È quasi un Mezzogiorno di Fuoco, come nell’omonimo e leggendario film western, perché in quel di San Antonio il dopo pranzo domenicale si annuncia ad altissima temperatura. All’AT&T Center i padroni di casa San Antonio Spurs ricevono i Los Angeles Clippers per il quarto capitolo di una serie che sta rispettando le attese, aggiudicandosi per distacco il titolo di confronto più spettacolare e equilibrato del primo turno dei playoff Nba 2015. Dopo il colpaccio esterno in Gara 2 e il trionfo di Gara 3, i texani scendono in campo intenzionati a fare il terzo e forse decisivo passo verso la conquista del secondo turno: nessuna squadra è mai stata capace di risalire da uno svantaggio di 3-1 nei playoff, e per gli Spurs un successo potrebbe equivalere ad un colpo mortale assestato ai danni dei rivali. Dal canto loro i Clippers hanno una certezza e più di un doppio: il dato ineluttabile per Doc Rivers è che sarà praticamente fare peggio rispetto a Gara 3, che ha visto gli angeleni sciogliersi come neve al sole sotto le bordate degli Spurs, mentre i dubbi riguardano le prestazioni da dimenticare di Griffin e soprattutto Paul, con quest’ultimo chiamato a una grande gara per dare corpo a una reputazione che necessita di uno scalpo importante nel momento clou per diventare quella degna di un Campionissimo.
Il protagonista in avvio è indiscutibilmente DeAndre Jordan: il portiere…pardon, centro dei Clippers assesta la prima stoppata della sua serata a Leonard prima di inchiodare l’alley-oop servitogli da Griffin per i primi due punti a referto. Duncan fa 0 su 2 dalla lunetta, Paul si mette subito in ritmo col jumper e Redick completa l’ottima partenza ospite col canestro in corsa che consiglia a Popovich un rapido timeout per parlarci su. Gli Spurs escono da par loro dalla chiacchierata con l’ex agente della CIA, con un alley-oop da manuale tra Duncan e Leonard che lancia la rapida rimonta siglata da un jumper dello stesso Kawhi e da due in vernice di un Parker che nonostante un sopracciglio incerottato causa precoce gomitata appare tonico e rinvigorito dopo i timidi segnali di risveglio di Gara 3. La partita sale di colpi, grazie a un magnifico Leonard che tocca ben presto quota 8 punti segnati al quale rispondono Redick con la bomba e un Griffin molto efficace anche col jumper, il tutto sotto la supervisione di un Paul ancora in versione regista che attende per sfoderare la tanto invocata attack-mode decisiva in Gara 1. Parker sembra aver mandato in vacanza il cugino delle prime tre gare, e raggiunge Leonard a quota 8 punti, con gli Spurs che si godono il momentaneo vantaggio (16-15 dopo sette minuti abbondanti di gara) griffato interamente dai canestri della Piovra e del franco-belga. Il match vive sulle ali di un ritmo sostenuto e delle grandi giocate delle due squadre, che si scambiano canestri mantenendo un equilibrio pressoché totale, con Los Angeles che prova a scappare ma San Antonio che la riacciuffa in un amen grazie al consueto apporto della panchina (con Mills e Ginobili subito in palla). Pari e patta a quota 25 dopo dodici minuti: primo quarto di grande basket, coi Clippers che hanno sistemato il loro attacco dopo il disastro di Gara 3 e gli Spurs che sono sempre li grazie al duo Parker-Leonard e all’ottimo ingresso della panchina.
Il secondo periodo si apre con un vorticoso attacco degli Spurs, con Belinelli che innesca Mills col passaggio senza guardare per tre punti dall’angolo. Pochi spiccioli di gioco però per il Beli, che viene sostituito da Diaw per adeguarsi al matchup con Griffin: l’azzurro sprinta per tornare in panchina, e si prende gli elogi convinti di Jeff Van Gundy in telecronaca per lo spirito che, a detta del celebre coach, è la fotografia della filosofia degli Spurs. Nel frattempo Rivers jr. e Mills ingaggiano un duello interessantissimo sui 28 metri di gioco: Austin è on fire e segna sette punti in fila dando del nanetto all’aborigeno, che non ci pensa due volte e risponde con la tripla dall’angolo che vale il decimo punto personale e il 32 pari. Diaw è protagonista con due canestri da pianista, ma la panchina ospite è decisa a fare match (quasi) pari coi pari ruolo e tiene il punteggio in assoluto equilibrio in attesa del rientro dei titolari. Paul si fa vedere subito prima col jumper nel pitturato e poi con la tripla allo scadere che vale il +4 per i Clippers. San Antonio non ci sta e con un Ginobili in versione ragazzino trentasettenne e la tripla di Leonard che torna a segnare si riportano sul -1, prima che un Paul che si è messo l’elmetto e pare pronto ad andare in missione imbuchi un’altra tripla che avvia il match all’intervallo lungo. Clippers avanti 51-47 a metà gara: primo tempo magnifico in linea con le aspettative, con gli ospiti avanti grazie alla vena di Paul e Redick (12 punti a testa) e a una panchina che tiene botta soprattutto in virtù dell’ottimo contributo di Rivers jr. San Antonio è a un’incollatura alle doppie cifre di Leonard (11 punti) e di un redivivo Parker (10), oltre al consueto apporto di assoluto livello delle “riserve” che segnano più della metà dei punti dei nero-argento (24, con Mills già in doppia cifra a quota 10).
La difesa degli Spurs alza il volume in avvio di ripresa, costringendo gli ospiti alla violazione dei 24 secondi offensivi. Duncan e Parker suonano la carica, Griffin risponde colpo su colpo costringendo sia il caraibico che Splitter al terzo fallo personale. Popovich si affida subito alla panchina, con Mills che torna in campo carico a pallettoni e muove subito la retina col jumper prima di lasciare il centro del palco a un sontuoso Leonard: se il prossimo passo della crescita di questo giovane fuoriclasse è imparare a fronteggiare i raddoppi delle difese avversarie (Pop docet), Kawhi sembra già sulla buona strada visto che, dopo aver segnato e aver subito il 4° fallo di Barnes, innesca Duncan dopo essere stato addirittura triplicato per poi liberarsi elegantemente della marcatura per segnare in arresto. Paul risponde dal palleggio, Duncan ne scrive altri due (decimo punto personale nel terzo periodo) su assistenza di Mills che nel possesso successivo guadagna il viaggio in lunetta (e il terzo fallo di Griffin) che vale il sorpasso Spurs (66-65 con 5 minuti da giocare nel quarto). Paul ha ancora una volta la risposta pronta con un canestro dall’altissimo coefficiente di difficoltà (double-clutch con contatto), ma Leonard è principesco e felino per la morbidezza del suo tiro dal palleggio che tiene avanti gli Spurs. Dopo 33 minuti di partita arriva l’attesissimo hack-a-Jordan, che costringe Doc Rivers al cambio di centro ma che, come in Gara 1, si rivela un’arma a doppio taglio per gli Spurs: il bonus raggiunto dai Clippers permette infatti a Paul di lucrare ben sei tiri liberi consecutivi, che permettono agli ospiti di allungare e di toccare il +7 grazie al fondamentale apporto di Rivers jr. (11 punti per lui fino a qui) e di Crawford. Ci pensa Ginobili a accorciare nel finale, portando a casa un fischio cruciale che rappresenta il quarto fallo personale di un Chris Paul che sta trascinando i suoi con tutto il talento di cui dispone. 81-76 Clippers al termine del terzo quarto: sono 24 i punti di CP3, che ha gettato la maschera indossando il vestito aggressivo mettendone 12 nel solo terzo periodo per lanciare la mini-fuga dei suoi. Gli Spurs continuano a giocare il loro basket affidandosi alle loro granitiche certezze, rafforzate dallo strepitoso duo Duncan-Leonard (autori rispettivamente di 10 e 7 punti nel quarto). Ci sono almeno altri dodici minuti di basket-gourmet da gustare: Spurs-Clippers è una gioia per gli occhi, e tutto è pronto per un quarto periodo che si annuncia molto importante ai fini dell’economia della serie.
I Clippers partono forte dai blocchi dell’ultimo parziale: Griffin si appoggia bene al vetro, Rivers è indiavolato e vola al ferro in contropiede, prima che un rimbalzo benevolo del ferro accolga il tiro di Crawford seguito dal libero supplementare concesso per fallo di Ginobili, che propizia il massimo vantaggio della serata (+10) in favore degli ospiti. Parker torna a segnare mettendo a referto i primi punti della sua ripresa, ma la copertina adesso è tutta per uno scatenato Rivers che attacca il ferro, subisce il fallo (4° personale per Duncan) e realizza anche il libero supplementare. Parker va in bianco dalla linea della carità, Crawford sembra lanciare la fuga Clippers col canestro in corsa ma il franco-belga prima e Duncan poi riportano gli Spurs a –9 consigliando il timeout a un Doc Rivers che tutto vuole tranne che fare prendere ritmo ai padroni di casa. Duncan e Leonard difendono da manuale su Griffin, e nel possesso successivo arriva una potenziale svolta del match: Chris Paul ferma irregolarmente Parker e commette il 5° fallo della sua serata con otto minuti abbondanti ancora da giocare. Rivers dà fiducia al suo uomo franchigia tenendolo sul parquet (mossa già vista con Paul Pierce ai tempi dei grandi Celtics), richiamandolo in panchina soltanto per un minuto e ributtandolo nella mischia con poco meno di sei minuti da giocare. Nel frattempo San Antonio è tornata di nuovo sotto, con Leonard che batte Jordan per l’8-0 interrotto da un grandissimo coast-to-coast di Crawford che fa da preludio al timeout dei padroni di casa. Parker fa ancora 0/2 dalla lunetta, Paul si ripresenta con due liberi (Clippers in bonus con 5 minuti da giocare) e un crossover magico col quale batte Duncan per il nuovo +11. Il caraibico non ci sta, e col 2/2 ai liberi si regala l’ennesima notte da 20 punti e 10 rimbalzi ai playoff. Paul però ha deciso che questa deve essere la sua partita, e col trentesimo punto e l’assist per la bomba di Redick firma uno strappo potenzialmente decisivo per il successo ospite. San Antonio si affida ai tentacoli di Leonard, che con due triple in fila riporta gli Spurs sul -8, ma i Clippers non tremano e sotto la guida sapiente di CP3 conducono in porto un finale insidioso mettendo al sicuro il successo, che arriva col risultato finale di 114 a 105. Si dice che Gara 4 sia la “pivotal game” di una serie: i Clippers avevano bisogno di un successo per non sprofondare nel baratro (storicamente senza ritorno) del 3-1, e Chris Paul li ha trascinati a un successo di capitale importanza. Gli angeleni espugnano l’Alamo guidati dai 34 punti (11/19 dal campo) e 7 assist del loro lider maximo: una prova, quella di CP3, che ha ricalcato quella di Gara 1 e che, come nel primo atto della serie, ha guarda caso visto prevalere i Clippers. La squadra di Doc Rivers non può prescindere da un Paul in attack-mode se vuol giocarsi fino in fondo le sue chance di passaggio al secondo turno, e CP3 sembra aver recepito il messaggio con la superba prestazione che ha portato al successo i suoi. Blake Griffin chiude con una prova da valletto di lusso, con 20 punti (9/17 al tiro), 17 rimbalzi (massimo in carriera nei playoff) e 7 assist che lo riabilitano appieno dopo le sanguinose palle perse che hanno avuto un peso determinante nel k.o. in Gara 2. Determinante anche la prova della panchina, con Crawford (15 punti) ma soprattutto Rivers protagonista assoluto: Austin mette a referto 16 punti, trascinando emotivamente i suoi (per stessa ammissione di Chris Paul) e risultando decisivo nel contrastare lo strapotere dei pari ruolo degli Spurs. Ai padroni di casa non bastano un Leonard principesco, autore di 26 punti (10/19 dal campo, 3/6 dall’arco), 7 rimbalzi e 5 assist, e il solito intramontabile Duncan che chiude a quota 22 punti (8/13 al tiro) e 14 rimbalzi. Non sono sufficienti neppure i 18 punti di un redivivo Parker e i 39 punti di una panchina che ha finalmente trovato dei degni avversari nei pari ruolo angeleni. Poco da rimproverare, eccezion fatta per la serataccia di un Green (da 0/6 al tiro) per gli Spurs, che si inchinano alla serata da re di CP3 che sigla il 2-2 col quale la serie farà ritorno allo Staples Center. Un’altra partita in archivio, altri 48 minuti di basket entusiasmante: la certezza è che ne vedremo almeno altre due così, la sensazione è che la soluzione del giallo potrebbe essere svelata addirittura in una Gara 7 tra due squadre che stanno regalando spettacolo. Martedì notte si ritorna sul parquet: mettiamoci comodi, pronti a goderci lo spettacolo della serie regina del primo turno dei playoff 2015.
Studente in giurisprudenza, amo ogni genere di sport e il suo lato più romantico. Seguace di Federico Buffa, l’Avvocato per eccellenza, perché se non vi piacciono le finali NBA non voglio nemmeno conoscervi.
“Ricordati di osare sempre”.
Grazie per aver già scritto un articolo sulla partita, comunque non mi sembra che il 3-1 sia storicamente irrecuperabile, forse ti confondi con il 3-0; mi sembra di ricordare ad esempio un 3-1 recuperato dai suns contro i Lakers nel 2006.
Grande Chris Paul, ma prestazione da codice penale di Splitter e Mills!
Si, è il 3 a 0 che è irrecuperabile!
Senti Francesco, non pensi che la marcatura di Diaw e Splitter su Griffin sia discutibile? D’accordo che non si vuole stancare Duncan o riempirlo di falli, ma così Blake ha vita decisamente facile!