“Oklahoma City has fired coach Scott Brooks, league source tells Yahoo Sports “ è stato un tweet del puntualissimo  Adrian Wojnarowski a dare la notizia prima di tutti: dopo 7 stagioni alla guida dei Thunder, Scott Brooks è stato licenziato.

Brooks era stato promosso allenatore nel novembre del 2008 subentrando a PJ Carlesimo di cui era un assistente, inizialmente il suo ruolo sembrava quello del classico “traghettatore” ma in realtà i risultati sul campo spinsero poi la franchigia a confermarlo come Head Coach anche per le stagioni successive.

In questi sette anni Brooks ha avuto il merito di plasmare un nucleo di ragazzini alle prime esperienze e di portarlo a competere sino alle Finals, dimostrandosi un fit perfetto per il talento del GM Presti nello scegliere giocatori al draft.

Infatti la vera peculiarità di questa squadra è sempre stata dovuta al fatto che tutti i protagonisti principali sono stati draftati da Presti e cresciuti da Brooks che ha sempre dimostrato sapienza nell’inserire i giovani in squadra al momento giusto e nel creare un gruppo molto unito e compatto che in sette anni non ha mai creato nessun problema extracestistico, cosa abbastanza rara nella NBA moderna.

Durant, Westbrook, Harden ed Ibaka sono sicuramente i nomi più altisonanti che Brooks ha saputo valorizzare, ma non vanno dimenticati i progressi fatti ad Oklahoma City anche dai vari Green, Maynor, Jackson o dallo stesso Adams.

D’altro canto, se sono innegabili i meriti di Brooks nel porre le basi per una squadra vincente, altrettanto è sembrata innegabile negli ultimi anni la difficoltà del coach di fare quello step in più che permettesse di arrivare sino all’agognato titolo NBA e in questo senso sono state molteplici le critiche: dalla totale assenza di un gioco offensivo strutturato, all’incapacità di imporre dei limiti a Westbrook, passando per una rivedibile gestione della gestione possessi finali delle partite.

Infine, nella seconda parte dell’ultima stagione l’assenza per infortunio di Ibaka ha messo a nudo anche grossi limiti nel sistema difensivo dei Thunder, limiti che si erano palesati già nelle ultime Finali di Conference contro gli Spurs, ma che sono deflagrati nell’ultimo finale di stagione e che sono costati svariate partite ad OKC.

Insomma, erano molti gli aspetti che lasciavano intendere che un cambio di direzione in panchina fosse necessario, sia per dare nuova linfa ad un progetto in auge comunque da diversi anni ma soprattutto per provare a vincere subito, proprio nell’anno in cui KD dovrà decidere se rinnovare o meno il contratto che lo lega ai Thunder, e proprio in tale ottica sarà fondamentale la scelta del nuovo coach.

Infatti subito dopo l’esonero di Brooks Durant ha voluto ringraziare pubblicamente il suo ex allenatore con parole al miele, sottolineando parimenti come lui fosse concorde su qualsiasi scelta avesse intrapreso la franchigia.

I nomi per il dopo Brooks sono tanti e tutti con caratteristiche completamente differenti tra loro: si passa da coach NCAA quali  Billy Donovan di Florida e Kevin Ollie di Connecticut a coach attualmente senza una squadra quali Mike Malone o Mark Jackson, non tralasciando il nome di Thibodeau nel caso non continuasse il suo rapporto coi Bulls, sino a nominare alcuni assistenti come Alvin Gentry attualmente ai Warriors o persino il nostro Ettore Messina che fa da secondo a Gregg Popovich agli Spurs.

Probabilmente, anzi sicuramente non esiste tra questi un candidato perfetto, tutti questi nomi hanno dei pro e dei contro che Presti dovrà valutare attentamente prima di prendere una decisione che in ogni caso non si preannuncia assolutamente semplice in quanto, volente o nolente sarà una scelta che andrà a cambiare il futuro della franchigia di Oklahoma City, in un verso o nell’altro.

Lasciando dunque perdere l’analisi dei singoli coach sopra elencati diciamo che in linea generale ai Thunder serve un allenatore che prima di tutto sia in grado sia di sapersi imporre sulle due stelle Durant e Westbrook ma che contemporaneamente riesca a creare con loro due un rapporto di stima reciproca, che sappia sfruttare le peculiarità dei tantissimi giocatori molto interessanti presenti a roster avendo se necessario anche l’ardire di rischiare più di quanto facesse Brooks in termini di quintetti poco convenzionali, che possa metter mano a un sistema difensivo che sicuramente ha già una base di partenza solida  ma che va migliorato in alcuni aspetti ed in particolare sulla difesa contro squadre abili dal perimetro ed infine soprattutto che possa finalmente creare un minimo di fluidità offensiva per una squadra in cui la presenza di due stelle di prima grandezza può creare degli spazi notevoli per gli altri componenti del roster, spazi e scarichi che se ben sfruttati possono risultare letali.

Insomma, una serie di caratteristiche sicuramente non facili da trovare in un solo uomo, e da questo punto di vista risulterà sicuramente fondamentale anche la scelta di assistenti allenatori di livello: d’altronde come ci hanno mostrato proprio i Warriors di quest’anno, servono degli intepreti di assoluto valore anche in quella posizione.

 

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