È passata ormai una settimana abbondante dall’inizio della free agency 2014, e, come prevedibile, i grandi nomi si attardano in tour, meeting, tweet e flirt improvvisi, ma si stanno ugualmente delineando le intenzioni di squadre, giocatori e (soprattutto?) agenti.
Qualcuno si è tolto immediatamente dalla competizione, come Kyle Lowry e Marcin Gortat (hanno rifirmato con Toronto e Washington, rispettivamente), ma i (pochi) grandi nomi sono ancora tutti disponibili.
Consci che la sorpresa può, comunque, celarsi dietro a ogni angolo, andiamo ad esaminare la situazione delle varie squadre intente a migliorarsi sul mercato degli “agenti liberi”.
Los Angeles Clippers: la squadra di Donald Sterling, messi da parte i roventi problemi societari, ha puntellato il roster con le firme di Jordan Farmar e di Spencer Hawes, sul quale è stata investita la mid-level exception.
Farmar arriva per sostituire Collison, emigrato qualche kilometro più a nord, a Sacramento, mentre Hawes, che è il classico “stretch four” che va tanto di moda, offre una variante tattica in più a Doc Rivers, oltre che un rinforzo dove più serviva, cioè nella front-line, uscendo dalla panca. Non sono due firme esaltanti, ma sono sensate: anche Farmar, pur senza essere un grande nome, è un giocatore che può integrarsi bene sia con Paul che con Reddick.
Golden State Warriors: la loro partita si gioca più che altro sul fronte degli scambi, dove stanno cercando di trovare la formula giusta per portare Kevin Love sulla baia di San Francisco. L’impasse, è noto, sta tutta nella differenza tra domanda e offerta: i Wolves vogliono Klay Thompson, mentre i Warriors del neo-coach Kerr vorrebbero spedire in Minnesota Harrison Barnes.
Nel frattempo, Golden State ha firmato Shaun Livingston, il playmaker tornato sotto ai riflettori NBA con una bella stagione a Brooklyn, che ha autografato un contratto da, pare, 16 milioni in 3 anni. Livingston è un veterano e un leader, oltre che un difensore poliedrico; non è un acquisto da copertine, ma è un mattone importante per provare a crescere come squadra.
Dallas Mavericks: hanno rifirmato Dirk con un triennale (per una cifra attorno ai 30 milioni), e manifestato il loro interessamento per tutti i principali nomi, da Chris Bosh a LeBron James, passando ovviamente per Carmelo Anthony. Purtroppo, pare che aver firmato Nowitzki a cifre poco impattanti non aiuterà i Mavs ad aggiungere l’All Star che manca per tornare a competere, anche dopo aver scambiato Calderon e Dalembert per Tyson Chandler e Raymond Felton.
New York Knicks: sono interessati alla free agency solo in chiave difensiva, nel senso che non possono aggiungere nessuno, complice una situazione contrattuale a dir poco complessa, ma potrebbero risvegliarsi privi di Carmelo Anthony, corteggiato da mezza NBA.
Phil Jackson sta cercando di convincere Melo che la ricostruzione sarà breve, ma l’ala ex-Syracuse ha trent’anni e poco tempo da sprecare aspettando la scadenza dei contratti di Amare e del nostro Bargnani, che Jackson starebbe comunque cercando di scambiare con Philadelphia, interessata ad assorbire il suo contratto se nel pacchetto i Knicks inserissero anche Iman Shumpert. Se rimarrà, sarà un attestato di fiducia verso Fisher e Jackson, più che per fiducia nell’attuale roster.
Boston Celtics: l’altra grande storica franchigia della Eastern Conference vive una situazione completamente diversa; dopo aver scelto Marcus Smart al draft (oltre a James Young), Ainge dispone di due playmaker che hanno bisogno della palla in mano per essere efficaci, il che lascia presagire che uno tra Rajon Rondo e Smart sia destinato a finire in vetrina, forse nel tentativo di arrivare a Kevin Love (ancora lui!).
Nel frattempo, Boston ha rifirmato Avery Bradley e dispone di 10.2 milioni di trade exception (ottenuta nello scambio di Paul Pierce con i Nets) da spendere entro questo sabato. Pare inoltre che Danny Ainge stia sondando le acque per capire se Lance Stephenson (sulle cui piste ci sono anche Lakers e, incredibilmente, gli Heat del suo “nemico” LeBron) è interessato a vestire in biancoverde.
Indiana Pacers: Larry Bird aveva preannunciato un’estate priva di grandi movimenti, ma, mentre il rinnovo di Stephenson tarda ad arrivare (Born Ready ha rifiutato 44 milioni in 5 anni), è filtrata la voce secondo la quale i Pacers starebbero verificando quale sia l’interesse delle altre franchigie nei confronti di Roy Hibbert.
Il centro di Indiana piace a Portland, bisognosa di una presenza difensiva da affiancare a LaMarcus Aldridge; purtroppo i Blazers non hanno asset interessanti, e quindi hanno ripiegato su un più accessibile (ma decisamente meno impattante) Chris Kaman.
Indiana Intanto ha firmato CJ Miles, ed è una buona firma, ma quello che sta valutando Bird sono le condizioni psicologiche di un gruppo che si è squagliato come neve al sole. Paul George, dice il solito GM che vuole rimanere anonimo, è l’unico intoccabile del roster.
Houston Rockets: la notte del draft, il GM, Morey, ha scelto lo svizzero Clint Capela e spedito Omer Asik a New Orleans nel tentativo di garantirsi spazio per firmare la stella preconizzata dal proprietario, Leslie Alexander.
Houston rappresenta la situazione tattica ideale per molti giocatori, a partire da Anthony e Bosh. Capito che, salvo sorprese, LeBron approderà altrove, i Rockets hanno concentrato i loro sforzi su Melo (accolto da un gigantesco fotomontaggio di lui con la maglia numero sette di Houston, per la gioia di Jeremy Lin, che, fino a prova contraria, veste quel numero) e su Chris Bosh, al quale è stato offerto il massimo salariale, e se pensiamo alle caratteristiche dell’ala degli Heat, è facile capire perché: Chris ha le caratteristiche giuste (centimetri e qualità difensive, tiro da fuori) per aiutare Dwight Howard a chiudere il verniciato e supplire alla difesa approssimativa di Parsons e Harden, contribuendo con le proprie qualità balistiche all’attacco di McHale.
Miami Heat: tuttavia, Chris non ha ancora deciso, e, come tutti, sta prendendo tempo in attesa della decisione di LeBron James, che farà cadere a cascata tutte le tessere del domino. Bosh vorrebbe continuare a giocare a Miami, ma se King James cambierà indirizzo, CB4 farà lo stesso.
Già LeBron: ha messo Riley in una posizione complicata, chiedendo rinforzi ma senza impegnarsi a rimanere, e facendo sapere di voler firmare un contrattone; a queste condizioni, Miami ha poco margine per operare, e James lo sa benissimo, quasi che stesse cercando la scusa per fare le valigie.
Intanto, sono arrivate due firme, anche se non di primo piano: Josh McRoberts, che offre un po’ di freschezza a un reparto lunghi logoro, e Danny Granger, sulle cui qualità morali non si discute, ma sulla cui integrità fisica si stanno scrivendo volumi medici.
Cleveland Cavaliers: la scelta di LeBron interessa, oltre agli Heat, l’altra squadra emersa come front-runner nella corsa al figlio prediletto di Akron. Il proprietario Dan Gilbert ha fatto sparire dal sito dei Cavs la famosa lettera aperta con la quale se la prese, quattro anni fa, con James, fuggiasco in quel di Miami; ora, dinnanzi alla prospettiva di riportarlo a casa, sembra tutto dimenticato.
L’entourage di LeBron caldeggia il ritorno in Ohio, con Rich Paul (l’agente) in testa. Da un punto di vista tecnico, i Cavaliers offrono garanzie che gli Heat non possono pareggiare: sono giovani e talentuosi, con Waiters, Irving, Thompson e ora anche Adrew Wiggins. Il roster è però carente sotto canestro e tutti questi giovani andranno messi alla prova dei Playoffs, terra per loro inesplorata.
Chicago Bulls: sembrava l’estate giusta perché i tori potessero rinforzarsi, ma il cuore di questa squadra (che, dopo la cessione di Luol Deng, ha continuato a vincere, eclissando ogni ipotesi di tanking) e la piega presa dalla free agency lascerà i Bulls con un palmo di naso.
Carmelo sembra sempre più lontano, e LeBron non è mai stato un’opzione concreta. Dal draft è arrivato Nikola Mirotic (sembra intenzionato a pagare il proprio buyout e sbarcare subito in riva al lago Michigan), forse verrà amnistiato Carlos Boozer. I tifosi della Windy City aspettavano ben altro, ma anche per quest’anno, sembra che si dovranno accontentare.
Los Angeles Lakers: sono in corsa per firmare Carmelo Anthony (che sembra aver ristretto le proprie opzioni proprio ai Lakers e ai Knicks) e si sono assicurati i diritti a Julius Randle con la settima chiamata al draft; Los Angeles ha fatto un tentativo anche per LeBron, ma è Carmelo l’obiettivo dichiarato del club, che lo ha accolto in pompa magna, e di Kobe, che gli sta facendo una corte serratissima, con tanto di rientro anticipato dalle vancanze europee e allenamento a tre a UCLA (Bryant, Anthony e, udite udite, Kevin Love) .
Potrebbero rimanere con un pugno di mosche, oppure essere vicini a costruire uno squadrone: proprio come Miami, l’anno prossimo potrebbero giocare per il titolo o finire di nuovo in lottery, e si decide tutto nei prossimi giorni.
Phoenix Suns: dopo una stagione tanto meravigliosa, agli ordini dell’esordiente della panchina Jeff Hornaceck, Phoenix voleva provare a fare la voce grossissima, puntando a Carmelo e LeBron. Il pitch non sembra aver raccolto l’interesse delle due ali, e i Suns hanno perso anche Channing Frye, che ha scelto di firmare a Orlando; ora diventa imperativo rifirmare Bledsoe (al quale puntano i Bucks) e dare spazio ai giovani: TJ Warren, Tyler Ennis e Alec Brown.
In tutto questo, non abbiamo detto nulla di Pau Gasol, l’altero catalano che i Lakers vorrebbero anche trattenere, ma che ha offerte da mezza NBA: si passa dai Knicks del suo amico Phil Jackson, ai Thunder, ai Miami Heat.
Pau ha dichiarato di voler giocare per il titolo, ma allo stesso tempo, non sembra in vena di sconti, tanto che i Thunder, che avevano tentato di reclutarlo con Scott Brooks, sembrano ormai fuori dai giochi, al contrario dei Bulls, che potrebbero offrirgli tanti soldi, e degli Spurs, per i quali, una volta rifirmato Boris Diaw e scelto Kyle Anderson, Gasol rappresenterebbe la proverbiale ciliegina sulla torta di un mercato esemplare.
Ci sono molti altri giocatori, tutti in stand-by, in attesa che LeBron e Melo si accasino; ad esempio, Isiah Thomas, che piace molto ai Lakers, o Kent Bazemore, Anthony Morrow, Vince Carter, Shawn Marion, oltre a Luol Deng, Trevor Ariza e Chandler Parsons, Paul Pierce, Rodney Stuckey, Jameer Nelson e Ray Allen.
Bazemore ha espresso frustrazione per questa situazione attendista, ma la realtà è che, una volta accasati tre giocatori (Bosh, James e Anthony), alcuni di loro li raggiungeranno immediatamente, alla ricerca del titolo, e altri saranno premiati dai contrattoni elargiti dai GM che rimarranno con tanti soldi in mano.
Insomma, la free agency sta per entrare nella sua settimana più calda!
Seguo la NBA dal lontano 1997, quando rimasi stregato dalla narrazione di Tranquillo & Buffa, e poi dall’ASB di Limardi e Gotta.
Una volta mi chiesero: “Ma come fai a saperne così tante?” Un amico rispose per me: “Se le inventa”.