Ci siamo. La Marea Gialla ruggisce, trasformando la Oracle Arena in un inferno dal colore del sole. Stanno per iniziare le Finals 2015, l’ultimo atto di una stagione che ha segnato il cambio della guardia ai vertici della Nba: da una parte i padroni di casa, i Golden State Warriors che hanno dominato in lungo e in largo sotto la guida del magnifico Steph Curry, Mvp indiscusso della regular season e partner in crime con lo Splash Brother Klay Thompson.

Dall’altra i Cleveland Cavaliers, che nell’anno uno del ritorno del figliol prodigo LeBron James si sono presi la corona dell’Est tornando immediatamente ai fasti antecedenti al “Mistake on the lake” dell’estate 2010 grazie al grande apporto di un altro talento emergente come quello di Kyrie Irving, Mvp dell’ultimo Mondiale.

Un confronto tra due mondi, per delle Finals che comunque vadano sono destinate a passare alla storia: per il vincitore sarà una prima volta (la città di Cleveland aspetta un titolo dai tempi del Superbowl dei Browns nel 1964, quando i Cavs non erano ancora nati) o quasi (i Warriors hanno portato a casa un anello nel ’75 dopo i due targati Philadelphia agli albori della lega). Sarà una prima volta anche per i coach, con uno tra Kerr e Blatt che si fregerà del primo titolo da debuttante dai tempi di Riley (Lakers 1982), senza però essere passati dal ruolo di assistente.

Ma, al di là dei numeri e degli appuntamenti con la storia, sarà soprattutto la finale di Stephen Curry e LeBron James: l’Mvp contro il Re, il volto nuovo della lega contro il figlio di Akron. Due uomini in missione coi rispettivi vassalli, alla ricerca di un anello che proietterà il vincitore nell’Olimpo del gioco. Alzate il volume, insieme alla palla a due: let the Finals begin.625x527-146

Mani fredde in avvio, come da pronostico dopo il lungo stop propiziato dalla rapidità con la quale entrambe le squadre hanno archiviato le rispettive pratiche nelle finali di conference: Kerr accoppia Curry con Shumpert piazzando Thompson su Irving, Tristan Thompson mette a referto il primo canestro delle finali e il match può ufficialmente cominciare.

Golden State prova subito ad affidare le chiavi al suo numero 30, scelta fotocopiata dai dirimpettai dell’Ohio che mettono ben presto il pallone nelle mani di LeBron che prende fiducia e mette due tiri dal palleggio che inducono coach Kerr a chiamare timeout sul 9-8 ospite.

I padroni di casa escono alla grande dal conciliabolo in panchina, liberando Barnes per la tripla dall’angolo con una grande circolazione di palla, ma il canestro del prodotto di North Carolina è l’ultimo prima di una striscia ospite che rappresenta il primo scossone del match.

Cleveland sfrutta il 3/15 dal campo dei padroni di casa, unito a un attacco perfettamente bilanciato ed efficace e ad una superiorità netta a rimbalzo, per piazzare un mortifero 17-2 che spacca in due la partita proprio nel finale del primo periodo. Irving, Smith e il solito James sono i protagonisti del break che vale il +13 per gli uomini di coach Blatt, che puniscono Golden State dall’arco in un ideale contrappasso per la squadra che ha fatto del tiro da tre uno dei suoi marchi di fabbrica.

Un altro canestro folle di Smith permette ai Cavs di toccare il massimo vantaggio della serata sul +14, ma Golden State riesce a limitare i danni e a rianimare un palazzetto diventato improvvisamente silenzioso grazie a due canestri vitali messi a segno da Barbosa e Iguodala nei possessi finali dei primi dodici minuti di gioco.

Al primo intervallo Cleveland è avanti 29-19: un LeBron da 12 punti guida i suoi al primo vantaggio consistente della serie, sfruttando il pessimo 27% dal campo dei campioni dell’Ovest e volando sulle ali di quattro triple a bersaglio su nove tentativi e di un totale a rimbalzo pressoché doppio (17-9) rispetto agli avversari.

Golden State sembra sentire la pressione di un momento atteso da quarant’anni, e resta al palo con poca circolazione di uomini e pallone e troppi tiri contestati che fanno la fortuna della difesa ospite.

La panchina ha salvato gli Warriors nel finale del primo quarto, e in avvio di secondo periodo sembra avere tutta l’intenzione di passare allo step successivo: provare a ricucire il gap scollinato oltre la doppia cifra. Livingston tocca a rimbalzo per il tap-in vincente, Iguodala sfugge alla marcatura del diretto avversario e segna svitandosi per un 8-0 che scalda la Oracle Arena.

Mozgov fa la voce grossa con un’altra inchiodata su imbeccata di Irving, ma coach Kerr si gioca un asso nascosto dal 9 maggio scorso ma pronto a sparigliare il mazzo delle soluzioni a disposizione della squadra della baia: Marreese Speights torna dopo l’infortunio che lo ha tenuto ai box per una serie e mezza, e si presenta con quattro punti in fila che fanno impazzire il pubblico di casa e riportano Golden State sotto di appena quattro lunghezze.

James e Irving, che appare tirato a lucido nonostante gli acciacchi che lo hanno menomato nel corso della postseason, rispondono immediatamente e danno vita a un match nel quale le due squadre si fronteggiano ribattendo colpo su colpo alle stoccate avversarie. Blatt cavalca selvaggiamente gli isolamenti dei suoi due campioni, con James che segna sia dal post che dal mid-range ma appare decisamente poco a suo agio quando viene sfidato alla conclusione da oltre l’arco.

Un air-ball del Re accende ulteriormente il pubblico, che non vede l’ora di alzarsi in piedi ed è presto accontentato dal suo guru: zingarata di Curry in vernice, dai e vai con Green e fucilata dal prediletto angolo sinistro per la tripla del 36 pari.

Il match da intenso diventa frenetico, e anche chi scrive deve prendersi una pausa per non farsi travolgere da un ritmo che è diventato tumultuoso: Golden State sente l’odore del sangue, Green difende da manuale su James e Curry perfeziona il recupero su Shumpert involandosi in campo aperto.

Freno a mano, step back e altra tripla, per un nuovo boato della Marea Gialla che si ripete a stretto giro di posta quando il meraviglioso numero 30 si mangia LeBron e appoggia al vetro con la mancina per il +5. Shumpert imbuca una tripla vitale dall’angolo per placare i bollenti spiriti degli indemoniati supporters di casa, ma placare non è esattamente il verbo adatto visto che nell’azione successiva Green vola a mangiarsi il ferro con la schiacciata che fa tremare le fondamenta del palazzetto.

Shumpert, che dopo aver visto una delle ultime pellicole in uscita avente per soggetto un terribile terremoto in terra californiana si è dichiarato preoccupato dalla possibilità di un sisma, evidentemente non è poi così fuori sintonia con le scosse telluriche: nell’inferno giallo, scatenato dall’ennesima tripla a bersaglio (stavolta a opera di Thompson) il numero 4 ospite manda a bersaglio con sangue glaciale un’altra bomba dall’angolo che, stavolta per davvero, riesce a fermare l’emorragia e a rimettere in carreggiata i Cavs. 625x527-144

Golden State si specchia un po’ troppo quando dovrebbe affondare il colpo, James non si fa pregare e col diciannovesimo punto del suo primo tempo sigla la parità a quota 48.

Punteggio che cambia di lì a poco per diventare definitivo al termine dei primi 24 minuti, con Smith che imbuca un catch and shot da otto metri difficile persino da concepire mandando all’intervallo lungo i suoi in vantaggio.

51-48 Cavs a metà gara: gli ospiti hanno resistito alla prima ondata californiana, surfandola abilmente grazie a due triple di importanza capitale messe a segno da Shumpert prima di approfittare del calo di intensità dei padroni di casa per rimettersi avanti in chiusura di tempo.

Golden State è letale quando si accende, ma al momento di assestare la stoccata più importante si dimostra torero appena troppo narciso, esagerando con le veroniche e consentendo al toro dell’Ohio di riprendere il centro dell’arena.

Diciannove punti per James, quattordici per Curry: anche la sfida nella sfida sta rispettando le attese, dopo un primo tempo ad alto contenuto spettacolare.

L’uscita dai blocchi della ripresa migliore è quella degli ospiti: dopo uno due attacco-difesa di Klay Thompson, che stoppa Irving e appoggia col mancino tagliando a centro area, lo stesso Uncle Drew e LeBron riportano i Cavs sopra di 7. Curry fiuta la mala parata, si prende lo switch con Tristan Thompson e lo batte con un palleggio ubriacante che prelude al jumper dalla media distanza.

Irving inventa un delizioso alley-oop per Mozgov, Shumper difende forte su Curry ma un gran canestro di Klay Thompson e una tripla in transizione di Barnes riportano il match sui binari dell’equilibrio assoluto.

Come due pesi massimi al centro del ring, le squadre adesso si fronteggiano rispondendosi possesso dopo possesso: Cleveland si affida agli isolamenti di un LeBron che sta costruendo l’ennesima partita da consegnare alla storia dei playoff, Golden State si affida a un Thompson mortifero che martella da tre e lucra importanti viaggi in lunetta per tenere i suoi a un’incollatura di distacco.

James continua a essere praticamente immarcabile in avvicinamento a canestro, scollinando oltre quota 30 punti e costringendo Kerr a richiamare in panchina Green che commette il quarto fallo personale; gli Warriors però non mollano un centimetro, grazie a una magia lungo la linea di fondo di Curry e alla grinta di Ezeli che prova a fare match pari con un Tristan Thompson come di consueto nei panni di dominatore delle plance su entrambi i lati del campo.

James ha in mano il pallone del possesso finale e vorrebbe portare il cronometro più avanti possibile, Iguodala è di ben altro avviso e gli ruba palla sul perimetro, volando in campo aperto per la schiacciata quasi allo scadere che fa scattare in piedi tutta la Oracle Arena e riporta in parità i suoi.767522_630x354-1

Perfetto equilibrio a quota 73 dopo tre quarti di gioco: Cleveland mette il proprio destino in mano agli isolamenti del duo James-Irving, Golden State prova invece a muovere uomini e palloni per arrivare al bersaglio grosso.

Due filosofie opposte, che però al momento si equivalgono su tutti i fronti: le battaglie a rimbalzo e nel tiro da tre sorridono impercettibilmente agli ospiti, e proprio il controllo dei tabelloni e la capacità di far male dall’arco saranno le chiavi negli ultimi (forse) dodici minuti di questo primo atto delle Finals 2015.

Irving inaugura il quarto periodo con un canestro da artista, superato però dalla tripla di Iguodala che concretizza un più prosaico ma altrettanto efficace doppio salvataggio di Barnes prima di innescare la fuga di Livingston per l’affondata a due mani. Iggy è on fire e stoppa anche Smith, una giocata vanificata però dall’ottimo contro recupero di Shumpert che propizia il canestro di un Irving al quale Barbosa non può che limitarsi a prendere la targa.

Coach Kerr vuol parlarci su e disegna un’ottima uscita dal timeout concretizzata dal diabolico Speights, ma la premiata ditta James-Irving ha un pensiero stupendo di colpaccio e porta i Cavs avanti di quattro lunghezze quando mancano sei minuti e mezzo da giocare. Torna in campo Draymond Green, Iguodala continua a furoreggiare mandando a bersaglio la tripla dall’angolo senza una scarpa ma l’ineluttabile Irving risponde con la stessa moneta mantenendo in controllo i suoi.

James batte per l’ennesima volta il raddoppio in avvicinamento al ferro, ma Thompson decide che è arrivato il momento di ricucire il gap: due liberi e tripla che brucia la retina per il figlio di Mychal, e Warriors che riportano sotto di uno quando mancano cinque minuti da giocare.

Green spende il quinto fallo a rimbalzo offensivo, Mozgov si mangia nuovamente il ferro ma il sorpasso è nell’aria: Bogut ne appoggia due facili eludendo il tentativo di rubata di Smith, poi Curry chiede palla accoppiato con LeBron. Spin di Steph, eseguito con una tale perfezione che l’Mvp quasi si disorienta da solo, James al bar e jumper che è una sentenza per il nuovo +1 Warriors.

La partita può decidersi qui, Thompson è ancora perfetto dalla linea della carità e i padroni di casa si portano sul +3; ma nessun vantaggio è al sicuro quando di fronte a te c’è un tale LeBron Raymone James, che sfrutta il blocco di granito di Mozgov per prendersi la tripla del pareggio.

Pari 96, punti 42 per il figlio di Akron e chance di contro sorpasso nelle mani di Mozgov, che segnerebbe anche ma viene fermato da una chiamata di passi davvero al limite.

Tutto invariato dunque, almeno fin quando il 30 della baia decide di voler provare a vincerla: Curry si beve Smith sul pick and roll, prima di lasciar andare un pallone di velluto che è destinato a finire sul fondo della retina ancor prima di staccarsi dai polpastrelli dell’Mvp.

Cleveland non ci sta e si affida come sempre al post-up di James, bravo a pescare il taglio di Mozgov: Bogut spende il fallo terminale e il russo non trema, facendo 2/2 dalla lunetta e fissando il punteggio sul 98 pari a 32 secondi dalla fine.

Golden State va piccolissima, Cleveland si addormenta e per Curry si apre un’autostrada verso il ferro: il layup sembra cosa fatta, ma non nei pensieri di Irving che si inventa un recupero misterioso col quale sporca quel tanto che basta l’appoggio fin troppo sicuro di Steph, dando ai Cavs la chance di avere in mano il potenziale pallone della vittoria.767448_630x354

James ha un possesso pieno a disposizione, Iguodala forza una ricezione tardiva e in una zona non congeniale del campo e costringe il 23 a un fade away impossibile anche per chi si fa chiamare Prescelto.

La palla schizza sul ferro e finisce tra le mani di Shumpert, che quasi al volo tenta di decidere il match ma viene respinto dagli dei del basket, sotto mentite spoglie di ferro nemico che non accoglie la preghiera dell’ex Knicks.

Non bastano 48 minuti per decidere l’esito del primo atto di queste Finals: si va all’overtime sul punteggio di 98 pari, il primo in una gara 1 di finale dai tempi del leggendario show di Iverson contro i Lakers nel 2001.

I primi possessi dell’extra time scorrono via in un lampo: Iguodala difende da manuale su LeBron, Curry vede un corridoio che in realtà non c’è e consegna il pallone agli avversari.

La tensione è palpabile, perché entrambe le squadre sanno di giocarsi non tutto ma comunque una discreta fetta delle rispettive chance di titolo.

A sbloccare la situazione ci pensa proprio Steph, che sfrutta il mismatch con Thompson lucrando due liberi e ripetendosi nel possesso successivo, stavolta accoppiato con Irving. Si gioca uno small ball estremo, con Kerr che va con Green da 5 e Blatt che risponde con James da 4 e Jones da 3.

I padroni di casa sono sul +4 con due minuti e mezzo sul cronometro, ma è in arrivo la coltellata che indirizza definitivamente il primo atto della serie: semi transizione dei bianchi di casa, blocco perfetto di Green che libera in angolo un solissimo Barnes; il giovane numero 40 ha mano ferma e sangue di ghiaccio, e piazza la tripla che vale una buona parte di questa gara 1.

D. Ross Cameron San Jose Mercury News Golden State Warriors' Harrison Barnes (40) makes a three pointer against the San Antonio Spurs in the third quarter for Game 4 of the Western Conference semifinals at Oracle Arena on Sunday, May 12, 2013 in Oakland, Calif.  (D. Ross Cameron/Bay Area News Group)Cleveland vede affiorare i mostri del terzo k.o. in questi playoff, ma la situazione della franchigia dell’Ohio rischia di precipitare nel possesso successivo quando Irving resta a terra dolorante a quel ginocchio sinistro che è stata la croce sulle spalle dello splendido Uncle Drew in questa postseason.

Kyrie esce dal campo visibilmente zoppicante, tornando in spogliatoio quando i buoi sono ormai scappati. Golden State taglia il traguardo della prima tappe di queste Finals, e può godersi il primo punto della serie: finisce 108-100 per gli Warriors, con James che mette a referto il primo canestro dei Cavs all’overtime a tempo praticamente scaduto.

Freschezza, profondità e sangue freddo sono le chiavi del successo dei californiani: alla prese con l’ennesimo inizio lento dei playoff, gli Warriors appaiono più che mai maturi e consapevoli della propria forza e dei loro limiti.

Curry e Thompson sono quelli che ti aspetti: l’Mvp chiude con 26 punti (10/20 dal campo), 8 rimbalzi e 4 assist, il suo Splash Brother tira male (5/14) ma è perfetto dalla linea dei liberi e chiude con 21 punti e 6 rimbalzi.

Attorno a loro, un supportino cast di primissimo livello: 12 punti, 6 rimbalzi e 3 assist per Green, 11 punti, 6 rimbalzi e la tripla della staffa all’overtime per Barnes, la solita presenza tutta sostanza di Bogut in vernice.

Un capitolo a parte lo merita invece la panchina dei bianchi, che con 34 punti messi a referto è stata una delle chiavi di volta del match: spiccano i 15 punti di un Iguodala che si gioca la palma del man of the match con Curry, visto l’impatto nella metà campo offensiva unito al lavoro in quella difensiva, dove se l’è vista spesso e volentieri con un certo LeBron James.

Il ritorno di Speights, autore di 8 punti in altrettanti minuti, aggiunge un’altra freccia alla faretra di Kerr, che può contare anche su un ex All-Star come Lee che non ha visto il campo in questo primo atto della serie.

Sul versante degli sconfitti di giornata l’analisi è presto fatta: James e Irving combinano per 67 dei 100 punti realizzati da Cleveland, un bottino rimpinguato dall’ottima prova di Mozgov (autore di 16 punti e 7 rimbalzi) a fronte di un apporto deficitario da parte del resto dei gregari.

Non basta l’ormai consueto dominio a rimbalzo di Thompson (15 carambole catturate, 6 delle quali offensive) e un paio di fiammate di Shumpert e Smith, quest’ultimo spesso e volentieri a disagio nella metà campo difensiva.

La prova monstre di LeBron, autore di 44 punti (18/38 al tiro), 8 rimbalzi e 6 assist e la grande gara di Irving, che bagna l’esordio alle Final con 23 punti (10/22 dal campo ai quali aggiunge 7 rimbalzi, 6 assist, 4 rubate e 2 stoppate non bastano per violare la Oracle Arena. Il tutto con l’enorme punto di domanda sulle condizioni fisiche di Kyrie, uscito molto dolorante a causa del solito ginocchio sinistro che lo ha tormentato lungo tutta la postseason.

OAKLAND, CA - MAY 27:  Stephen Curry #30 of the Golden State Warriors celebrates late in the fourth quarter against the Houston Rockets during game five of the Western Conference Finals of the 2015 NBA Playoffs at ORACLE Arena on May 27, 2015 in Oakland, California. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of Getty Images License Agreement.  (Photo by Ezra Shaw/Getty Images)

Gara 1 va in archivio, con gli Warriors che dettano legge tra le mura amiche e si portano un passetto più vicini alla conquista dell’anello.

Domenica si torna in campo, a caccia di conferme o risposte: Golden State va per il 2-0 che indirizzerebbe decisamente la serie, Cleveland cercherà il colpo gobbo per prendersi l’inerzia e insinuare un tarlo nelle convinzioni degli avversari. Lo spettacolo non mancherà, come in questo splendido primo confronto: stay tuned, ne vedremo delle belle.

One thought on “Splash Brothers e panchina: il primo round va agli Warriors

  1. Ottima analisi e ben approfondita. Un consiglio per le prossime però : un po’ più di sintesi. Ciao

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