NBA

I Vecchi e il Bambino: 3-1 Spurs, le mani di Leonard sulle Finals

Miami, Florida. L’American Airlines Arena, dopo aver abbandonato ancora una volta troppo presto i suoi eroi, ruggisce a pochi istanti dalla palla a due che darà il via a gara 4 delle Nba Finals 2014. È la partita con la quale si scollina la boa di metà serie e, dopo un serrato botta e riposta

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NBA

Qui San Antonio: 24 minuti di fuoco per prendere in mano la serie

Un primo tempo leggendario rimette gli Spurs in testa alla serie. Quello che Duncan e compagni hanno mostrato nei primi 24’ di martedì notte è stato un qualcosa di pazzesco (25/33 dal campo per 71 punti, così, per non dimenticare) che ha stordito gli Heat, finiti sotto troppo pesantemente per avere poi le forze di

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NBA

Qui Miami: Flash e poco altro nell’istantanea di Gara3

Dopo gara 2 è partita una mini serie da cinque gare che deciderà chi si impadronirà del Larry O’Brien Championship Trophy 2014. Tenendo a mente l’esito dei primi due episodi, l’ultimo in particolare, era abbastanza ovvio aspettarsi una reazione più che rabbiosa degli Spurs, soprattutto nelle persone che più incarnano lo spirito guerrigliero e battagliero

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NBA

Capolavoro Spurs: un meraviglioso Leonard riporta avanti i texani

Nba Finals 2014, atto terzo. Dopo un intervallo fisiologico per metabolizzare le vicende delle prime due sfide della serie e, nel frattempo, spostarsi sui lidi di South Beach, si torna in campo per la prima sfida in programma in casa dei bi-campioni in carica. LeBron si è divertito per l’ennesima volta a scolpire nel marmo

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NBA Finals 2014: le differenze fra Gara1 e Gara2

Non c’è bisogno di dirlo.. La differenza sostanziale tra gara 1 e gara 2 ha un nome, un cognome e un numero sulla maglia: LeBron James 6.

In gara 1 il suo plus-minus era pari a 0, finchè non è stato costretto ad abbandonare il campo dai ben noti problemi di crampi.

In gara 2 il plus minus è stato +11, ma è nel terzo quarto dove LeBron ha dato dimostrazione di voler a tutti i costi strappare il fattore campo agli Spurs:

6/6 dal campo, 14 punti, una sensazione di onnipotenza “alla Bryant”. La cosa che più ha impressionato è il fatto che tutti e 14 i punti sono avvenuti con canestri fuori dall’area: due canestri da 3 punti, 3 canestri in jump shot e 1 canestro in step back. I restanti 21 punti sono stati equamente distribuiti: 12 in area pitturata, 4 ai tiri liberi, un canestro dalla media distanza e uno dalla lunga.

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Difficilmente San Antonio sarà in grado di evitare il tiro dalla media o da tre del prescelto: comunque vada, gli Spurs si accontenteranno molto più volentieri di un tiro senza ritmo, piuttosto di una penetrazione e i conseguenti due/tre punti in area o lo scarico per il tiro da tre punti come è avvenuto in una delle azioni che han deciso la partita:

Il pick&roll con l’uomo piccolo sul campo (Chalmers) è stato utilizzato moltissimo per favorire i cambi della difesa, e quindi favorire la marcatura di Parker su LeBron. Questo ha portato il 6 degli Heat a forzare e sbagliare qualche tiro di troppo nel primo quarto, ma molto spesso a innescare i tiratori.
Se infatti gli Spurs sono riusciti in parte ad arginare “He got game”, non sono riusciti a fare altrettanto sulle triple di Bosh e Lewis, non per niente lunghi atipici schierati da 4, al fianco di Andersen o (per pochissimi minuti) Haslem. Anche James Jones è stato schierato 6 minuti per questo motivo, non risultando però efficace (0/2 da tre punti).

Nel complesso, il primo tempo di gara 2 è stato leggermente più lento e giocato a metà campo rispetto al primo episodio, favorendo la squadra in trasferta che in questo modo è riuscita ad arginare le penetrazioni di Parker (marcato per questa occasione da LeBron) e gli assist (10 in gara 1) e le triple di Ginobili.

Il franco-belga ha infatti dovuto adattare il proprio gioco alla marcatura del prescelto, che gli ha evitato i tiri a lui più congeniali.

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Rispetto infatti per esempio alla gara di regular season a San Antonio, dove Parker ha tirato 10 sui 14 totali all’interno dell’area, in gara 2 sono stati soltanto 5 dei 15 tiri tentati dal francese nel pitturato (4/5).

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La differenza in chiave offensiva nel primo tempo per San Antonio è stata la presenza del terzo uomo sul pick&roll: la difesa di Miami infatti, tradizionalmente, raddoppia il portatore di palla, andando a far ruotare la difesa sul lungo che taglia; l’uomo chiave è quindi un terzo giocatore che riceve il passaggio dal palleggiatore e crea gioco per i compagni, facendo sponde e ribaltamenti. Stiamo parlando per la maggior parte dei casi di Thiago Splitter (5 assist alla fine):

Questo tipo di azione ha permesso anche numerosi rimbalzi offensivi da parte degli Spurs, frutto delle rotazioni difensive degli Heat ridotte all’osso: 11 i rimbalzi offensivi di San Antonio, 7 del solo Tim Duncan che gli hanno permesso di raggiungere Magic Johnson a quota 157 doppie-doppie nei playoff.

Nel secondo tempo queste situazioni sono state limitate al massimo, merito degli Heat che hanno capito l’importanza del passatore e anche demerito degli Spurs, forse un po’ vittime della stanchezza dovuta ad una partita intensissima.

A proposito di stanchezza e intensità, a 48 ore da gara 2 stanotte si gioca già gara 3: scenario diverso, si gioca a Miami.
Molto probabilmente le rotazioni saranno allungate, giocare a questa intensità due giorni dopo e compreso un viaggio stressante non è sempre facile, soprattutto dal lato texano, viste le età di alcuni giocatori chiave.
Sarà fondamentale infatti vedere come le panchine (compreso il nostro Marco Belinelli) reagiranno e contribuiranno, nonostante da questo punto di vista l’ago della bilancia sia sempre stato a favore dei nero-argento (solo in gara 2 37 a 12 per gli Spurs).

Non ci resta che aspettare poche ore: alle 03:00 ore italiane avremo l’inizio del terzo capitolo!

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San Antonio Spurs dopo gara 2: un’occasione sprecata chiama una vittoria in trasferta

Niente da fare per San Antonio che per il secondo anno consecutivo non riesce a cogliere l’occasione di portarsi sul 2-0 contro i Miami Heat. La sconfitta arriva solo in volata, al termine di una partita dove le occasioni per vincere ci sono state ma non sono state sfruttate a dovere. Ora l’imperativo diventa di

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