L’hand-off è un connubio fra il gioco senza palla sui blocchi ed il pick n’ roll, richiede una buona esecuzione tecnica per non trasformarsi in palla persa e non è eccessivamente di moda in Nba, venendo solitamente interpretata non come autentica azione di finalizzazione, ma piuttosto come fase costruttiva di un attacco a difesa schierata.

Uno dei portabandiera di questa specialità è il neo-rientrato Bradley Beal, che con la complicità di coach Wittman e della coppia Gortat / Nene, ha fatto della palla consegnata la sua “signature move”, usandola spesso come situazione di vantaggio nei confronti del proprio difensore.

Stando ai dati del compianto Synergy (R.i.p.), la stagione scorsa, Beal tentava il 10,5% dei tiri in uscita dai blocchi, il 18% su spot up e ben il 16,4% su palla consegnata. Frugando fra i dati delle guardie da almeno 15 punti a partita, non ne avevo trovata nemmeno un’altra con almeno il 10% di tiri su hand-off, (per la cronaca, Kevin Martin si fermava a 8,9%…).

I punti di forza di Bradley sono la capacità di scegliere le traiettorie giuste senza palla, di saper pilotare i movimenti del proprio uomo e leggere la reazione della difesa, eseguendo esitazioni in palleggio e backdoor chirurgici. Minuziosa la sua esecuzione del “taglio ad L” che porta astutamente il difensore sul blocco per poi ricevere la palla consegnata: se il lungo resta basso, il tiro sul difensore in affanno è automatico, se il lungo “esce”, in situazione di mismatch, c’è lo scarico per il bloccante o per il lato debole.

La peculiarità dell’hand-off è che la palla è nelle mani del lungo che funge allo stesso tempo da bloccante, mentre la guardia può giocare liberamente “a nascondino” con il proprio difensore senza il timore di perdere la sfera.

Il difensore del tiratore, invece, non sa da quale lato del blocco la guardia riceverà il pallone ed è costretto a girare intorno, sotto ed in mezzo al blocco, uscendone spesso fuori posizione, vulnerabile ad una partenza in palleggio o troppo lontano per contestare adeguatamente il tiro.

Il difensore del lungo, dal canto suo, non può abbandonare troppo la traiettoria difensiva fra il suo uomo e il canestro, perché ciò lascerebbe lo spazio per un indisturbato jumper dalla media (sempre più nell’arsenale dei lunghi moderni).

Diamo dunque un’occhiata a come Beal padroneggia l’arte della palla consegnata:

http://www.youtube.com/watch?v=gU6_UvFVY0U

La possibilità di fintare la palla consegnata per aggredire il ferro in palleggio è una soluzione a sorpresa che potrebbe valorizzare l’atletismo di molti centri, magari non dotati di un buon tiro dalla media e per questo meno pressati in situazioni di hand-off; ad esempio, Noah ha già messo da tempo questa soluzione nel suo (piuttosto modesto) repertorio offensivo. Tuttavia, per rendere davvero temibile un hand-off occorre una guardia che sappia interpretare al meglio la situazione, ed in ciò Beal è già un vero maestro.

6 thoughts on “Bradley Beal e l’arte dell’hand-off

  1. Beal saprà giocare bene senza palla, ma il 50% del merito è anche del lungo cioè quasi sempre di Gortat che ha una precisione svizzera sia nel tempismo del passaggio (molti lunghi NBA se vedono il difensore della guardia troppo vicino, o non la danno proprio, o aspettano che la guardia sia ancora più vicina, dando il tempo al difensore di recuperare il vantaggio costruito da Beal senza palla,), che del blocco, che oltre ad essere portato al tempo giusto, che già è merce rara nella NBA, è anche duro al punto giusto e soprattutto è intelligente, ovvero non è svolto come fanno il 90% dei lunghi NBA, che portano il blocco e poi o c’è pick and roll o si preoccupano di tornare in area il primo possibile.
    Gortat invece resta lì dopo il blocco se vede che Beal non ha avuto un vantaggio sufficiente e gliene porta anche un secondo e un terzo di fila adattandosi in tempo reale alla situazione finchè Beal non ha lo spazio sufficiente per costruirsi il tiro o la penetrazione.
    E infatti le azioni che partono dai suoi blocchi di solito creano occasioni di tiro molto più pulite per Beal di quelle di Nenè, in cui quasi sempre il difensore è sì in ritardo ma non al punto da non poter tentare di contestare il tiro.
    E sarò presuntuoso, ma sono convinto che se il filmato fosse di lunghezza doppi con altrettante azioni simili, ma finite male per l’attacco, quasi sempre sarebbe “merito” di Nenè

  2. Più che lecita la precisazione che la palla consegnata viene eseguita dal lungo e sfruttata dalla guardia, ovvero si tratta comunque di un gioco a due in cui è fondamentale che ciascuno esegua bene il suo ruolo (anche se non attribuirei un salomonico 50% a testa…). Sottoscrivo anche l’osservazione sul vizio di molti lunghi di bloccare avendo già l’attenzione rivolta al taglio dopo il blocco o a come liberarsi, mentre, come hai ben osservato, per funzionare davvero il blocco deve essere tenuto per il tempo necessario e portato al momento giusto (ed è un fondamentale che temo sia meno curato che in passato, senza scendere nel dettaglio di saperlo portare non muovendo i piedi e con l’angolazione più funzionale).
    Sulle differenze fra Gortat e Nene nel bloccare, non ho abbastanza cognizione di causa per sbilanciarmi, anche se, intuitivamente, essendo Nene più temibile nel jumper dalla media, forse questa sua consapevolezza lo spinge a preoccuparsi troppo della ricezione sul pick n’ pop, mentre per Gortat (meno “perimetrale”), il blocco è più un “gesto altruista”, che il polacco s’impegna ad eseguire diligentemente prima di cercare, eventualmente, il “roll”.
    P.s. Grazie per il commento interessante.

  3. Molto interessante, complimenti
    Ma come si difende in questi casi? Nel video ho notato che nessun lungo aiuta forte e poi recupera, forse il fatto che non è un P’n’R (almeno non è “classico”, con la guardia che parte in palleggio) disorienta e spinge ad una scelta conservativa, presidiando l’area e lasciando spazio per il jumper di Beal ma spesso non seguendo il taglio di Gortat/Nenè (quasi sempre soli a rimbalzo) alle proprie spalle.
    Considerando che spesso Beal va verso la linea di fondo non sarebbe meglio aiutare in maniera più decisa e raddoppiare il palleggiatore, con le dovute rotazioni sul lato debole?

  4. La tua domanda, per quel che so, non può avere una risposta risolutiva (almeno non da me…!); è un po’ come chiedere come si difende sul pick n’ roll: ci sono differenti scuole di pensiero ed ogni coach può avere la sua filosofia in merito (fermo restando che non esiste la difesa perfetta).
    Diciamo che se Beal “recita” bene dopo il passaggio iniziale (in fondo è una sorta di dai-e-vai), il difensore si accorge troppo tardi che Beal sta andando a prendersi il pallone sull’hand-off, anziché tagliare altrove (e questo già crea un proficuo vantaggio iniziale). Il difensore della guardia è poi portato istintivamente a cercare di restare con il proprio uomo e se il difensore del lungo resta basso verso la paint, non rischia di essere un ulteriore ostacolo “ingrossando” il blocco; tuttavia si finisce così con il lasciare vicino al blocco una mattonella libera per l’arresto e tiro (magari dopo l’ennesimo cambio di lato di Beal). Il difensore del lungo tende a restare staccato dal proprio uomo, anche perché comunque deve proteggere la traiettoria fra la palla ed il canestro, altrimenti l’avversario parte semplicemente in palleggio e conclude lanciato in terzo tempo (come Nene nell’ultima sequenza, se non sbaglio).
    Il raddoppio sul palleggiatore è reso difficile soprattutto dal non sapere su quale lato Beal partirà in palleggio e dalla pericolosa conseguenza di lasciare incustodito il lungo che, se ha un tiro onesto dalla media, può guadagnarsi un comodo piazzato oppure ricevere, come nel filmato, un “pocket pass” per andare al ferro.
    Sia che si consideri un raddoppio forte (tipo “trap” degli Heat della stagione scorsa), o che si provi un cambio di marcatura (ma ottenendone un problematico doppio mismatch), il nodo irrisolvibile per la difesa è sapere su quale lato indirizzarsi ed inoltre riuscire a farlo in tempo prima che Beal si alzi per il tiro. Questa imprevedibilità dell’attacco è in fondo il vero plus-valore dell’hand-off rispetto al classico pick n’ roll: quando l’attaccante ha la palla, il lungo può essere non difeso per un attimo e risulta più intuitivo su quale lato ci sarà l’uscita in palleggio da braccare, in caso di hand-off, invece, il gioco senza palla è più difficile da decifrare ed al contempo più rapido, per cui, forse, la soluzione più efficace è allontanare il lungo difensivo per sconsigliare la penetrazione (e andare a rimbalzo) chiedendo alla guardia difensiva di giostrarsi intorno al blocco e disturbare il famigerato “long two” (tiro dalla media distanza solitamente ritenuto inefficiente).
    P.s. Grazie per il tuo spunto di riflessione.

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