C’è stato un periodo in cui i Wizards erano una delle barzellette della lega. Se questo periodo vi sembra l’altro ieri è perché non siete poi cosí lontani dalla verità.
Più o meno dopo l’ultimo All-Star game, i Wizards sono entrati in una fase di euforia che assomiglia ormai quasi ad un’overdose, avendo raggiunto il primo record vincente da 5 anni, avendo vinto il primo turno di playoff dal 2005, e avendo adesso cominciato la stagione col miglior record dall’anno in cui finì la guerra in Vietnam.
Ma quindi quanto sono davvero forti questi Wizards? E dove possono arrivare?
In una Eastern Conference in cui basta davvero poco per entrare tra le prime 4, e il cui equilibrio è stato nuovamente rivoluzionato dal ritorno di Lebron in Ohio con successive scosse di assestamento, i Wizards possono legittimamente avere speranze di procedere in post-season e l’obiettivo dichiarato stagionale è migliorare quanto fatto lo scorso anno.
Ernie Grunfeld ha riportato praticamente l’intero roster a Washington in questa stagione e ha aggiunto al già intrigante mix di giovani e veterani, il talento e l’esperienza di Paul Pierce, alla sua sedicesima stagione della lega.
Pierce prende praticamente il posto di Ariza, e se offensivamente questo potrebbe essere anche un passo in avanti, rimane sicuramente un passo indietro difensivamente.
Marcin Gortat è stato rifirmato con un contratto che ha fatto storcere il naso a molti. Ovvio che nella valutazione di una estensione contrattuale non si puó e non si deve giudicare solo il salario in base al valore del giocatore ma ci sono moltissime variabili da tenere in considerazione: abbondanza nel ruolo, familiarità col sistema, possibilità di ottenere alternative, spazio salariale e mille altre ancora.
Ed è per questo che dal punto di vista dei Wizards, rinnovare Gortat a 60 milioni di dollari per 5 anni, potrebbe anche avere un senso. È ovvio che firmando un lungo di 30 anni per altre 5 stagioni sai piú o meno per certo che questo contratto sembrerá molto peggio fra qualche stagione di quanto non lo faccia ora, anche se il cap in rialzo potrebbe aiutare in questo senso.
I Wizards possono contare su quello che si è autoproclamato il miglior backcourt giovane della lega (con buona pace di Dion “buckets dont lie” Waiters), una valutazione che se si tolgono dal discorso gli Splash Brothers sulla baia potrebbe anche corrispondere a veritá.
Wall sta giocando a livelli eccezionali (19.4 punti, 9.1 assist e 4.3 rimbalzi a partita, con un PIE di 16.5), guida la lega in steals (2.7) e in generale decide il passo dell’attacco dei Maghi quando accende il motorino e si lancia a tutta velocitá verso il canestro offensivo.
E’ giá diventato una delle migliori point guard della lega, in penetrazione è giá nell’elite NBA, il suo jump shot dalla media è solido alla vista anche se un po’ incostante ed è un plus in difesa.
Pur essendo migliorato nella gestione del pallone e nel coinvolgere compagni, la maggior parte dei suoi assist arriva ancora in situazioni in cui attacca il canestro e legge la difesa in collasso scaricando fucilate verso l’uomo libero, fondamentale in cui è un maestro (chiedete ad Ariza), mentre è per ora solo nella media nelle situazioni di playmaking nel gioco a metá campo, complici anche i set offensivi un po’ vecchia scuola di Wittman.
Il suo problema principale rimane comunque il tiro da 3, fondamentale in cui non si vedono miglioramenti considerato che in questo inizio di stagione ha tirato con un terrificante 27.6% dall’arco, ma su cui è legittimo avere speranze sul lungo periodo.
L’altro componente di questo backcourt da sogno, Bradley Beal, è stato finora ai box per un infortunio al polso ed è solo recentemente tornato in rotazione anche se per il momento ancora non in quintetto. La sosta in ogni caso non sembra avergli creato particolari problemi dato che nelle tre partite finora disputate ha già fatto registrare quasi 17 punti e 5 assist a gara partendo dal pino.
Beal sembra destinato al top della lega nel ruolo di shooting guard, e i playoff 2014 hanno mostrato lampi di quello che potrebbe essere e che tutti sperano nella capitale. La sua facilitá di tiro, il suo QI cestistico e l’intesa con Wall ne fanno il partner ideale nonché il giocatore da cui più di tutti ci si aspetta il salto di qualità in questa stagione.
Il reparto lunghi è solido e profondo ma l’incognita rimane sempre la salute di Nenè. Se il brasiliano riuscisse ad evitare gli infortuni (e già nell’ultima gara contro i Bucks il brasiliano ha dato forfait dopo 6 minuti…) i Wizards potrebbero avere molta piú frecce al loro arco da un punto di vista offensivo, potendo contare anche su un piú che dignitoso gioco interno. Humphries, Seraphin e persino Gooden sono tutte alternative decenti dal pino, ma è ovvio che i Wizards necessitino del loro duo di lunghi se vogliono far strada nei playoff.
L’inizio di stagione, come detto è stato piú che promettente. Al momento in cui scrivo i Wizards sono 9-3, avendo battuto Cavs e Bucks dopo aver perso di poco la gara contro Dallas.
La squadra della capitale ha inanellato una serie di vittorie confermando la difesa solida vista la scorsa stagione (quinti nella lega per defensive rating con 98.5 punti concessi per 100 possessi, e quinti per palle perse degli avversari, 16.9 a gara) e mantenendo un attacco quantomeno sufficiente (20° per Off. rating con 103 punti per 100 possessi).
I numeri non sono tutto peró, perchè il calendario è stato finora benevolo e praticamente tutte le vittorie sono state ottenute contro squadre sotto il 50%. Allo stesso tempo peró, i Wizards hanno dovuto fare a meno in questo inizio di stagione di Beal (per buona parte) e Webster, che insieme alla partenza di Ariza, hanno praticamente privato la squadra del tiro da fuori.
Non è quindi un caso che Washington sia terzultima nella lega per percentuale di tiri che vengono dal’arco (18.3%), dietro persino ai Lakers di Byron Scott. I Wizards hanno risposto con il tanto vituperato mid-range game (un quarto dei loro punti arriva da quell’area di campo, quarti nella lega) e facendo girare il pallone (terzi per % di punti “assistiti”, ben 64.3%), ma non c’è dubbio che con il ritorno al roster completo il gioco cambierá come si è giá intravisto nella recenti gare contro i Mavs e Bucks.
Aldilá dei numeri, che vanno comunque presi con le pinze dato il ridotto numero di partite disputate, mi pare evidente che qualsiasi risultato che non pareggi quantomeno quanto ottenuto la scorsa stagione con le semifinali di conference debba essere considerato un fallimento.
L’estensione contrattuale di Gortat, la presa di Pierce e anche il rinnovo di fiducia a Wittman vanno tutti nella direzione della continuità e della voglia di cavalcare l’entusiasmo scaturito dal finale della scorsa stagione.
Washington è nuovamente sulla mappa ad Est dopo tanti anni e la dirigenza sta provando ad ottenere il massimo dalla situazione attuale, potendo sempre contare su una eccellente base di giovani con Wall, Beal, l’interessantissimo Porter e in un futuro anche Glen Rice Jr.
Considerata la situazione ad Est, realisticamente i Wizards possono puntare alle finali di Conference, ma qualsiasi cosa che vada oltre sembra allo stato attuale ancora molto difficile da raggiungere. Avranno bisogno in ogni caso di tenere alta l’attenzione in difesa e soprattutto di rimanere sani se vogliono fare strada nei playoff.
Quel che manca è probabilmente in panchina, dove Wittman pur stimato da tutta la dirigenza e pur avendo istituito un sistema che per la prima volta da anni gioca anche la fase difensiva, non sembra in grado di far fare quel salto di qualitá che i tifosi si aspettano. L’inizio di stagione è promettente ma il vero banco di prova per Wittman saranno ovviamente i playoff.
A meno di imprevisti scambi i Wizards potrebbero rimanere piú o meno questi fino all’estate del 2016, quando il cap in rialzo e la scadenza di Nenè avranno apparecchiato la tavola per un altro ritorno di un figliol prodigo.
Ma se avremo mesi di tempo per speculazioni e fantabasket, i tifosi dei Wizards appartengono alla categoria di quelli che non devono necessariamente pensare a fantomatiche stagioni nel futuro per elettrizzarsi, il loro tempo è ora.
Nasce a Taranto, studia a Bologna, emigra a Cambridge. Tifoso Knicks dal ’99.
Dicono di lui:
– “Chi?” – Barack Obama; “Non so di chi lei stia parlando” – Bill Gates; “Cookieees!” – Cookie monster