DISCLAIMER: le opinioni contenute all’interno di questo articolo potrebbero essere tremendamente faziose. Se la premessa è “ma ci sarà mai una mossa di Hennigan con cui non sei d’accordo?” (cit. Dario), è facile intuire quale possa essere la linea di pensiero.
In fondo, perché mai dubitare dell’operato di un General Manager che ha sangue nobile (ha iniziato a San Antonio e proseguito a Oklahoma City), è sopravvissuto in modo trionfale ad un battesimo del fuoco (in pratica “vincendo” la trade di Dwight Howard), ha estratto valore da situazioni in cui sembrava impossibile (JJ Redick – Tobias Harris) e soprattutto si è levato di torno Glen Davis?
Ok, va bene, forse questa inizia ad essere faziosa. Ma dopo aver provato a cedere Big Baby per un anno intero, anche regalandolo, il taglio era l’unica strada.
Ipotesi A: tenerlo, lasciando che rappresentasse un enorme impedimento (qualsiasi riferimento alle dimensioni del suddetto è puramente casuale) all’impiego di Harris, O’Quinn e anche Nicholson (che assomiglia sempre più ad una causa persa).
Ipotesi B: regalare a qualcuno una scelta per il disturbo di accollarsi cotanto fardello (qualsiasi riferiment… va beh, ci siamo capiti).
Ipotesi C: tagliarlo, pur continuando a pagarlo. Ma il peso (…su, dai…) sul cap non spaventa, c’è spazio in abbondanza.
Scelta inappuntabile. Anche perché cosa (non) sia successo a LA da quando ha indossato il pigiama la canotta dei Clippers credo sia sotto gli occhi di tutti.
LA TRADE AFFLALO – FOURNIER
Tornando all’attualità ecco, le ragioni alle spalle della trade che ha portato Arron Afflalo ai Denver Nuggets ci sono già tutte.
Nel caso non bastasse c’è chi è in grado di spiegare in modo molto più approfondito, ma per farla brevissima: come avvenuto per JJ Redick e Glen Davis, Hennigan ha fatto il possibile per mettere in mostra il giocatore (buona stagione da principale terminale offensivo, con convocazione per l’All Star Game sfiorata) e per estrarne valore, contattando ripetutamente i 29 parigrado.
Ma arrivato ad un certo punto dell’operazione si è scontrato con un piccolissimo dettaglio: il valore di mercato di un giocatore dipende da un solo e incontestabile parametro, la domanda.
Domanda che a propria volta è ovviamente condizionata da età, ruolo, situazione contrattuale, rendimento, qualità umane, impegno, etc., ma non in modo diretto.
E quindi capita anche che un 28enne, buon interprete del ruolo attualmente più “povero” in NBA, completo (anche se dal punto di vista difensivo è probabilmente sopravvalutato) e che guadagna in modo adeguato al rendimento non interessi a nessuno.
Come è possibile che questo accada?
When so many smart NBA people feel differently than you do, it’s hard not to go, “What the hell am I missing?”
— Ethan Strauss (@SherwoodStrauss) 21 Giugno 2014
Nel caso di Afflalo in realtà dell’interesse c’era, ma nessuno poteva/voleva offrire quanto richiesto dai Magic. Quindi ci si ritrova a dover cedere un giocatore che è in scadenza di contratto tra un anno (player option per il 2015/16, che mai avrebbe esercitato se fosse rimasto a Orlando) per quello che passa il convento. Tra le poche proposte pervenute (vedi link precedente), Hennigan ha quindi optato per Evan Fournier. Perché? Ad esempio per questo:
games in 2013/14 in which Evan Fournier played 30-39 minutes: 18.6 points, 4.8 rebounds, three assists, 57.1% TS, 42.1% from three. — Tyler Lashbrook (@lashy) 27 Giugno 2014
Dettagli per completare il quadro: è ancora giovanissimo, è un tiratore più che discreto (qualità più unica che rara nel roster dei Magic, come si vedrà più avanti). In sostanza: Hennigan spera che possa ripetersi quanto accaduto con il citato Tobias Harris, gemma scovata dal nulla.
E questo gli è bastato per giudicare il pacchetto Fournier e + Traded Player Exception da 6 milioni di dollari migliore, ad esempio, di quello proposto dai Charlotte Bobcats (Gerald Henderson + scelta n° 24).
E’ una buona trade? Boh. Forse. Si poteva ottenere leggermente di meglio? Può essere. Che Afflalo sia un giocatore migliore di quanto Fournier probabilmente potrà mai essere non è in discussione, ma non è quello il punto.
Se il Francese dovesse dare un buon contributo e/o essere successivamente convertito in un altro buon asset, il bilancio diverrebbe positivo. Afflalo come detto era destinato a partire comunque da free agent. E se piuttosto che niente, è meglio piuttosto…
Si torna all’albero genealogico di Hennigan: gli assets non vanno fatti morire. Mai. Rinnovare, riciclare, ma mai perdere “gratis”.
DRAFT
Sarò brevissimo: avrei preferito Dante Exum e un qualunque altro giocatore? Sì.
Se l’obiezione è che ai Magic serviva prima di tutto un Franchise Player, non si può che essere d’accordo.
Se l’obiezione è che non si “tanka” per due stagioni per trovarsi con Aaron Gordon come miglior prospetto draftato, anche.
Se l’obiezione è che Gordon scelto alla 4 è finito troppo in alto in un draft del genere, è assolutamente legittima.
Se l’obiezione è che Elfrid Payton non vale due prime scelte (perché per acquisirne i diritti i Magic hanno ceduto a Philadelphia la scelta n° 12 e una prima scelta futura, la 2017 che gli stessi 76ers dovevano ai Magic in seguito alla trade di Dwight Howard), non sono d’accordo, ma capisco.
Ma dietro alle scelte effettuate c’è un piano ben preciso.
“They’re about what we wanna be about: umility, toughness, competitiveness“.
Come nel draft 2013 (anche se in quel caso il profilo corrispondeva probabilmente anche al best player available), Hennigan è andato alla ricerca di tutto ciò che non si può insegnare: la voglia di lavorare per migliorarsi e quella di difendere, le qualità atletiche e quelle umane, mettendo in secondo piano ciò che teoricamente si può insegnare.
Come ad esempio il tiro, vero punto debole di Gordon e Payton.
Si è privilegiata la creazione di una “cultura” di un certo tipo, di spogliatoio unito, fatto di personalità forti e disposte al sacrificio e di giocatori che fanno di attitudine difensiva e atletismo il proprio marchio di fabbrica. Ed è impossibile non approvare una simile idea di roster.
Si sono scelti due giocatori che tra loro già si conoscono e stimano profondamente ( e che Billy Donovan, Head Coach dell’Università di Florida e allenatore della nazionale under 19 in cui i due hanno militato, ha definito “two home runs“, due grandi colpi).
E che personalmente adoro, ma questo conta il giusto.
Per rendere l’idea: alla prima conferenza stampa Payton (e i suoi ricci) a domanda su quale fosse l’obiettivo stagionale ha risposto “Championship“, scatenando l’ilarità generale (eh va beh…), ma dimostrando di essere da subito padrone della situazione.
Se Tobias Harris al proprio arrivo a Orlando scelse il 12 come numero di maglia, incurante del fatto che portasse con sé l’eredità di Dwight Howard, Aaron Gordon ha scelto il doppio zero e un alto tipo di approccio: “I didn’t want to follow Magic Johnson’s number (il suo giocatore preferito, nda) or Shaq’s number. If you’re trying to aspire to be one person, I think your aspirations are going to fall short every single time. I’m going to try to leave my own legacy with my own number. The double-zero represents how wide I want the fans’ eyes to be when they see all of us playing.”
Insomma, tutto molto bene… unico problema? Anche Exum dal punto di vista mentale e caratteriale risponde a questi requisiti. E per quanto l’Australiano sia tutt’altro che una certezza, si spera che passarlo non sia stato un errore di cui pentirsi.
E’ un buon draft? Sicuramente sì. Si poteva fare meglio? Impossibile saperlo prima di un paio di stagioni. Elfrid Payton e Victor Oladipo possono essere l’anima di una squadra? Sì, sì e sì.
EXTRA
Il profilo di Aaron Gordon, by Draftology
La mappa di tiro di Aaron Gordon, by Kirk Goldsberry
PROSPETTIVE
In tutto ciò… l’obiettivo dovrebbe essere vincere, non solo collezionare assets. A che punto sono i Magic nel processo?
La cessione di Afflalo una qualche indicazione la può dare. La scelta di Gordon al posto di Exum invece fa pochissima differenza, trattandosi di comunque di giocatori giovanissimi e lontani dal poter aiutare la propria squadra a vincere partite.
L’impressione è che data l’età media bassissima (se si dovesse decidere di lasciar partire anche il capitano Jameer Nelson il più “anziano” tra i giocatori impiegati con costanza sarebbe in pratica Kyle O’Quinn, nato il 26 marzo 1990!) si possa andare incontro all’ultima stagione di ricostruzione, anche se probabilmente si inizieranno a vedere rotazioni più sensate e… ehm… veri tentativi di vincere partite.
Anche se fare canestro potrebbe essere un discreto problema, data la pressoché totale assenza di tiratori affidabili (anche Tobias Harris, senza dubbio il miglior attaccante attualmente a roster, esce da una stagione abbastanza tragica per quanto riguarda le percentuali dalla distanza).
Al momento i Magic hanno oltre 20M di spazio salariale, buoni in teoria per dare la caccia ad un free agent di spicco, in pratica per non fare nulla, oppure fungere da “sponda” alle manovre di mercato altrui, ad esempio assorbendo un contratto in scadenza di una certa entità e facendosi dare una prima scelta futura per il “disturbo”, come fatto un anno fa dagli Utah Jazz (Jefferson e Biedrins, da Golden State).
L’offseason chiave sarà la 2015: via dal cap tutti i contratti tagliati, decisioni importanti da prendere (nuovi contratti per Harris e Vucevic), ma soprattutto l’impressione che per fare il passo decisivo si sia “scelta” la via Morey: accumulare talento per poi avere la fondamentale combinazione spazio salariale+giocatori appetibili e dare la caccia a quello che il mercato proporrà.
Come essere sicuri che sarà l’ultima stagione di sofferenze?
Il contratto di Hennigan scadrà nel 2016.
Perché arrivi un rinnovo, serve iniziare a fare risultati.
E arriveranno, con una base simile in cui difesa e lavoro di squadra sono messi al primo, secondo e pure terzo posto.
Il talento è grezzo, in alcuni casi grezzissimo, ma c’è.
La strada è quella giusta. Magari non per vincere, ma per essere competitivi per un lungo periodo.
Ottimismo dilagante, lo so. Ma il disclaimer parla chiarissimo.
Redattore e (tra molte virgolette) speaker radiofonico per playitusa.com e radio.playitusa.com
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Bravo Fazz, bella disamina!!
L’unica cosa su cui sono in disaccordo è che io trovo giusto non aver scommesso su Exum, c’è troppa incertezza su di lui e il rischio per me in un draft come questo non valeva la candela…anche perchè appunto avevamo individuato in Payton il nostro uomo nel ruolo di PG. Per cui bene così, quest’anno dovremo per forza di cose provare a vincere, sempre. Son curioso di vedere cosa combineremo!
ci sta tutto quello che hai scritto, ed e’ difficile criticare il buon “fior di fragola” Hennigan, ma credo Burke + Exum > Oladipo + Payton…