Dopo una settimana di Regular Season NBA, sarebbe quanto meno prematuro tirare le prime somme, viste le poche partite giocate finora.
Ecco, con un’eccezione: i Lakers.
Tra le poche certezze che si delineano all’orizzonte ci sono proprio loro, e non nel senso cui siamo abituati a pensare parlando della seconda franchigia più vincente della storia NBA dopo i Boston Celtics.
Dopo quattro partite, seppur contro squadre di tutto rispetto come Golden State, Clippers, Phoenix e Houston, sono arrivate quattro sconfitte, anche piuttosto nette nel punteggio e soprattutto nella sostanza.
Per gli amanti dei numeri, stiamo parlando della peggior partenza della storia della franchigia dal lontano 1957, quando la “residenza” era ancora a Minneapolis.
La stagione non era iniziata sicuramente nel migliore dei modi, con la nefasta notizia per tutti gli appassionati di basket relativa all’ennesimo infortunio alla schiena per Steve Nash, con l’ormai più che presumibile ritiro di uno dei più grandi playmaker della storia del gioco.
Poi è caduta sulla testa dei Lakers un’altra tegola, con il grave infortunio al rookie Julius Randle (frattura alla tibia) che lo terrà fermo ai box per tutta la stagione; farà compagnia all’ex Kentucky in borghese anche Nick Young (out almeno fino a dicembre), unico giocatore nel roster con un minimo di punti nelle mani oltre a Bryant.
Ecco, Bryant.
La stagione dei Lakers si presentava ricca di incognite, in gran parte legate al rendimento della sua stella dopo due infortuni molto gravi, in particolare la rottura del tendine d’achille.
Che avesse lavorato ossessivamente per tornare era fuor di dubbio, ma la sua età ed il chilometraggio NBA non consentivano particolare ottimismo e c’era più di una perplessità non tanto sul suo rientro ma sull’effettivo livello del suo gioco.
Invece Kobe è riapparso in tutto il suo splendore sul parquet, come il primo sole dopo l’inverno, scaldando i cuori di tutti gli amanti del basket e illuminando la scena con giocate d’alta scuola, canestri impossibili e cifre di assoluto rispetto (stiamo parlando al momento di 24 punti ad allacciata di scarpe).
Il problema è il resto, perché a parte il Black Mamba nel cielo di Los Angeles sponda Lakers c’è più nebbia che a Milano in una mattina di gennaio.
Lin non pervenuto (impressionante l’involuzione che sta caratterizzando questo giocatore di stagione in stagione), Boozer abulico, se il migliore a parte il 24 è Ed Davis credo che i tifosi giallo-viola abbiano poco da stare allegri.
Per non parlare della difesa, su cui al momento è meglio stendere un velo pietoso.
Merita tutto questo Kobe Bryant? Merita di non poter provare a competere per il sesto titolo, non per suoi demeriti?
Ecco la risposta del diretto interessato:
“Ho sentito anche io le chiacchiere, il fatto che dovrei andarmene per giocare con una squadra che lotta per il titolo. Lasciare i Lakers? Non ci penso proprio! Sono fedele alla mia squadra, credo di dover lottare nei periodi bui, così come mi sono goduto i momenti belli. Ed è mio compito farci essere la miglior squadra possibile. Non dobbiamo farci scoraggiare dai tanti infortuni: è una stagione lunga, dobbiamo pensare a migliorare e alla fine ci riusciremo.”
Comunque vada questa stagione ed in generale i suoi ultimi anni di carriera, Kobe Bryant finirà come terzo marcatore della storia NBA e senza dubbio come uno dei migliori 10 giocatori di tutti i tempi.
Oggi resta l’ultima rappresentazione del giocatore-franchigia alla “vecchia maniera”, nato e cresciuto come sportivo e come uomo in una franchigia, e non disponibile a cercare contesti tecnici e ambientali più “favorevoli” nel momento della difficoltà.
Alle volte può andare bene (Michael Jordan, Larry Bird, Magic Johnson), alle volte “male” (John Stockton, Karl Malone, Charles Barkley), resta comunque una scelta di grande orgoglio, senso dell’appartenenza e a parere di chi scrive da Campione con la C maiuscola.
Una sola parola per lui, CHAPEAU!
Milanese, 36 anni, appassionato di NBA da almeno 20; grande ammirazione per Kobe, un po’ meno per LeBron, sono drogato di Playoffs NBA, da aprile a giugno non ci sono per nessuno!
Sicuro sul senso di appartenenza di Karl Malone ?
Forse hai ragione, dimenticavo il finale…
Le statistiche delle prime 4 partite dei Lakers di quest’anno penso siano le peggiori in assoluto della storia: non credo un altro team abbia mai concesso 118 punti di media all’avversario, oltre il 50% dal campo, con un differenziale tra punti segnati e concessi di 17. Attualmente i Lakers perderebbero con molte squadre di Eurolega.
L’aspetto peggiore e catastrofico e’ appunto la difesa: nessuna squadra NBA difende cosi.. Gli avversari hanno la sensazione di essere in allenamento..
Finche’ quindi Byron Scott non lavorerà seriamente sulla difesa, i discorsi su Kobe, Lin e Boozer saranno secondari.
Su questo sono d’accordo con te, Enzo, ma non penso che i Lakers possano fare i playoffs quest’anno, perchè sono obiettivamente più scarsi degli altri anni.
Più che di quello di Karl Malone(cambiare squadra a 40 anni in cerca di un anello più che meritato non credo possa scalfire in alcun modo la fedeltà verso una franchigia in cui ha trascorso tutto il resto della sua credo ventennale carriera NBA), sicuri del senso di appartenenza di Kobe Bryant? Capisco che sia un campione degno di grande ammirazione, ma l’unica cosa a cui è sempre stato fedele è la sua voglia di vincere, a partire dal draft in cui fu scelto, durante il quale forzò una trade per fare in modo di finire a L.A. minacciando altrimenti di non giocare in NBA…troppo facile essere “fedele” quando giochi in un dream team (era Shaq, ma teoricamente anche il 2004 con, fra gli altri, il succitato Malone in cerca di anello) che ti garantisce il massimo salariale ad ogni singolo rinnovo(meritatissimo per carità) e la possibilità di lottare costantemente per il titolo, oltre ad essere la franchigia più glamour e probabilmente con più appeal di tutta la lega. Negli unici anni bui prima di questi, ovvero quelli del 2005-2007, si è preoccupato di ammassare punti(anche a causa del deserto che lo circondava ovviamente, non solo per egoismo)e premurato di far sapere di essere in procinto di cambiare aria, a meno che la squadra non fosse stata nuovamente competitiva per il titolo. Risultato: acquisizione di Gasol(+ Odom e Bynum di contorno, e Artest in seguito) e Lakers di nuovo sul tetto del mondo.
Bryant è senza dubbio un grande campione, ma come tutti gli altri è in una lega in cui si pensa prima di tutto al proprio tornaconto e agli affari, e non fa affatto eccezione: se è rimasto finora è perchè gli è convenuto sotto tutti i punti di vista. Se ORA non se ne va, nonostante la sconcertante tristezza che lo circonda, è perché nessuna squadra con la benchè minima ambizione di titolo si accollerebbe mai un biennale da 24 milioni a stagione per prenderlo: con quello stipendio potrebbe andare solo in una squadra con ampio margine nel salary cap(e quindi presumibilmente in ricostruzione e non attrezzata per competere ai piani alti), o al massimo in una collezione di figurine senza garanzie di successo tipo la Brooklyn dello scorso anno, in cui ai soldi non si dava fondamentalmente alcun valore; assodata quindi l’impossibilità di vincere a breve termine, tanto vale rimanere a L.A. dove è idolo assoluto e incontrastato, e in un franchigia alla quale si sarà comunque indubbiamente legato dopo tanti anni di militanza, a rimpinguare le statistiche personali per scalare la classifica dei marcatori all time
La tua analisi ci può stare benissimo, ovviamente… Però non credo che a questo punto della sua vita e della sua carriera questi ultimi due anni di contratto a queste cifre gli cambino più di tanto, non è certamente rimasto per le cifre in ballo… Ovviamente adesso non lo prenderebbe nessuno ma prima di firmare questo contratto avrebbe potuto tranquillamente andare dove voleva a cifre ben inferiori e competere per il sesto anello. Ha invece scelto di stare ai Lakers, il contratto indubbiamente alto io lo vedo come una sorta di tributo che i Lakers gli hanno concesso non tanto per il giocatore attuale quanto per tutto quello che ha dato alla franchigia in questi anni
Vorrei che fosse chiara una cosa: non ce l’ho assoutamente con Bryant (tra l’altro cosa me ne frega a me…giusto un pò di sana invidia per ciascuno di loro, mi accontenterei di prendere una tantum un decimo di un loro stipendio annuale e sarei a posto per tutta la vita :-D), è giusto per guardare le cose con obiettività…quindi in questa ottica, è chiaro che se i Lakers gli offrono un contratto a quelle cifre lui lo accetti, fa bene e comunque sono valutazioni sue; è altrettanto chiaro però che nel momento in cui firmi, stai anche accettando l’idea di rinunciare a giocare per il titolo, perchè con quel contratto ingolfi il salary cap della squadra e automaticamente impedisci di aumentarne la competitività, considerando anche che ancora per quest’anno sai che c’è Nash che chiama 10 milioni e quindi con 2 giocatori(che all’atto pratico a posteriori sono uno solo, alla luce dell’infortunio del canadese)sei a quota 35M e dunque oltre la metà del salary cap, con altri 13 giocatori da ingaggiare. Riconosco che ormai l’equazione Bryant = Lakers sia conclamata, ed è anche bello vedere un giocatore totalmente identificato con una franchigia come è lui (pur con tutti i distinguo di cui ho scritto in precedenza), ma se veramente tieni al bene della franchigia e vuoi almeno tentare un’ultima cavalcata per il titolo cui tanto dici di anelare sei tu a proporre un contratto a cifre simboliche, in modo da lasciare spazio di manovra alla dirigenza per tentare di allestire un roster il più possibile competitivo, considerando anche quanto la franchigia sia attrattiva in generale nei confronti dei free agent: l’esempio più lampante è proprio di quest’anno, con Nowitzki a Dallas che firmando a 8 milioni ha consentito di prendere Parsons, ma anche Wade a Miami e Duncan a San Antonio(e anche Ginobili e soprattutto Parker, e non da quest’anno, hanno sempre preso meno di quanto avrebbero potuto per garantire margini di manovra che consentissero alla dirigenza di allestire squadre competitive) hanno firmato rinnovi a cifre molto basse per questa ragione. Questo discorso vale soprattutto in considerazione del fatto che, come dici tu, a questo punto della carriera e con tutto quello che ha guadagnato(e continuerà a guadagnare, proprio perchè è Bryant solo di sponsor prende vagonate di dollari), l’entità del contratto non gli cambia la vita (come non la cambia a nessuno dei sopracitati) e sacrificare qualche milione per giocare in una squadra migliore non sarebbe stata una rinuncia così tremenda.
Sono perfettamente d’accordo con le vostre analisi: Kobe avrebbe potuto rinunciare ad una parte del guadagno per consentire ai Lakers di avere giocatori decenti a fianco. Ora e’ davvero triste e deprimente vederlo prendersi 37 tiri (TRENTASETTE) sbagliandone ventitre’ (VENTITRE’, provate a contare..uno,due,tre,quattro..fino a ventitre’ mattonate sul ferro), in mezzo a dei derelitti quali i suoi compagni di squadra.
Non penso poi che il suo modo di fare sia utile al miglioramento dei compagni: del resto penso che Kobe, a differenza di Lebron, non abbia mai migliorato i suoi compagni (forse solo Gasol, anche se penso che la gran parte del merito vada allo Zen..)
Peccato davvero vedere una campione come Kobe e una squadra importante come i Lakers in queste condizioni..con davanti una stagione penosa
Che 37 tiri siano TROPPI è fuori discussione, però adesso far passare la miglior guardia del dopo Jordan come un giocatore mediocre mi sembra un po’ troppo.
Non ha mai migliorato i compagni? Ha vinto cinque titoli, così dannoso evidentemente non doveva poi essere….vi ricordate il 2001 e il 2002, ad esempio la serie contro San Antonio (non ricordo se appunto nel 2001 o 2002, però i Lakers erano avanti 2-0 vincendo le prime due fuori casa)? Era a dir poco dominante, a 360 gradi, mica solo con i punti…
Secondo me adesso va contestualizzato, la squadra è quella che è e lui sta cercando di farsi il mazzo per migliorare le cose…sicuramente esagerando su certi aspetti, come i tiri presi al momento, come in altri momenti della sua carriera.
Però mi sembra un attimo ingeneroso sparare solo addosso a Kobe, come se fosse il solo responsabile della situazione Lakers, quando per me è chiaramente il primo danneggiato da una gestione dirigenziale scriteriata…
Certo, Kobe non e’ responsabile della situazione dei Lakers, dico solo che un campione del suo calibro non avrebbe dovuto lasciarsi andare cosi in basso..
Resta comunque un grande campione, cio’ che ha fatto restera’ nella storia, ma se fosse stato anche un vero leader alla Lebron, non sarebbe finito in questa situazione..avrebbe “scelto lui” i compagni con cui giocare..tutto qui