Per tentare un approccio alla realtà dei Philadelpia 76ers occorre necessariamente passare dallo scorso draft tenutosi a Brooklyn.
Con la terza scelta la franchigia della Pennsiylvania seleziona Joel Embiid, centro camerunense in uscita da Kansas; segni particolari infortunio al piede che dovrebbe posticiparne di un anno il debutto in NBA.
La “Pick” ricalca le orme di ciò che era successo 364 giorni prima con Noel: si seleziona il miglior prospetto disponibile, incuranti del fatto che possa saltare l’intera stagione.
E se al momento l’eco del “Perdere e perderemo” di Longobardiana memoria non era ancora udibile chiaramente vi ha pensato la successiva trade con Orlando (Saric+Scelte per Payton) ad alzarne il volume.
Lo stesso croato, in seguito al contratto stipulato con l’Efes, ha dichiarato che non oltrepasserà l’oceano prima di due stagioni, alle quali molto probabilmente verrà aggiunto un terzo anno da sfruttare in fase di aggiustamento del contratto.
Una scelta che ricalca in piena regola il diktat di Hinkie inaugurato con Noel nel draft 2013.
Il che riporta alla fatidica parola che ha accompagnato la scorsa stagione di una decina di squadre NBA.
Tanking.
Per quanto sia difficile stilare previsioni di una squadra prima di scendere sul parquet (basti pensare che lo scorso anno i Suns erano quotati su un Over/Under riguardanti le 19.5 partite) sembra lampante che a Filadelphia si sia deciso per un’ennesima stagione di transizione, in attesa di valutare Noel, recuperare Embiid e cercare di valorizzare MCW.
Addirittura il ROY non sembra essere un tassello così fondamentale nella ricostruzione: che le cifre della scorsa stagione siano state inflazionate dal tipo di gioco della squadra è ormai un segreto di Pulcinella all’interno della lega e ciò -unito alla scarsa vena al tiro e nella propria metà-campo dell’ex-Syracuse- aveva portato Sam Hinkie (GM dei 76ers) a tentare di scambiarlo alla ricerca di un asset migliore.
L’esito non è stato positivo e di conseguenza la franchigia sarà “costretta” a valorizzare ulteriormente Carter-Williams, inserendolo in un contesto di squadra e limandone i difetti.
Il capitolo Noel sta iniziando a riempirsi di pagine per la prima volta in questa Summer League, il centro ha destato subito buone impressioni dopo un anno di inattività. È apparso tonico, rapido, affidabile dalla linea di tiro libero e dotato di ottima mobilità.
Difficilmente l’ingresso del lungo nel mondo dei grandi porterà più di qualche vittoria ai 76ers ma sarà fondamentale valutarne il possibile impiego come tassello nel futuro che appare roseo per Phila.
Ulteriore vantaggio di Hinkie è il monte salariale ad oggi fissato a quota $31,278,878. Circa una trentina di milioni al di sotto del Salary Cap. Impossibilitati nel reclutare un free-agent di peso (nonostante Embiid stia fornendo aiuto sui social network) i Sixers potranno operare come riciclatori di contratti, accollandosi accordi multimilionari di giocatori sul viale del tramonto in cambio di scelte future o contratti favorevoli uniti a quelli meno vantaggiosi (da leggere in quest’ottica il rumors che vorrebbe Stoudemire e Shumpert a Phila il prossimo anno).
Per il presente: con Embiid in infermeria, Saric oltreoceano ed una marea di seconde scelte guidate da Noel e MCW il sogno dei PO rimane un pensiero astratto, il quale potrebbe diventare concreto nella stagione 2016/17, ultima da contratto di Hinkie è snodo cruciale in cui tutte le pick dei vari draft potranno avere residenza in Pennsiylvania.
A quel punto -ipotizzando altri due/tre pezzi inseriti in seguito a scelte in lotteria- l’ossatura della squadra sarebbe costituita da giovani talentuosi e rampanti i quali verosimilmente potrebbero ambire a una posizione per la post-season, si tratta di un futuro relativamente lontano, per adesso a Phila non possono che perdere; e perderanno.