non credo molto nella ripetibilità di questi eventi, specie di fronte alla necessità di costruire, come detto, un gruppo dalle fondamenta senza all-star o giocatori vincenti.
Ad ogni modo, analizziamo ogni reparto e vediamo quali sono ad oggi i punti di forza e debolezza delle pepite.
Guardie: il play titolare sarà Mudiay e, se mantiene le belle premesse mostrate nella summer league, i Nuggets si trovano in casa un giocatore veloce, potente, con visione di gioco e personalità.
Deve migliorare nelle percentuali di tiro, soprattutto dalla lunga distanza e mantenere un livello di performance costante nel corso delle diverse partite, ma il talento è evidente ed il ragazzo sembra già maturo a livello mentale per un approccio serio al campionato NBA.
Rispetto al suo precedessore Lawson, afflitto da problemi personali di dipendenza da alcool ma sempre efficace in campo, egli dovrà dimostrarsi in grado di guidare la squadra e di rappresentarne il riferimento anche in futuro. Per lui si sono scomodati anche i primi paragoni con Chris Paul, ma è certamente troppo presto per darne un giudizio completo.
Esordire da rookie in una squadra in grado di dargli minuti importanti sarà comunque un gran punto di partenza per lui, che certamente non tradirà le attese, avendo alle spalle anche un anno da pro nel campionato cinese.
Alle sue spalle giocherà “Jamie” Nelson, play di esperienza e ancora in grado di giocare minuti importanti: egli è forse il miglior accoppiamento per permettere a Mudiay di crescere sia sapendo di dover dar sempre il meglio, pena la perdita del posto da titolare in favore di Nelson, sia potendo imparare qualche segreto dall’esperienza del compagno ex Orlando Magic.
Analizzando la rosa delle guardie tiratrici, a mio parere si evidenzia la vera lacuna del team del Colorado: la cessione di Afflalo non è stata colmata da un arrivo in grado di colpire da tre con ripetitività e costanza ed il rookie 2015 Gary Harris sta dimostrando limiti (più di personalità che tecnici) che sembrano limitarne la potenziale esplosione.
Gran giocatore nel college, Harris non ha trovato continuità nel suo anno da rookie e non ha disputato poche settimane fa una summer league eccezionale. Lungi dal bocciarlo, tuttavia egli quest’anno avrà la possibilità di potersi ritagliare minuti importanti se saprà imporsi come realizzatore: starà quindi a lui giocarsi il proprio destino, rigettando quelle difficoltà che finora non gli hanno permesso di esprimersi ai suoi livelli.
Alle sue spalle ci saranno Randy Foye e verosimilmente Will Barton: tiratori interessanti, specie Foye, ma non giocatori in grado di spostare gli equilibri di un match.
Chi invece potrebbe trovare molti minuti da guardia è Wilson Chandler: egli, giocatore più adatto al ruolo di ala piccola, possiede tiro e difesa per poter essere un titolare importante, ma è forse fuori ruolo nella posizione di guardia, o comunque potrebbe rendere al meglio in una posizione diversa.
All’ala piccola invece il titolare è certamente il nostro Gallinari, fresco di incremento stipendiale e rinnovo contrattuale, che dobbiamo augurarci possa vivere una stagione intera senza acciacchi fisici: è la vera stella dei Nuggets, giocatore in grado di tirare, difendere, giocare indifferentemente in entrambe le posizioni di ala, dotato di buona capacità di passare la palla e di forte personalità.
Non ho esagerato nella descrizione, Danilo in salute rappresenta un’arma di altissimo livello per i Nuggets, ed il suo fisico lo rende anche difficilmente marcabile in attacco e un’ottima arma difensiva.
Un’altra sua stagione costellata da infortuni relegherebbe senza dubbio i Nuggets in fondo alla propria Conference, al contrario una sua grande stagione darebbe speranze importante alla franchigia del Colorado, forse anche in ottica playoff.
Alle sue spalle, Kostas Papanikolau è una buona alternativa, un giocatore in grado di fare benino tutto in campo e che ha un anno di esperienza di NBA alle spalle, playoff compresi, con Houston; vincente in Europa, patisce in parte la velocità degli avversari statunitensi, molto più atletici nella sua posizione, ma non ha sfigurato a Houston e potrà ulteriormente migliorare nel corso della prossima stagione, anche in un ruolo da back up.
Dal punto di vista dei lunghi, i titolari saranno Faried da ala grande e Nurkic da centro. Il primo porta un atletismo d’èlite, capacità difensive e da uomo squadra debordanti, un vero glue guy, preziosissimo per gli equilibri di squadra.
Ha però una grande lacuna, l’assenza totale di tiro da 3 punti: anche se qualche miglioramento nel 2015 si è intravisto, egli dovrà lavorare moltissimo su questo fondamentale, particolarmente importante nell’evoluzione moderna della NBA.
Nurkic al contrario è un ragazzo al secondo anno di NBA, che viene da una sorprendente stagione da rookie che ha portato alla cessione di Mogzov a Cleveland con la serenità di poter puntare sul talento del bosniaco.
Gran fisico, è il classico centro europeo di scuola serba, potente e con grande talento offensivo, un po’ debole dal punto di vista difensivo contro i colleghi americani, ma con grande etica del lavoro per poter migliorare.
Alle loro spalle, J.J. Hickson, ala grande-centro undersized, senza tiro da tre e senza grandi abilità difensive e Nikola Jokic, centro al primo anno di NBA, con premesse di grande talento e con un grande fisico, ma che certamente patirà l’esordio in NBA, contro avversari più esperti e più atletici.
Riassumendo quindi è evidente come il ruolo di guardia tiratrice sia lo spot meno coperto dal roster dei Nuggets: non è stata infatti colmata l’assenza di un tiratore da 3 mortifero e titolare, capace di crearsi un tiro dal palleggio o di ricevere dagli scarichi dei lunghi, cosa che lo scorso anno ha penalizzato la squadra a livello di produzione di tiri da 3 (28esima a livello complessivo, su 30 squadre).
Inoltre, le ulteriori maggiori criticità risiedono sia nella necessità di molti dei loro elementi di talento di accumulare esperienza in NBA (Mudiay, Harris, Nurkic, Jokic) e nell’avere un roster un po’ corto a livello di rotazioni per far fronte ad una stagione intensa da 82 partite e in una conference competitiva com’è la Western Conference.
In aggiunta, non è forse stato aggiunto al roster un difensore di livello e su questo dovrà concentrare maggiormente il lavoro di Malone: l’anno scorso la squadra ha si segnato 105,5 punti a partita, ma ne ha concessi contemporaneamente 105: ciò significa che la ricerca di una maggiore attenzione alla fase difensiva, sia a livello di uomini che di squadra, dovrà essere un must per i giocatori del Colorado.
In questo senso, è opportuno tenere presente che nessuna squadra NBA con una difesa non all’altezza ha mai potuto competere ad alti livelli in questa lega e che l’ultimo MVP delle finali, poi vinte, Andre Iguodala, è proprio un ex giocatore dei Nuggets.
Per concludere, in sostanza, io credo che i Nuggets giocheranno con Mudiay-Chandler-Gallinari-Faried-Nurkic, assicurandosi la contemporanea presenza in campo dei migliori difensori in rosa e un certo talento in fase offensiva, con un secondo quintetto composto da Nelson-Harris-Papanikolau-Hickson-Jokic.
Vi saranno però, a mio parere, momenti di small-ball, con un quintetto più dinamico e “tiratore” composto da Mudiay-Harris/Foye-Chandler-Gallinari-Faried, in grado di tirare con buone percentuali con 4 elementi su 5.
Ipotizzando un Gallinari anche da centro (sempre con minutaggio limitato ovviamente, o per situazioni di gioco particolari) così come proposto dal CT Pianigiani nel corso delle qualificazioni del 2013, Malone potrebbe schierare contemporaneamente in talune circostanze 5 elementi in grado di tirare da 3, promuovendo in quintetto Papanikolau al posto di Faried e sfruttando l’abilità di Gallinari nel passare la palla per scaricare sui tiratori sul perimetro o per cercare mismatch con cui provare conclusioni marcato da giocatori più bassi di lui.
La prossima stagione quindi si apre con molte incognite per i Denver Nuggets e, verosimilmente, non sarà certo foriera di soddisfazioni e partite vinte.
Sarà però a mio parere la stagione base per una rinascita di questa franchigia che, con i giusti e limitati correttivi, potrà rientrare prestissimo nel novero delle migliori 8 della Western Conference e dell’intero panorama NBA.
Davide, ingegnere bergamasco di 30 anni; ha due idoli sportivi, Tim Duncan e Paolo Maldini. Si è avvicinato al basket NBA grazie alle gesta di Shaquille O’Neal e Allen Iverson, per poi diventare presto tifoso dei San Antonio Spurs.
Escludendo a priori la possibilità di qualsiasi tipo di infortunio non credo poprio che Danilo giocherà centro quando in squadra ci sono i vari Faried, Nurkic ed Hickson.
Le nazionali a mio avviso sono un paragone da non fare. Ad esempio Ibaka è fondamentale in difesa per Oklahoma mentre nella nazionale spagnola è un miracolo se gioca.
Ciao Claudio: apprezzo il tuo commento, ma non sarei così drastico: proprio quest’anno gli Warriors, nelle finals poi da loro vinte, hanno spesso schierato Draymond Green (2,03 m) da centro in molti frangenti di partite chiave (e Iguodala da 4), quando comunque in squadra c’erano a disposizione Bogut, Ezeli o anche Lee. E’ questione di proporre alternative tattiche a partita in corso, per sorprendere e mettere in difficoltà gli avversari, e in questo senso per i Nuggets Gallinari da centro può essere una alternativa a partita in corso già “rodata” con successo (proprio nella nazionale italiana), fisicamente valida e tecnicamente interessante. Non è certo che succeda… ma a mio modo di vedere è un’opzione possibile e valida.
Il caso Ibaka in questo senso è secondo me diverso da quello di Gallinari: Gallo in nazionale è l’uomo di punta, e Pianigiani lo provò da centro per mancanza di alternative in panchina, è vero, ma soprattutto per mettere in campo un quintetto basso, veloce, in grado di avere 5 tiratori in campo e di aprire l’area a Gentile, Aradori e Datome grazie proprio alla mobilità di Gallo. E questa tattica, spesso usata anche Kerr con Green nelle finals di quest’anno (ma anche da Blatt con Thompson da 5, Lebron da 4 e smith da 3) penso che possa essere una delle chiavi di volta nell’evoluzione del tipo di gioco del basket NBA, a meno che i lunghi in NBA evolvano migliorando il loro tiro da 3 e la mobilità nell’uscire dal pitturato. Nella Spagna le “alternative” a Ibaka sono i fratelli Gasol, che sicuramente sono giocatori di un’altra categoria rispetto al congolese e con loro in campo egli non potrebbe trovare spazio dall’inizio, in quanto per le sue caratteristiche può giocare solo da ala grande o da centro. Detto questo, sia chiaro che penso che Ibaka sia un eccellente difensore, stoppatore d’èlite, validissimo a rimbalzo e fondamentale negli equilibri dei Thunder.