La stagione da campioni in carica è sempre colma d’insidie, e gli Spurs lo sanno bene; pur avendo vinto e convinto attraverso tre lustri di pallacanestro, non sono mai riusciti, finora, a vincere in back-to-back. L’anno scorso, reduci dalla cocente delusione di Gara 7, hanno per la prima volta conquistato due Finali consecutive. Quest’anno, proveranno ad agguantare la terza, nel tentativo di bissare il successo del 2014.
La strada non sarà per nulla agevole: il roster è di un anno più anziano, e a Ovest ci sono franchigie come Oklahoma e Clippers, attrezzate per competere ad altissimo livello, ma dalla loro, gli Spurs hanno la capacità d’adattamento di Gregg Popovich.
Brett Brown, che è stato assistente di Pop, ha detto che “Ogni anno è differente. Ha fatto leva sui punti di forza e nel corso degli anni è passato da una squadra di post con Tim e David (Robinson), ad una gioco di isolamenti con Manu, uno di pick-and-roll con Parker, e ora, questo euro-ball ibirido, ma sempre con la stessa base di difesa e responsabilità individuale e lavoro di squadra”.
Conference: Western
Division: Southwest
Arrivi: Kyle Anderson (F), JaMychal Green (F), Josh Davis (F), Bryce Cotton (G), Nemanja Dangubic (G), John Holland, (F);
Partenze: Damion Jones (F), Aron Baynes (F);
Draft: Kyle Anderson (F);
Probabile quintetto base
PG Tony Parker
SG Danny Green
SF Kawhi Leonard
PF Tim Duncan
C Tiago Splitter
ROSTER
Guard: Tony Parker, Marco Belinelli, Danny Green, Manu Ginobili, Bryce Cotton, Cory Joseph, Patty Mills;
Forward: Tim Duncan, Kyle Anderson, Kawhi Leonard, Matt Bonner, Austin Daye, Boris Diaw, JaMychal Green, Josh Davis, John Holland;
Center: Tiago Splitter, Jeff Ayres, Aron Baynes;
Head Coach: Gregg Popovich (Air Force Academy)
Coaching staff: Jim Boylen, Ime Udoka, Chip Engelland, Chad Forcier, Sean Marks, Ettore Messina, Becky Hammon, Xavi Schelling, Will Sevening (Athletic Trainer).
Gran parte della rosa a disposizione di Popovich sarà la medesima dello scorso anno, ma Pop non è tipo da sedersi sugli allori: ci sono state poche, significative modifiche, a partire dalla firma di Kyle Anderson; il versatile prodotto di UCLA sembra disegnato dal sarto per giocare nel sistema dei Texani, e rimpolpa il ruolo di ala piccola, l’anno scorso colmato “per comitato” dalle guardie.
Quest’anno, Beli e Danny Green torneranno a dividere con Ginobili lo spot di guardia, mentre Anderson aumenterà considerevolmente la flessibilità del roster, al quale sono stati aggiunti, come di consueto, anche alcuni progetti: JaMychal Green, Josh Davis e Bryce Cotton, e l’oggetto misterioso Holland.
Anche lo staff ha conosciuto una piccola rivoluzione nel segno dell’anti-convenzionalità dell’ex agente della CIA: gli Spurs sono la prima franchigia NBA ad aver assunto un assistente allenatore di sesso femminile, l’ex cestista WNBA Becky Hammon, e hanno messo sotto contratto Ettore Messina, che aveva già svolto il medesimo compito per i Lakers, nel 2011.
Teste nuove, provenienti da ambienti lontani dalla NBA, alle quali Pop chiede di portare idee nuove, e siamo sicuri che sia Messina che Hammon non deluderanno.
Dell’ex allenatore del CSKA sappiamo tutto, mentre Becky è una figura meno nota al grande pubblico: trentasettenne playmaker delle San Antonio Stars (e 6 volte All Star), aveva espresso interesse per un lavoro da coach, così, quando un infortunio mise fine alla sua stagione, Popovich la chiamò agli allenamenti degli Spurs, rimanendo impressionato dalla conoscenza cestistica di Hammon, che ha giocato anche a Rovereto, e vanta un’esperienza proprio nel CSKA che le ha consentito di prendere il passaporto russo, disputando così le Olimpiadi.
Gli Spurs del 2015, pressoché invariati nel roster, saranno diversi nella gestione del personale. Il nuovo arrivato Anderson è un’addizione interessante, perché apre scenari inediti nel ruolo di ala piccola: consentirà a Leonard di rifiatare senza costringere Green e Belinelli a difendere contro giocatori più alti e potenti.
Per il resto, gli Speroni ripartono dalle certezze di sempre: Manu Ginobili, nel ruolo (ormai pienamente accettato) di sesto uomo di lusso, Tony Parker come playmaker, e uno dei migliori giocatori di ogni epoca, Tim Duncan, a difendere il verniciato.
Non sono più giovani, ma sono giocatori intelligenti, e si sono riciclati a meraviglia nel sistema ideato da Popovich, che fa della coralità (offensiva, ma anche difensiva) il proprio punto di forza, consentendo a chi è vecchio di preservarsi o a chi difende così-così, di cavarsela con gli aiuti.
Vicino a loro, crescerà ancora il talento di Kawhi Leonard, fresco MVP delle Finali; Kawhi è un giocatore clamoroso, molto più di quanto dicano le statistiche, sia in attacco che in difesa, ed è un vincente, sempre pronto a rispondere presente quando la palla scotta. Da lui ci si aspetta un ulteriore salto di qualità, perché è un lavoratore indefesso e intelligente, che calza a pennello con lo stile altruista di San Antonio.
A contorno dei magnifici quattro si alterneranno i vari Splitter, Diaw, Green e Belinelli. Sono tutti giocatori duttili, che Popovich ha imparato ad usare a seconda delle esigenze nei tanti assetti a disposizione dei San Antonio Spurs.
Marco Belinelli è atteso ad una stagione importante, perché viene da una grande regular season, alla quale hanno fatto seguito dei PO che lo hanno visto finire nelle retrovie, spesso esposto difensivamente. Ci aspettiamo che, con una stagione d’esperienza in più, quest’anno si confermi giocatore importante anche nei Playoffs.
Patty Mills, viceversa, viene da delle Finali esplosive e arriva al training camp carico come mai, conscio dei propri mezzi. L’importante è che non deragli, ma il cuore e la volontà sono al posto giusto, soprattutto con un allenatore come Pop.
Splitter è ormai diventato un giocatore affermato a livello NBA. Il brasiliano si è ripreso alla grande dalle Finali 2013 (non sensazionali), e, sebbene usato con parsimonia a causa dei quintetti piccoli ai quali gli Spurs ricorrono volentieri, è stato una parte molto importante del titolo 2014.
Boris Diaw, invece, meriterebbe un articolo a parte, sia per l’enormità del personaggio, sia per il peculiare (ma cruciale) apporto che fornisce agli Spurs. Resta un tiratore recalcitrante, ma è una pedina tattica che consente a Pop di sperimentare tantissimo, e che, con l’intelligenza che si ritrova, sa come rendersi utile, oltre a fungere da playmaker mascherato.
Infine, Danny Green, che si è visto minacciato dalla paventata firma di Ray Allen, continuerà a fornire il consueto apporto difensivo e la grande pericolosità sul tiro da tre.
Gli Spurs sembrano una macchina da guerra oliata e ben calibrata, con la quale tutte le big dovranno fare i conti. Tutti abbiamo negli occhi la pallacanestro scintillante espressa nel corso delle Finali NBA, ma è superfluo dire che quel basket non si vedrà fino a maggio-giugno. Fino ad allora, gli speroni roderanno i meccanismi, giocheranno a ritmi più bassi, doseranno gli starter per arrivare pronti e freschi ai Playoffs.
In attesa di vedere le squadre giocare e così poter valutare i reali rapporti di forza, sembra di poter dire che tra i principali antagonisti dei nero-argento ci saranno l’età dei protagonisti (Duncan ha 38 anni, Manu 37 e Parker 31) e il logorio che l’ennesima stagione da 82 partite imporrà ai ragazzi di Gregg Popovich, giunto intanto alla diciannovesima stagione da allenatore degli speroni.
Quest’anno i San Antonio Spurs avranno molta attenzione addosso, e tutti dovranno contribuire in modo efficace, per evitare che Pop sia costretto a spremere i titolari, consegnandoli ai Playoffs senza più benzina.
Se riusciranno a dosare le forze, arrivando a pieno regime ai Playoffs, gli Spurs saranno ancora la squadra da battere, perché sono allenati dal migliore coach di tutta la NBA, dispongono d’infinita esperienza e, come gruppo, hanno attraversato momenti esaltanti e sconfitte, forgiando un rapporto quasi empatico che è la loro vera arma segreta.
Seguo la NBA dal lontano 1997, quando rimasi stregato dalla narrazione di Tranquillo & Buffa, e poi dall’ASB di Limardi e Gotta.
Una volta mi chiesero: “Ma come fai a saperne così tante?” Un amico rispose per me: “Se le inventa”.
Bell’ articolo, complimenti. Gli Spurs giocano un basket corale di rara efficacia, la vera tattica vincente di questo sport è quella di saper far girare la palla ed essere abili nei recuperi difensivi che fanno partire i contropiedi. Volendo azzardare un paragone calcistico, il loro modo di giocare ricorda il tiki-taka del Barcellona. Go Spurs!