Lo si era ipotizzato più o meno in ogni piazza NBA. Si era partiti dalla suggestiva idea dei Fab-Four a South Beach -accompagnando così le suggestive immagini che ritraevano gli “Heatles”- per arrivare all’ipotesi di un ennesimo trio composto da lui, Harden e Howard in Texas.
Eppure Melo ha deciso di rimanere a NYC abbracciando il nuovo progetto di stampo Jackson. Perché?
La prima, banale ma non per questo meno valida, risposta può essere associata al tanto noto simbolo del dollaro. In virtù dei Bird-Rights nessuna squadra avrebbe potuto offrire a ‘Melo tanti soldi quanti i Knicks e questo è un dato di fatto.
Andando però a calcolare i vari ipotetici guadagni nelle varie franchigie e sottraendo ad essi le spese derivanti da tasse si scopre che preferendo New York a Houston ‘Melo ha perso 4 milioni di dollari (nell’arco dei primi quattro anni).
Certamente il quinto anno garantito (che gli poteva essere concesso solamente dai Knicks) ha la sua influenza – calcolando che alla soglia dei 34 anni un contratto al max, o quasi, è difficile da trovare in giro per la lega – ma resta il dato di fatto che Anthony ha perso soldi per rimanere a New York.
La faccenda monetaria verrà quasi sicuramente riequilibrata dagli introiti dei vari sponsor ma nel frattempo il giocatore ha rinunciato ad ulteriori 5 milioni non firmando quindi per il massimo salariale.
Essendo dilazionato nei canonici cinque anni il sacrificio cambia di poco la situazione salariale della franchigia, ma probabilmente ‘Melo sentiva il bisogno di mandare un messaggio alla dirigenza ed ai tifosi: lui si è privato di alcuni soldi, ha fatto il suo dovere, adesso il pallino passa in mano a Phil Jackson che deve mostrarsi in grado di creare un giocattolo funzionante nel giro di un lustro.
Per quanto riguarda l’ufficialità il 7 dei Knicks ha deciso di seguire la moda lanciata da LeBron James affidando il suo pensiero ad lettera postata sul web.
La breve missiva si concentra sul suo essere Newyorkese (“In the end, I am a New York Knick at heart”) e sulla sua volontà di collaborare con Jackson, ritenuto dal giocatore un vincente.
È quindi probabile che lo stesso giocatore si sia realmente fidato del progetto ed abbia deciso di lasciare il suo futuro nelle mani di un uomo che aldilà delle sue stravaganze ha sempre dimostrato di saper come raggiungere il suo obiettivo.
Questo stesso fantomatico “progetto” è stato limitato nella sua prima stagione dalla situazione salariale; complessa in quanto compromessa dalle scelte di Stoudemire e Bargnani dato che entrambi i giocatori hanno esercitato la player-option per rimanere all’interno di due lauti contratti.
La trade che ha coinvolto in entrata Dalembert e Calderon assicura da una parte spazio salariale per il prossimo anno ed un ottimo titolare dall’altra, elementi ai quali vanno aggiunte le due seconde scelte che si sono tramutate in Thenasis Antetokounmpo e Cleanthony Early.
Calderon è un giocatore che apre spazi, è ordinato e sembra ottimo per la triangolo, sistema di gioco che quasi sicuramente integrerà il neo-coach Derek Fisher.
La seconda mossa di Jackson è stata acquisire i diritti dell’ennesima seconda scelta (Louis Labeyrie) dai Pacers in cambio di soldi.
Non si tratta certo di mosse eclatanti ma nel frattempo i Knicks si sono assicurati per il futuro diversi elementi: un ottimo playmaker titolare in Calderon, diverse seconde scelte pronte a ritagliarsi spazi come uomini di rotazione nel presente (e nel futuro) e soprattutto spazio salariale a partite dalla prossima free-agency.
Difatti all’alba della stagione 2015/16 la squadra Newyorchese si troverà circa 25 milioni al di sotto della soglia del Salary Cap. A quel punto costruire si dimostrerà un compito molto più semplice per quanto riguarda la libertà economica ma enormemente complesso in quanto per la prima volta si dovrà scegliere.
A quel punto – tralasciando opzioni inverosimili come LBJ che decide di uscire dal contratto – ci sarà la possibilità di presentarsi con un contratti importanti alla porta dei vari Love, Lopez, Jefferson, Dragic, Gasol… senza contare la possibilità di firmare giocatori secondari o comunque di complemento per poi puntare forte nella successiva stagione a Durant, sogno proibito di ogni squadra per l’estate 2016 anche in virtù del nuovo contratto TV che verrà stipulato dalla NBA.
Per la prossima stagione i Knicks possiedono la propria scelta ma è praticamente certo che non tankeranno. La città ed il roster non permettono la percorrenza della corsia “perdere e perderemo” ed è molto più probabile che si cercherà un posto sufficiente per disputare i play-off (non fantascienza nella derelitta Eastern conference) per poi godere di tutto ciò che verrà con la consapevolezza che molto probabilmente ci si fermerà al primo turno.
In conclusione il sopracitato progetto sembra avere solide fondamenta (‘Melo, Jackson, spazio salariale) in parte date dal fascino della Grande Mela in parte dal buon lavoro compiuto sino a qui da President Zen & Co.
Sarà però importantissimo muoversi con giudizio nella prossima free-agency consapevoli di non dover offrire più del dovuto ai vari giocatori a causa della frenesia, mantenendo sempre aperta una possibile via di fuga verso la successiva estate.