Con le Finals che si sono ormai concluse, si avvicina sempre di più il momento più atteso dell’estate NBA.
Meno di due settimane ci dividono dal Draft, mai come quest’anno atteso ed imprevedibile.
Si è già parlato di Wiggins, Parker ed Embiid, protagonisti annunciati il 26 giugno, a New York, ed adesso è arrivato il momento di presentare i prospetti che si piazzeranno giù dal podio. Perchè le prime tre scelte, se nell’ordine sono ancora incerte, nei nomi, sembrano più che sicure.
DANTE EXUM – Australia
Il diciannovenne di Melbourne, il giocatore più enigmatico di questo Draft, ma anche uno dei più talentuosi, si è messo in mostra ai Mondiali Under 19 nel 2013, e tutte le valutazioni su di lui hanno come campione nove partite giocate a Praga. Lo scetticismo che circonda questo ragazzo deriva proprio dalle poche apparizioni fatte contro squadre, ma soprattutto singoli, di pari livello; ma il talento è tutto da vedere, e se tra qualche anno sarà il giocatore più forte di questo draft, non dovremmo sorprenderci.
I suoi numeri al mondiale sono stati:
18.2ppg, 3.8apg, 2.3to, 53% 2P, 33% 3P, 60% TL, 29.3 min
Exum è uno dei play di nuova generazione, 201 cm, in grado di giocare entrambi gli spot di guardia.
Proprio le sue dimensioni sono il più grande punto di forza, giocando play. Non ha grossi problemi nel concludere al ferro anche contro avversari più lunghi; ama giocare in post, per sfruttare i suoi centimetri, creando mismatch contro i pari ruolo ed è molto bravo sia nel concludere, che nel servire i compagni sul perimetro; anche lontano dalla palla, grazie alle sue braccia lunghe, può essere un pericolo a rimbalzo offensivo.
Il suo idolo è Derrick Rose, e nel suo gioco si può vedere l’ispirazione all’ex MVP. Forza la transizione quando possibile, attacca spesso il ferro, anche dopo un pick&roll, ma non è ossessionato dalla conclusione personale, servendo, dopo aver fatto collassare le difese, i compagni aperti per il tiro. Tutto questo però non limita la capacità di Exum nel essere utile anche senza palla, sia nella metà campo offensiva, grazie ad una innata capacità di tagliare con i tempi giusti; sia nella metà campo difensiva, dove le sue braccia lunghe e la sua grande mobilità laterale ne fanno un difensore già di buon livello.
Passando invece ai limiti del nativo di Melbourn, dobbiamo partire da quelli al tiro. Assolutamente da migliorare le percentuali ai liberi (60%), ma anche il jumper è tutt’altro che affidabile. Oltre che un movimento di tiro brutto e incostante, anche i risultati sono pessimi. Ai mondiali ha tirato con il 41% in situazione di can&shoot, ma peggio fa se il tiro lo crea da solo, dal palleggio, con il solo 17% (!!!) di successi. Percentuali inaccettabili per essere un valido giocatore NBA. Una debolezza del genere porta anche alla ricerca ossessiva del ferro, e questo condiziona le sue letture, e le scelte di tiro, portandolo troppo spesso a perdere il pallone. Sicuramente l’esperienza e il lavoro quotidiano con uno staff di alto livello lo aiuteranno a colmare queste lacune.
MARCUS SMART – Oklahoma State
L’anno scorso, l’ormai ex-Cowboy, poteva tranquillamente essere una scelta da Top3, dopo una scintillante stagione da freshman ad Oklahoma State. Ha scelto di tornare al college per completare la sua maturazione e cercare di vincere il titolo NCAA. Vista a posteriori, non la migliore idea del secolo, ma le sue quotazioni sono rimaste stabili, anche se la stagione appena conclusa non è stata all’altezza delle aspettative.
L’ultima annata in cifre:
18ppg, 4.8apg, 2.9stl, 2.7to, 51.4% 2P, 30% 3P, 73% TL, 33min
Anche Marcus Smart, come Exum, è un play che può giocare guardia, grazie ai suoi 192 centimetri e 102kg. Proprio come il collega Australiano, anche il prodotto di Oklahoma State sfrutta il proprio fisico per creare attacco, per sé e per i compagni. Rispetto ad Exum è più robusto nella parte superiore del corpo, e questo è sicuramente lo aiuterà nell’attaccare le aree NBA.
Complice un tiro in sospensione non affidabile, attacca spesso, talvolta a testa bassa, il ferro, e se si trova marcato da avversari più piccoli, gioca in post, essendo dotato di buoni fondamentali. Anche quando è lontano dalla palla non ha paura dei contatti e di affrontare i lunghi avversari, rendendosi una temibile minaccia a rimbalzo offensivo.
Come detto, ama attaccare il ferro, sia in situazioni di pick&roll, sia in isolamento, facendo valere tutta la sua forza fisica. E’ anche un buon passatore, soprattutto quando può trovare il compagno libero, dopo aver battuto la prima linea difensiva. Nella propria metà campo è pronto per essere un fattore sin dalla prima palla a due della stagione. Ha mani veloci che gli permettono di rubare spesso palla, e grazie alla combinazione di altezza, centimetri e agilità, può marcare facilmente i due spot di guardia ed eventualmente anche un’ala piccola, soprattutto in quintetti bassi.
Passando ai punti deboli del nativo di Flower Mound, dobbiamo soffermarci soprattutto sulla parte offensiva del suo gioco. Abbiamo già detto che attacca molto bene il ferro, ma per il resto è un giocatore da costruire. Il tiro in sospensione non è affidabile, anche se quando riesce a mettersi in ritmo, può diventare un buon tiratore di striscia.
Discreto tiratore dagli scarichi, pessimo se decide per il palleggio-arresto-tiro. La meccanica di tiro è da ricostruire. Il rilascio è lento: dopo la ricezione porta il pallone all’altezza delle ginocchia, e da lì inizia il movimento, concludendolo spesso con una rotazione del corpo che non aiuta nell’efficacia.
Non ha paura di prendersi il jumper, ma vista la sua scarsa media realizzativa, viene spesso invitato a farlo, dalle difese avversarie; e lui non si esime, ma spesso con pessimi risultati. Le difese sono preparate ad affrontare le sue penetrazioni, e questa mancanza di alternative lo costringe a numerose palle perse.
Parlando di Marcus Smart, un altro punto da tenere in considerazione è la sua personalità. Grandissimo agonista, gioca ogni partita con grande aggressività e voglia di vincere, non arrendendosi mai. Se riesce a canalizzare questa voglia, riesce anche a trascinare i compagni, ma se và fuori giri, rischia di perdere completamente il controllo sulla partita.
Questa sua caratteristica è difficile da catalogare come positiva o negativa, in quanto varia molto da una situazione all’altra. Molto dipenderà da quale franchigia lo sceglierà e dalle responsabilità che dovrà prendersi. Magari in una squadra dove non sarà il leader assoluto, e con meno pressioni, potrà incanalare questa sua voglia di vincere nel modo migliore per lui e la sua squadra, diventando un’ottima seconda/terza opzione.
JULIUS RANDLE – Kentucky
L’ultimo prospetto che prendiamo in considerazione in questo approfondimento è Julius Randle, ala grande, finalista NCAA con i suoi Wildcats. Il diciannovenne di Dallas è stato protagonista di una stupenda stagione, trascinando Kentucky verso un’insperata finale nazionale. È stato per gran parte della stagione, prima dell’esplosione di Embiid, il favorito per la scelta numero 3 del Draft; ora le sue quotazioni sono in leggero ribasso anche a causa di un problema al piede che lo costringerà all’operazione e ad uno stop di qualche mese.
La sua stagione in cifre:
18ppg, 12.2rpg,2.3apg, 3.4TO, 55% 2P, 73,5% TL. 31Min
Randle ha chiuso la sua carriera collegiale senza riuscire a portare a casa il titolo, ma ha lasciato negli occhi di tutti una sensazione di dominio sotto i tabelloni. Grazie alla sua stazza (210cm x 113kg) e ad un controllo del corpo eccezionale, nessuno in NCAA è riuscito ad arrestare il lungo Texano. La sua combinazione di forza ed agilità sarà decisiva in NBA, anche se con un impatto probabilmente minore rispetto a quanto fatto vedere a Kentucky. Molto potente nella parte superiore del corpo, una volta presa posizione sotto canestro è difficile da fermare, anche un fallo può non bastare.
Ricevuta palla in post, fronteggia spesso l’avversario per poi batterlo grazie alla sua rapidità di piedi: affidabile con il suo gancio mancino, usa spesso lo spin move per creare separazione o proteggersi dall’avversario; regge bene il contatto, andando spesso in lunetta, dove è un tiratore affidabile (73%). Ha chiuso la stagione con 12.2 rimbalzi a partita e, rapportando i suoi numeri su 40 minuti, risulta il miglior rimbalzista della nazione, con 15.6rpg, di cui 6 recuperati in attacco. Per le difese avversarie risulta molto difficile da tagliare fuori, ed è un maestro nel recuperare il rimbalzo dopo un suo errore al tiro.
Nella metà campo difensiva, è un giocatore nella media. Buon difensore sull’uomo, dove, sempre grazie alle sue doti fisiche, difficilmente và in difficoltà. Non è una grande minaccia in area, soprattutto in aiuto, dove pecca di atletismo ed esplosività, e le 0.8 stoppate a partita ne sono la dimostrazione.
Come anticipato, questa mancanza di esplosività da parte di Randle può essere un grosso problema per l’ex Wildcats. In NCAA riusciva a dominare ugualmente in area, ma in NBA, dove gli atleti di certo non mancano, questa carenza può essere decisiva per la sua capacità di concludere al ferro.
Esaminando il suo bagaglio tecnico, le prime cose che si notano, e sulle quali dovrà necessariamente lavorare, sono la capacità di concludere anche con la mano destra, e la costruzione di un tiro pericoloso dal midrange. In stagione non ha mai segnato dall’arco dei tre punti, e si accontentava della sua superiorità tecnica per finire al ferro.
Al piano di sopra dovrà costruirsi un tiro affidabile per essere pericoloso anche lontano dal canestro. Le possibilità di successo ci sono tutte, vista la buona meccanica di tiro che possiede, e le buone percentuali dalla linea del tiro libero. Partendo da questo step, Randle dovrà migliorare anche nelle letture del gioco, cercando di non incaponirsi nella conclusione personale, trovando i compagni sul perimetro, e variando il suo gioco nella metà campo d’attacco.
Riassumendo, possiamo dire che questi tre prospetti sono ottimi giocatori, con la possibilità, grazie alla guida giusta e ad un grande impegno, di diventare degli All-Star in futuro. Nello scorso Draft probabilmente sarebbero state le prime tre scelte assolute.
Le loro quotazioni, quest’anno, causa una concorrenza feroce, sono leggermente più basse.
La sensazione è che Exum e Smart si giocheranno la quarta scelta, dove i Magic sembrano intenzionati a scegliere uno dei due play, mentre l’altro finirà tra la 6 e la 7 (Celtics e Lakers) visto che Utah, che possiede la quinta assoluta, ha già Burke in cabina di regia.
Randle scenderà di qualche posizione a causa del già citato problema al piede, ma non dovrebbe andare oltre la 7. Si contenderà con Vonleh la scelta di primo lungo, dopo la top3.
Dalla prima partita di LeBron seguo il mondo NBA, la coppia Buffa-Tranquillo mi ha fatto innamorare!
La semifinale tra Duke e UConn nel torneo NCAA 2004 invece mi ha fatto scoprire un mondo ancora più fantastico, quel college che produce passione e talento, Marzo è il mese più bello dell’anno.
@Rgalians su Twitter
Randle è un 6′ 9″, quindi quasi 2.06 (per 113kg). Un po’ undersize, per giocarsela da 4 contro le ali grandi del piano di sopra, anche in considerazione dello scarso atletismo. Ancora: al momento usa solo la mano sinistra, non ha un jumpshot affidabile né buoni movimenti in post.